Vergogna in diretta contro Enrico Ruggeri. Il conduttore e cantautore ha debuttato su Raiuno con Una storia da raccontare, dedicata all'immenso Fabrizio De Andrè e prima tappa di un percorso in tre puntate che vedrà "monografie" anche su Lucio Dalla e Lucio Battisti. Bene, mentre lo show andava in onda su Twitter è scoppiato un dibattito tra i telespettatori: molti hanno criticato viale Mazzini per aver scelto un cantante "non di sinistra" (uno dei pochi ad ammetterlo) per celebrare un mito dei "progressisti". Qualcuno ha addirittura additato Ruggeri di avere simpatie per il fascismo. Storie vecchie come il punk, di cui Ruggeri giovanissimo è stato uno dei più importanti interpreti in Italia. Polemiche ridicole, che dimenticano peraltro come la musica di Faber non abbia colore nella sua totale anarchia e irriverenza, trasversale e decisamente estranea a beghe di partito. Ma si sa, a sinistra tutto deve essere incasellato in "bene" contro "male", e Ruggeri (che anarchico lo è davvero) finisce inevitabilmente nel calderone.
Non si ferma la corsa del centrodestra. Secondo la Supermedia dei sondaggi elaborata da YouTrend, la coalizione di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia ha consolidato la sua maggioranza arrivando al 50,6 per cento dei consensi contro il 27% del centrosinistra. In particolare, l'analisi del 14 novembre conferma che la formazione di Matteo Salvini è il primo partito del Paese con il 33,5%, in crescita di 0,7 punti rispetto a due settimane fa; anche Fratelli d'Italia avanza e arriva al 9,5% (+0,6%) e la sola Forza Italia (6,7%) indietreggia dello 0,1%. Al contrario, nell'attuale maggioranza il Pd tiene e conferma il 18,9% dei consensi di due settimane fa, ma il Movimento 5 Stelle crolla di un altro punto e mezzo scendendo al 16,5%. Italia Viva, invece, cresce di 0,4 punti toccando il 5,2%. Per quanto riguarda le altre forze vicine al centrosinistra, +Europa crolla al 1,6%, ormai dietro sia alla Sinistra (2,1%) che ai Verdi (1,8%).
In Europa è in corso - in queste ore - un vero terremoto, che ha mandato in frantumi l' asse del potere della Ue fondato sull' alleanza fra popolari, socialisti e liberali. E siccome è da lì che è stato imposto all' Italia il governo giallorosso (che è minoranza nel Paese) questo terremoto europeo potrebbe investire anche il già traballante esecutivo ConteBis, già minato da mille grane.
L' altro ieri il secondo candidato di Macron alla Commissione europea, Thierry Breton, ha superato per un soffio il primo esame in commissione giuridica: solo per un voto, 12 sì e 11 no. Ma è accaduto con un ribaltone politico perché hanno votato contro Pse, Verdi e Sinistra (Gue) e a favore Ppe, macroniani-liberali, conservatori e i «sovranisti di governo». Inoltre il sì ha prevalso «grazie all' assenza di un deputato leghista», scrive Stefano Folli su Repubblica.
Nicola Zingaretti non se la starà passando benissimo dopo la sconfitta subita in Umbria dalla coalizione giallorossa. Il segnale dato dal voto delle Regionali è sinonimo di una disfatta molto più grande: quella del governo. E così a consigliare al segretario del Pd le mosse sul da farsi ci pensa Vittorio Feltri: "Visti i risultati elettorali in Umbria mi sa che a Zingaretti convenga bere. La cicuta".Il direttore fa riferimento a una dichiarazione (ormai arma comune ma inefficace della sinistra) rilasciata dallo stesso leader del Partito democratico: "Zingaretti dà dell'ubriacone a Salvini. Sempre meglio che imbecille. Anche perché le sbronze passano, l'idiozia è perenne" lo sbugiardava Feltri. E chissà se dopo le elezioni farà ancora lo spavaldo.
Gerry Scotti a Verissimo è tornato su quanto accaduto nella prima puntata di Adrian Live quando Celentano bacchettò lui, Conti e Bonolis per i programmi in cui regalano soldi. "Come ho detto", dice Scotti alla Toffanin, "c'è differenza tra servizio pubblico e tv commerciale. Noi non togliamo nulla al vostro canone o abbonamento. Sono soldi degli sponsor. E non abbiamo l'anello al naso, facciamo in modo che se lo meritino. Quest'anno a Caduta Libera ho avuto due, tre concorrenti bravissimi".Scotti conclude: "Fammi fare la chiosa che feci ad Adriano: io, Carlo Conti, Paolo Bonolis non regaliamo soldi, ma sogni. E a volte i sogni sono piccoli, ma al tempo stesso inarrivabili: finire di pagare il mutuo, pagare le spese dentistiche, ristrutturare casa. Ecco, noi nel nostro piccolo abbiamo aiutato tante persone".
La vicenda dell'ex Ilva è talmente complessa da non riguardare solo l'Italia. Ne è convinta Daniela Santanchè che per arginare le conseguenze disastrose dell'addio di ArcelorMittal si appella all'Ue. "Credo che dovrebbe intervenire anche l'Europa perché un conto è che discuta solo l'Italia, un altro, invece, se discute l'Europa tutta e fa scudo". Solo in quel modo per la senatrice di Fratelli d'Italia il colosso franco-indiano potrà mostrarsi più ragionevole."Penso ad esempio anche alla Germania - aggiunge - che per la sua produzione di automobili usa moltissimo l'acciaio e dovrebbe intervenire". Quanto all'ipotesi di nazionalizzare l'ex Ilva "si tratta tutto di visione. Se no vuol dire che pagano gli italiani. E poi su quale progetto di sviluppo?" si interroga la Santanchè. Fino a prova contraria, infatti, la crisi sta gravando sulle spalle dei lavoratori e delle aziende dell'indotto, perché - e questo è il monito della senatrice - i patti non si cambiano, "altrimenti sarà sempre più difficile avere degli investitori che investono in Italia".
È bufera sul vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi. Il totiano è finito nel mirino delle critiche per aver accusato la sorella di Stefano Cucchi di aver sfruttato la tragedia per un briciolo di notorietà. "Stefano ha avuto finalmente giustizia (Bah)! La sorella finalmente è soddisfatta e si lancia in una nuova e brillante carriera politica o nello spettacolo (insomma cerca un modo per guadagnare) - scrive sul suo profilo Facebook a ridosso della sentenza che condanna due carabinieri -. Stefano Cucchi sarà anche stato maltrattato e per questo ci sono state delle condanne (giuste? Bah)! Va però ricordato che non parliamo di uno studente modello o di un bravo ragazzo di città bensì di un tossico preso con 20 grammi di hashish e con alcune dosi di cocaina destinate evidentemente allo spaccio e pure abbastanza spocchioso!".
Il caso dell'ex Ilva sta generando pareri contrastanti, ma una cosa accomuna l'opinione di tutti: quello che sta per accadere a Taranto è l'inizio della fine. Lo dice anche Nicola Porro, che sulle pagine del Giornale parla di un "suicidio industriale", i cui responsabili rimarranno indenni. "La mortificazione del più importante stabilimento di produzione di acciaio in Italia, ha dei colpevoli ben identificati: magistrati, politici e grandi giornali che non hanno avuto il coraggio di dire che quell'impianto è un pezzo fondamentale dell'industria italiana, che per quell'impianto non c'è ancora una sentenza, si dica una, che dimostri il supposto disastro ambientale".
Il dipinto riprodotto qui sopra è opera dell'artista veneziano Vincenzo Chilone (1758-1839). Raffigura, come spiega la didascalia del sito della casa d'aste Sotheby's, Piazza San Marco inondata. Da alcuni elementi del quadro (le bandiere austriache e un edificio in seguito abbattuto) si può datare la scena al 9 dicembre 1825 quando le gazzette del tempo registrano forte acqua alta. Secondo gli esperti di Sotheby's, le gondole addobbate dimostrano che gli allagamenti erano occasione di divertimento. Frase eccessiva; ma è un fatto che i fenomeni di questi giorni non sono unici nella storia.
L'addio a Conte e Di Maio ha fatto bene a Salvini. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare e, da quando ha mollato i grillini, Matteo ha ripreso a camminare spedito. Sarebbe sbagliato però spiegare la risurrezione del leader leghista con il semplice passaggio dalle grane del governo alle facili battaglie dell' opposizione. All' esecutivo infatti, unico caso della storia, l' ex ministro dell' Interno ha raddoppiato i consensi proprio grazie alla sua abilità nell' affrontare con successo i dossier più importanti sul tavolo del Viminale, ovverossia sicurezza e immigrazione.
L'alleanza Pd e Cinque Stelle è già incrinata di suo. Ma chissà cosa penseranno i piddini sempre più propensi a tornare al voto, dopo la notizia della denuncia del grillino Davide Barillari nei confronti di Nicola Zingaretti. Nel mirino le assenze del governatore del Lazio in Consiglio regionale, per cui Barillari ha deciso di presentare un esposto a piazzale Clodio. Le vicende riguardano i non così lontani 29 aprile e 8 agosto 2019, quando il segretario del Pd in teoria non era presente in Consiglio "perché impegnato in attività istituzionali" e pertanto "computato come presente ai fini della fissazione del numero legale", come previsto dall'articolo 34 comma 5 del Regolamento dei lavori d'Aula.Eppure Zingaretti, che all'epoca puntava il dito contro Salvini - a detta della sinistra - mai presente in Ministero, era impegnato in ben altri affari: quelli di partito. Ed ecco che il pentastellato gli offre un aut aut. O segretario del Pd o presidente di Regione. Tutti e due neanche per sogno, questo almeno per Barillari, mentre per i magistrati ci sarà ancora tempo per decidere.
Il politologo Pasquino fa notare: "Negli ultimi 20 anni è mancata una vera riflessione su cosa è stata la città e cosa doveva diventare"Matteo Salvini si prende il PalaDozza. Nella serata di ieri, venerdì 15 novembre, il leader della Lega ha tenuto un comizio per lanciare la candidatura di Lucia Borgonzoni.Non sono mancate le polemiche: gli antagonisti sono andati all'attacco per cercare di zittire l'ex ministro dell'Interno, obbligando la polizia a ricorrere all'utilizzo degli idranti contro il lancio di bottiglie e fumogeni. Ma il dato più importante è che un luogo simbolo della sinistra sia diventato completamente verde, almeno per una serata: "Il PalaDozza è stato teatro ideale per una sinistra che era capace di mobilitare le masse. Salvini lo sa bene, la scelta fa parte della sua strategia di sfidarla nei luoghi simbolo, come ha fatto a Roma in Piazza San Giovanni". A sostenerlo è il politologo Gianfranco Pasquino, intervistato da Il Giorno.
L'antisemitismo di sinistra esiste eccome, e non è molto diverso da quello di matrice opposta. L'antisemitismo di sinistra esiste, e a volte può essere perfino più insidioso, capace com'è di mimetizzarsi (anzi di «nascondersi schifosamente») in forme generalmente considerate più presentabili.Dopo giorni di polemiche spesso un po' insincere, l'accecante verità sull'odio antiebraico è stata finalmente svelata in un dibattito istituzionale dentro un'aula parlamentare, protagonisti Francesco Lollobrigida ed Emanuele Fiano. Il deputato Pd, tenendo fermo il punto sulla gravità e l'attualità della minaccia antisemita di estrema destra, ha ammesso chiaramente che esiste anche altro, «oltre a questo»; ha denunciato di avere ricevuto minacce «anche da coloro che si ritengono amici del popolo palestinese» e ha citato le assurde contestazioni patite dalla Brigata ebraica durante i cortei del 25 aprile.
Matteo Salvini è il leader politico più bersagliato dagli antagonisti dei centri sociali e dagli esponenti della maggioranza giallorossa
Deriso, insultato e minacciato. Matteo Salvini, nell’epoca dello hate speech che scorre dentro e fuori il web, è il leader politico più bersagliato dagli antagonisti dei centri sociali e dagli esponenti della maggioranza giallorossa.
Immediata la risposta del leader della Lega: "Ecco la sinistra violenta che sa solo odiare. L'unica nostra risposta è il sorriso"Argomentazioni valide, dati fondati e statistiche? Niente di tutto ciò: gli attacchi rivolti a Matteo Salvini sono esclusivamente di carattere estremamente violento.Il recente caso riguarda una serie di volantini choc creati e distribuiti tranquillamente dalla sinistra bolognese, che ha "civilmente" pensato di ritrarre l'ex ministro dell'Interno a testa in giù con la dicitura "impiccato". La denuncia è arrivata via social da parte dello stesso leader della Lega che ha pubblicato anche le foto della vergogna, dalle quali si vede che le locandine sono state liberamente affisse per le strade della città. Pronta è stata la risposta del segretario federale del Carroccio: "Ieri a Bologna volantini dal titolo 'L’'mpiccato' con la mia faccia capovolta, distribuiti dai 'bravi ragazzi' della sinistra violenta, che sa solo odiare. L’unica risposta possibile è il nostro sorriso, amici".
"Donne Ikea" e stella di David. Italo Pomes, senatore accademico a Bologna ed esponente dei Giovani Democratici, si scusa: "Sono contro l'odio razziale"Era il 7 novembre quando i Giovani Democratici di Bologna, costola giovanile del Pd, vergavano un convinto post in sostegno di Liliana Segre."Non abbiamo dubbi su da che parte stare", scrivevano. Sono contro chi "odia, insulta e discrimina". Tutto giusto. Chissà come reagiranno, però, nel sapere che anche uno dei loro esponenti condivideva post di dubbio gusto su donne ed ebrei.Il militante in questione si chiama Italo Pomes, tarantino di nascita che vive e studia sotto le due torri. Non è un volto qualunque. Fresco di elezione al Senato accademico dell'Alma Mater Studiorum, a luglio è pure entrato a far parte della nuova segreteria dei giovani dem bolognesi (delega all'Università). Scorrendo il suo profilo Instagram, emergono due fotografie curiose. La prima risale al 2012, quando pubblica lo scatto di una maglietta che molti definirebbero maschilista: "La mia donna ideale? - si legge - La donna Ikea: costa poco, la porti a casa subito e la monti in 5 minuti". Il secondo post, invece, è del 2013: nella foto si vede una cancellata con la stella di David, corredata da un sibillino "Sede ufficiale AS Roma m...". Il messaggio, tradotto dal gergo del tifo calcistico, dovrebbe offendere i romanisti. Vi ricordate il caso della figurina di Anna Frank? I tifosi laziali ne attaccarono una all'Olimpico con la maglietta degli odiati cugini. Esplose un putiferio e la notizia fece il giro del mondo. Il post di Pomes è analogo, perché usa gli stessi stereotipi. Ci sarà pari indignazione?
Nel mirino l'operatività della Fondazione Eyu, la stessa dalla quale sarebbero partiti i flussi di denaro in direzione di Democratica srlLa Guardia di finanza non sarebbe riuscita a tracciare l'esatta provenienza di alcuni fondi utilizzati negli ultimi anni dal Partito Democratico.Secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, le autorità fiscali avrebbero definito "sospetta" l'operatività della Fondazione Eyu, la stessa dalla quale sarebbero partiti i flussi di denaro senza giustificativi, nonché la stessa guidata da Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Partito Democratico fino al marzo 2019. I soldi misteriosi sarebbero finiti sui conti di Democratica srl, una società in liquidazione che gestiva le testate L'Unità, Europa e Donna Europa.
L’attuale governatore dell’Emilia-Romagna, e ricandidato alla carica, ha pubblicato una foto con bambini tra i banchi di scuola per parlare di vaccini e raccontare la Regione che ha in mente. Scoppia la bufera
L’ansia da prestazione (elettorale) ha spinto l’attuale governatore dell’Emilia-Romagna, e ricandidato alla carica il prossimo 26 gennaio alla testa di un’ampia coalizione di centro-sinistra, Stefano Bonaccini a compiere un clamoroso passo falso che ha causato la violazione della privacy di bambini innocenti trascinati, loro malgrado, nella contesa politica.
L’errore, per il quale al momento non si segnalano ancora scuse ufficiali da parte né di Bonaccini né del suo staff, ha coinvolto gli scolari di una classe di Piumazzo, frazione di Castelfranco Emilia in provincia di Modena, ed è stato segnalato dalla maestra andata su tutte le furie per quanto accaduto.
Il primo ha evitato accenni all'esecutivo mentre il secondo ha detto che "serve qualità nell’azione di governo". I due sono intervenuti a Bologna nella tre giorni dedicata al Pd
Uno non ha fatto nessun accenno all’esecutivo, mentre l’altro ha chiesto “qualità e qualcosa in più” che dia risalto all'azione di governo.Si tratta rispettivamente di Nicola Zingaretti e Dario Franceschini. I due sono intervenuti ieri a Bologna, nella prima delle tre giornate in cui il Partito democratico si confronta con i cittadini, con il mondo produttivo e culturale del Paese.Come riporta La Stampa, sembra che tra il segretario del Pd e il ministro dei Beni culturali il rapporto non sia solido come una volta.
Nessuna condanna degli scontri a Bologna Il Pd: «Il leghista massimo pericolo nella Ue»
Centri sociali, collettivi di ultrasinistra e anarchici si erano dati appuntamento a Bologna, dove era atteso Salvini per aprire la campagna elettorale della sua candidata, Lucia Borgonzoni, in Emilia Romagna.
«Crediamo che la Bologna degna, solidale e cooperante debba dire che Salvini non è gradito» il messaggio dei centri sociali, esteso alle «tante e tanti che rifiutano la presenza e i messaggi di odio» della destra italiana.
Pure Federico Rampini bacchetta la sinistra. Lui, da ex giornalista del Partito Comunista Italiano ai tempi di Enrico Berlinguer, racconta a Piazzapulita un'amara verità: "All'epoca Bologna era la vetrina della sinistra. La sinistra che teneva all'ordine, alla buona gestione. Oggi se torno a Bologna e devo alloggiare vicino alla stazione, ho paura a uscire dopo le 22 di sera". Le situazioni di degrado sono ovunque, perché "questa è una sinistra diversa".Per Rampini la sinistra "abbraccia la cultura del permissivismo, per cui gli spacciatori di droga sono meritevoli di compassione, soprattutto se sono nordafricani, perché chissà quanto degrado c'è dietro". E così il popolo si sente abbandonato da una forza politica "diventata una macchina di potere, che si è allontanata dalle sue radici".
È famosa la citazione di Georges Clemenceau «la guerra è cosa troppo seria per lasciarla ai militari». Prendendo ispirazione dall'uomo politico francese e arguto battutista, potremmo dire, soprattutto dopo aver visto ciò che è accaduto a Venezia, che «l'ambiente è cosa troppo seria per lasciarlo agli ecologisti».Non vorremmo infatti che passasse l'idea secondo la quale il disastro idrogeologico di Venezia, e di moltissime altre nostre città e campagna e montagne, sia dovuto a una politica biecamente industrialista, votata alla distruzione deliberata dei territori. Questa c'è stata, certo, ma è finita negli anni Novanta e da allora qualsiasi progetto di grande respiro per la cura del territorio e delle città è stato bloccato oppure talmente rallentato da renderlo obsoleto al momento della sua entrata in vigore.
Le affermazioni di padre Alex Zanotelli sui militari italiani caduti a Nassiriya nel 2003 hanno destato sdegno e dissociazione. In merito a quelle parole da brividi nel giorno dell'anniversario, il generale di brigata, Salvatore Polimeno, ha trovato opportuno scrivere una cortese lettera a Zanotelli, per chiarire le finalità della missione italiana in Iraq e far riflettere il prete sulle sue considerazioni. Nella lettera, pubblicata da Il Giornale, Polimeno tira fuori alcuni spunti di riflessione e confuta le tesi di Zanotelli. Innanzitutto la "Operazione antica Babilonia"- che diede inizio alla missione in Iraq- prevedeva la partecipazione italiana tramite una task force interministeriale con il compito di "concorrere, con gli altri Paesi della coalizione, a garantire quella cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività d’intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali". Infatti -continua il generale- l'Italia non ha mai contribuito a distruggere l'Iraq (come asserisce Zanotelli), bensì il nostro Paese ha aiutato la popolazione iraqena negli ambiti sanitario, infrastrutturale, scolastico e culturale- come testimonia la direzione italiana del dicastero cultura (l'unica non a guida statunitense).Il generale, in riferimento alla posizione, evocata da Zanotelli, di Giovanni Paolo II contraria alla guerra, aggiunge ulteriori elementi: "il Pontefice, grazie alla sua visione lungimirante, voleva perseguire la riconciliazione delle tre religioni monoteiste".
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