capture 051 16122019 114307Suscita molta ilarità la rilettura dei giornali italiani di questi mesi che inneggiavano alle manifestazioni londinesi contro la Brexit. Secondo la maggior parte dei nostri quotidiani e dei nostri politici di Sinistra, era evidente che i britannici non volevano (più) uscire dall' Unione europea. Il 23 marzo celebravano trionfalmente «un milione in piazza contro la Brexit» (titolo del Corriere della sera).La settimana dopo Avvenire titolava: «Inglesi sull' orlo di una crisi di Brexit: Restiamo nell' Ue e basta».Ad agosto ancora mobilitazione contro la sospensione del Parlamento. Il Sole 24 ore parlava di «proteste in tutta la Gran Bretagna» e annunciava: «Brexit, manifestazioni in 30 città contro Johnson». Il 19 ottobre scorso ci risiamo. Repubblica proclamava: «Londra, un milione in corteo contro la Brexit:

"La Gran Bretagna ha cambiato idea, rifacciamo il referendum"».Secondo la narrazione dominante il popolo britannico non voleva più la Brexit, il voto al referendum era stato falsato dalle fake news e comunque era da ripetere o almeno era chiaro che i cittadini del Regno Unito si erano pentiti. La piazza piena di manifestanti europeisti - secondo loro - lo dimostrava Poi è arrivato il 12 dicembre e il brusco risveglio: a valanga i britannici hanno urlato la loro decisa volontà di uscire dalla Ue. Hanno cantato, nelle urne, il loro "Bella ciao" a Bruxelles, senza se e senza ma. È stata la più clamorosa smentita a chi li rappresentava come pentiti del voto referendario.

Mai un'autocritica - Per i giornali italiani, per i commentatori e i politici di Sinistra è stato l' ennesimo choc. Non ne azzeccano una: era accaduto lo stesso con il referendum sulla Brexit e con le presidenziali americane vinte da Trump. Ma su quei giornali non si legge mai un' autocritica. Mai una volta che s' interroghino sul perché descrivono un mondo che poi si rivela del tutto diverso dalla realtà. Non si chiedono mai perché sono così disinteressati alla realtà vera. Il miraggio delle piazze poi è, per la Sinistra, una sorta di autoinganno volontario che produce la narrazione di un' Italia che non c' è, se non nella loro fervida fantasia. Nonostante il trascorrere degli anni sembra che la Sinistra faccia sempre il solito errore: credere alla propria propaganda.
Pietro Nenni lo capì dopo il 18 aprile 1948, quando il Fronte popolare subì la sua colossale disfatta. L' amara diagnosi di Nenni fu: «Piazze piene ed urne vuote».
Da allora tanto tempo è passato, ma la Sinistra, nei decenni, sembra sia rimasta quella della mobilitazione permanente, della lotta continua, della Pantera, della società civile, del popolo dei fax, dei cortei viola, del popolo arancione, dei girotondi, degli adepti di Greta, delle sardine.

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