capture 043 24102019 164644Avete trattato la Capitale d’Italia come una città di mafia. Non era vero. Non è vero.

Vite distrutte per un teorema giudiziario che si è infranto in Cassazione. Perché al massimo ci sono  colpevoli per reati comuni ma non di mafia.  Imputati che dal 2014 erano precipitati nell’incubo di Mafia Capitale.

E fa davvero pena la signora comunque, Virginia Raggi. “Comunque c’era un sodalizio criminale”, ha bofonchiato dopo l’ennesima passerella giudiziaria in Cassazione.

Stava lì con quell’altro bellimbusto che presiede la Commissione Antimafia, Morra. Tifavano come avvoltoi per una sentenza di mafia e sono usciti sconfitti. Vergogna a voi, rappresentanti istituzionali incapaci di accettare il responso della giustizia. Perché, cara sindaca “comunque”, quel “sodalizio” assomiglia molto a quello corruttivo in cui è rimasto impigliato Marcello De Vito, il numero due del Campidoglio fino a che non gli misero le manette ai polsi. E noi, diversamente dalla Raggi, gli auguriamo l’assoluzione. Perché gioiamo se la politica esce pulita e non sporcata da accuse orribili. Lei, invece, ci ha costruito una carriera che ora vede franare.

Raggi sindaco proprio per Mafia capitale

Virginia Raggi è diventata sindaca di Roma dopo Ignazio Marino, proprio sull’onda dello scandalo battezzato Mafia Capitale. Guardava dall’opposizione gli ultimi atti dell’amministrazione di Ignazio Marino e non capiva bene che cosa succedeva. Prevalse nella scelta interna ai Cinquestelle proprio su De Vito e per anni ha parlato e straparlato di cosche manco fosse la giovane moglie di Pignatone.

Ieri la Raggi è uscita mesta dalla Cassazione. Ma è un altro il palazzo che deve abbandonare, ed è quel Campidoglio che ha occupato con la sua banda sull’onda di una campagna giustizialista che ha distrutto l’immagine di Roma.

Chi scrive non ha mai creduto al teorema mafioso sin dall’inizio dell’inchiesta, quando si voleva addirittura infilarci in mezzo il sindaco Alemanno assieme all’allora capogruppo del Pdl Luca Gramazio.

Con entrambi una battaglia durissima in Campidoglio in quegli anni – come succede tra maggioranza e opposizione – ma mai un dubbio sulla fondatezza di quelle accuse di mafia. In tanti, troppi, ci hanno speculato sopra. Venivamo dalla stessa famiglia politica, e l’associazione ad un sistema fondato sull’appartenenza ad una cosca era davvero incredibile. E tanti, troppi anni dopo la Cassazione ha confermato le nostre certezze di allora.

Lasciare i romani liberi di scegliere

Eppure, la Raggi e quelli come lei non mostrano ripensamenti perché nel fondo della loro coscienza – forse si accorgono di averla – sanno di aver esagerato cavalcando l’inchiesta di Pignatone. E chi fa di queste cose non deve stare nelle istituzioni, perché non ha equilibrio.

Vada a casa questa sindaca, con la sua corte che pure ha cambiato più volte perché le ha sbagliate quasi tutte. Lasci liberi i romani di scegliere finalmente il sindaco della ricostruzione, che sappia restituire davvero fiducia ai cittadini.

E se possiamo permettercelo, da ora in avanti la finiscano tutti – anche a sinistra – con gli insulti reciproci, con le parole forti, con la lesione della dignità delle persone che si impegnano in politica. Perché se al posto dei nemici mettete gli incapaci, vi trovate altre Virginia Raggi. E Roma ha bisogno finalmente di serenità.

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