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L'enigma Bellomo. La storia (vera) del solo (falso) criminale di guerra italiano...

Giustizia – beninteso, la giustizia dei vincitori – è fatta, anche se pochissimi, oggi, almeno in Italia, ricordano i nomi dei criminali tedeschi e nessuno, o quasi, ricorda i nomi dei criminali giapponesi. Del resto, non sono di più coloro che ricordano quanti e quali criminali di guerra italiani vennero processati, condannati e giustiziati dagli Alleati, al termine del conflitto. Prima di indicare la cifra esatta, è opportuno sottolineare che il Regno d’Italia – dopo aver aggredito l’Etiopia
nel 1935, avere aderito nel 1937 al Patto Anticomintern stipulato tra Germania e Giappone l’anno precedente, avere firmato nel 1939 il Patto d’Acciaio con la Germania, avere invaso, ancora nel 1939, l’Albania, avere firmato nel 1940 il Patto Tripartito con la Germania ed il Giappone ed avere aggredito, sempre nel 1940, la neutrale Grecia – combatté contro gli Alleati anglo–americani e russi per più di tre anni, dal giugno 1940 al settembre 1943,
impegnandosi nei più diversi teatri di operazione, dalla Francia del Sud al cielo d’Inghilterra, dai Balcani all’Africa settentrionale ed orientale, dall’Oceano indiano alla Russia. Ebbene, di criminali di guerra italiani, processati da corti militari alleate, ce ne fu solo uno: il generale di divisione Nicola Bellomo (Bari 1881 — Nisida 1945), croce al merito di guerra, cavaliere dell’Ordine militare di Savoia, due volte medaglia d’argento al valore militare....
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