Dalla Riviera di Levante a quella di Ponente, la Liguria, terra di confine schiacciata dalle Alpi sul mar Tirreno, deve alla conformazione territoriale la sua unicità: le stradine scoscese, i borghi arroccati e le spiagge strette e rocciose la rendono una delle regioni più suggestive d’Italia, un nastro di colori, natura e storia lungo l’antica via Aurelia.
Ma la Liguria dà il meglio di sé anche in montagna, lungo la Via dei Monti Liguri, da cui ammirare in contemporanea la Corsica e Gorgona, il Monviso e il Massiccio del Rosa. O in collina, tra gli ulivi e i vigneti che punteggiano la Riviera di Ponente. Perdendosi nei profumi di bosco, di orto e di mare, alla scoperta di itinerari enogastronomici tra i più gustosi d’Italia.
Nella regione si conta un Parco Nazionale, quello delle Cinque Terre, l’omonima Area Marina Protetta e 9 Parchi Naturali Regionali, tra cui quello di Portofino, del Monte Beigua, dell’Aveto e di Portovenere. L’isola Gallinara, Rio Torsero, Bergeggi e Adelasia sono Riserve Naturali Regionali.
Vacanze in Italia: la mappa delle guide, regione per regione
Cosa visitare in Liguria: borghi, natura e città
Genova, il capoluogo della Liguria, antica Repubblica Marinara, è una città tenace che ha saputo rialzarsi ogni volta, anche dalle recenti alluvioni devastanti e dopo il drammatico crollo del Ponte Morandi.
E venne il momento di Roberto Benigni, super-ospite del giovedì sera a Sanremo 2020, il Festival di Amadeus. Ospitata anticipata dalle polemiche per il cachet, 300mila euro, cifra cospicua che ha sviluppato un acceso dibattito politico. Per l'attore toscano addirittura ingresso con banda, che lo ha accompagnato sin dall'esterno del palco dell'Ariston (l'ultima volta a Sanremo entrò a cavallo): "Come un capo di Stato, non ero abituato", ha commentato dal palco, con Amadeus al fianco. "Questo è il più bel Sanremo che abbia mai visto", ha poi aggiunto Benigni.Subito dopo i convenevoli, parte l'attacco serratissimo. A Matteo Salvini, ovviamente, come da copione ampiamente previsto. "C'è una novità: quest'anno si può votare anche via citofono. Citofonate e chiedete: c'è gente che canta?
Sul fatto che fosse un grande giornalista abbiamo molti dubbi; sul fatto che fosse stato sempre antifascista ,ancora di più.Sia chiaro che ci dispiace, come per ogni altro, la dipartita di un altro essere umano. Porgiamo quindi le condoglianze alla famiglia tutta. Ma la cosa che più mi ha incuriosito è che sembra che Biagi Ragioner Enzo sia nato dopo il 1945. Nessun giornale ci ha detto che cosa facesse prima. Un documento del Minculpop (Ministero della Cultura Popolare Fascista) del 20.01.1944 estrapolato anche dal “Domenicale”, ci fa sapere che il sig «Biagi rag. Enzo» (testualmente così indicato), si vantava di essere stato balilla, avanguardista, membro della Gioventù italiana del littorio, membro del Gruppo universitario fascista, che aveva vergato con i suoi articoli la rivista “L’assalto”, che vinse i premi Prelittorali, che suo zio aveva fatto la marcia su Roma, che suo cugino fu un viceministro delle Corporazioni. Di questo si vantava il Biagi.
Matteo Salvini dopo Antonio Tajani. Nel centrodestra continuano gli incontri in vista della preparazione della squadra di governo. Oggi Giorgia Meloni ha incontrato a Montecitorio il leader della Lega. Nessuna dichiarazione da parte di quest’ultimo al termine dell’incontro, durato circa un’ora. In compenso è arrivata una nota stampa. «Presso gli uffici di FdI a Montecitorio – vi si legge – si sono incontrati questo pomeriggio il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il colloquio, primo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche, si è svolto in un clima di grande collaborazione e unità di intenti.
Meloni e il leader leghista si sono visti alla Camera
«Entrambi i leader – prosegue la nota – hanno espresso soddisfazione per la fiducia data dagli italiani alla coalizione e hanno ribadito il grande senso di responsabilità che questo risultato comporta. Meloni e Salvini – conclude il comunicato – hanno fatto il punto della situazione e delle priorità e urgenze all’ordine del giorno del governo e del Parlamento, anche alla luce della complessa situazione che l’Italia sta vivendo». Nel frattempo, com’è normale che avvenga in situazioni come questa, fioriscono le voci e le ipotesi intorno alla squadra di governo.
«Dobbiamo regolare una questione: mi ha messo troppe note e sta sbagliando», poi estrae una pistola e la punta alla tempia dell’insegnante: succede nell’inclusiva Firenze, dove uno studente quindicenne, di origine straniera, ha minacciato così la professoressa troppo solerte nell’affibbiare note.
La scena è stata ripresa con il cellulare da alcuni compagni di classe del ragazzo e rimbalzata di chat in chat e di aula in aula all’interno dell’istituto, prima di diventare virale sulle piattaforme social. E sebbene la pistola sia poi risultata essere una innocua imitazione, un giocattolo privato del tappino rosso, l’alunno, figlio di immigrati, ora dovrà affrontare provvedimenti disciplinari.
Studente straniero minaccia insegnante con una pistola giocattolo
I fatti sono avvenuti lo scorso 29 marzo in un istituto tecnico in provincia di Firenze. L’episodio è stato segnalato dalla direzione dell’istituto all’autorità giudiziaria e la Procura per i minori ha denunciato lo straniero per «minacce aggravate dall’aver agito per motivi di bullismo e ai danni di un incaricato di pubblico servizio», oltre che per interruzione di pubblico servizio. Lo scherzetto è costato alla famiglia dello studente una perquisizione da parte delle forze dell’ordine. A casa del ragazzo nessuna arma vera, ma la polizia ha sequestrato il cellulare del ragazzo per accertare che non vi sia materiale riconducibile ad altri atti d bullismo o minacce. «Era solo uno scherzo», così si è giustificato il giovane straniero. La Procura ha fatto sapere di avere avviato un’indagine per accertare il contesto socio-familiare del ragazzo.
Alla fine l’Istituto superiore di sanità ha risolto il giallo dei morti per Covid. In un report pubblicato ieri, per la prima volta viene fatto sapere che solo il 23,8% dei decessi è avvenuto in terapia intensiva. Un dato importante, perché ci dice che, di qui in avanti, sarà bene fare molta attenzione ai termini che usiamo. Non a caso l’Iss preferisce parlare di «pazienti deceduti positivi all’infezione» da coronavirus. E non di pazienti deceduti «per il coronavirus». Altrimenti si rischia solo una gran confusione. Soprattutto se consideriamo che, secondo gli esperti che hanno analizzato le cartelle cliniche, il 17,7% dei morti non si trovava nemmeno in ospedale.
Per rendere l’idea ancora meglio è opportuno tradurre queste percentuali in numeri assoluti. Il rapporto dell’Iss fa riferimento a 138.099 persone morte dall’inizio della pandemia fino al 10 gennaio scorso. Di queste, quasi 33mila (23,8%) sono decedute in terapia intensiva, 80.787 (58,5%) erano ricoverati in altri reparti e 24.443 non era nemmeno in ospedale. Il Covid è una malattia che quando attacca il sistema respiratorio può degenerare velocemente. Chi sviluppa una grave polmonite in poco tempo viene per forza portato in terapia intensiva. Se ciò non avviene, significa che la malattia non è grave. La causa del decesso, quindi, deve essere un’altra. Ovviamente, è difficile generalizzare. Ma è la tesi che ormai sostengono numerosi medici. Per citare alcuni dei più conosciuti, sia Matteo Bassetti che Andrea Crisanti invitano da tempo ad inserire nel bollettino giornaliero solo chi è morto veramente per Covid, depennando tutti gli altri.
Via le mascherine dalle scuole e stop all'obbligo dei vaccini per i dipendenti pubblici. Il primo giorno da 74mo governatore della Virginia del repubblicano Glenn Youngkin è stato caratterizzato da 11 azioni esecutive tra ordini e direttive che azzerano molte delle misure anti-Covid presenti nello Stato americano ma anche la fine "dell'uso di concetti divisivi, tra cui teoria critica della razza, nell'istruzione pubblica".
In particolare, quest'ultima misura è la messa in pratica di una istanza crescente nella galassia Gop e ha a che fare con la Critical care theory (CRT) che secondo la Brookings Institution "non attribuisce il razzismo ai bianchi come individui o anche a interi gruppi di persone" (...) ma "afferma che le istituzioni sociali statunitensi (ad esempio il sistema di giustizia penale, il sistema educativo, il mercato del lavoro, il mercato immobiliare e il sistema sanitario) sono condizionate dal razzismo incorporato in leggi, regolamenti, regole e procedure che portano a risultati differenziati per razza”, riporta HuffPost.
Arrivano i primi effetti della dottrina Bergoglio sulle cariche nella Chiesa. Don Julian Carron si infatti dimesso da presidente della fraternità di Comunione e liberazione (Cl). La decisione, spiega lo stesso prelato in una lettera, è stata presa "per favorire che il cambiamento della guida a cui siamo chiamati dal Santo Padre si svolga con la libertà che tale processo richiede".
Alla base della scelta c'è il Decreto Generale 'Le associazioni di fedeli, che disciplina l’esercizio del governo nelle associazioni internazionali di fedeli, promulgato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita' ed entrato in vigore l’11 settembre 2021, il quale "stabilisce che “I mandati nell’organo centrale di governo a livello internazionale possono avere la durata massima di cinque anni ciascuno".
Non solo, anche che "la stessa persona può ricoprire un incarico nell’organo centrale di governo a livello internazionale per un periodo massimo di dieci anni”. Insomma, quella di Carron è una scelta obbligata essendo alla guida di Cl dal 2005.
Chiusure, restrizioni, paura diffusa. Il 2020 è senz’altro l’annus horribilis per eccellenza, non solo per l’Italia. E come prevedibile uno dei settori più danneggiati è stato quello del turismo. Un crollo senza precedenti con una perdita di quasi 64 miliardi rispetto al 2020 e ben 31 miliardi di valore aggiunto tornato ai livelli ante 2010. Il turismo interno nella stagione estiva non è bastato insomma a compensare la perdita dei flussi di turisti stranieri: -207 milioni di presenze. Per comprendere cosa ha portato a questa drastica caduta basti osservare i dati – pubblicati dall’Istat nel report “Conto satellite del turismo per l’Italia”, relativo appunto al 2020 – sui pernottamenti nelle strutture ricettive. In Italia nel 2020 sono diminuiti del 54,6% quelli dei turisti stranieri, del 32,2% quelli degli italiani.
Turismo, un crollo senza precedenti
E’ importante però comprendere che i numeri non servono al mero gioco statistico, ma a fotografare un dramma economico che si traduce anche in perdita di lavoro per migliaia di cittadini. Con i viaggi internazionali crollati, tour operator e agenzie di viaggio con servizi collaterali (-55%) hanno subito una mazzata da cui per ovvi motivi ancora non si sono ripresi. Pessima la situazione anche per la ristorazione: -52,7%. Male, anche se meno devastante, il comparto alberghiero: -18%. “La diminuzione più contenuta del settore ricettivo (-18%) – si legge nel report Istat – è il risultato di una caduta del settore alberghiero controbilanciata dalla tenuta della componente derivante dall’uso in proprio delle seconde case”.
A Tokyo 2020 l’Italia ha colto due medaglie inaspettate dal sollevamento pesi, che ha regalato grande gioia ai telespettatori da casa sia al maschile che il femminile. A rompere il ghiaccio è stato Mirko Zanni, che nella categoria 67 kg ha conquistato un bronzo olimpico. Oggi, martedì 27 luglio, è arrivato il bis di Giorgia Bordignon, che a 34 anni è stata in grado di mettersi al collo una medaglia d’argento nella categoria 64 kg, sollevando in totale 232 (nuovo record italiano).
“La medaglia della Bordignon? Non me l’aspettavo in senso buono - ha dichiarato Zanni a Casa Italia - nel nostro sport c’è stata una rivoluzione e i risultati si vedono, la lotta contro il doping si vede e io non posso che essere contento perché aver iniziato questo ciclo di medaglie per me è questione d’orgoglio”. Tra l’altro la Bordignon è stata la prima azzurra di sempre a salire sul podio olimpico: “È un’emozione unica e devo dire che se lo è meritato, ha fatto una prova eccezionale in gara e inaspettata perché ha raggiunto un livello veramente alto”.
“Ora anche l’Italia può dire la sua”, ha aggiunto Zanni, che augura “il meglio a tutti quanti e spero che risultati come questi ne arrivino altri perché ce lo meritiamo, dopo anni passati in secondo piano per colpa di questo maledetto doping ce lo meritiamo e o ora ci andiamo a prendere quello che è nostro”.
L’autorizzazione dell’Aifa “al mix vaccinale è incomprensibile e irrazionale. Una scelta basata su studi e dati deboli e rischia di rivelarsi presto un pericoloso boomerang“. Lo scrive sul Foglio Luca Pani, ex direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, oggi docente alla University of Miami negli States e a Modena in Italia. “Il comunicato e la decisione della Cts dell’Aifa sono inspiegabili e incomprensibili pur con tutta la buona volontà di immedesimarsi nei ragionamenti di una Commissione di cui ho fatto parte per un quinquennio“, osserva Pani.
“Non ci si capisce più niente, meno il fatto che una pezza sopra l’altra hanno trasformato la saga AstraZeneca in un mostro figlio della paranoia e dell’avversione alla responsabilità. Il danno più preoccupante – rimarca Pani – è la gravissima perdita di credibilità delle agenzie regolatorie dei medicinali che dovrebbero promuove e proteggere la salute umana grazie all’uso corretto dei prodotti farmaceutici".
"L’Ema (Agenzia europea dei medicinali), visti i molti elementi di disinformazione in merito alla valutazione scientifica del vaccino incriminato, è stata costretta a ribadire che il rapporto rischi-benefici resta positivo confermando il valore della sua autorizzazione per tutta la popolazione, indipendentemente dall’età. La frittata era però già fatta, soprattutto nel nostro paese – continua l’ex direttore generale dell’Aifa – grazie a un articolo che aveva citato erroneamente uno degli stessi esperti Ema e quindi la notizia andava rettificata in modo che le vaccinazioni, soprattutto quelle con AstraZeneca, di cui abbiamo milioni di dosi inutilizzate, potessero riprendere speditamente. Andavano poi non abbandonati nel limbo di una indecisione angosciante le centinaia di migliaia di pazienti che attendono la seconda dose, da mesi. Non la deve aver pensata allo stesso modo la nostra Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che il giorno dopo l’annuncio dell’Ema, ha approvato invece in tutta fretta un protocollo di vaccinazione mista (AstraZeneca prima e vaccini mRna poi) per i cittadini con meno di sessant’anni“, ha concluso Pani.
Cause e Rimedi per liberarsi della tosse stizzosa
Spesso capita di avere una tosse secca, che persiste per giorni, settimane o addirittura per mesi. Si tratta di tosse stizzosa, un disturbo molto frequente che deriva da cause di diversa origine e natura. È una tosse particolarmente insistente, incessante ed estremamente fastidiosa da sopportare, che porta ad una notevole irritazione della gola.
Può essere causata dall'inalazione di sostanze irritanti (dallo smog al fumo di sigaretta), da infezioni batteriche o virali, da allergie di diversa natura, oppure da patologie ai polmoni.
Individuare la causa della nostra tosse stizzosa è fondamentale per capire come calmarla in modo efficace.
Principali Cause della tosse stizzosa
- Inalazione di sostanze irritanti, come smog, polvere, fumo di tabacco, sostanze chimiche volatili e irritanti, sostanze tossiche, ecc.;
- Allergie: inalazione di sostanze come pollini, polvere, ecc.;
- Asma: una tosse stizzosa rappresenta uno dei sintomi tipici dell'asma; in questo caso, tende a manifestarsi soprattutto di notte;
- Infezioni con conseguente infiammazione delle vie aeree (tracheiti, laringiti, bronchiti, bronchioliti, ecc.)
- Tumori bronchiali e polmonari: talvolta, la tosse stizzosa può essere sintomo di tumori localizzati a livello di bronchi o polmoni;
- In alcuni casi, infine, la tosse stizzosa e secca potrebbe essere conseguenza dell'assunzione di alcuni tipi di farmaci (ad esempio, farmaci antipertensivi) per i quali la tosse rappresenta un effetto collaterale
È il più anziano sovrano del mondo, e il monarca che ha regnato più a lungo nella storia della Gran Bretagna. Elisabetta II è regina non solo del Regno Unito, ma anche di Canada, Australia, Nuova Zelanda e di altri 12 stati membri del Commonwealth. Ha vissuto il progressivo smantellamento del glorioso Impero Britannico. Ha attraversato molte guerre e grandi sconvolgimenti economici e sociali.
https://www.raiplay.it/programmi/elisabettaiireginadinghilterra
Spunta un opuscolo di 14 anni fa. Le previsioni sui virus e la crisi economica. Perché allora ci ha travolto?
Sapevamo tutto, o quasi. Eravamo consapevoli che l’onda pandemica sarebbe arrivata, forse non esattamente quando. Ma lo sapevamo. Da tre lustri viviamo con la certezza che il virus ci avrebbe colpito, avrebbe ucciso, avrebbe affossato le economie locali e mondiali, eppure non ci siamo preparati a dovere.
“Fondamentale risulta la cosiddetta ‘preparedness’, ovvero la capacità di reazione e gestione degli effetti di un evento pandemico”, si leggeva in un corposo opuscolo pubblicato da fior fior di esperti qualche anno fa. Era il 2007.
Il dossier spunta da una vecchia cantina ed è l'emblema di come il mondo non abbia ancora imparato a trarre lezioni dal passato. Corsi e ricorsi storici, diceva Gian Battista Vico. Anche per le pandemie funziona un po’ così. Era l'11 ottobre di 14 anni fa a Milano, Centro Congressi Fondazione Cariplo, quando venne organizzato un convegno talmente attuale da far paura. Titolo: “Pandemia influenzale, Salute, Economia, Sicurezza”. Tra i relatori svettavano alcuni degli autori dell'inserto (“Pandemia: dall’influenza epidemica all’influenza pandemica”) pubblicato in quello stesso periodo dal Sole24Ore sul ruolo, i rischi e le responsabilità delle imprese in caso di una “probabilità concreta, anche se non desiderabile” che il mondo venisse investito da una pandemia. Ad ispirare quella ricerca erano state le notizie circolate un anno e mezzo prima, quando sui media non si parlava d'altro che del virus H5N1, più comunemente noto come “influenza aviaria”, un agente patogeno con un “tasso di mortalità superiore al 60% nei contagiati” (dunque molto più dell’attuale Sars-CoV-2) e senza “che sia possibile produrre un vaccino”. Le aziende erano così preoccupate dagli “oscuri presagi” provocati da quello spauracchio, poi “caduto nell’oblio”, da iniziare a pensare che forse il mondo avrebbe dovuto prepararsi al peggio.
Quali sono le spiagge più belle della Sardegna? Tra insenature meravigliose, acque dal colore del cristallo e selvagge riserve naturalistiche, vi portiamo alla scoperta dei più bei tratti della costa sarda. Le spiagge sarde che abbiamo deciso di inserire nel nostro articolo sono perfette per tutte le tipologie di viaggiatore: dall’amante della privacy a quello in cerca di divertimento, passando per le famiglie con i bambini al seguito e i solitari a caccia di total relax. Alcune sono attrezzate e perfette per tutte le necessità, altre sono difficili da raggiungere e decisamente isolate ma ideali per restare lontani da assembramenti e preoccupazioni.
Ora che è sicuro viaggiare in Italia vi consigliamo di approfittare della bellezza delle regioni italiane e partire in tutta sicurezza alla scoperta del nostro Belpaese… cosa aspettate?
Sappiamo che viaggiare è difficile in questo momento. Insieme agli aggiornamenti sulle restrizioni dovute alla diffusione del Covid-19, vogliamo continuare a ispirarvi con nuovi contenuti di viaggio in modo che quando il mondo riaprirà le sue porte, sarete pronti.
Matteo Salvini si schiera con Gessica Notaro: "Onore ad una Donna coraggiosa". La modella, sfregiata con l'acido dall'ex fidanzato, aveva infatti criticato il controverso cantante Junior Cally e il suo uso della maschera. "Io e Junior Cally una cosa in comune l'abbiamo: la maschera - esordisce -. Lui per idolatrare la violenza e fare show, io per difendermi dalla violenza subita". Proprio così, perché il cantante che a breve salirà sul palco di Sanremo è finito nella polemica per diverse frasi sulla violenza contro le donne e contro il leader della Lega contenute nei suoi testi. Polemiche però che non hanno fatto indietreggiare la Rai sulla sua presenza.
Negli anni '70 Robert Conquest fornì agli Usa le prove dei crimini in Urss, Cina e Vietnam. Milioni di morti. Morti di cui a lungo si è preferito non parlare. Sono le vittime dei regimi comunisti, sviluppatisi a partire dalla rivoluzione Russa del 1917. Le spiegazioni del silenzio su questa violenza totalitaria sono abbastanza ovvie. Dopo la seconda guerra mondiale era facile denunciare gli orrendi crimini del nazismo o del militarismo nipponico. Non erano più parte in causa. Ben diverso il caso dell'Urss, della Cina e dei loro Stati satellite, come Cuba o il Vietnam.
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