Non c'è pace sul fronte mascherine. Dopo il sequestro da parte della Finanza di 800 milioni di dispositivi di protezione ritenuti «non conformi» comprati a suo tempo dall'ex commissario Arcuri (indagato per peculato e abuso d'ufficio), adesso il generale Figliuolo, che di Arcuri ha preso il posto, ha una nuova grana da risolvere. Ci sono altre 218 milioni di mascherine farlocche stipate nei magazzini che vanno smaltite. Le aveva acquistate il suo predecessore tra aprile e maggio 2020.
Alcune assomigliano a dei rotoli di carta igienica. Altre sono decorate con motivi floreali, carine forse a vedersi, ma comunque del tutto inutili contro il Covid. Se entro quattro giorni non salterà fuori un compratore interessato a riciclarle in altri ambiti industriali, sarà lo Stato a dover pagare per spedirle in un inceneritore. Il Tempo si era già occupato del caso a giugno, quando la struttura commissariale diretta da Figliuolo aveva cercato di piazzare per la prima volta le 218 milioni di mascherine farlocche. Lo aveva fatto con un avviso pubblico che, però, andato deserto. In realtà, tre imprese avevano manifestato il loro interesse, ma le loro offerte sono state ritenute «inammissibili», perché «prive dei requisiti sostanziali per la partecipazione alla gara». Così, pochi giorni fa, Figliuolo ha deciso di fare un nuovo tentativo. C'è tempo solo fino al 24 ottobre per fare nuove offerte. Altrimenti, il commissario si troverà costretto ad «esperire qualsiasi procedura negoziale "passiva" volta allo smaltimento dei materiali».