I sondaggi "raccontano di un'altra Emilia Romagna", lontana dal referendum grottesco pro o contro Matteo Salvini che si sta trasformando sempre più in un "pro o contro sardine". Numeri alla mano, spiega il Giornale, l'onda lunga del cambiamento potrebbe abbattersi anche sulle regionali del prossimo 26 gennaio: "Tre capoluoghi su nove, uno in meno del centrosinistra", sono amministrati dal centrodestra. L'ultimo in ordine di tempo Ferrara, "guidata da giugno dal leghista Alan Fabbri", una elezione accolta a suo tempo come una "notizia esplosiva" in quanto svolta storica per una città rossa fin dal secondo Dopoguerra. Oltre a Parma (con l'ex grillino Pizzarotti) e le "civiche" Forlì e Piacenza guidate però da indipendenti di centrodestra.  

Secondo gli analisti, il popolo delle sardine è comunque riferibile al bacino elettorale del centrosinistra e non a caso nel sondaggio di Antonio Noto per il Quotidiano nazionale la Lega resta al 33% sia con le sardine "in campo" sia fuori. Segno che Mattia Santori e compagni toglierebbero voti a Pd e M5s, non certo al Capitano. "Il Pd scenderebbe dal 18 al 13% - ricorda Il Giornale -, il Movimento passerebbe dal 17 al 13% e anche il partito di Renzi perderebbe qualcosa, passando dal 5 al 4%". Come soggetto politico autonomo, "le sardine arriverebbero al 12%". D'altronde, anche senza gli ultimi sondaggi, il trend politico emiliano sembra chiaro: alle europee di maggio il centrodestra ha superato quota 44%, con la Lega che da sola prese 50mila voti in più del Pd del governatore uscente Stefano Bonaccini (33,7% contro il 31,2%). Gli ultimi sondaggi di Tecné, Piepoli e, appunto, Noto, hanno dato Bonaccini e la sfidante leghista Lucia Borgonzoni sostanzialmente alla pari, ma l'effetto dell'appoggio di Giorgia Meloni, con l'esplosione di Fratelli d'Italia ormai stabilmente oltre il 10%, potrebbe pesare in maniera decisiva. 

Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, le sardine in piazza a Reggio Emilia lo scorso 23 novembre