capture 636 05032020 183205I soldi, tanti, del Piano di Sviluppo rurale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, facevano gola. E secondo i pm di Palermo un gruppo di imprenditori e burocrati avrebbero creato un sistema criminale per accaparrarseli anche grazie a un sistema di false fatturazioni e costi gonfiati. Stamattina i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno eseguito 24 misure cautelari: quattro persone sono state condotte in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 8 sottoposte a obblighi di dimora. Coinvolti nell’inchiesta funzionari della Regione Siciliana e imprenditori accusati a vario titolo di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso in atto pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio, soppressione e occultamento di atti pubblici. Al centro dell’indagine l’Ispettorato provinciale dell’agricoltura di Palermo. Lì si sarebbero snodati gli accordi illeciti che gli inquirenti ritengono di avere scoperto.

 

Sequestrate 14 imprese

Le attenzioni di pm e finanzieri si sono appuntate su un fiume di finanziamenti per 12 milioni e mezzo, già erogati, più altri tre e mezzo ora bloccati, destinati a degli imprenditori provincia di Palermo. Con lo stesso provvedimento che ha ordinato le misure cautelari personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 14 imprese, tre delle quali con sede all’estero (Ungheria, Austria e Romania), per un valore di circa 24 milioni di euro, nonché il sequestro di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per oltre 12,5 milioni di euro, pari all’ammontare dei contributi pubblici che si ritengono percepiti indebitamente. Il Piano di Sviluppo rurale è lo strumento attraverso il quale la Regione siciliana distribuisce i finanziamenti comunitari del Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (Feasr). Gli investigatori parlano dell’esistenza «di una spregiudicata consorteria criminale», promossa da imprenditori del Palermitano, i fratelli Giovanni e Francesco Di Liberto, «con la connivenza di professionisti» e di un funzionario istruttore dell’ispettorato, Filippo Cangialosi.

La corruzione dei funzionari

Il secondo filone dell’inchiesta avrebbe fatto emergere pratiche clientelari tese a favorire illegittimamente talune domande di finanziamento, attraverso la corruzione dei funzionari. A uno di questi sarebbe stato promesso da un avvocato palermitano che ha una parentela acquisita con il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, un interessamento per fargli ottenere l’incarico di capo di gabinetto dell’assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana, incarico che in realtà andò ad altri.

di Salvo Toscano per www-corriere-it.cdn.ampproject.org