indagato Corriere Web SezioniHa guidato per anni la Fondazione Open di Matteo Renzi fino all’ottobre scorso, quando si è deciso di chiuderla. E adesso Alberto Bianchi, l’avvocato fiorentino da sempre amico dell’ex premier, è indagato per traffico d’influenze illecite. Sospettato di aver promesso o comunque agevolato la conclusione di affari proprio grazie alla posizione di presidente del consiglio di amministrazione composto da Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai e per questo sottoposto a perquisizione. «Sono molto amareggiato», commenta con un messaggio inviato via WhatsApp, lasciando poi al suo avvocato Antonio D’Avirro il giudizio sull’inchiesta della Procura di Firenze. «Il mio cliente — dichiara il legale — è indagato per una ipotesi di reato fumosa qual è il traffico di influenze per prestazioni professionali a mio avviso perfettamente legittime. Abbiamo messo a disposizione tutto il materiale che ci è stato chiesto e siamo certi di poter dimostrare la perfetta e totale legittimità di ogni atto».

 

Bilanci sequestrati

Gli investigatori della Guardia di Finanza sono entrati nello studio di Bianchi due giorni fa, nelle stesse ore in cui Renzi annunciava la scelta di lasciare il Pd e fondare il nuovo partito «Italia Viva». Erano autorizzati da un ordine di perquisizione richiesto al giudice dai magistrati guidati dal procuratore Giuseppe Creazzo, come prevede la procedura quando l’indagato è un avvocato. Hanno portato via i bilanci e l’elenco dei finanziatori: le verifiche mirano a stabilire se le elargizioni siano state effettuate anche per garantirsi la conclusione di affari e dunque se fossero la contropartita per agevolare alcuni imprenditori o aziende. E dunque bisognerà controllare se chi ha messo soldi nelle casse della Fondazione ne abbia poi tratto vantaggio. Il fatto che il difensore faccia riferimento a «incarichi professionali» fa presumere che sia proprio questo il nodo: Bianchi potrebbe essere stato nominato da chi riteneva di ottenere in questo modo una corsia preferenziale e lo avrebbe poi ricompensato. Al momento si contesta il traffico di influenze illecite, senza escludere eventuale ipotesi di finanziamento illecito.

Quasi 7 milioni

Quando la Fondazione fu costituita, nel 2012, si chiamava Big Bang e doveva servire a sostenere l’ascesa politica di Renzi grazie alle donazioni dei privati. Un lungo elenco di persone che in sei anni hanno messo a disposizione ben 6,7 milioni di euro. Tra loro il finanziere Davide Serra con circa 300 mila euro, l’armatore Vincenzo Onorato con più di 150 mila euro, la «British american tobacco» con 110 mila euro, ma anche moltissimi cittadini con bonifici via PayPal. Denaro utilizzato per organizzare ogni anno la Leopolda, ma anche per sostenere le altre iniziative che avevano come protagonista proprio Renzi e il suo «giglio magico». Esperienza che l’anno scorso si è deciso però di archiviare. «È innegabile che una fase si sia chiusa. I conti sono già a posto», disse Bianchi assicurando che — nonostante il 40 per cento dei finanziatori non avesse dato l’assenso a pubblicare il proprio nome e dunque fosse rimasto sconosciuto — «siamo la fondazione italiana più trasparente in assoluto».

Consulenze a Consip

Non è la prima volta che Bianchi viene coinvolto in un’indagine relativa a incarichi professionali. Nel maggio 2017 la Corte dei Conti decise di verificare la regolarità dei contratti di consulenza affidati a professionisti esterni da Consip, la centrale acquisti finita al centro dell’inchiesta dei magistrati romani per la gestione di numerosi appalti, primo fra tutti quello Fm4. Secondo i conteggi effettuati dai finanzieri l’avvocato ha ottenuto oltre 390 mila euro in due anni a partire dal 2015 e gli accertamenti tuttora in corso devono stabilire se la scelta fosse necessaria oppure se questa decisione di non contare sui dipendenti diretti possa aver causato un danno all’erario.

di Fiorenza Sarzanini per corriere.it