Un biologo/bioinformatico ha analizzato i dati Istat sui decessi in Italia degli ultimi 5 anni confrontati con quelli del 2020 ed ha scoperto decessi ben superiori rispetto a quelli ufficiali
i dati dei decessi del 2020 in Italia confrontati con quelli elaborati dall'Istat degli ultimi 5 anni confermano un aumento importante della mortalità rispetto alla media degli anni passati. Dati che oltre a confermare senza rischio di essere smentiti l'incremento delle morti correlato al Covid fanno ipotizzare una stima superiore dei decessi causati dal virus rispetto a quella ufficiale. A dimostralo l'eccesso di mortalità del 2020 messo a confronto con quello nel periodo tra il 2015-2019.
"Durante la prima ondata, sono morte direttamente o indirettamente per Covid più di 52 mila persone in poco più di due mesi, l'equivalente di uno dei tanti capoluoghi di provincia italiani- ad affermarlo è Mirko Celii ricercatore di epigenetica e bioinformatica.
Cosa significa mangiare bene?
E’ difficile trovare una risposta, soprattutto se si guarda il mondo fuori da noi.
In realtà è un responso molto personale, che prende significati diversi a seconda della propria individualità, della propria vita, delle proprie tradizioni, della propria cultura.
Non esiste una risposta unica e precisa, valida per tutti.
Infatti non esiste un manuale perfetto.
Esiste un vasto territorio, delimitato da alcuni confini.
L’interno di questo spazio può essere colorato, apparecchiato, creato e identificato in maniera completamente unica e eccezionale per ciascuno.
I confini sono dati da una serie di informazioni di base, legati alla conoscenza di alcune teorie e parametri, ma anche al buon senso, alle proprie abitudini e alla propria esperienza.
Un Paese che riveste una posizione dominante negli equilibri geopolitici mondiali ha nascosto al mondo il pericolo per più di un mese. Il motivo è nelle sue politiche repressive.
È l’analisi tracciata oggi sul Corriere della Sera da Luigi Offeddu e Milena Gabanelli, nel consueto spazio di inchiesta dell’ex conduttrice e ideatrice di Report. Vengono messe in fila le responsabilità della Cina. Un’unica, sola e grande mancanza, in fondo: quella dei diritti. Discende da qui, in effetti, il ritardo col quale l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) viene avvertita dalle autorità cinesi. Tra il primo caso di Covid a Wuhan (17 novembre 2019) e la comunicazione ufficiale del pericolo (31 dicembre 2019) passa più di un mese. Ce ne vuole un altro (30 gennaio) perché sia dichiarata l’emergenza internazionale. Il tutto mentre turismo e commercio globale continuano a spostarsi sulle rotte cinesi, alimentando i contagi: più di cinquemila, come riporta il CorSera, i voli solo con l’Europa a dicembre 2019.
Dodici motivi scientifici per cui stare fuori fa bene alla nostra salute
Studi scientifici: 12 ragioni per stare all’aperto. La maggior parte di noi trascorre la propria vita davanti ad un monitor. Chiuso in quattro mura a svolgere il proprio lavoro, a volte ci dimentichiamo persino di prendere una boccata d’aria. Niente di più sbagliato, in primis per la nostra salute.
Studi scientifici
Sì, perché studi scientifici confermano che stare invece all’aria aperta, magari in mezzo alla natura, ha molteplici effetti benefici per noi. La nostra salute non può che trarne giovamento, perché la natura è fondamentale per il benessere di noi esseri umani. Abbiamo bisogno di trascorrere del tempo in ambienti naturali. Possono essere bellissimi sentieri come anche un bel parco. Ecco i 12 motivi per cui è così importante farlo.
Quante volte hai letto o sentito frasi del tipo “Viaggiare fa bene alla salute”, oppure ti sei rivolto a un amico iniziando con “Avrei proprio bisogno di un bel viaggio”? Per non parlare dei social, in cui sei costantemente bombardato dalle foto dei tuoi amici di ritorno dalla vacanza “trasgressiva” ad Amsterdam, o dal viaggio romantico a Lisbona, che altro non fanno che aumentare il tuo desiderio di partire. Hai già voglia di prendere il primo volo, vero? Se non sei ancora convinto senti allora cosa ha da dire la scienza in merito.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che viaggiare è strettamente legato (correlato ad essere scientifici) al proprio benessere psicofisico. In particolare è possibile elencare sette ragioni fondamentali per cui viaggiare è un toccasana per la tua salute psicologica:
Salute – A causa del nostro lavoro sedentario, gran parte di noi trascorre ormai moltissimo tempo chiuso in casa o in ufficio, e tutto ciò non fa per niente bene alla nostra salute. Ma quali saranno i rischi che potremmo correre se smettessimo di uscire del tutto da casa? A spiegarcelo ci pensa l’utile video che vi segnaliamo in alto, grazie al quale scopriamo che non uscire di casa può causare:
- Una minore esposizione alla luce del sole
- Una riduzione dei livelli di Vitamina D
- Un maggior rischio di depressione e tristezza
- Maggiori livelli di stress e di sensazioni come ansia e paura
- Minori possibilità di intrecciare delle relazioni sociali

Il sesso è un toccasana: gli studi confermano che fare l'amore, anche a una certa età, protegge l'organismo e regala benessere psicologico.
Protegge il cuore, abbassa la pressione, rafforza il sistema immunitario, allevia il dolore, riduce lo stress, migliora l'umore... Che il sesso sia un toccasana, ormai, è dimostrato da tanti studi scientifici. Ma c'è ancora un mito da sfatare: che si addica solo ai giovani. E invece no: anche i meno giovani possono godere dei suoi tanti benefici, forse anche più dei giovani.
«Avere una vita sessuale soddisfacente è importante a tutte le età», afferma Emmanuele Jannini, andrologo e professore ordinario di Endocrinologia e sessuologia medica all'Università "Tor Vergata" di Roma: «ma sono le persone più in là con gli anni a ricevere i benefici maggiori, perché l'attività sessuale può supplire alla minore efficienza dell'organismo nel mantenerci in salute».
Bè sono ben oltre 10 i motivi per cui la vita all’aria aperta deve essere la nostra priorità. Gli spazi verdi e la natura portano grandi benefici alla nostra salute. Se andiamo a esaminare diverse ricerche scientifiche non possiamo che trarre una conclusione: chi passa parte del suo tempo in mezzo alla natura ha una vita più lunga e felice rispetto a chi non lo fa. Basti solo pensare che anche osservare la natura ci fa sentire più in sintonia con il mondo.
Quali sono i principali effetti benefici della vita all’aria aperta?
Gli spazi ricchi di alberi, i fiumi, i laghi, piante e fiori migliorano il rendimento cerebrale. Uno studio dell’Università del Michigan ha sottoposto alcuni soggetti, divisi in due gruppi, ad un breve test di memoria, quindi il primo gruppo ha fatto una passeggiata in una zona boscosa, mentre il secondo lungo una strada cittadina. Quando tutti si sono sottoposti nuovamente al test di memoria, quelli che avevano passeggiato nella natura hanno migliorato del 20% i propri risultati, mentre i “cittadini” non hanno mostrato nessun cambiamento. Ora andiamo a scoprire quali sono i 6 maggiori benefici del contatto con il mondo outdoor.
Andare in bici è un’attività aerobica che apporta numerosi benefici fisici, tutti provati da diversi studi scientifici. Qualcuno potrebbe dire che non solo il ciclismo ma praticare qualsiasi sport fa bene alla salute. Ma il vantaggio della bici è proprio questo: non è necessario fare sport per godere dei benefici in questione; nella maggior parte dei casi infatti basterebbe pedalare 20-30 minuti al giorno per stare più in forma. Questo è possibile andando al lavoro in bici, o in generale usando la bici per qualche spostamento abituale, l’importante è farlo con regolarità sul medio-lungo periodo e adottare alcuni accorgimenti. Inoltre la bicicletta ha delle ricadute positive non solo sul fisico. Vediamo quindi tutti i motivi per cui andare in bici fa bene!
Perchè sciare fa bene? Tutti i motivi per dare il via alla tua stagione invernale.
Pronti per le vostre più incredibili performance sulla neve? Con l’inverno alle porte, i primi fiocchi di neve iniziano a scendere, puntuali come orologi svizzeri. Ecco allora che gli appassionati di sci e snowboard cominciano a preparare lamine e tavole, tute e caschetti, per dare il via ufficiale alla loro stagione preferita. Una boccata di benessere per il corpo e la mente. Già lo sapete: basta tornare da una giornata di sci per essere più felici. Stare all’aria aperta, fare esercizio fisico divertendosi, avere davanti panorami mozzafiato, sono un pacchetto di wellness davvero non indifferente. Lo dice anche la scienza! Scopriamo insieme tutti i motivi per farvi una bella sciata in compagnia!
Si torna in pista? Ecco i motivi per non perdersi la stagione sciistica invernale
Basta uno skipass per farvi ritornare il buon umore? Non sapete tutto. Attenzione: se siete alle prime armi, meglio affidarsi a un bravo maestro, prima di sfrecciare da discese vertiginose. Qualsiasi sia la vostra preparazione però lo sci fa davvero bene, sia allo spirito che al vostro organismo. Vediamo perché:

Benefici sci Salute| Sciare fa bene| Vantaggi sci
"Nello sci dovete usare il cervello, che è la parte più importante della vostra attrezzatura". (Kevin Andrews e Warren Miller).
Le montagne torinesi non erano così innevate da moltissimi anni. E la stagione invernale, che è già iniziata in anticipo in alcune località con le prime aperture, entrerà ne vivo con il Ponte dell’Immacolata. Per gli appassionati degli sport invernali, questo è il momento più bello dell'anno. Quello in cui divertirsi sulle piste da sci, respirando l'aria fresca dell'inverno.
E sciare fa veramente bene. Vediamo insieme 8 benefici che la pratica dello sci alpino ha sul benessere del nostro organismo:
1) Migliora equilibrio e coordinazione
Per sciare sempre meglio dobbiamo acquisire una consapevolezza crescente dei movimenti e delle posizioni del nostro corpo. La difficoltà da superare è anche quella di percepire le diverse posizioni del corpo e di comprendere lo sforzo necessario per spostarle, in un continuo gioco di equilibrio e coordinazione.
I nostri bambini trascorrono troppo tempo in ambienti chiusi e troppo poco all’aria aperta.
Mentre il permanere in ambienti chiusi nei quali il ricircolo dell’aria è molto scarso favorisce (soprattutto in ambienti affollati o nelle comunità infantili) le patologie virali come raffreddori, gastroenteriti e malattie infettive in genere, giocare all’aria aperta e uscire regolarmente migliora la salute ed il benessere dei nostri bambini.
Vediamo perché.
Perché l’aria fresca fa bene ai bambini
L’aria fresca pulisce i polmoni, liberandoli dalle impurità come le polveri sottili (per chi vive in città, occorre fare attenzione ai bollettini di inquinamento, limitando le attività all’aperto nelle zone ad alto traffico quando sono segnalate criticità legate al superamento dei limiti di polveri sottili nell’aria).
Coronavirus: le misure della Regione Emilia Romagna per la ripartenza in sicurezza dello Sport
L'attività fisica quotidiana contribuisce a migliorare moltissimi aspetti della nostra vita a livello fisico, psicologico e sociale.
L'attività fisica è indispensabile per crescere in buona salute. Essa infatti mantiene in buono stato ogni parte piccola o grande del corpo umano (i muscoli, i vasi, il cuore, il cervello i cromosomi, gli organi, dna...) garantendone a lungo un corretto e migliore funzionamento aiutando altresì a migliorare le nostre prestazioni cognitive, la percezione di benessere e a modulare il nostro umore.
L'attività fisica aiuta a prevenire e curare malattie cardiovascolari e metaboliche (cardiopatia ischemica, obesità, diabete, osteoporosi), diversi tumori (es. colon-retto, seno e prostata), la depressione, disturbi d'ansia e del sonno.
Inoltre migliora l'aspetto fisico, riduce gli effetti negativi dello stress e rallenta l'invecchiamento sotto tutti gli aspetti. Infatti non solo consente di mantenere destrezza e forza muscolare, ma in chi è fisicamente attivo, sono molto più rare la perdita della funzione erettile e l'isolamento sociale.
Generalità
Il nuovo Coronavirus (2019-nCoV) è un virus respiratorio responsabile dell'attuale epidemia di COVID-19 con esordio a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019. Per certi aspetti, la sintomatologia d'esordio della COVID-19 simula quelle delle più comuni infezioni alle vie respiratorie, tra cui il raffreddore e l'influenza stagionale: febbre, tosse, dolori muscolari, difficoltà respiratorie ecc.
In effetti, i Coronavirus sono una vasta famiglia di agenti infettivi che causa malattie che vanno dal raffreddore a malattie più gravi, come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
Sulla base dei dati epidemiologici ad oggi disponibili, emerge che l'infezione da Coronavirus 2019-nCoV può causare sintomi respiratori lievi-moderati nella maggior parte dei casi (tra cui naso che cola, mal di gola, tosse e febbre). Alcuni pazienti che contraggono il nuovo Coronavirus, possono sviluppare una polmonite e/o necessitano del ricovero in terapia intensiva.
Attualmente non esiste una cura in grado di debellare il disturbo. La terapia, dunque, è sintomatica e tra gli obiettivi si pone anche quello di evitare le complicanze
Secondo alcune indagini statistiche la sua incidenza annua oscillerebbe tra i 6,8 e i 16,3 soggetti ogni 100mila negli Usa e tra le 4,6 e le 7,4 persone ogni 100mila in Europa.
Si tratta, dunque, di un disturbo raro che colpisce prevalentemente gli uomini, in particolare con un'età superiore ai 50 anni. La fibrosi polmonare idiopatica è una malattia polmonare di tipo cronico caratterizzata dalla formazione anomala e per motivi ancora non noti di tessuto cicatriziale attorno agli alveoli. Questi ultimi sono piccole sacche situate alla fine dell'albero bronchiale. Proprio qui termina la corsa dell'aria inspirata e avviene il prelievo dell'ossigeno in essa contenuto. La fibrosi polmonare idiopatica appartiene alla categoria delle polmoniti interstiziali idiopatiche la cui eziologia, come dice il termine, non è di natura infettiva, bensì sconosciuta. Purtroppo le conseguenze della patologia sono irreversibili, ciò significa che i cambiamenti a livello dei polmoni sono permanenti e che il tessuto cicatriziale che si viene a creare non è sostituibile con del tessuto funzionale.
Nonostante le numerose ricerche, non si conoscono ancora le cause della fibrosi polmonare idiopatica. Esistono, tuttavia, fattori di rischio in grado di favorirne la comparsa. Innanzitutto la familiarità. Vari studi hanno dimostrato che più del 20% dei malati ha un familiare affetto dalla malattia o comunque da una polmonite interstiziale idiopatica. Il 75% dei pazienti, inoltre, presenta una lunga storia di tabagismo. Sotto la lente di ingrandimento, poi, i soggetti che hanno combattuto infezioni virali sostenute, ad esempio, dal virus dell'epatite C e dal virus di Epstein-Barr. Da non sottovalutare il reflusso gastroesofageo e l'esposizione per motivi lavorativi a polveri di metallo, di carbone, di legno, di fieno e/o di pietra. Infine, come già accennato, la patologia è maggiormente diffusa tra gli uomini e le probabilità di soffrirne crescono con l'aumentare dell'età.
Il nostro stile di vita, almeno lo stile di noi occidentali, è quello di avere paura delle malattie, di pensare che i batteri siano li pronti a distruggerci al primo granello di polvere, con le pubblicità che ci fanno vedere i batteri come mostri per vendere detersivi, detergenti, disinfestanti, per rendere le nostre case più sicure e anche le nostre vite e la nostra salute.O almeno così crediamo. E compriamo detersivi su detersivi per sbarazzarci dei germi, per avere pavimenti sicuri, bambini sani, e in fondo diciamolo pure, una vita felice perchè quello che la pubblicità ci vende è sempre un'idea, a volte anche molto brillante, che ci fa sognare, e desiderare di avere quel prodotto.Certo,forse avremo meno germi (o forse anche loro ne usciranno rinforzati) ma sappiamo veramente con quale pericolo combattiamo il pericolo? Ormai è radicata nella nostra mente l'idea della guerra intelligente, la guerra contro i nemici, combattuta con bombe intelligenti (come se le bombe avessero la capacità di pensare o di fare meno morti per questo), la guerra contro chi la pensa diversamente da noi, la guerra contro ciò che sentiamo diverso e che ci fa paura.Anche la guerra contro i germi, in nome della quale riempiamo le nostre case di prodotti dal packaging accattivante e più ne usiamo e più ci sembra di avere pulito.
Ma sappiamo realmente cosa è contenuto dentro ai prodotti che usiamo? E sono poi così sicuri per la nostra salute?
Purtroppo non abbastanza e vediamo come e perchè potrebbero essere dannosi per la nostra salute.
Potrebbe sembrare strano, ma l’uso errato della mascherina può causare quella che è stata chiamata “congiuntivite da mascherina”. Indossarla bene però è importante anche proteggersi dal contagio. Per capire come un dispositivo che copre naso e bocca possa causare irritazioni e infezioni agli occhi, abbiamo chiesto al dottor Pietro Rosetta, responsabile di oculistica di Humanitas San Pio X.
«Se la mascherina non aderisce bene ai lati del naso – spiega l’esperto -, a causa dell’impedimento rappresentato dalla mascherina posta davanti alla bocca, respirando si crea un flusso di aria che tende a risalire tra le guance fino a raggiungere gli occhi. In questo modo, i batteri buoni che vivono nella bocca e hanno la funzione per esempio di proteggere il cavo orale da infezioni, risalgono verso gli occhi, dove però possono diventare molto aggressivi. Inoltre, alcuni tipi di mascherina possono bloccare la palpebra inferiore, alterando la normale lubrificazione della superficie oculare e creando irritazione e fastidio agli occhi, secchezza, fino a sviluppare una vera infezione. Quando i disturbi agli occhi sono ancora lievi, il problema si può risolvere in breve tempo con la visita dall’oculista e la terapia del caso. Alcune persone però, tardano a rivolgersi allo specialista, forse anche per timore di recarsi negli ospedali e negli ambulatori, salvo poi arrivare in Pronto Soccorso con stati avanzati di congiuntivite. Pertanto, la raccomandazione è di indossare bene la mascherina, scegliendola tra quelle adatte al proprio viso e alla necessità, piegandola opportunamente in modo da evitare che sfiati in corrispondenza degli occhi e soprattutto non aspettare che l’irritazione, qualora compaia, sfoci in infezione prima di rivolgersi all’oculista».
Il Problema
Il tasso di umidità e la qualità dell’aria all’interno della tua abitazione sono elementi che influenzano il comfort e la salute della tua famiglia.
L’eccesso di umidità generato dalla condensa, dalla risalita capillare, dalle infiltrazioni, dai muri umidi, dalla presenza della muffa, degli acari ed altri parassiti può causare delle infezioni respiratorie gravi.
Come sempre, sono proprio le persone più deboli (bambini, persone anziane…) a presentare per prime i sintomi di queste infezioni e a pagare con la propria salute la presenza della muffa.
Umidità in casa: le cause
Capita spesso che nelle case sia presente un’eccessiva umidità, vuoi per le murature antiche che hanno assorbito acqua nel corso degli anni o per molte altre ragioni; insomma, può capitare quindi che muffe e batteri circolino liberi in casa tua, causandoti problemi di salute di cui non sei nemmeno al corrente.
A questo punto ti starai chiedendo: cosa può causare l’umidità in casa? Anzitutto una eccessiva umidità in casa potrebbe comportare la proliferazione di muffa e condense.
Questi due elementi hanno la capacità di causare danni alla salute non indifferenti; spesso intaccano l’apparato respiratorio e non consentono una facile e corretta respirazione.
A quale temperatura si ottiene l’umidità ideale in casa?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che per vivere bene è necessario che gli ambienti abitativi abbiano sia la temperatura che l’umidità ideale.
Secondo le ricerche scientifiche, il corpo umano si trova in condizioni ottimali ad una temperatura di circa 20°-24°, con un’umidità compresa tra il 40% e il 60%.
Ad ogni modo, è necessario tenere presente anche le normative vigenti in materia di temperature interne. La legge, infatti, prevede che nel corso dei mesi invernali la temperatura interna delle case sia di 20° con il riscaldamento acceso. In questo caso si avrebbe un tasso di umidità ideale in casa, e cioè pari al 55%, del tutto tollerabile per la salute del nostro organismo. Tale prevenzione è necessaria per evitare che la casa umida provochi danni di salute.
Qual’è la temperatura ideale in casa per la muffa?
La muffa per vivere e proliferare ha necessità di tre diversi elementi: alto tasso di umidità, poca luce e poco ricircolo d’aria.
Il primo passo alla formazione della muffa è legato alla presenza di condensa, uno sottile strato di umidità che si deposita sulle pareti più a rischio. Essa dipende poi dal punto di rugiada che è il rapporto tra temperatura del muro e tasso di umidità ambientale.
Ad agevolare la formazione della muffa sono le temperature miti, come ad esempio i 22°, combinate però con un’aria pregna di umidità, circa 70%. Pertanto, a temperature confortevoli e specialmente durante i mesi invernali, è consigliabile aprire saltuariamente le finestre o comunque consentire un passaggio d’aria, così da svolgere una funzione deumidificante e a contrastare la formazione di muffe dannose per la salute.
Sai che andare al mare oltre ad essere una vacanza perfetta per la tua mente, fa bene al tuo corpo? Scopri quali sono i 10 benefici del mare!
Voglia di andare al mare? Sapevi che oltre ad essere un ottimo posto per rilassarsi il mare fa bene al tuo organismo? Scopri i 10 benefici del mare!
Il suo colore, il suo profumo, i doni che ci regala, il senso di pace e la voglia di toccare il confine dove si bacia con il cielo con la forza delle nostre mani.
Una poesia, una sorta di mantra contro le giornate no: il mare ci porta sempre al posto giusto! Chi è nato al Sud non riesce a staccarsene, chi è nato al Nord e lo scopre vive ogni anno la stessa sensazione: oggi dedichiamo il nostro pensiero al mare come “farmaco” naturale. Curiosi?
Fa bene alla pelle
Tralasciando le emozioni uniche che il mare ci lascia vivere, approfittiamo di questo articolo per parlare della sua utilità. Vi chiedete a cosa ci stiamo riferendo, iniziamo con domanda. Hai mai notato quanto il mare faccia bene alla tua pelle? E’ più tonica, sembra quasi che la palestra abbia durante i mesi estivi avuto davvero il suo effetto. Il sale, infatti, oltre ad avere il potere di pulire e levigare la nostra pelle contribuisce al riequilibrio dell’epidermide. L’acqua del mare, inoltre, stimola la produzione di immunoglobuline che combattono i virus e i batteri, per questo la nostrap pelle risulta visibilmente più pulita.
Coldiretti aggiorna la classifica degli alimenti a rischio distribuiti in Europa
Dopo la lista nera dell'estate 2016, in cui al primo posto figuravano i broccoli cinesi, il prezzemolo del Vietman e il basilico dell'India, Coldiretti ha aggiornato la classifica dei cibi più pericolosi messi in commercio in Italia e nel resto d’Europa, intercettati dai controlli e ritirati dal mercato in tutto il vecchio continente. C’è di tutto un po’.
In un anno quasi tremila allarmi
La black list, resa nota al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione tenuto a Cernobbio, è stata elaborata sulla base delle segnalazioni passate nel corso del 2016 dal Sistema di allerta rapido europeo (Rasff), lo strumento per raccogliere e far girare gli allarmi per i rischi alimentari lanciati dai singoli Stati Ue, comunicando a tutti i Paesi e ai soggetti aderenti i i prodotti incriminati e il tipo di problema riscontrato. In dodici mesi le notifiche sono state quasi 3mila (per la precisione 2.925). Il bollino nero spetta alla Turchia (276 segnalazioni per cibi non conformi), davanti a Cina (256), India (194), Stati Uniti (176) Spagna (171).
Ecco l’elenco degli alimenti pericolosi per il rischio di contagio del temibile virus cinese che sta preoccupando anche l’Italia
Il virus cinese che ha causato l’epidemia nel paese asiatico sta mettendo in seria preoccupazione anche il nostro paese. Non è ancora chiaro come sia potuto nascere o come si sia trasmesso agli umani. Si pensa al pesce e alla carne mentre nelle ultime ore è girata la voce che riguarda i serpenti. L’attenzione è puntata anche sul trasporto di animali vivi. Secondo i dati dell’Organizzazione delle nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, quasi il 30% in più di suini, capre, mucche e pecore sono stati trasportati in tutto il mondo nel 2017 rispetto al decennio precedente. Una cifra che è destinata ad aumentare, in parte perché, nonostante i progressi della tecnologia, esportare gli animali vivi rispetto al trasporto refrigerato costa decisamente meno. Il problema è che il trasporto di animali vivi in tutto il mondo aumenta e con lui il rischio di trasmissione di malattie. Lo affermano gli esperti ricordando anche altri casi di epidemie come il virus dell’influenza aviaria, legata ai polli, il virus della mucca pazza legata ai bovini e il virus Nipah, trasmesso dai suini.
IN ITALIA TUTTO BENE? NE DUBITIAMO FORTEMENTE E CHIEDIAMO AL MINISTERO DELLA SALUTE COSA STA FACENDO E QUALI SIANO I RISULTATI
Firenze, 7 Marzo 2002. E' di fine gennaio un provvedimento Ue che ha vietato l'importazione dalla Cina di molti generi alimentari di provenienza animale. Un provvedimento che si era reso necessario dopo che erano state trovate tracce di cloramfenicolo in alcune partite di gamberetti, e che aveva portato le autorita' cinesi a protestare anche per la violazione della liberta' di commercio (!).
Tutto bene perche' si e' stroncato sul nascere un pericolo? Non proprio -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- perche' la presenza dei prodotti cinesi e' piu' ampia di quanto ci si potesse immaginare, e coinvolge, oltre al pesce anche la carne di pollo, i salumi e il miele.
Cosa sta succedendo?
E del 20 febbraio la notizia che a Graz (Austria) sono state poste sotto sequestro tutte le partite di gamberetti surgelati di produzione di una azienda in provincia di Pistoia. Le autorita' sanitarie hanno avvisato la popolazione di non consumarli assolutamente perche' contaminati di cloramfenicolo (CAP) nonostante riportassero sulle confezioni i numeri di controllo veterinario e le scadenze fossero nei termini di legge.
I laboratori cantonali svizzeri di Basilea e Zurigo, nonostante i divieti, hanno rilevato la presenza del CAP in gamberetti e pollame in commercio (per questi ultimi sono state trovate tracce di CAP in 38 campioni su 62)
Le autorita' sanitarie del land tedesco di Hessen, cosi' come fa sapere da Berlino il ministro tedesco per la tutela dei consumatori, ne hanno trovato tracce in pesci e salumi.
Sempre le autorita' sanitarie, ma questa volta del land Schleswig-Holstein, oltre ai soliti gamberetti di acqua dolce, hanno bloccato, perche' con forte presenza di CAP, 400 tonnellate di miele sempre cinese.
Quali sono i vantaggi reali che l’organismo può trarre a contatto con il clima marino, e a cosa i pazienti affetti da malattie respiratorie devono far attenzione?
Scopriamolo nell’articolo di oggi!
Introduzione
Per quanto con il termine “talassoterapia” (dal greco, “thalassa” = mare e “thérapeia ” = trattamento) s’intenda una forma esageratamente ottimistica di credo nelle proprietà curative del clima marino, peraltro probabilmente mai scientificamente dimostrate, ritengo invece indubitabili i vantaggi che può trarre, in certi casi, l’organismo umano dal contatto con tale ambiente, in particolar modo nel caso di pazienti affetti da malattie respiratorie croniche e allergiche, quali
Da una parte la necessità di ordinare milioni di mascherine chirurgiche in tutta Italia per garantire la sicurezza della salute dei lavoratori pronti a riprendere la propria attività. Dall'altra, un allarme che fa pensare: le mascherine danno solo l'illusione di essere protetti. La verità sembra essere ben diversa. Ecco l'Sos lanciato dall'associazione Es.a.ar.co.
Mascherine chirurgiche al lavoro. Forse non ce l’hanno raccontata tutta giusta. Perché a fronte della necessità di ordinare milioni di mascherine per garantire la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori alla ripresa delle attività, in questo senso ricerche sostengono che occorrano fino a 40 milioni di mascherine al giorno, spunta una novità, o meglio un allarme, lanciato da Es.a.ar.co, sigla che sta per Confederazione Esercenti Agricoltura Artigianato Commercio.
Qual è l’allarme? Che le mascherine chirurgiche, sul posto di lavoro, non servono a niente. Perché non garantiscono un’adeguata protezione per i lavoratori. E anche per questo, recano una falsa idea di sicurezza a chi le indossa.
La funzione dei nostri polmoni
I tuoi polmoni sono organi vitali. Inalando l’aria, l’ossigeno che ti dà la vita entra nei polmoni e viene trasferito nel sangue. Espirando, il biossido di carbonio viene rilasciato dal sangue ed espulso dal corpo.
I nostri polmoni hanno bisogno di aria calda e umidificata
Prima della laringectomia totale, respiravi attraverso il naso e/o la bocca e la gola, le conosciute vie aeree superiori. Quest’ultime – in particolar modo il naso- condizionano l’aria che respiri. L’aria inspirata è riscaldata, umidificata e filtrata. Quando l’aria raggiunge i polmoni ha una temperatura di 37 gradi e un’umidità del 100%, che è il giusto livello di umidità affinché i polmoni funzionino in maniera ottimale.
Dopo l’operazione, respirerai attraverso uno stoma nel collo anziché attraverso il naso. Di conseguenza l’aria inspirata non sarà più riscaldata e umidificata al punto giusto prima che raggiunga la trachea e i polmoni.
Inspirando aria non condizionata (troppo fredda e troppo secca), la trachea e i polmoni inizieranno a produrre più muco. Questo significa più tosse e un maggior rischio di contrarre infezioni alle vie aeree.
Gli effetti benefici della corsa sul corpo sono una miriade. Correre, si sa, fa bene alla mente e libera dallo stress, ci mantiene in forma, accentua il nostro buonumore. Ma correre è efficace davvero anche nella prevenzione e nella cura di molte malattie derivanti da stati infiammatori. Naturalmente correre fa bene al cuore e a tutto l’apparato cardiocircolatorio grazie al suo effetto positivo sulla pressione arteriosa, combattendo l’ipertensione e migliorando l’efficienza cardiaca. Questi effetti positivi, perdipiù, non si limitano al momento dell’attività fisica, ma vengono mantenuti anche in seguito e hanno una ricaduta positiva su tutto il nostro stile di vita.
Il sesso è un toccasana: gli studi confermano che fare l'amore, anche a una certa età, protegge l'organismo e regala benessere psicologico.
Protegge il cuore, abbassa la pressione, rafforza il sistema immunitario, allevia il dolore, riduce lo stress, migliora l'umore... Che il sesso sia un toccasana, ormai, è dimostrato da tanti studi scientifici. Ma c'è ancora un mito da sfatare: che si addica solo ai giovani. E invece no: anche i meno giovani possono godere dei suoi tanti benefici, forse anche più dei giovani.
«Avere una vita sessuale soddisfacente è importante a tutte le età», afferma Emmanuele Jannini, andrologo e professore ordinario di Endocrinologia e sessuologia medica all'Università "Tor Vergata" di Roma: «ma sono le persone più in là con gli anni a ricevere i benefici maggiori, perché l'attività sessuale può supplire alla minore efficienza dell'organismo nel mantenerci in salute».
Una nuova ricerca inglese sull'attività sessuale fa discutere: fare spesso sesso fa bene agli uomini, ma non alle donne
Fare sesso spesso fa bene agli uomini, ma non alle donne.
Lo rivela una nuova ricerca inglese che punta il dito su un’attività sessuale troppo frequente. Lo studio è stato realizzato dall’Università di Cambridge, che ha analizzato il comportamento di 5mila persone fra i 50 e gli 89 anni, analizzando il legame fra il sesso e il miglioramento della propria esistenza, con conseguenze per il benessere generale e la salute.
Il risultato? I dati raccolti dagli esperti dimostrano che fare sesso frequentemente comporta molti vantaggi per gli uomini, sia adulti che anziani, lo stesso discorso però non vale per le donne. Il genere femminile infatti riceve un beneficio grazie ad altre attività legate alla sessualità, come carezze, baci e abbracci da parte del partner, ma anche empatia emotiva.
La Protezione civile ha diramato il bollettino legato ai casi di coronavirus in Italia, aggiornato alle ore 17 di oggi, 4 giugno. I contagiati complessivi dall'inizio dell'epidemia sono adesso 234.013, dei quali 161.895 sono guariti e 33.689 sono deceduti. In questo momento le persone affette dal coronavirus in Italia sono 38.429.
Rispetto a ieri, i casi totali sono aumentati di 177 pazienti (ieri di 321) di cui 84 in Lombardia; gli attualmente positivi sono diminuiti di 868 persone (differenza tra casi, morti e guariti del giorno); i guariti sono cresciuti di 957 unità; i deceduti di 88 (di cui 29 in Lombardia). Sono 338 i malati in terapia intensiva, 15 in meno rispetto a ieri. Le persone in isolamento domiciliare sono 32.588 su 38.429: l'84,8% del totale. Eseguiti, in un giorno, 49.953 tamponi: il totale nazionale ora è di 4.049.544 tamponi per una cifra di 2.524.788 casi testati. In otto regioni, nelle ultime 24 ore, non si sono registrati nuovi casi.
In larga parte proprio dalla nostra percezione collettiva rispetto al rischio sul piano sanitario dipenderanno le scelte, politiche ma non solo, del prossimo futuro e le conseguenze su tutti gli altri piani, anche economico, occupazionale, geopolitico, della libertà e dei diritti
Sarebbe davvero assurdo minimizzare la minaccia che il coronavirus rappresenta – a livello globale – sotto tutti i punti di vista: non solo sanitario, ma anche economico, occupazionale, geopolitico, della libertà e dei diritti.
Eppure in larga parte proprio dalla nostra percezione collettiva rispetto al rischio sul piano sanitario dipenderanno le scelte, politiche ma non solo, del prossimo futuro e le conseguenze su tutti gli altri piani che ho citato. Per questo ritengo utile un’analisi scientifica che ci aiuti a superare l’angoscia del momento, per cercare di comprendere i reali livelli di rischio che ciascuno di noi vive.
Secondo le stime del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia ogni anno circa il 9% della popolazione è colpito dall’influenza, con un numero di morti diretti che oscilla tra i 300 e i 400 e con un numero di decessi che oscilla tra i 4 mila e i 10 mila per chi sviluppa complicanze gravi a causa dei virus influenzali.
Il tasso di letalità (ossia il rapporto tra morti e contagiati) si attesta quindi intorno allo 0,1%. Il tasso di letalità del coronavirus – al di fuori della provincia di Hubei, persino nel resto della Cina – è ritenuto inferiore allo 0,5%. Quindi in pratica, allo stato attuale delle conoscenze, potremmo dire che il coronavirus è letale per le persone contagiate 5 volte più della normale influenza. *
Zangrillo, direttore della terapia intensiva al San Raffaele di Milano: "Troppe previsioni sbagliate dagli epidemiologi" L'ira del comitato scientifico. Per Richeldi un messaggio fuorviante. Locatelli: "Sconcertato". Ippolito: "Niente mutazioni"
La polemica scoppia nel pomeriggio. Quando Alberto Zangrillo, numero uno della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano e medico personale di Silvio Berlusconi, ai microfoni di Mezz'ora in più , lo dice in modo tranchant : "Clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più, qualcuno terrorizza il Paese". E ancora: "Non si può continuare a portare l'attenzione su un terreno di ridicolaggine, che è quello che abbiamo impostato a livello di Comitato scientifico nazionale e non solo, dando la parola non ai clinici e non ai virologi veri". Subito si infiamma il dibattito, con gli esperti del Cts e la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa che invocano cautela. Perché "il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti".
Le parole di Zangrillo fanno riferimento, estremizzandola, all'ipotesi che il Sars-Cov-2 sia cambiato. Diventando più debole, e per questo responsabile di infezioni meno gravi: sostengono questa ipotesi Massimo Clementi, numero uno della Virologia dell'università Vita Salute sempre del San Raffaele - "Stiamo osservando pazienti con cariche virali nettamente inferiori rispetto alla prima metà di marzo, e che di conseguenza hanno una malattia in forma meno grave. Abbiamo appena ultimato uno studio con la Emory University di Atlanta" - ma anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del San Martino di Genova: "Il virus potrebbe essere diverso, la potenza di fuoco di due mesi fa non è la stessa di oggi. Lo dico da medico sul campo, la presentazione clinica ed il decorso sono più lievi".
Una donna su cinque potrebbe essere colpita da ictus cerebrale nell’arco della vita, già a partire dai 55 anni, con probabilità crescenti intorno ai 65 anni e punte massime tra gli 80 e gli 85 anni. Un problema sensibile sul quale la World Stroke Organization, promossa in Italia dalla Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus, riporta quest’anno l’attenzione con lo slogan ‘I am a woman. Stroke affects me’ diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus Cerebrale, che ricorre il 29 Ottobre.
I NUMERI
Sono importanti: 200 mila casi ogni anno – 80 per cento di nuove manifestazioni e 20 di ricaduta di malattia - di cui la metà interessano donne in età avanzata. A rendere il problema ancora più degno di attenzione sono le implicazioni e il rischio disabilità dell’ictus cerebrale: soprattutto difficoltà funzionali, motorie, di linguaggio con cui convivono oggi all’incirca 1 milione di persone. Il ‘colpo’, come viene comunemente chiamato l’ictus, è una lesione cerebro-vascolare causata dall'interruzione del flusso di sangue al cervello per una ostruzione o la rottura di un’arteria.
«Ma a differenza della malattia cardiaca o dell’infarto miocardico che dipende da una sola causa – spiega il dottor Marco Stramba-Badiale, direttore del dipartimento Geriatrico-Cardiovascolare e Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Riabilitazione e Medicina Cerebrovascolare dell’Auxologico di Milano - l’ictus può essere determinato da più fattori: una emorragia; un episodio ischemico, ossia un embolo che si stacca da una placca aterosclerotica dei grossi vasi del collo (carotidi) o dal cuore per una aritmia cardiaca (fibrillazione atriale) e da una malattia dei piccoli vasi intracranici».
Quando un'arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, privati dell'ossigeno e dei nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire con una cascata a domino sull’evoluzione della malattia. Fondamentale diviene riconoscerne subito i sintomi e qualora l’evento accada intervenire il più precocemente possibile.
Guariti da Covid-19 ma con strascichi sulla salute che potrebbero protrarsi a lungo. L'infezione da SarsCov2 potrebbe infatti determinare conseguenze a lungo termine sulla funzionalità respiratoria e talvolta comprometterla in modo irreversibile, soprattutto nei pazienti usciti dalla terapia intensiva. Tanto che nei pazienti più gravi colpiti da Covid-19, il 30% dei guariti avrà problemi respiratori permanenti di fibrosi polmonare. È questo il preoccupante scenario che arriva dal convegno digitale della Società italiana di pneumologia con StemNet, la Federazione delle associazioni di ricerca sulle cellule staminali, e il gruppo italiano staminali mesenchimali (Gism).
Proprio questi disturbi, avvertono gli esperti, costituiranno una «nuova patologia respiratoria di domani e una nuova emergenza sanitaria» per la quale sarà necessario attrezzarsi per tempo, rafforzando le Pneumologie e prevedendo ambulatori e percorsi ad Hoc. Le prime osservazioni «rispecchiano da vicino i risultati di studi di follow-up realizzati in Cina a seguito della polmonite da SARS del 2003, molto simile a quella da Covid-19, confermando il sospetto che anche Covid-19 possa comportare danni polmonari che non scompaiono alla risoluzione della polmonite», spiega Luca Richeldi, membro del Comitato Tecnico e Scientifico, presidente della Società Italiana di Pneumologia (SIP) e direttore del Dipartimento di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma.
Nei luoghi al chiuso si è registrata la stragrande maggioranza dei contagi. Lo sostengono due ricerche non collegate tra loro, una a Hong Kong e l'altra in Giappone. come racconta un servizio di The Atlantic: su 7.324 casi documentati in Cina, c'è stato il riscontro di un solo focolaio all'esterno, che ha interessato un gruppo di uomini che stava parlando all'esterno di un piccolo villaggio. Secondo la ricerca giapponese, il rischio di infezione in ambienti chiusi è quasi 19 volte più elevato che negli ambienti all'aperto.
Spiega il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico: «Indubbiamente nei luoghi chiusi la trasmissione del virus è più semplice. Questo però non ci esime dal mantenere comportamenti di grande prudenza anche all'esterno. Quando non è possibile mantenere una distanza di di 2-3 metri, è sempre utile indossare la mascherina».
Anche negli uffici andranno riviste molte scelte organizzative: come dimostrato da un focolaio in un call center in Corea del Sud, di solito il contagio, se è presente una persona infetta, avviene negli open space tra dipendenti che lavorano nella stessa sala. Per questo le autorità coreane hanno invitato le imprese a rispettare una diversa disposizione degli impiegati, in modo che non ci sia un dipendente di fronte all'altro e che vi siano pannelli di separazione. Inoltre, nei ristoranti ove possibile viene consigliato di preferire la scelta dei tavolini all'aperto.
Con l’inizio della fase 2 del Covid-19, gli italiani possono ricominciare a uscire. Ma indossare la mascherina potrebbe causare disagi a chi è soggetto ad allergie respiratorie o riniti… Un vademecum spiega come convivere
Inizia la fase 2 e la possibilità di uscire dalle proprie case va a braccetto con l’obbligo di indossare la mascherina in tutti quei luoghi dove il distanziamento sociale non può essere garantito.
Chi soffre di asma allergico o rinite è però preoccupato che indossare una mascherina che copre le alte vie respiratorie possa ostacolare la respirazione.
Nemmeno a farlo apposta, ora che abbiamo un po’ più di libertà di movimento siamo nella stagione dei pollini.
Come fare quindi? L’associazione allergologi e immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito) tranquillizza che le mascherine non rendono assolutamente più difficile respirare e propone un vademecum in cinque punti.
Siamo il terzo Paese al mondo per numero di contagi, ma la maggioranza sembra più preoccupata di Salvini che dell’emergenza: e le misure che ha preso sono inutili o tardive
Su una cosa il bi-Premier Giuseppe Conte ha certamente ragione: l’aumento dei casi di coronavirus accertati in Italia è dovuto anche al maggior numero di controlli eseguiti negli ultimi giorni.
Statisticamente non c’è nulla di anomalo, il che rende ancora più inquietante il fatto che Giuseppi abbia ammesso di essere «rimasto sorpreso dall’esplosione del numero di casi»: soprattutto se si pensa che neanche un mese fa sosteneva che «i cittadini italiani devono stare sereni e tranquilli» – a conferma di quanto sia deleteria l’espressione “stai sereno”.
Il vero problema, comunque, – ed è un problema piuttosto serio – è che sulla crisi da COVID-19 il Governo non ha azzeccato una singola mossa. E l’aggravante è che non sembra neppure rendersene conto.
Come curare l’artrosi, di che cosa si tratta
L’artrosi è una patologia degenerativa della cartilagine delle articolazioni, che provoca dolore e limitazioni nei movimenti. Ne vengono colpiti uomini e donne oltre i 40 anni di età ma soprattutto gli anziani, con un picco di incidenza tra i 75 e i 79 anni, ma non sempre questa malattia provoca sintomi.
Come curare l’artrosi, dove si manifesta
Le articolazioni maggiormente interessate dall’artrosi sono, generalmente: la schiena, l’anca, il ginocchio, le dita delle mani e dei piedi.
Come curare l’artrosi, le cause
Le cause dell’artrosi sono principalmente l’età, il peso eccessivo e la postura scorretta, ma concorrono a provocarla anche traumi, sport svolti a livello agonistico o impegnativi per il fisico, o il logorio delle articolazioni.
Secondo le ultime stime fornite dalla Società Italiana di Nefrologia, un italiano su dieci soffre, anche a sua insaputa, di una malattia cronica renale. Una dieta corretta puà fare la differenza? E in che modo?
Le malattie croniche renali sono patologie che, nella loro evoluzione progressiva, portano alla condizione irreversibile di insufficienza renale, cioè all’incapacità delle reni di svolgere la funzione di ‘filtro’, depurando l’organismo dalle scorie e dai sali minerali in eccesso.
Nelle condizioni più serie, il cattivo funzionamento delle reni rende necessario un trattamento sostitutivo, rappresentato dalla dialisi o dal trapianto di organo. Ma l’adozione di adeguati comportamenti legati in primo luogo alla dieta possono rallentare o aiutare a controllare meglio quest’esito estremo.
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
Una malattia renale, secondo gli esperti, richiede una diagnosi precoce e un trattamento mirato per prevenire o ritardare sia una condizione di insufficienza renale acuta o cronica, sia la comparsa di complicanze cardiovascolari a cui spesso è associata.
Sono infatti l’ipertensione e il diabete, non adeguatamente controllati dalla terapia farmacologica, l’ipertrofia prostatica, i calcoli renali o i tumori voluminosi a favorirne l’insorgenza in quanto riducono il normale deflusso di urina, aumentano la pressione all'interno dei reni e ne limitano la funzionalità.
O ancora il danno renale può essere determinato da processi infiammatori (pielonefriti, glomerulonefriti) o dalla formazione di cisti all'interno dei reni (malattia renale policistica) o dall’utilizzo cronico di alcuni farmaci, da alcool e droghe consumate in eccesso.
Chi non ha mai sofferto anche solo per un giorno di un forte mal di testa? La maggior parte dei mal di testa sono causati da tensioni muscolari appunto della testa, delle spalle e del collo anche se le cause della comparsa del dolore possono essere molte altre. Ma è possibile agire con rimedi naturali contro il mal di testa e l’emicrania?
Per capire effettivamente come combattere questo dolore, che può martellarci anche per giorni e giorni, iniziamo a distinguere tre diversi tipi di cefalee primarie ovvero il mal di testa vero e proprio come malattia (differenti da quella secondarie che sono invece conseguenze di un eventuale malanno).
«Il libro parla delle bugie in medicina e delle conseguenze gravissime che queste possono avere sulla salute e anche sulla vita delle persone» così il virologo del San Raffaele
Dieci storie di ordinaria follia. Dieci racconti di persone realmente esistite che, di fronte a seri problemi di salute, hanno scelto di non seguire la strada tracciata dalla scienza e dalla ricerca e si sono affidati a stregoni e ciarlatani, rimettendoci spesso e volentieri la pelle. “Balle mortali”, l’ultimo libro del professor Roberto Burioni, è insomma una raccolta delle più recenti, conosciute e pericolose ubriacature collettive verso cure “magiche”, intrugli, pseudoscienziati e sedicenti professori che hanno offerto a persone ingenue e spesso disperate una soluzione ai loro mali più facile e meno dolorosa di quella proposta dalla scienza ufficiale. E i risultati, ovviamente, non sono mai stati quelli sperati.
Professor Burioni, siamo a Roma alla presentazione del suo ultimo libro. Di cosa parla e perché ha sentito il bisogno di scriverlo?
«Il libro parla delle bugie in medicina e delle conseguenze gravissime che queste possono avere sulla salute e anche sulla vita delle persone. Racconta dieci storie di persone che hanno creduto a verità non provate dalla scienza, e quindi a bugie, ed hanno avuto conseguenze molto gravi: non di rado, la morte. Si parla del siero Bonifacio, della Cura di Bella, di Stamina, della medicina germanica e di tante altre cose. Come detto, sono storie, non si parla quasi per niente di vaccini e serve ad allargare l’orizzonte di quello che ho scritto in questi mesi».
Il gelato non è solo buono, ma anche sano. Ecco 8 motivi per cui fa bene alla salute.
A elencarli è la biologa Elvira Tarsitano, componente della Commissione Permanente di Studio “Igiene, Sicurezza e Qualità” dell'Ordine Nazionale dei Biologi.
- È un alimento equilibrato dal punto di vista nutrizionale ed energetico.
- In un gelato alla crema c'è tutto (proteine, zuccheri e grassi), per questo può sostituire un panino o un primo piatto.
- È facile da digerire.
- Le proteine del gelato sono omogeneizzate, quindi risparmiano lavoro ai succhi gastrici e lasciano lo stomaco in fretta.
- Il gelato alla frutta contiene vitamine e sali minerali e fa digerire: stimola i succhi gastrici.
- Può essere mangiato anche dai diabetici, perché contiene soprattutto saccarosio, che alza la glicemia meno di un piatto di patate.
- Gli zuccheri, i grassi, le proteine e i sali minerali presenti nel gelato stimolano l'attività muscolare senza appesantire.
- I grassi del gelato sono "a catena corta". L'organismo li assume rapidamente e li può utilizzare subito come fonte di energia, proprio come fa con gli zuccheri.
Prevenire è meglio che curare, recita un vecchio adagio
Prendersi cura della propria persona non vuol dire solamente fare attenzione al look, al taglio e magari concedersi qualche seduta extra dall’estetista. La vera cura viene da dentro e si chiama prevenzione. È molto importante, ogni anno, fare una serie di controlli di routine per verificare di essere realmente in salute e diagnosticare eventuali patologie quando sono ancora allo stadio embrionale.
Controlli non specialistici
Che cosa sono? Sono piccoli esami di routine, noti anche come check-up, che consentono la prevenzione di alcune malattie e aiutano a migliorare lo stile di vita. Nelle donne con più di 25 anni andrebbero ripetuti ogni 2 anni.
Quali sono questi esami?
Molte persone “soffrono” di piedi freddi, a qualsiasi temperatura e in qualunque periodo dell’anno. Di norma, ci viene da pensare che non ci sia niente di strano, semplice fisiologia. Invece a volte i piedi freddi possono nascondere una condizione di salute più grave! Vediamo insieme quali potrebbero essere le cause dei piedi freddi.
Che cosa provoca i piedi freddi?
Ci sono diverse cause di piedi freddi, la più semplice è una mancanza di calore, ma non solo:
- Scarsa circolazione – La scarsa circolazione è una delle cause più comuni di piedi freddi poiché il sangue (caldo) può non riuscire a raggiungere regolarmente i piedi e li rende così più freddi rispetto al resto del corpo. I problemi di circolazione possono essere conseguenza di una condizione cardiaca in cui il cuore si sforza di pompare il sangue attraverso il corpo ad un ritmo abbastanza rapido, oppure possono essere il risultato di uno stile di vita troppo sedentario.
- Anemia – L’anemia è la diminuzione di emoglobine nel sangue, che si manifesta quando si ha una carenza di globuli rossi, ed è un’altra causa comune di piedi freddi. Può verificarsi anche negli individui sani, soprattutto se c’è stato un recente e significativo cambiamento nella dieta.
- Diabete – Il diabete di tipo 1 e di tipo 2 può causare danni ai nervi, dando al paziente la sensazione di avere i piedi freddi. Questa sensazione è spesso accompagnata da intorpidimento o formicolio. In questo caso, è importante rivolgersi subito al proprio medico.
- Ipotiroidismo – L’ipotiroidismo è una condizione medica in cui la tiroide lavora poco e non produce abbastanza ormone tiroideo, interferendo così sul metabolismo del corpo che controlla sia il battito cardiaco che la temperatura del corpo.
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