Possibili nuovi sviluppi sull’inchiesta sulla pandemia. Come si legge su Il Giornale «secondo una fonte vicina alla Procura che indaga per epidemia colposa, dalle scrivanie del pool di magistrati di Bergamo coordinati da Maria Cristina Rota, rientrata recentemente da un periodo di ferie, sarebbero pronti a partire a giorni una raffica di avvisi di garanzia». Il Giornale titola: «”Procurata pandemia”. In arrivo i primi indagati. Trema (anche) Speranza». L’ipotesi su cui starebbe lavorando la Procura guidata da Antonio Chiappani, scrive Il Giornale, «ruota su una direttiva Ue, la 1082 del 2013 e ratificata in Gazzetta Ufficiale dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che obbliga l’Italia “a sviluppare un piano generico di preparazione a serie minacce transfrontaliere che potrebbero costituire un’emergenza sanitaria internazionale”».
Indagine pandemia, la tesi dei pm
Obbligo che non sarebbe stato rispettato – è la tesi dei pm – da ministri e dirigenti del ministero della Salute. «Nel mirino – si legge ancora su Il Giornale – ci sarebbero la stessa Lorenzin, Giulia Grillo e Roberto Speranza, titolari del dicastero dal 2014, Claudio D’Amario e il suo predecessore come responsabile della Prevenzione Ranieri Guerra (già indagato per false dichiarazioni ai pm sul report Oms sparito per le implicazioni politiche negative sull’Italia), il direttore dell’Iss Silvio Brusaferro e il capo di gabinetto di Speranza Goffredo Zaccardi, sentito nei giorni scorsi e le cui chat sono state passate al setaccio, e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, del quale la Finanza ha già acquisito chat integrali da febbraio a giugno 2020. È lo stesso filone che vede indagato l’ex direttore generale della sanità lombarda Luigi Cajazzo».
Pomodoro, non c'è più latta per le conserve: "Il frutto marcirà nei campi". La crisi dell'acciaio, un disastro per l'Italia
Ideati inizialmente dal francese Nicolas Appert, e consacrati una volta per tutte all'Esposizione di Parigi da Francesco Cirio nel 1867, le lattine che contengono i pomodori pelati sono ormai uno dei fiori all'occhiello della filiera alimentare italiana. Mentre in passato il problema poteva riguardare un'offerta troppo bassa per soddisfare la domanda, oggi il problema principale riguarda i contenitori. Infatti, dalla metà di luglio in avanti, quando la raccolta dei pomodori entra nel vivo, il rischio è quello di avere tonnellate di pomodori, ma senza la classica lattina che consente di trasportarli e soprattutto conservarli. L'Italia è tra i leader mondiali di produzione di conserve: sono oltre 5 milioni le tonnellate processate, testa a testa con la Cina e dietro soltanto agli Stati Uniti d'America.
Secondo quanto riporta La Repubblica, due terzi finiscono nelle latte di banda stagnata, il materiale che arriva in forma di bobine d'acciaio prevalentemente dalla Cina, per poi essere trasformato in barattoli dalle nostre imprese. "Poche grandi multinazionali e tante Pmi - spiega Giovanni Castelli, direttore di Anfima, l'associazione nazionale italiana dei Fabbricanti di Imballaggi Metallici e affini - concentrate in Emilia e tra Napoli e Salerno", vicino alle coltivazioni di pomodoro. "In pochi mesi il prezzo delle bobine è passato da 400 a oltre mille dollari a tonnellata" sottolinea Natasha Linhart, Ceo dell'azienda bolognese Atlante.
Ad essere colpito dall'aumento del prezzo dei materiali, non è stato soltanto il settore dei pomodori: "A fine 2020 i fornitori di birra hanno iniziato a tagliare i marchi minori, per la scarsità di lattine. Ma per l'agroalimentare è un'emergenza seria" aggiunge Linhart, avvisando che il rischio che si corre è quello di "lasciare i pomodori a marcire sui campi". A colpire il settore anche in questo caso sono state le conseguenze della pandemia. Mentre le acciaierie avevano abbattuto la produzione, in reazione alla domanda dell'industria automobilistica finita al tappeto, la domanda di alcuni prodotti di consumo - soprattutto alimentare - è schizzata alle stelle.
Letta ha sbagliato tutto: spunta il report top secret
Ddl Zan, tassa di successione e ius soli: il Pd continua a perdere terreno nei sondaggi e ora un report ci rivela il perché. Più Letta va a sinistra, più l'elettorato lo abbandona
C'è una rilevazione top secret che spiega molto bene il perché del tonfo del Partito democratico negli ultimi sondaggi. Gli italiani bocciano senza se e senza ma le tre principali crociate che sta portando avanti Enrico Letta: il ddl Zan, la tassa sulla successione e lo ius soli. I numeri sono da sfacelo totale: oltre il 60 per cento è contrario alla legge bavaglio che, mascherandosi dietro la lotta alla omotransfobia, introduce nuove pesantissime restrizioni alla libertà di pensiero; oltre il 75 per cento, invece, dice "no" alla reintroduzione di una imposta ingiusta che punta a far cassa sui patrimoni lasciati agli eredi; quasi il 70%, infine, si oppone alla cittadinanza facile ai figli degli immigrati. Percentuali che non lasciano ombra di dubbio su quanto stia facendo male al Pd la sbandata a sinistra dell'ex premier.
Ad ascoltarlo ogni volta che apre bocca, sembra che Letta non si accorga di quanto stia sbagliando. Ancora ieri, ospite di Non stop news su Rtl 102.5, è tornato a issare il vessillo della patrimoniale. "In Italia la tassa di successione c'è in modo totalmente minimale, dà un gettito annuo di meno di un miliardo mentre in Francia il gettito è di 14 miliardo", ha argomentato il segretario dem. "Trovo abbastanza incredibile che non vi sia, soprattutto per i patrimoni più ricchi". Il suo obiettivo (dichiarato) è andare a stanare chi ha avuto "la fortuna di nascere in una famiglia ricca" per agevolare chi invece ha avuto "la sfortuna di nascere in una famiglia povera". E, sebbene lui continui a ribadire che reintrodurre questa tassa, che vent'anni fa era stata depennata dal centrodestra, non debba essere visto come "uno scandalo", gli italiani non sono affatto d'accordo con lui.
Un recente report, che ilGiornale.it è riuscito a visionare in esclusiva, dimostra, numeri alla mano, quanto sia invisa questa proposta che contribuirebbe ad alzare ulteriormente la pressione fiscale nel nostro Paese. Analizzando i post e i relativi commenti prodotti nella settimana che va dal 25 al 31 maggio, "emerge una prevalenza di sentiment negativi (76,59%) rispetto alla quota di sentiment positivo, emerso nel 23,41%" dei campioni. Non solo. Scorrendo le parole usate con maggiore frequenza dagli utenti in relazione a questo argomento su Twitter, Instagram e Facebook trapela chiaramente l'incertezza verso l'immediato futuro. Nella "nuvola", accanto a patrimoniale, imposta e soldi, troviamo infatti licenziamenti, tasse e soli. "È un atto di autolesionismo che finisce per creare un clima di diffidenza e barriera nel rapporto con ceto medio produttivo", aveva ammesso nei giorni scorso il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Anche gli ex renziani di Base Riformista la pensano allo stesso modo. "Finora le 'bandierine' che abbiamo piantato - hanno ammesso anche altri dem - non sono servite a nulla...".
C'è l'effetto SuperMario: la Borsa torna ai massimi
L'indice di Piazza Affari tocca il picco di 13 anni fa: al rialzo le previsioni sull'economia
La bella addormentata nel bosco delle Borse mondiali si è svegliata. Ieri l'indice FtseMib di Piazza Affari ha toccato i 25.553 punti, una quota che non raggiungeva dalla prima settimana di ottobre del 2008, in piena crisi Lehman Brothers. Da allora, in questi quasi 13 anni, la Borsa italiana era sempre rimasta sotto quei livelli, in beata solitudine: il listino tedesco, come altri europei, aveva recuperato i livelli pre-Lehman già dal 2014; Tokio un anno prima; Wall Street addirittura dal 2011. Milano niente: per 13 anni è stata dimenticata dai grandi investitori mondiali. Ieri il risveglio. Non casuale. «Sono almeno tre mesi - ci dice un gestore che legge tutti i giorni i report dei migliori analisti su piazza - che la Borsa italiana attira l'interesse: chi cerca nuovi rendimenti, difficilmente esprimibili dai mercati andati al massimo, scopre che l'Italia è rimasta ferma a 13 anni fa. E la differenza, rispetto a prima, ora la fa il suo attuale premier: Mario Draghi».
Così, da ieri, questo leitmotiv che circola da settimane tra chi nel mondo legge Financial Times ed Economist, comincia a farsi più concreto. E non è un caso che, proprio nella giornata di ieri, sia stato lo stesso presidente del Consiglio a uscire allo scoperto sul tema: «Tutti gli enti internazionali - ha detto andando in visita dagli imprenditori del distretto ceramico modenese - stanno rivedendo al rialzo le previsioni sull'economia italiana».
Donald Trump, il New York Times: "Pensa di essere reintegrato presidente ad agosto". Il fedelissimo: "Presto un golpe"
Non si è ancora arreso, Donald Trump. L'ex presidente degli Stati Uniti, infatti, torna a farsi sentire nonostante la cacciata da diversi social e la chiusura del suo blog. Le indiscrezioni vengono rilanciate dal New York Times, dalla firma, Maggie Haberman, secondo la quale il tycoon "sta dicendo a un certo numero di persone con cui è in contatto che si aspetta di essere reintegrato come presidente entro agosto".
Una sorta di teoria cospirativa, che secondo il NYT servirebbe a mobilitare il nucleo di suoi fedelissimi ancora in campo: le possibilità di un reintegro, infatti, sono di fatto inesistenti.
E ancora, lo scorso sabato, 29 maggio, i trumpiani si sono ritrovati a Dallas, nell’Hotel Omni, per un raduno titolato For God and Country Patriot Roundup Saturday. L’avvocata Sidney Powell, protagonista con Rudy Giuliani della battaglia giudiziaria per tentare di ribaltare il risultato elezioni in cui si è affermato Joe Biden, ha detto che Trump "potrebbe semplicemente tornare presidente".
Ma non è tutto. Pesantissime le parole di Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale, il quale ha aggiunto che "si potrebbe pensare a un colpo di Stato simile a quello del Myanmar". Parole poi frettolosamente smentite, ma che lì restano.
Plastica, così l'Europa penalizza le aziende italiane
Finite al centro delle polemiche le linee guida della Commissione europea sulle plastiche monouso che colpiscono anche i prodotti in carta. L'Italia si dovrà adeguare entro il 3 luglio ma la politica è in subbuglio
Dall’Unione europea arriva l’altolà alle plastiche usa e getta. Bastoncini cotonati, posate, piatti e cannucce sono alcuni degli articoli finiti nella black list europea che include anche bicchieri e contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxodegradabile. Si tratta di prodotti per i quali "esistono sul mercato alternative convenienti senza plastica".
La strategia europea prevede anche la riduzione del consumo di attrezzi da pesca, sacchetti monouso, bottiglie, piatti e bicchieri in carta anche se con un solo strato di plastica e via dicendo. Servirà, assicurano da Bruxelles, a diminuire i rifiuti marini e promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli di business, prodotti e materiali innovativi e sostenibili. Le novità sono contenute nelle linee guida adottate dalla Commissione europea per l’applicazione della direttiva sugli articoli monouso in plastica, la 904 del 2019, anche conosciuta come Sup (Single use plastic).
Sulla svolta ecologista il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Frans Timmermans ha dichiarato che: "Ridurre l’uso della plastica monouso aiuta a proteggere la salute delle persone e del pianeta. Le regole dell’Unione europea sono un traguardo fondamentale nell’affrontare i rifiuti marini. Stimolano anche modelli di business sostenibili e ci avvicinano ad un’economia circolare dove il riutilizzo precede l’uso singolo. Questo è l’obiettivo del Green Deal europeo: proteggere e ripristinare il nostro ambiente naturale, incoraggiando al contempo le imprese ad innovare".
"L'uomo è una macchina sessuale": così spararono a Andy Warhol
Valerie Solanas sparò a Andy Warhol il 3 giugno 1968: il movente, lungi dall'essere ideologico, è apparso da sempre di tipo personale
L’ultimo piano del Museo di Capodimonte a Napoli si apre con un’immortale opera della pop art dedicata a un simbolo italiano e partenopeo: il Vesuvio. L’ha realizzata Andy Warhol, padre appunto della pop art e genio creativo della Factory in cui confluirono in maniera assidua oppure occasionale personaggi come Nico (Christa Paffgen) e i Velvet Underground, i Rolling Stones, Bob Dylan, Allen Ginsberg, Salvador Dalì e Amanda Lear, Truman Capote.
Warhol dipinse il Vesuvius (anzi un Vesuvius, dato che ne esistono diverse versioni) conservato a Capodimonte nel 1985, ma potrebbe non averlo realizzato. Non lo avrebbe fatto se nel 1968 fosse morto a causa di un attentato alla sua vita organizzato dalla femminista Valerie Solanas. Attentato che fallì, sebbene l’artista rimase sempre scioccato dall’avvenimento e alcuni ex giovani della Factory avrebbero sempre pensato a Solanas con risentimento.
L’Italia e l’obbligo vaccinazione per il personale sanitario
Nei giorni scorsi è arrivato il via libera definitivo dell’Aula della Camera al decreto legge in materia di vaccini contro il Covid-19, che oltre a esentare i somministratori del vaccino dalla responsabilità penale per omicidio colposo o lesioni personali colpose, qualora tali eventi si producano in conseguenza della vaccinazione, introduce, come riportato da IlSole24Ore, il discusso obbligo di vaccinazione per il personale sanitario e socio-sanitario che svolge la sua attività nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private, nelle farmacie, para-farmacie e studi professionali. Una misura di cui si sta discutendo in molti Paesi europei – e non solo – e che vede l’Italia come una sorta di “apripista” in materia, sicuramente nell’ambito dell’Unione europea. Come riporta – fra gli altri – anche il Financial Times, l’Italia di Mario Draghi, infatti, è il primo Paese in Europa a introdurre l’obbligo di vaccinazione contro il Covid-19 per il personale sanitario e socio-sanitario. Laura Palazzani, vicepresidente vicario del Comitato Nazionale per la Bioetica, ha appoggiato l’iniziativa: “I vaccini sono un obbligo etico per gli operatori sanitari: il loro dovere professionale di curare i malati li obbliga a evitare la trasmissione del contagio, ad operare in condizioni di sicurezza e a fornire informazioni attendibili. sull’importanza dei vaccini per la protezione della salute pubblica”.
Che l’Italia sia la prima – e per il momento, l’unica – nazione europea a introdurre tale provvedimento lo conferma anche Daniele Granara, costituzionalista e docente di diritto costituzionale a Genova e a Urbino che rappresenta un centinaio, per ora, di professionisti della sanità che non hanno alcuna intenzione di vaccinarsi contro il Covid 19, e che si preparano a ricorrere al Tar contro il decreto del governo Draghi. Come dichiara Granara a La Stampa, infatti, “l’Italia è l’unica nazione in Europa che ha un obbligo vaccinale. In Francia, per esempio, non si vaccina nessuno. Quindi noi portiamo avanti la nostra battaglia di civiltà”. Secondo l’onorevole Claudio Borghi della Lega, l’Italia sarebbe addirittura “l’unico Paese al mondo insieme al Costa Rica” ad aver introdotto tale obbligo, anche se è complesso verificare con assoluta certezza tale affermazione. Ciò che è sicuro è che l’Italia non è seconda a nessuno, in questo contesto.
Tutti contro tutti, il pasticcio dei 4 a tavola è servito
Dovrebbe tenersi domani un tavolo tecnico che affronterà la questione relativa al limite delle 4 persone sedute al tavolo di bar e ristoranti nelle zone bianche. Lo si apprende da fonti di governo.
Ieri le regioni e il centrodestra avevano ritenuto la misura troppo penalizzante e, viene spiegato, molto probabilmente si arriverà a un compromesso mantenendo il limite solo per i ristori al chiuso. Il limite, secondo l’interpretazione del ministero degli Affari regionali, è da considerarsi valido, invece, per le zone gialle. Nella stessa giornata è stata poi convocata la conferenza delle regioni, convocata dal presidente Massimiliano Fedriga. Nelle interlocuzioni avvenute nella serata di ieri sulla limitazione di 4 posti a tavola nelle zone bianche «si è fatto presente che, considerato come le decisioni assunte sino ad ora (linee guida in primis) siano sempre state condivise in un clima assolutamente collaborativo e di rispetto istituzionale, ha sorpreso che l’interpretazione del governo sul tema sia avvenuta in maniera autonoma». È quanto trapela da fonti delle Regioni. «Il tavolo tecnico dove sarà affrontata la questione relativa al limite di 4 persone al tavolo nei ristoranti segue la richiesta in tal senso inviata dalla conferenza delle regioni. L’ipotesi del limite di 4 persone al chiuso non è stata proposta ufficialmente alle Regioni e non trova riscontro», si aggiunge.
Contro il limite dei quattro a tavola si scaglia anche Salvini. «C’è ancora qualcosina da sistemare: ho chiesto a Speranza di evitare la ridicola limitazione dei 4 a tavola al ristorante che, almeno nelle zone bianche, non ha più senso». Così, parlando con i cronisti, Matteo Salvini.
Vaccino, caos all'open-day a Bologna: insulti, risse e malori. Carabinieri costretti a intervenire
L'Open Day vaccinale all'hub della Fiera di Bologna è finito in una sostanziale disgrazia. Tutto vero: tensioni, risse, svenimenti, insulti. Tutto inizia già nel corso della notte: circa 5mila persone si sono accampate e messe in fila per ricevere una delle 1.200 dosi disponibili del siero Johnson & Johnson. E già la tensione saliva, con i carabinieri costretti a intervenire su chiamata dell'organizzazione. Il punto è che oltre alle tensioni per presunte file saltate, alcune persone hanno iniziato a sentirsi male, sono insomma collassate.
E ancora, fuori dall'hub, come detto, tensione alle stelle per la gestione della fila: alcuni la avrebbero saltata, affermano i presenti, così si è passati agli insulti prima e agli spintoni e alle botte poi.
REFERENDUM 2 GIUGNO 1946, AVEVA VINTO LA MONARCHIA ?
Nella giornata del 2 e nella mattinata del 3 giugno 1946 si tenne in Italia il Referendum per scegliere la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia. Il Referendum fu a suffragio universale e, per la prima volta in Italia, votarono anche le donne.
Furono esclusi dal voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito (sic), ma non se ne fece più niente.
Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani.
Il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicano a Pio XII° (chissà perchè solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere.
Nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annuncia al Re Umberto II° che la Monarchia aveva vinto.
Dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia, iniziarono una serie di oscure manovre ancora non del tutto chiare: nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell’epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno, dunque i voti giunti al ministero dell’Interno all’ultimo momento, che avevano dato la vittoria alla repubblica, erano scaturiti dal nulla.
2/6/1946: repubblica a ogni costo, tra inganni e minacce. La storia non detta
In questi giorni assistiamo a solenni celebrazioni della Repubblica, convegni, mostre fotografiche, e lo stesso capo dello Stato ha parlato della festa della Repubblica invitando gli italiani a riaffermarne i valori. Ma quali sono questi valori? E soprattutto, come nacque questa repubblica, quell’ormai lontano 2 giugno di 70 anni fa? Non è corretto, verso i nostri giovani, nascondere loro la metà della storia. I nostri governanti, ormai tutti repubblicani da tempo, sanno benissimo come nacque la repubblica e in quale clima di guerra civile si svolse il referendum, e con quali garanzie di trasparenza. Anzi, non era un clima di guerra civile, era ancora guerra civile. Nel nord Italia le bande partigiane comuniste continuavano ad assassinare chi non la pensava come loro: preti, fascisti, possidenti, cattolici, e anche semplici nemici personali. La guerra non era finita da un anno, e ancora si regolavano i conti con coloro che si pensava avessero potuto essere di ostacolo alla dittatura comunista che si pensava di installare in Italia quanto prima, con la complicità, l’appoggio, le armi e i soldi dell’Unione Sovietica.
"Epidemia colposa". Bomba in arrivo dalla Procura, valanga di indagati: tremano Speranza e Lorenzin
Qualcosa si muove negli uffici della Procura di Bergamo, pronti a sganciare la bomba sulla sanità italiana e la gestione della pandemia dovuta al Covid. La rivelazione è de Il Giornale, che spiega come una fonte abbia rivelato che i magistrati coordinati da Maria Cristina Rota sono pronti a far partire una valanga di avvisi di garanzia sull’indagine per epidemia colposa. Una direttiva dell’Unione Europea del 2013 obbligava l’Italia “a sviluppare un piano generico di preparazione a serie minacce transfrontaliere che potrebbero costituire un'emergenza sanitaria internazionale”.
E l’ipotesi dei pm è che a tale si sarebbero sottratti ministri e dirigenti del ministero della Salute e chi avrebbe dovuto tradurre le linee guida in piani operativi regionali. I nomi nel mirino della Procura bergamasca, riferisce sempre Il Giornale, sarebbero quelli di Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo: uno è l’attuale Ministro della Salute, le altre due hanno occupato in precedenza la stessa poltrona. Oltre a loro nella lista dei destinatari degli avvisi di garanzia ci sarebbero Claudio D’Amario, Direttore Generale della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute da febbraio 2018, il suo predecessore Ranieri Guerra (indagato per le false dichiarazioni sul report Oms), Silvio Brusaferro, il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto di Speranza e infine Giulio Gallera, ex assessore al Welfare in Lombardia. L’estate si annuncia bollente.
I film che segnano un cinefilo: 2, Il Signore degli Anelli
Grandi classici, cult, capolavori e film estremamente importanti nella formazione emotiva e culturale di un appassionato di cinema qualunque. Proviamo a fare un bel miscuglio di questi fattori, ma soffermiamoci sulla percezione personale: quali sono i film che più vi hanno segnato, accompagnato, cresciuto?
Chiediamo la vostra opinione, partendo da quella di chi scrive, da quella del sottoscritto. Ogni settimana vi proporrò uno dei film che più hanno segnato la mia passione per La Settima Arte, cercando di spiegarvi perché. Voi, se volete, farete lo stesso e mi direte i vostri. Più giù vi spiego come.
Il Signore degli Anelli: le tematiche dell’integrazione dell’ombra, della lealtà e della forza d’animo
Il Signore degli Anelli resta sicuramente il miglior blockbuster, il miglior film d’azione degli ultimi vent’anni, se non di più. Ok, tecnicamente sono tre film, ma non importa (comunque conta per uno!); parliamo di circa 10 ore di montato che scorrono con una velocità estrema, con continuità. Di queste ore, si piange la metà del tempo. Sarà la catarsi, forse la colonna sonora a valorizzarla, la perdita di alcuni personaggi che vi ha segnato l’infanzia e la vita; sicuramente un insieme di elementi. Sarà che Il Signore degli Anelli, fra le varie saghe amate da tante generazioni, è quella più completa e più capace di funzionare a vari livelli. Funziona perché parla di amicizia, di sacrificio, di un viaggio fisico che ne rappresenta un altro interiore. Racconta di quando sei diviso fra il bene e il male, spaccato a metà, però hai una forza d’animo e una purezza che non lasciano dubbi. Ogni Frodo, con il suo Sam, sa che poi la scelta è una sola. La storia, tratta dai capolavori letterari di Tolkien, ha la funzione di motivare le persone e trasmettere un’energia inesauribile. Meglio di un integratore di vitamine.
QUEI BROGLI AL REFERENDUM COSTITUZIONALE GRANDI QUANTO UNA REPUBBLICA
Un milione e mezzo di italiani non ammessi al voto, immissioni di schede e repressioni nel sangue con morti per chi contestava i risultati. Ecco come è nata la nostra Repubblica.
A cura di Michele Gottardi – Sono trascorsi 74 anni dal referendum istituzionale tenutosi il 2-3 giugno 1946 che trasformò radicalmente la forma di Stato del nostro Paese, sette decenni lunghi e ricchi di storia in cui l’Italia è cresciuta e ha guadagnato un notevole peso a livello internazionale, anche se negli ultimi anni, causa la crisi economica, è apparsa debole e inerme. La politica, amata e odiata dai cittadini del Belpaese, ci ha svelato i suoi segreti più nascosti: scandali, processi, trattative con la mafia, brogli. È proprio di quest’ultimi che vogliamo parlare, non in riferimento alle consuete elezioni cui siamo chiamati a partecipare, ma proprio a quel referendum che è stato il seme dell’Italia repubblicana. Le vicende che tratteremo non sono molto conosciute sia perché sono state oscurate al loro nascere sia perché all’epoca era molto rischioso parlarne, ma sono convinto che oggi l’argomento non debba più essere un tabù, ma un aspetto della nostra storia cui siamo tenuti a confrontarci.
Magistratura, il giudice nomina il suo amico? Non c'è nessun reato: la sentenza è uno schiaffo
Se un cittadino chiede un favore di qualsiasi tipo ad un politico, quest' ultimo risponde nella migliore delle ipotesi di abuso d'ufficio, altrimenti di corruzione. Se un favore, come una nomina o un incarico, lo chiede un magistrato ad un componente del Csm non succede nulla trattandosi di "autopromozione". È il "doppio binario" che assolve i signori in toga e punisce con l'arresto i comuni mortali. «La legge per i nemici si applica, per gli amici si interpreta», diceva Giovanni Giolitti che aveva già capito tutto un secolo prima di Luca Palamara. Un esempio di applicazione del diritto per coloro che non hanno il privilegio di indossare la toga viene dalla recente sentenza numero 21006 della Cassazione. In estrema sintesi, risponde di concorso in abuso d'ufficio chi "convince" il pubblico ufficiale a non compiere il proprio dovere, non trattandosi di una semplice segnalazione che lascia libertà di agire, bensì di una istigazione determinante per la decisione finale. I cultori del diritto potranno obiettare che nel caso affrontato dalla Cassazione, un multa non elevata dalla stradale, si configura un vantaggio patrimoniale. Per i magistrati, differenziandosi fra loro solo per funzioni, non ci sarebbe alcun incremento di stipendio fra chi, a parità di anzianità di servizio, viene nominato procuratore e chi resta pm. Però c'è il danno ingiusto: il meccanismo emerso dalle chat ha danneggiato chi non aveva santi in paradiso, quindi al Csm.
Donald Trump, ora i suoi seguaci sognano la secessione
Iseguaci di Donald Trump sognano la secessione. Non dall'intera Unione ma almeno dagli Stati in mano ai democratici. Sulla costa occidentale, California, Oregon e Washington costituiscono un bastione quasi inpugnabile del voto “liberal”. Ma anche qui vivere elettori di destra, concentrati soprattutto nelle zone orientali, quelle agricole. In queste aree la gente non si sente rappresentata dalle politiche dei rispettivi Stati che guardano soprattutto alle città, all'alta tecnologia e alla telecomunicazioni. E il voto presidenziale lo mostra bene: nelle zone urbane ha vinto Joe Biden , in campagna Trump.Così, il 18 maggio scorso cinque contee dell'Oregon hanno votato in un referendum locale perché venga passato l'iter per passare col vicino Idaho dove governatore è il repubblicano Brad Little e le tasse sono basse. Si aggiungono alle due contee che si erano espresse a favore della stessa cosa l'anno scorso. Pure in California c'è un movimento analogico in almeno cinque amministrazioni locali.
Boss scarcerati per una firma sbagliata: la Corte d’appello di Palermo annulla 15 condanne
Sentenza clamorosa a Palermo. Per un vizio di forma tornano in libertà 15 tra boss e gregari del mandamento mafioso di Brancaccio a Palermo. Le condanne in primo grado erano state pesantissime.
La Corte di appello ha infatti dichiarato nullo il decreto che aveva disposto il giudizio e ordinato l’immediata scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. I giudici hanno disposto la scarcerazione di tutti limitando le misure restrittive al solo obbligo di firma.
Il procedimento nasce da un’inchiesta del 2017 della Dda di Palermo che azzerò il mandamento di Brancaccio. Secondo i legali di alcuni imputati il gup che dispose il rinvio a giudizio si sarebbe dovuto astenere perché aveva firmato le proroghe delle intercettazioni.
Nonostante le eccezioni dei difensori si è celebrato il primo processo.
Il cavillo che ha fatto saltare tutto: chi ha firmato la proroga delle intercettazioni
Oggi la Corte d’appello, presieduta da Mario Fontana, ha quindi recepito il pronunciamento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha accolto la tesi dei difensori di alcuni imputati secondo cui il gup che firmò i rinvii a giudizio era incompatibile in quanto in precedenza aveva firmato alcune proroghe di intercettazioni in qualità di gip. La corte d’Appello ha dunque annullato il processo di primo grado per i quindici imputati con l’accusa di far parte delle famiglie mafiose di Brancaccio.
Il prof anti Meloni rincara la dose: "La mia non era ironia..."
Il professor Guido Saraceni, che pochi giorni fa ha ironizzato sull'autobiografia scritta da Giorgia Meloni, oggi è tornato ad attaccare il leader di FdI
Il prof. Guido Saraceni torna ad attaccare Giorgia Meloni. Il docente di filosofia giuridica all’Università di Teramo, in un post su Fabook spiega, a noi del Giornale, che non era affatto ironico quando attribuì al leader di FdI “la solita boriosa arroganza da urlatrice di piazza”.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo i fatti. La Meloni pubblica la sua autobiografia 'Io sono Giorgia' e, da quel momento in poi, a sinistra, parte la gara di antifascismo. Prima una libraia romana si fa pubblicità rifiutandosi di vendere quel libro, poi un professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia pubblica la fotografia di uno scaffale Feltrinelli col tomo della Meloni rivolto a testa in giù, stile Mussolini a Piazzale Loreto. Infine, arriva Saraceni, autore del libro L'oceano in una goccia, che pochi giorni fa pubblica una foto con i due libri uno accanto all'altro con il solo intento di sbeffeggiare l'opera del leader di FdI.“In questo momento io e Meloni siamo insieme in libreria (!) con i nostri rispettivi libri”, scrive Guido Saraceni che accusa la Meloni di imitare "maldestramente la bellissima modella che rende ipnotica la copertina del mio romanzo”. E aggiunge: "Solo che lei, con la solita boriosa arroganza da urlatrice di piazza, occupa intere vetrine, mentre il mio romanzo si trova educatamente, rispettosamente e democraticamente, sugli scaffali". A questo punto ilGiornale.it riporta l'episodio e, indirettamente, gli chiediamo di spiegarci cosa vedesse di spassoso nel dire che Meloni ha la “solita boriosa arroganza da urlatrice di piazza”, visto e considerato che Saraceni, tra i commenti, aveva lasciato un 'avviso ai naviganti' precisando che il suo post "è ironico" e che"alla fine c’è anche una faccina che ride".
"Un premio all'omicida". E l'assassino di Anna resta libero
Mentre la complice ha scontato la pena, Filippo De Cristofaro, autore dell’omicidio della skipper Anna Curina, è riuscito a evadere. Le critiche dell’avvocato Stefano Tornimbeni: “La valutazione del magistrato di sorveglianza lascia sgomenti”
Rubare a ogni costo il catamarano dell’amica 31enne pesarese Anna Curina e veleggiare in tutto il mondo. È stato questo il movente che ha spinto la coppia formata dal 34enne Filippo De Cristofaro e dalla 17enne Diana Beyer a compiere un atroce delitto. Milanese lui e olandese lei, per raggiungere l’obiettivo, De Cristofaro e Beyer hanno massacrato Curina. Il corpo della vittima è stato gettato in mare appesantito con un’ancora da 17 chili. Il piano diabolico è stato messo a segno mentre l’imbarcazione viaggiava a largo di Senigallia, in provincia di Ancona, ma è durato poco: 18 giorni dopo, un peschereccio che pescava a strascico ha recuperato il cadavere e gli assassini sono stati arrestati. Il crimine commesso il 10 giugno del 1988 è passato alla storia della cronaca nera come il “delitto del catamarano”. L’autore dell’omicidio, condannato all’ergastolo, dopo un secondo permesso premio, è fuggito e oggi è "uccel di bosco" come lo definisce il legale della famiglia di Anna Curina, Stefano Tornimbeni. “Per il magistrato di sorveglianza – spiega l’avvocato a IlGiornale.it - evidentemente l’ipotesi di una nuova fuga era una considerazione troppo complessa da elaborare”.
Le fasi che hanno preceduto il delitto
Uniti da amore ma anche dalla passione per i viaggi in barca a vela, Filippo De Cristofaro e Diana Beyer si erano conosciuti durante un viaggio di lui in Olanda. Il milanese era separato e con una figlia, lei invece era libera e ha deciso di abbandonare i genitori per fuggire con l’uomo della sua vita, condividendone tutte le esperienze in mare. Poi è arrivata l’occasione: un amico comune della coppia e di Anna Curina li ha messi in contatto. Così è stata pianificata la partenza verso le Baleari. Qui è maturata l’idea omicida di De Cristofaro: “Questa - avrebbe detto secondo fonti Ansa il milanese alla fidanzata - è l’occasione buona per andare finalmente io e te in Polinesia. Ma per avere il catamarano dobbiamo far sparire lei”. Dopo uno screzio nato nella coppia, a causa di De Cristofaro che lamentava di dover fare sempre tutto da solo, Beyer, per compiacerlo, si sarebbe offerta di uccidere la skipper: “Se vuoi, ci provo io”, avrebbe detto. Alla proposta della fidanzata De Cristofaro si sarebbe detto favorevole, consigliandole di uccidere la Curina con un colpo alla testa. Proposta respinta al mittente: “Non me la sento - avrebbe risposto la Beyer - il sangue mi fa impressione. Perché non proviamo invece col veleno?”. Accordo raggiunto.
L’omicidio di Anna Curina
Erano le 13.30 circa del 10 giugno quando Anna Curina e la coppia ospite a bordo del suo catamarano Arx sono partiti dal porto di Pesaro. Poco dopo il piano diabolico è stato messo in atto. Il milanese ha preparato delle gocce di ansiolitico che la Beyer ha versato nel caffè della skipper. Lui sapeva già che quella medicina non avrebbe avvelenato la donna, rivelandolo alla fidanzata solo in un secondo momento. L’obiettivo di De Cristofaro era infatti quello di stordire la vittima per ucciderla in modo violento. Dopo aver bevuto qualche sorso la Curina ha notato un sapore strano facendo sorseggiare la bevanda al suo ospite per un parere. L’uomo, fingendo di bere, le ha dato ragione buttando il liquido in mare.
Poco dopo la skipper, avvertendo dei dolori allo stomaco si è ritirata in cabina per riposare. Un malessere che via via è andato scemando. Proprio per questo motivo De Cristofaro ha consegnato alla fidanzata un coltello spingendola a commettere il delitto: “Ti amo tantissimo – le avrebbe detto - se farai questo per me non lo dimenticherò per tutta la vita”. Accompagnata dal fidanzato, la 17enne è entrata in cabina, colpendo la skipper a un fianco. Vedendo Curina sanguinare, Beyer è fuggita terrorizzata. Subito dopo De Cristofaro è entrato in cabina per prestare un finto soccorso alla donna. L’ha accompagnata fuori con la scusa di tamponarle le ferite e invece, con tre colpi di machete in testa, l’ha uccisa. Il cadavere è stato avvolto in una coperta e legato a un’ancora di 17 chili. Poi è sprofondato nel mare.
La scoperta dell’omicidio
Consumato il delitto, la coppia ha continuato il viaggio e, il giorno dopo, De Cristofaro ha dato appuntamento a un amico, Pieter Groenendijk, a Porto San Giorgio. Da qui l’uomo di origini olandesi si è imbarcato il 12 giugno a bordo dell’Arx, ribattezzata Fly2 dall’assassino. Per i tre ha avuto quindi inizio il viaggio verso la Sicilia. La navigazione è andata avanti ed è trascorsa bene per diversi giorni. Fino 28 giugno, quando i navigatori hanno deciso di puntare verso la Tunisia. Contestualmente, a largo di Senigallia, il peschereccio Azzurra83 ha recuperato casualmente il cadavere di Annarita Curina. Il ritrovamento di quel corpo ha fatto in poco tempo il giro di tutti i media e, mentre i tre si dirigevano nella nazione africana, hanno appreso dalla radio la notizia. Per la coppia era giunto il momento di scappare. Arrivati in Tunisia, i tre hanno abbandonato il catamarano fuggendo a piedi. Il 19 luglio la polizia tunisina li ha intercettati e arrestati.
La condanna degli assassini
La coppia non ha avuto il tempo di concordare un’unica versione dei fatti prima della cattura. Però il milanese, secondo gli inquirenti, avrebbe detto alla fidanzata di assumersi la responsabilità del reato: “A te non possono punirti – avrebbe suggerito l’uomo – perché sei minorenne. Se ti prendi la colpa ci riabbracceremo presto”. Ed è stato così che la Beyer ha detto di aver ucciso da sola la Curina. Il movente: gelosia. Le spiegazioni della ragazza però non erano convincenti e così, dopo un lungo interrogatorio, De Cristofaro è crollato, confessando di avere ucciso la skipper per impossessarsi della sua barca. Per lui è arrivata la condanna all’ergastolo, confermata dalla Corte di Cassazione il 5 giugno del 1991. Per la Beyer invece, il tribunale dei minori, il 17 dicembre del 1988, ha deciso una condanna a sei anni e sei mesi di reclusione. L’olandese Pieter Groenendijk è stato giudicato estraneo al delitto.
Le fughe di De Cristofaro: “La valutazione del magistrato di sorveglianza lascia sgomenti”
La condanna di Filippo De Cristofaro non è mai stata scontata in pieno. Nel 2007 infatti l’assassino è evaso dal carcere per essere ripreso un mese dopo in Olanda e, nel 2014, ha ottenuto un permesso premio che ha sfruttato per un’altra fuga. Catturato nel 2016 in Portogallo, cinque mesi dopo è stato scarcerato per decorrenza dei termini di carcerazione detentiva ed è riuscito ancora una volta a fuggire. Sembra che la pratica di estradizione non sia andata a buon fine, in quanto in Portogallo non è prevista la pena dell’ergastolo.
“Nel 2014 il magistrato di sorveglianza” - spiega a IlGiornale.it l’avvocato che tutela la famiglia di Anna Curina, Stefano Tornimbeni – con una valutazione che lascia sgomenti, ha pensato bene di garantire un altro permesso premio all’ergastolano, che era già evaso una prima volta, dimostrando di non avere alcuna voglia di restare in carcere. E così, in occasione del secondo permesso premio, il criminale si è, guarda caso, reso uccel di bosco. Ma evidentemente per il magistrato l’ipotesi di una nuova fuga era una considerazione troppo complessa da elaborare”.
L’avvocato Tornimbeni esprime il proprio disappunto su più aspetti relativi al sistema giudiziario, raccontando anche il dolore della famiglia di Anna Curina. “Come si può amministrare la Giustizia in questo modo? - chiede l’avvocato, che prosegue - Che considerazione ha dimostrato il magistrato nei confronti dei familiari della povera Annarita Curina? Che considerazione ha dimostrato il magistrato nei confronti delle Forze di Polizia che per ben due volte, per stipendi indecorosi, hanno profuso indicibili sforzi per arrestare nuovamente l’assassino? Di fatto il magistrato non ha considerato in alcun modo né i familiari delle vittime né le Forze di Polizia, essendo troppo occupato a garantire tutte le tutele al criminale, negandole, di fatto, alla parte lesa. La mia indignazione è quella della famiglia Curina che, pur rimanendo sempre lontana dai riflettori, non ha potuto fare a meno di esprimere, tramite me, il proprio sconforto”.
di per www.ilgiornale.it
L'ex grillina di ferro asfalta Grillo e Conte: "Vi dico tutto"
Barbara Lezzi, la pasionaria ex grillina sospesa dal Movimento dopo il no a Draghi, si racconta: il futuro politico, il rapporto con Casaleggio jr e con gli ex compagni di lotta. Ecco cosa bolle in pentola
"Mi dispiacerebbe se tutto finisse con il senso di incompiuto che provo ora". Barbara Lezzi, senatrice leccese ed ex ministro per il Sud, è rimasta fedele all’ortodossia grillina. Dal Gruppo Misto, dove è confluita dopo l’espulsione dal Movimento Cinque Stelle, guarda con disincanto le dinamiche politiche e si prepara al contrattacco: "Lavoriamo per presentarci alle prossime amministrative".
Perché non ha votato la fiducia a Draghi?
"Draghi rappresenta, per molte delle sue azioni, l’antitesi delle ragioni che mi hanno condotta ad aderire al M5S. È un uomo molto preparato ma non ha usato la sua competenza per il bene dell’Italia. Ho, poi, una personale questione di coscienza: per me era improponibile dare la fiducia ad un governo in cui c’è anche Forza Italia. Infine, ma non per ultimo, sapevo già da prima che riformare questo Paese con forze diametralmente opposte sarebbe stato impossibile. Stanno decidendo tutto Draghi e i suoi ministri tecnici. Non c’è dubbio che questo governo sia sbilanciato verso il liberismo."
In quanti pezzi si sono frammentati i Cinque Stelle?
"In due: chi sostiene questo Governo e chi ha scelto, assumendosene le responsabilità, di non farlo. Ad oggi, non vedo altro."
Ecco perché i catastrofisti ci devono chiedere scusa
Che fine hanno fatto gli ultrà delle chiusure? Solo Galli ha ammesso le proprie colpe. Alcuni ora si nascondono. Altri continuano a lanciare allarmi catastrofici in tv
Nemmeno davanti all'evidenza i catastrofisti, i gufi del Covid-19, faticano a rendersi conto che la loro narrazione pessimista fa acqua da tutte le parti. Lo ha sempre fatto, per carità, ma in queste ultime settimane è ancora più evidente che non regge. Eppure, nonostante il grande "capo" dei virologi che vedono nero, Massimo Galli, il direttore delle Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, abbia fatto mea culpa in una recente intervista al Corriere della Sera, la maggior parte di loro non sono disposti ad ammettere che hanno preso una cantonata, che è arrivata l'ora di ritirarsi in silenzio e lasciar fare al governo, che finalmente gli italiani possono tirare un sospiro di sollievo e guardare al futuro con ottimismo.
Quando ad aprile si iniziò a studiare la road map per riaprire il Paese, tutti quanti saltarono alla gola del premier Mario Draghi. Rileggerle oggi quelle dichiarazioni fa capire quanto fossero fuori strada quegli scienziati che si opponevano con voracità a un graduale ritorno alla normalità. Dicevano: "Siamo preoccupati che la situazione sfugga di mano" (Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici). E ancora: "Vorrei capire quanti morti siamo disposti a tollerare" (Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano e componente del Cts). E che dire di Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova, che parlava di "prezzo da pagare". "Da settimane viaggiamo tra i 15 e i 20mila casi al giorno - spiegava il 18 aprile alla Stampa - un plateau altissimo, che non consente di progettare riaperture". Fosse per loro saremmo ancora tutti quanti in lockdown. Fosse per loro i ristoranti e i negozi sarebbero ancora stutti sprangati. Fosse per loro nessuno dovrebbe prenotare le vacanze estive. E invece? Invece, la campagna vaccinale proceda spedita: negli ultimi giorni sono stati toccati picchi di 570mila dosi inoculate in sole 24 ore. E pensare che c'era chi gufava pure su questo paventando che "tra forniture, disorganizzazione e diffidenza verso AstraZeneca" non si sarebbe mai superata quota 370mila. Grazie al gran lavoro del generale Francesco Paolo Figliuolo, la cui divisa fa spavento soltanto a Michela Murgia, i bollettini del ministero della Salute segnano ogni giorno nuovi record che fanno ben sperare: decessi e contagi in calo e guariti in costante crescita.
Tra i più agguerriti pasdaran delle chiusure c'era proprio Galli che accusava Palazzo Chigi di aver "calcolato male" i rischi. "Abbiamo messo il cavallo davanti ai buoi", diceva ancora qualche settimana fa. Poi, però, i numeri hanno dato ragione a Draghi e il virologo dell'ospedale Sacco aveva deciso chiudersi nel silenzio stampa. "Dirò la mia dopo il 25 maggio", aveva annunciato a metà mese. "Uno dei motivi per cui non voglio più venire a parlare è che non voglio più parlare di quella parola (coprifuoco, ndr) - aveva spiegato ai microfoni di La7 - se si è convinti che il segnale corretto sia quello di un ulteriori 'liberi tutti', diamolo pure. Non ho voglia di fare il custode della purezza...". Ora che è evidente che il "liberi tutti" non ha fatto andare in malora la campagna vaccinale, non gli sono rimaste che le scuse. Anche se, anziché ammettere i successi del governo, preferisce parlare di fortuna. "Il mio è un compiaciuto stupore, perché in Italia i numeri dell'epidemia sono in netto miglioramento, al di là delle più rosee aspettative", ha poi ammesso ieri al Corriere della Sera. "Con le riaperture c'era un 10% di probabilità che le cose seguissero questa via, ma alla fine è andata bene e ne sono davvero felice".
Anche se tardive, il mea culpa di Galli va apprezzato. Vedremo quanto andrà avanti con questo (giusto) ottimismo. Gli altri gufi, per il momento, non si sono ancora ravveduti. Alcuni (è il caso di Walter Ricciardi) hanno battuto in ritirata preferendo non commentare affatto l'attuale situazione epidemilogica. Altri continuano a (s)parlare. Nei giorni scorsi Pregliasco paventava "un colpo di coda virus dovuto a tutte queste riaperture". Oggi, in una intervista alla Stampa, Crisanti ha ribadito che aprendo "abbiamo corso un rischio inutile". "La pandemia non è finita e dobbiamo saperlo tutti", ha detto spiegando che "ci sono ancora incognite da non sottovalutare, come la durata dell'immunità e le varianti". Prima o poi ci aspettiamo che anche questi illustri studiosi ammettano di aver sbagliato, che tutto questo allarmismo non ha fatto bene all'Italia e agli italiani, che certi toni andavano smussati prima. È anche colpa loro se a lungo si è creduto che bastava toccare un oggetto contaminato per contagiarsi o che bastava mettere il naso fuori di casa per prenderi il Covid. Verità che sono state poi smontate da attenti studi scientifici. Gli ultrà delle chiusure (non solo i virologi, ma anche i politici e i giornalisti) abbiano ora l'onestà intellettuale di chiedere scusa a tutti. Affinché in futuro non si ripetano certi errori.
Newsweek rivela: “Così gli Usa hanno finanziato le ricerche cinesi sui coronavirus”
Molti scienziati hanno criticato questi studi che richiedono di manipolare i virus nei laboratori per esplorare il loro potenziale di infettare gli umani, per via del rischio di iniziare una pandemia a seguito di una fuga accidentale dei virus
Il dottor Fauci è consulente di Donald Trump e una specie d’eroe per la sua stabile calma durante la crisi pandemica. … Ma l’anno scorso il NIAID, l’Istituto nazionale per le allergie e malattie infettive, diretto da Fauci, ha finanziato l’Istituto cinese di virologia a Wuhan e altre istituzioni per lavorare su una ricerca sui coronavirus. Assieme all’istituto di salute nazionale sono stati spesi 3.7 milioni di dollari più altri 3.7 milioni per raccogliere e studiare i coronavirus dei pipistrelli, per un totale di 7.4 milioni. Molti scienziati hanno criticato questi studi che richiedono di manipolare i virus nei laboratori per esplorare il loro potenziale di infettare gli umani, per via del rischio di iniziare una pandemia a seguito di una fuga accidentale dei virus.
Il virus che ha creato l’attuale pandemia si crede derivi dai pipistrelli. I servizi segreti americani, dopo aver asserito che il virus è di origine naturale, hanno ammesso un mese fa che la pandemia potrebbe avere avuto da una fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan. (Molti scienziati oggi pensano sia possibile, anche se non probabile, che il virus sia stato ingegnerizzato o manipolato).
Fauci non ha risposto alle domande di Newsweek. L’istituto per la salute nazionale ha detto che “la maggior parte dei virus provengono dalla natura selvaggia e sono un pericolo per la nostra salute come dimostrato dalla SARS … ma non c’è prova che il virus sia stato creato in laboratorio”.
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