capture 472 28032020 180022La nostra intervista alla dirigente dell’Agenzia per la tutela della salute: «I problemi sono la carenza di infermieri e medici e di protezioni»

L’INTERVISTA

Dopo il caso dei 12 morti in un mese alla casa di riposo Cortellona di Mortara, il direttore generale dell’Ats di Pavia, Mara Azzi, spiega come l’Agenzia per la tutela della salute sta fronteggiando il rischio che le residenze per anziani diventino delle vere e proprie bombe virali.

Sindacati e operatori chiedono tamponi per tutti, con l’obiettivo di arginare il contagio nelle residenze socio-assistenziali e per anziani. Si può fare?

«Per gli ospiti delle residenze non sono previsti al momento tamponi, che avrebbero solo un significato statistico: questo perché tutti gli ospiti sono trattati comunque come pazienti Covid, quindi come se fossero positivi».

 

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E il personale?

«Per il personale che mostra sintomi i tamponi sono già previsti, se il test è positivo si resta in isolamento. Ovviamente questo fa sorgere un altro problema, perché le strutture devono fare i conti con la carenza di personale. L’Ats svolge un monitoraggio costante: ogni giorno sappiamo qual è il personale in servizio e possiamo cercare una soluzione».

Di fronte alla carenza di infermieri e medici che fate?

«Ci stiamo attivando su più fronti, abbiamo anche fatto una richiesta alla Croce Rossa che ci ha dato la disponibilità di personale. Ora speriamo che arrivi presto. Anche se la situazione è difficile stiamo facendo il possibile per consentire alle strutture di fronteggiare l’epidemia».

Alla residenza Cortellona di Mortara in un mese ci sono stati 12 decessi. Non è un numero alto?

«Non c’è solo il Covid, le strutture per anziani sono delicate da questo punto di vista, i numeri sono alti anche durante il periodo dell’influenza».

Però i sindacati la vedono diversamente e parlano di possibile catastrofe se non saranno fatti tamponi o se continueranno a mancare mascherine e sistemi di protezione.

«La situazione non è semplice ma in base al nostro monitoraggio è sotto controllo. Il vero problema è la mancanza di presidi di protezione, ma perché non ci sono proprio i fornitori».

Pochi giorni fa la prefettura ha comunicato di avere ottenuto, insieme ad Ats, l’invio dalla Regione di mascherine e camici per le strutture più in difficoltà. Ma gli operatori dicono di non avere visto forniture. Dove sono state mandate?

«La Regione manda il materiale in primo luogo agli ospedali e ai medici di famiglia, anche loro in difficoltà insieme alle Unità semplici di continuità assistenziali, i medici di guardia. Qualcosa è stato mandato anche alle Rsa, ma è chiaro che è insufficiente».

E quindi cosa si può fare?

«Nell’ultimo incontro in prefettura ho sollevato questo problema, ma non è un problema di volontà: mancano proprio le forniture, purtroppo. Per questo ritengo che sia il caso di sensibilizzare anche i privati, le imprese e le associazioni per aiutarci a risolvere questo problema e trovare nuovi canali di approvvigionamento. Ad esempio anche sul nostro territorio ci sono aziende che stanno riconvertendo la produzione, e questo è un segnale positivo». —

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