Dopo qualche minuto di attesa e ritardo, ecco l'atteso faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, ospitato in diretta video dal sito del Corriere della Sera, unico confronto diretto tra i leader dei due partiti che vengono accreditati del maggior consenso in vista del voto del 25 settembre, i Fratelli d'Italia e il Pd.
Un confronto in stile americano, con le stesse domande ad entrambi i leader i quali hanno a disposizione lo stesso tempo per rispondere. A condurre le operazioni il direttore del Corsera, Luciano Fontana. E la prima domanda è sulla posizioni che terranno i partiti circa l'invasione dell'Ucraina: continuerete a sostenere le sanzioni contro la Russia di Vladimir Putin?
L'onore e l'onore della prima risposta tocca al segretario del Pd, il quale ha replicato: "Il 24 febbraio quando quella mattina ci siamo svegliati non ci aspettavamo di vedere i carrarmarti russi in Ucraina che ci riportavano al secolo scorso. Noi abbiamo deciso di fare la cosa più forte, la prima manifestazione di un partito europeo di fronte all'ambasciata russa, siamo stati sempre tenacemente a favore della resistenza ucraina. Non è una guerra nostra contro la Russia, ma dovevamo sostenere l'Ucraina e lo abbiamo fatto con le sanzioni". E ancora: "I russi si stanno ritirando, continuare con le sanzioni".
Vladimir Putin lancia l’allarme su Zaporizhzhia, e su quella centrale nucleare che sarebbe oggetto degli attacchi ucraini, nel contesto della controffensiva avviata negli ultimi giorni dall’esercito di Kiev.
Secondo quanto riporta l’Ansa, per Putin gli attacchi ucraini sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, “compresi gli stoccaggi di scorie radioattive”, potrebbero avere “conseguenze catastrofiche”. Il presidente russo ha insisto sul fatto che vengano “esercitate pressioni su Kiev per far sì che interrompa immediatamente gli attacchi”. Nel contesto delicato dell’area, è intervenuta l’intermediazione francese. Il presidente Emmanuel Macron, però, si è concentrato sulla presenza russa nell’area, chiedendo a Putin di ritirare armi pesanti e leggere dalla centrale. Inoltre, l’Eliseo condanna “la prosecuzione delle operazioni militari russe in Ucraina ed ha ricordato l’esigenza che cessino al più presto, che venga avviato un negoziato e che siano ripristinate la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, Macron ha parlato in modo generico della “necessità che venga garantita la sua sicurezza”, sostenendo che di partenza sia “l’occupazione russa” ad essere “la causa dei rischi che pesano oggi sull’integrità della centrale”.
Adesso spunta una lettera segreta della Regina Elisabetta, morta pochi giorni fa dopo 7o anni di regno all'età di 96 anni. E monta la "panna" in Rete. Ci sarebbe, adesso, secondo i tabloid britannici, una lettera segreta che non sarebbe mai stata letta. Si tratterebbe di un messaggio, scritto a mano dalla Regina Elisabetta II, rivolto ai cittadini di Sydney. La lettera pare sia nascosta in uno degli edifici storici della città e nessuno lo potrà leggere. Forse Re Carlo III, da poco proclamato, potrebbe decidere di sciogliere ogni dubbio leggendo quelle parole di Queen Elisabetta.
Ma ci sono altre curiosità legate a questa lettera, che è nascosta in una teca e nessuno - al momento - può leggerla. Le uniche parole leggibili sono: “Saluti. Nel 2085 d.C., apri questa busta e trasmetti ai cittadini di Sydney il mio messaggio per loro”. Chi conosce il contenuto del messaggio? In pratica nessuno. E la Regina Elisabetta non ha mai voluto svelare il messaggio di questa lettera. Nessuno sa nulla, nemmeno lo staff più vicino per anni ad Elisabetta.
Questa lettera è stata scritta in occasione della costruzione dell’edificio nel novembre del 1986. Occorrerà attendere 63 anni per sapere conoscere le parole di Elisabetta II. Intanto, Re Carlo III - da poco proclamato - sta girando il Regno Unito per commemorare l'amata Elisabetta II che pochi giorni fa ha lasciato tutti. E non solo gli inglesi la piangono, ma anche tutti gli altri Stati. La regina Elisabetta è stata una donna iconica, di polso, ma anche di forti sentimenti. Mai strillati con il volto, grazie alla sua compostezza.
Guido Crosetto dà i voti ai big di partito per come stanno conducendo la campagna elettorale verso il voto del 25 settembre. Un bel nove e mezzo lo assegna alla sua leader di partito, Giorgia Meloni, che tutti i sondaggi danno come vincitrice assoluta. "Non le posso dare 10 perché io che la conosco vedo nei suoi occhi ogni giorno di più la sofferenza e il peso della madre. La conosco come una sorella, vedo nei suoi occhi quell'ombra, da madre che si sente in colpa", dice a Antonio Bravetti che lo ha intervistato per la Stampa rivelando che si aspetta di vedere Ginevra, la figlia della Meloni, "correre per i corridoi di Palazzo Chigi: sarà innovativa anche lì".
Bocciato senza appello Enrico Letta. "È un uomo di governo, da istituzioni. Il segretario di un partito deve essere più guerriero. Lui è più ambasciatore che guerriero. È una maschera con gli occhi di tigre. Anche mia moglie ha un barboncino toy, ma è difficile spacciarlo per un rottweiler", sentenzia Crosetto che invece "salva" il leader di Italia Viva: "Quello più intelligente mi sembra Matteo Renzi, che per la prima volta in vita sua parla pochissimo. Ha capito che farsi trasparente è meglio".
Silvio Berlusconi lancia la sfida finale al Terzo Polo e al centrosinistra in vista del voto del 25 settembre che si avvicina. Il leader di Forza Italia di fatto mette nel mirino Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi e spiega ai microfoni di Rtl 102.5 quale sarà il destino del Terzo Polo: "È del tutto impossibile che il centrodestra non abbia i numeri parlamentari per governare, il nostro governo chiamerà le energie migliori del paese dentro e al di fuori della politica". Poi l'affondo: "Renzi e Calenda sono il quarto polo, il terzo polo è formato dai Cinquestelle, loro sono quindi destinati all’inesistenza, non saranno mai l’ago della bilancia".
Il Cavaliere ha poi parlato dei suoi alleati: "La nostra alleanza dura da 28 anni, siamo amici e ci vogliamo bene con gli altri leader della nostra alleanza e non si correrà nessun rischio di rottura. Il centrodestra è unito da 28 anni e la sinistra non è stata capace di stare insieme per 28 giorni". Poi manda un messaggio all'Europa che si dice preoccupata per una eventuale vittoria del centrodestra alle urne: "L’Europa preoccupata da un governo Meloni? Noi faremo parte del governo Meloni, siamo la competente italiana del Ppe - ha aggiunto - come potrebbe l’Europa considerare pericoloso un governo di cui faremo parte anche noi?
Nuovo attacco all’Italia da parte della Russia. “La posizione della leadership italiana sulle sanzioni alla Russia è indecente", le dure dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “L'Italia in questo momento difficilissimo probabilmente ha dimenticato chi ha teso a suo tempo una mano. E ora l'Italia, con tutta la sua leadership, è in prima linea in un attacco al nostro Paese. Questa non è la posizione dei cittadini italiani che scrivono di vergognarsi di chi li governa, di non associarsi a questa posizione, di comprendere la genesi di questa crisi, ma la dirigenza italiana ha preso posizione. Questa è semplicemente una posizione indecente", ha detto la Zakharova al programma Solovyov all’indomani della conferenza stampa con cui Mario Draghi è tornato a puntare il dito contro Vladimir Putin per la guerra in Ucraina.
Famiglia di cinghiali a spasso in via Trionfale a pochi passi dalla stazione metropolitana di Ottavia. Non si ferma l'emergenza cinghiali a Roma, in particolare nella zona nord della città, di questa mattina l'ultimo avvistamento avvenuto all'altezza della stazione Ottavia dove 4 cuccioli e 1 adulto sono stati ripresi e fotografati in strada mentre cercavano cibo tra i cassonetti stracolmi di rifiuti.
E' quanto evidenzia un nostro lettore, Giovanni Conte, pendolare che ogni mattina prende due metropolitane e un treno per andare a studiare. "Tra guasti e sostituzioni in metro, ora dobbiamo affrontare anche il pericolo dei cinghiali, rido per non piangere. Mi chiedo dove sia l'amministrazione comunale, dove sta il sindaco e i suoi assessori. Non pensate sia arrivato il momento di sedervi a un tavolo e affrontare la questione?" Una passeggiata, con scorribande ormai quotidiane di cinghiali, sia di giorno che di notte, ferme ad ogni cassonetto invaso di rifiuti, a pochi metri di distanza anche dai servizi al cittadino. Un pericolo per pendolari, ma anche tante famiglie, costrette a prendere i mezzi pubblici per dirigersi a scuola o al lavoro.
Matteo Salvini non ci vede più e avverte il governo Conte. Se sbarcano i migranti della Sea Watch 4, Salvini denuncerà il governo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «La Lega denuncerà il governo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina se permetterà lo sbarco di questi altri 353 clandestini a bordo dell’ennesima nave straniera illegale». Così il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook postando un’immagine della nave Sea Watch con la comandante Carola Rackete.
Sorridono le tasche degli italiani, che temevano la beffa sul carburante dopo pochi giorni in cui si era quasi tornati ad una normalità di prezzi. È stato infatti prorogato il taglio delle accise sulla benzina e sul diesel, con un conseguente risparmio sull’Iva. I prezzi resteranno quindi più o meno simili a quegli degli ultimi giorni. “Con il decreto ministeriale firmato da me e dal ministro Roberto Cingolani abbiamo esteso di 10 giorni l'abbattimento di 25 centesimi dell'accisa sulla benzina e sul gasolio che viene quindi esteso fino al 2 maggio” l’annuncio del ministro dell'Economia Daniele Franco in conferenza stampa sul Def.
Paolo Bianchini, presidente di Mio (Movimento Imprese Italia), rilancia l’avvertimento di Carlo Bonomi, numero uno di Confindustria, per segnalare la crisi delle imprese italiane, travolte da eventi eccezionali che non hanno una risposta adeguata nelle mosse dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Bianchini, nei mesi della pandemia in prima linea per le riaperture dei locali, usa toni allarmistici: «Prima il Covid, adesso la guerra; prima l’emergenza sanitaria, adesso quella militare e umanitaria. Cambiano gli scenari, ma le conseguenze di queste situazioni, a causa di una politica miope e incapace, finiscono sempre addosso alle nostre aziende: l’allarme del presidente di Confindustria, Bonomi, che parla addirittura di un 47 per cento di imprese a rischio chiusura, rilancia di fatto quello che stiamo dicendo da tempo sulla totale inerzia del Governo Draghi, che assiste passivo a quella che rischia di essere una strage economica e sociale».
«Con il Covid, parlavamo di una variante imprese, perché, nella sostanza, eravamo noi quelli a pagare le conseguenze più pesanti - sottolinea ancora Bianchini - mentre prima il Governo Conte e, poi, quello Draghi mostravano tutta la loro incapacità a fronteggiare una situazione di reale emergenza non solo sotto il profilo sanitario, ma anche e soprattutto su quello economico. Peraltro, come abbiamo letto appena ieri, le risultanze del Comitato tecnico scientifico, su cui si sono basati questi governi, per chiudere il nostro settore, l’horeca, che prima del Covid costituiva il 30 per cento del Pil nazionale, erano infondate, come, del resto, abbiamo sempre denunciato, seppur inascoltati».
Dopo le terrificanti immagini di Bucha e la strage effettuata dai soldati russi arriva anche una durissima accusa per l’Ucraina e il suo esercito. "Ci sono denunce di violenza sessuale da parte delle forze ucraine e delle milizie della protezione civile di Kiev”, l’annuncio di Rosemary DiCarlo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite, parlando al Consiglio di Sicurezza. La missione di monitoraggio dei diritti umani dell'Onu in Ucraina sta verificando queste accuse, ha precisato la DiCarlo.
In generale più di un miliardo di persone nel mondo sono colpite dalla guerra della Russia in Ucraina. Sono circa 10 milioni le persone sfollate a causa dell'offensiva: si tratta “dello spostamento forzato di persone più rapido dalla Seconda guerra mondiale”. Il triste bollettino è segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, intervenuto anche lui al Consiglio di sicurezza.
Durissime accuse agli Stati Uniti, tra i principali responsabili della lunga guerra tra l’Ucraina e la Russia. Ad attaccare la Casa Bianca è Domenico Quirico, caposervizio esteri de La Stampa, ospite della puntata del 5 aprile di Tagadà, programma di La7 condotto nell’occasione da Alessio Orsingher: “Joe Biden non vuole assolutamente trattare con Vladimir Putin, sta ostacolando ogni tentativo di negoziato in modo scientifico. Ogni volta che c’è un avvio di una problematica trattativa attraverso la Turchia gli americani compiono qualche gesto o dicono qualche cosa per impedire che il negoziato si rassodi. Gli Usa stanno facendo una guerra diversa da quella che fanno gli europei. Gli Stati Uniti - svela Quirico - vogliono la caduta di Putin, non gliene importa niente di cosa succederà in Ucraina, è detto in maniera molto brutale, ma le cose bisogna dirle. Di quello che succede in Ucraina a Washington importa meno di zero. Se non che è un buon posto per indebolire l’avversario”.
“Lo scopo degli americani - continua ancora l’invettiva del giornalista de La Stampa - non è arrivare ad una sorta di coesistenza che salvi l’indipendenza dell’Ucraina e accontenti un po’ questo tiranno scatenato, il loro obiettivo è abbatterlo e sostituirlo alla guida della Russia. Gli europei fanno un’altra cosa e cercano di aiutare l’Ucraina per quello che è possibile, arrivando prima o poi ad un accordo che li sottragga a questo sanguinoso pasticcio senza troppe legnate e senza troppi danni. Sono due cose divaricate, non hanno alcun rapporto, gli americani - chiosa Quirico - hanno un altro obiettivo in testa, fanno un’altra cosa, vogliono far cadere questo signore che sta al Cremlino”.
Popolo arcobaleno in lacrime: niente bandiere Lgbt all’interno degli stadi dove si giocheranno le partite del Mondiale di calcio del Qatar. Lo ha annunciato il generale Abdulaziz Abdullah Al-Ansari, a capo del Comitato sicurezza dei Mondiali. Si tratta dell’ennesimo provvedimento restrittivo nei confronti di gay e compagnia variegata dopo la limitazione delle «manifestazioni pubbliche di affetto tra coppie e calciatori Lgbt».
Qatar 2022, niente bandiere Lgbt negli stadi
Le motivazioni sono chiare: i servizi di sicurezza non possono garantire l’incolumità di coloro che sono intenzionati a dare sfoggio della propria ideologia. «Se un tifoso sventolasse una bandiera arcobaleno gliela toglierei», precisa Al-Ansari. «Non per insultarlo, ma per proteggerlo. Perché se non lo attacco io, potrebbe farlo qualcun altro e non siamo in grado di garantire il corretto comportamento di tutte le persone. A quel tifoso chiederei poi che bisogno ci sia di sventolare quella bandiera in questo contesto», conclude ricordando che in Qatar l’omosessualità è un reato e il Paese non è disposto a cambiare la religione e il proprio ordinamento giuridico «per i 28 giorni della Coppa del mondo. Andiamo allo stadio per il calcio, la bandiera è un atto politico».
«Dobbiamo regolare una questione: mi ha messo troppe note e sta sbagliando», poi estrae una pistola e la punta alla tempia dell’insegnante: succede nell’inclusiva Firenze, dove uno studente quindicenne, di origine straniera, ha minacciato così la professoressa troppo solerte nell’affibbiare note.
La scena è stata ripresa con il cellulare da alcuni compagni di classe del ragazzo e rimbalzata di chat in chat e di aula in aula all’interno dell’istituto, prima di diventare virale sulle piattaforme social. E sebbene la pistola sia poi risultata essere una innocua imitazione, un giocattolo privato del tappino rosso, l’alunno, figlio di immigrati, ora dovrà affrontare provvedimenti disciplinari.
Studente straniero minaccia insegnante con una pistola giocattolo
I fatti sono avvenuti lo scorso 29 marzo in un istituto tecnico in provincia di Firenze. L’episodio è stato segnalato dalla direzione dell’istituto all’autorità giudiziaria e la Procura per i minori ha denunciato lo straniero per «minacce aggravate dall’aver agito per motivi di bullismo e ai danni di un incaricato di pubblico servizio», oltre che per interruzione di pubblico servizio. Lo scherzetto è costato alla famiglia dello studente una perquisizione da parte delle forze dell’ordine. A casa del ragazzo nessuna arma vera, ma la polizia ha sequestrato il cellulare del ragazzo per accertare che non vi sia materiale riconducibile ad altri atti d bullismo o minacce. «Era solo uno scherzo», così si è giustificato il giovane straniero. La Procura ha fatto sapere di avere avviato un’indagine per accertare il contesto socio-familiare del ragazzo.
Con un tweet abbastanza laconico, Elio Vito, deputato di lungo corso di Forza Italia e già capogruppo del partito di Berlusconi dal 2001 al 2008 alla Camera, ha annunciato la sua intenzione di lasciare i forzisti ed entrare nel Pd: “Oggi, 1° aprile, sono uscito da Forza Italia ed ho chiesto di aderire al Partito Democratico”. Un passaggio quasi scontato o, almeno, non troppo inaspettato. Vito aveva avuto già più di un ammiccamento verso il Partito Democratico, a tal punto da dimettersi dal ruolo di responsabile del Dipartimento Difesa e sicurezza di Forza Italia dopo il mancato appoggio al Ddl Zan. Tutto nella norma insomma. Se non fosse che il diavolo sta nei dettagli e che a qualcuno sia passata inosservata la data.
La premessa stavolta è la mediocrità politica di Mario Draghi, e coincide in modo deprimente con la conclusione, anche se ci prodigheremo nel dare le dovute spiegazioni per un giudizio che si basa semplicemente sull’osservazione dei fatti.
Mediocrità politica di Mario Draghi, parte prima
Forse una considerazione preliminare, nonostante il lapidario attacco, va fatta: era molto difficile, a mio modesto avviso, aspettarsi un bilancio tanto negativo. Magari non ci si sarebbe potuti attendere chissà quali meraviglie, dal sedicente “supermario”. Ma un tale livello di impalpabilità, quella forse no. La prima argomentazione che genera quasi naturalmente il giudizio sulla mediocrità politica di Draghi afferisce al banale concetto di opportunità.
L’unica azione di ampio respiro che il presidente del Consiglio ha dimostrato di avviare in questo suo anno di mandato, è nel merito della politica interna. E, tralasciando quasi per benevolenza quanto essa sia stata debilitante, tutto ciò che se ne è ricavato è la sua applicazione grazie alla sostanziale mancanza di opposizione. Sì, perché il caro supermario ha messo molta poca farina del suo sacco nell’operazione di appiattimento di qualsiasi opposizione o dissenso. Gli è stata concessa praticamente ogni cosa, da ogni formazione politica, al netto di qualche strillo del tutto futile (Lega e, in misura quasi inesistente, M5s).
Di dubbi sul Cts ne sono stati avanzati davvero molti, sin dalla sua istituzione: quale fosse il suo reale peso decisionale, quale legittimazione avesse all’interno di un ordinamento come il nostro, quanto davvero scientifiche fossero certe misure suggerite e poi adottate dal governo; e dulcis in fundo, se quell’eccessiva, evitabile verve comunicativa con relative dichiarazioni a ruota libera di alcuni suoi esponenti avesse un suo senso, o non fosse piuttosto un esercizio di narcisismo individuale.
Le confessioni postume di Greco (ex-Cts)
A rispondere ad alcuni di questi interrogativi, ecco giungere — inaspettate, tardive e che ci lasciano con la mascella per terra — le dichiarazioni di Donato Greco, ex componente del Comitato tecnico scientifico. Organismo, ricordiamo, decaduto dal 31 marzo, al venir meno dello stato di emergenza, e di cui nessuno a parte probabilmente il ministro Speranza sentirà la mancanza. Intervistato dalla trasmissione Un giorno da Pecora, Greco si è lasciato andare a un lungo sfogo che ha assunto i toni e la sostanza di un bel j’accuse, condito dalle immancabili autoassoluzioni. Sfogo che son tutti buoni a produrre dopo lo scioglimento del Comitato, a carte giocate e spalle coperte.
Con la guerra in Ucraina non si fa che attaccare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, rei di aver intrattenuto rapporti con Vladimir Putin. Peccato però che la sinistra preferisca nascondere la polvere sotto il tappeto. Infatti i veri affari con il presidente russo, oggi definito "animale" e "abominevole", li abbia conclusi niente di meno di Enrico Letta. A riportare alla mente quanto fatto dal segretario del Partito democratico è Francesco Storace, vicedirettore del Tempo. Il nastro si riavvolge a dieci anni fa: "Era il 26 novembre del 2013 e a Trieste faceva un freddo cane. E Putin si faceva pure attendere. Ma in quella mattinata gelida Enrico Letta non si fece scrupolo di benedire, proprio di fronte al suo interlocutore russo, la bellezza di 28 accordi nel nome dei due paesi".
Proprio così: ben 28 accordi. E tutti alla presenza delle squadre dei due governi quasi al completo. "Il Business Forum promosso dal Foro di dialogo italo-russo e organizzato dall’Ispi fu la culla, in quel novembre 2013, di numerosi accordi firmati con la benedizione di Putin e Letta - prosegue -. Equamente distribuiti in tre 'cluster', finanza, energia e industria". Un incontro quello tra il dem e lo zar, ad oggi difficile da credere. All'epoca infatti si parlava di un sostegno all’export che, secondo le previsioni di Sace, in Russia poteva crescere del 10,5 per cento nei quattro anni successivi, arrivando dagli 11 miliardi del 2013 ai 16 miliardi del 2017.
Dubbi. Sospetti. Indiscrezioni: l’ipotesi del virus del Covid “sfuggito” da un laboratorio di Wuhan continua ad alimentare la ricerca delle origini del ceppo virale che ha contagiato il mondo. A nutrirsi di ipotesi che alimentano ambiguità e diffidenza. Con il cono d’ombra addensato sul laboratorio cinese, quello della città di Wuhan da cui tutto è partito, che si estende ad ogni nuova indagine. Ed è sempre a quel laboratorio cinese, e alla possibilità che il virus Sars-CoV-2 sia fuoriuscito da lì che torna oggi anche Giorgio Palù, il presidente dell’Aifa. Che rispetto alle indagini precedenti, però, aggiunge un dato: «Lo spillover potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali. Il Sars-CoV-2 potrebbe essere il risultato di una manipolazione ma con scopo di ricerca, senza intenzioni malevole».
Palù rilancia l’ipotesi del virus scappato dal laboratorio di Wuhan
O meglio. In un’intervista al Corriere della Sera l’esperto rilancia l’ipotesi che la pandemia sia stata innescata da un incidente di laboratorio. «Lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro». Secondo il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, «è suggestivo un dato, che andrà comunque confermato da ulteriori verifiche di altri ricercatori. Il ceppo prototipo di Wuhan. Quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite. E tutte le varianti che ne sono derivate – anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale – presentano una caratteristica affatto peculiare».
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