Un’icona sexy dello spettacolo, più di ottant’anni e mai un minuto senza far parlare di sé; questa è Brigitte Bardot, la donna che ha segnato il cambiamento di un’epoca: quella delle libertà individuali, del permissivismo che ha seguito il periodo di crisi bellica. B.B., così viene soprannominata, nasce da una famiglia parigina di estrazione borghese il 28 settembre 1934. Il visino paffuto e lo sguardo penetrante quasi magnetico, non passano inosservati: la Bardot è adatta al grande schermo ed ecco che nel 1952 compare per la prima volta nel film “Le Trou Normand”, diretto da Jean Boyer. In quello stesso anno (a soli diciotto anni) sposa il regista Roger Vadim. Dopo l’esordio prosegue con il film “Marina, ragazza senza veli” di Willy Rozier: è qui che l’attrice conquista tutti per il bikini succinto, sfoggiato.
Brigitte Bardot al traguardo degli 80, la sexy-ribelle che sfido' il mito di Marilyn
Scandalosa, sensuale, trasgressiva,considerata una minaccia per la morale degli anni '50: ladirompente Brigitte Bardot domani compie 80 anni. Animalista esimpatizzante dell'estrema destra francese della sua amicaMarine Le Pen, B.B. si e' ritirata nella sua tenuta di SaintTropez, dopo l'addio al mondo del cinema nel 1973, a soli 39anni. Nelle rare uscite pubbliche, Brigitte Bardot ha sempremostrato il suo lato ribelle e fuori dalle righe, che le e'costato alcune condanne per incitamento all'odio per le sueposizioni contro immigrati e musulmani. "Farei la pelle" aglijihadisti europei che rientrano dopo aver combattuto in Siria eIraq, ha detto nei giorni scorsi in un'intervista a Europe 1. Il mito di Brigitte Bardot esplose nel 1956 con il film 'Piacea troppi', di Roger Vadim, suo primo marito, nel quale balla unsensuale mambo. Segui' una cinquantina di pellicole, tra cui'La ragazza del peccato' di Claude-Autant Lara (1958), 'Vitaprivata' (1961) di Louis Malle con Marcello Mastroianni, 'Ildisprezzo' di Jean-Luc Godard (1963). Bionda, curve mozzafiato,sensualita' prorompente, B.B. divenne un'icona sexy, larisposta europea al mito di Marilyn Monroe.
Vasco Rossi suona a Roma. «La sinistra mi odia perché non ho mai voluto cantare Bandiera Rossa»
Prima tappa oggi all’Olimpico del tour di Vasco Rossi “Live Kom 014″. Il grande Blasco, 62 anni compiuti e a un mese dalla nascita del primo nipotino, torna sul palco per una maratona degli stadi da Guinness dei primati: sette concerti, tre nella capitale e quattro a Milano, 400 mila spettatori, a distanza di 24 anni dalla sua prima volta a San Siro, il 10 luglio 1990. Verace, guascone, matto da legare, Vasco Rossi non ha paura di esporsi. Così nell’intervista a Vanity Fair oggi in edicola, tirato per la giacca, si diverte a simulare un ipotetico programma politico. Più di 3 milioni e 800 mila fan su Facebook e oltre 518 mila su Twitter, insomma, avrebbe i numeri per fondare un movimento…
Da Vasco Rossi ai Negramaro, i cantanti che sono arrivati ultimi a Sanremo ma hanno avuto successo in classifica
La classifica del Festival della Canzone Italiana è quanto di meno rappresentativo ci possa essere dello stato della musica italiana, o almeno è stato così fino a qualche anno fa, prima che la kermesse tornasse a fare boom di ascolti e a riversare questo successo nella top10 Fimi dei mesi successivi. Di sicuro ce ne sono stati tanti di cantanti che sono arrivati ultimi a Sanremo ma primi in classifica, o perlomeno che hanno avuto una carriera duratura e in alcuni casi costellata di record, come quella di Vasco Rossi, pur essendo stati sonoramente bocciati all’Ariston. Vuoi per i sistemi di voto macchinosi, per il televoto viziato dalle mode del momento o per le polemiche che inevitabilmente condizionano ogni edizione, tanti indiscutibili talenti si sono ritrovati, spesso ma non solo agli esordi di carriera, relegati nelle retrovie delle classifiche del Festival: in alcuni casi, a seconda del regolamento vigente, non sono stati nemmeno ammessi alla gara finale vera e propria, magari vinta da emeriti sconosciuti che sarebbero durati come un gatto in tangenziale al successivo confronto col mercato discografico.
Ramelli, il Duce e D’Annunzio fanno capolino nell’autobiografia di Enrico Ruggeri
E’ un’autobiografia, un racconto che attraversa anche i tormentati anni Settanta, dove si restituisce il clima di ostracismo che pesava su un’area non irreggimentata e non succube di “ideologie alla moda”, come cantava Lucio Battisti. Parliamo del libro del cantautore Enrico Ruggeri, Sono stato più cattivo (Mondadori), il racconto di una carriera musicale raggiunta camminando sempre controvento. Un passaggio faticoso, scrivere di sé. Ruggeri lo ha sperimentato: “Mettere per iscritto la mia vita è stato un percorso molto duro, con momenti di autentico dolore. Però mi ha fatto bene“. L’infanzia certo ha il suo peso, perché fornisce l’impronta incancellabile. E poi i genitori, il distacco, la memoria. Le zie dannunziane che lo portavano alla pensione “Primo Vere” di Pescara. Infine il successo e “le tante facce della vittoria”. E la consapevolezza che si deve continuare ad andare avanti “spinto dalla curiosità e dal rumore dei nemici”.
Da Battisti agli 883, quanto è dura cantare fuori dal coro sinistro
Per Marx, l’ideologia era una cosa seria. Per Gramsci lo era l’egemonia. Ecco, prendete queste due serietà (colonne del pensiero moderno) e mettetele nel frullatore. State tranquilli che se a fare il cocktail è la sinistra italiana, il risultato è una brodaglia o troppo dolce o troppo amara, ma sicuramente non commestibile. Lo dimostra il rapporto - a tratti comico - di quella che è comunemente riconosciuta come «intellighenzia» con il mondo della musica. Un teatrino costellato da conflittualità, marce indietro, innamoramenti brucianti o tardivi, contraddizioni e pregiudizi. Insomma, per dirla con Giacomo (non Leopardi, ma il compare di Aldo e Giovanni nel comico trio), «niente di serio». Ma, a pensarla come Ennio Flaiano, può essere comunque grave. Ne seppe qualcosa Lucio Battisti.
ENRICO RUGGERI: “Quando il rock era considerato fascista e la sinistra era omofoba”
Il rock in Italia, negli anni 70, quando dominava la sinistra, quella definita extraparlamentare, non era visto bene per niente. Era “espressione del capitalismo yankee” si diceva e così capitava che un Fabio Treves (il noto e miglior armonicista blues italiano) che suonava il blues, cioè la musica degli emarginati e dei poveri, venisse cacciato dal palco dell’università Statale di Milano perché “filo americanista”. La confusione e l’ideologia erano tante. Chissà quanto, quei giovani di Lotta Continua e paraggi, si sarebbero divertiti invece che a sentire musica americana a raccogliere il riso nelle risaie di Mao Tze tung, allora loro idolo. Lo racconta anche Enrico Ruggeri in una intervista rilasciata a Vanity Fair in occasione dell’uscita del suo nuovo disco “Alma”. Erano tempi quelli, in cui David Bowie e Lou Reed erano definiti filo nazisti perché indossavano giubbotti e cappotti di pelle nera e tenevano i capelli cortissimi tinti di biondo: non c’era dubbio, con quel look non potevano che essere dei nazistoidi.
Una sciagura chiamata Romano: dall'Iri all'euro, la cronistoria di 30 anni di guai dell'uomo che fu due volte premier
Prodi è ricordato per il folle cambio della lira e per le super tasse. «Nel suo discorso al consiglio nazionale della Dc, il senatore Fanfani ha citato l’Aida (“Se il mio sogno si avverasse”) e ha auspicato l’arrivo di un esercito di prodi. Un cronista distratto ha completato il concetto: “Un esercito di Prodi e di Andreatta”». Correva l’anno 1981, e a teorizzare che l’impegno politico di Romano Prodi non si sarebbe rivelato un toccasana per il Paese era un certo Giulio Andreotti. Che, avendo avuto il professore reggiano come ministro dell’Industria tre anni prima, forse un minimo di cognizione di causa ce l’aveva. Il guaio è che nessuno gli diede retta. Un anno dopo, Spadolini nominerà Prodi alla presidenza dell’Iri, dove rimarrà per dodici anni, gestendo tra l’altro (con risultati non esattamente spettacolari) il maxi-pacchetto di privatizzazioni dei primi anni ’90. Dimessosi dall’Iri a metà del ’94, il Professore è pronto per la discesa in campo («Adesso ho mente e animo liberi. Un impegno in politica diventa un dovere, vista la situazione»).
La studentessa a Prodi: "Ha svenduto l'Italia, riconosca errori". La replica del prof
"Faccio parte di quella che oggi viene definita Generazione Erasmus", ma in realtà si tratta della "generazione dei disoccupati e dei lavoratori poveri. Lei, da presidente dell'IRI, ha svenduto il patrimonio economico italiano a società private e ha partecipato in prima persona alla nascita dell'euro, prima come presidente del Consiglio e poi come presidente della Commissione Europea. Non si è battuto per cambiare i criteri scellerati del trattato di Maastricht, nei quali l'Italia non rientrava. E sotto il suo governo fu firmato il pacchetto Treu che diede inizio alla precarietà italiana". E' il pesantissimo j'accuse rivolto da una studentessa all'indirizzo di Romano Prodi, ospite giovedì scorso di un incontro organizzato dalla rete Rethinking Economics Italia presso l'Università di Bologna.
Scandalo affidi, Bibbiano: giunta Pd assume avvocati contro chi protesta
Scandalo Angeli e Demoni: la Giunta comunale Pd di Bibbiano, orfana del sindaco Carletti agli arresti domiciliari e sospeso dal Prefetto, assume avvocati non per difendere i bambini strappati alle famiglie di origine, ma per tutelare il “buon nome” del paese, storicamente considerato come la culla del Parmigiano Reggiano “e patria di artisti e cantanti”. Può apparire surreale, ma la tutela del buon nome di Bibbiano non è rivolta contro chi lo ha infangato con le proprie azioni contro i bambini, bensì contro media, TV e politici che criticano e puntano il dito sull’amministrazione della ridente cittadina della Val d’Enza, dove del resto hanno sede i servizi sociali epicentro di Angeli e Demoni e quel progetto La casa strutturato per bambini tolti alle famiglie e dati in affidi che le indagini e la procura ritengono irregolari; mentre il municipio sarebbe il luogo principale delle irregolarità amministrative (“copertura politica”: così la definiscono gli inquirenti) che hanno portato all’arresto del sindaco Carletti, ora sospeso dal prefetto.
Le 10 città più pericolose di Francia
Sono solo numeri e ci sono persone che ci si trovano benissimo, ma statisticamente ci sono città dove il tasso di criminalità in rapporto alla popolazione è più elevato. In questa classifica, la banlieu di Parigi la fa da padrona. Al 18° posto si piazza Marsiglia, la prima tra le grandi città, con 4040 casi di aggressioni, 6562 rapine e un tasso di violenza di 12,67 ogni 1000 abitanti. Al fondo della classifica, quindi tra le città più sicure, troviamo tra le altre Neuilly-Sur-Seine (92), Saint-Cloud (92), Saint-Jean-De-Luz (64) e Versailles (78). Chiude la classifica Marly-Le-Roi con soli 1.45 episodi di violenza ogni 1000 abitanti.
Francia, i tifosi algerini scatenano il caos: una vittima, 20 agenti feriti e 74 fermati
Migliaia di persone sono scese in strada per la qualificazione della nazionale di Belmadi alla semifinale. A Montpellier durante i caroselli l’auto di un tifoso piomba su una famiglia e uccide la madre, a Parigi scontri e vetrine rotte. La qualificazione per la semifinale di Coppa d’Africa, strappata all’ultimo calcio di rigore contro la Costa d’Avorio, ha provocato una lunga onda d’urto del tifo algerino. Non solo in patria, ma anche in Francia. E a Parigi in particolare che per tutta la serata di ieri è stata attraversata da caroselli d’auto, colorandosi in certi quartieri di bianco e verde.
Il periodo migliore per visitare il Brasile
Volete anche voi farvi conquistare dall’allegria del popolo brasiliano? Un viaggio in Brasile vi farà conoscere molto bene la sua cultura, l’amore dei brasiliani per le feste, che dà il meglio di sé durante il carnevale, l’amore per il calcio, in strada vedrete giocare bambini e adulti. Il Brasile non è solo questo, ma è anche natura, con la sua meravigliosa Foresta Amazzonica, le cascate di Iguazù e le sue chilometriche spiagge. Il paese è enorme, ma qui di seguito troverete i dettagli del clima nelle sue varie aree geografiche. Clima. Le stagioni in Brasile sono invertite rispetto alle nostre e vista l’enorme estensione del Paese è necessario distinguere il clima in diverse zone. La zona costiera ha un clima caldo-umido tutto l’anno, le piogge cadono tra giugno e settembre nella parte nord-est del litorale, mentre tra dicembre e marzo a sud-ovest dello stesso litorale.
Eravamo comunisti, in guerra col terrorismo
Gli anni Settanta a Torino, le Brigate rosse e il Pci, il diritto alla delazione, la collaborazione con i magistrati e la polizia. Giuliano Ferrara spiega in un’intervista perché l’equazione di Salvini brigatisti-comunisti è “biada per ignoranti”. “Fu un’operazione borderline. Fu una battaglia in deroga alla democrazia. Anzi era una guerra, fatta con i mezzi della politica, ma era una guerra civile, senza regole, senza le divise, asimmetrica, come i jihadisti di oggi, la peggiore”. Nel 1979 Giuliano Ferrara scrive su Repubblica un commento – “Diritto alla delazione” – che per la prima volta rende pubblici il collateralismo, la commistione di ruoli, la grande alleanza tra Dc e Pci nella lotta al terrorismo rosso.
Barbara Balzerani, scrittrice e brigatista non pentita
Aldo; Antonio; Domenico; Ezio; Francesco; Girolamo; Giulio; Giuseppe; Lando; Michele; Oreste; Raffaele; Roberto; Rocco. Sono i nomi di battesimo di alcune delle vittime dirette o indirette di Barbara Balzerani, membro delle Brigate Rosse dal 1975, arrestata il 19 giugno 1985, condannata a sei ergastoli e messa in libertà dopo 21 anni di carcere, nel 2011. Compagna luna; Perché io, perché non tu; Cronaca di un’attesa; Lascia che il mare entri. Sono i titoli dei libri di Barbara Balzerani pubblicati da DeriveApprodi. Libri di poche pagine, ma non per questo di contenuto leggero o inane. È difficile recensire Barbara Balzerani. Perché la prima domanda che ci si deve porre è: chi è Barbara Balzerani? Semplicemente una scrittrice, come alcuni giornalisti disinformati credono? Un’assassina, come sostengono i familiari delle sue vittime? Balzerani è una brigatista rossa che ha ucciso più volte. Una donna “che racconta storie attraverso parole scritte”, come lei si è definita. Una terrorista che non si è né pentita né dissociata dalla lotta armata.
Battisti, altri 12 latitanti chiesti alla Francia, Parigi resiste. Salvini: «Li convinceremo»
Ventisette in tutto, dei quali 12 solo in Francia. È questo il dato ufficiale che arriva dal Dipartimento di Pubblica sicurezza. Ne sono scappati a centinaia tra terroristi neri e rossi, negli anni di piombo, una cinquantina sono rimasti nella lista dei ricercati per moltissimi anni. Alcuni hanno scelto i paesi del centro e sud americani, Brasile, Nicaragua e Perù. Altri il Giappone e la Gran Bretagna. Ora, dopo la cattura di Cesare Battisti, il numero di chi ancora avrebbe da scontare anni di carcere si è dimezzato. E su di loro le intenzioni del Governo sembrano chiare: «Riportarne indietro quanti più possibile». Ma tra il dire e il fare ci sono le varie condizioni imposte dagli stati che li ospitano. Molti hanno la cittadinanza, alcuni sono diventati imprenditori di un certo rilievo, e difficilmente verranno ceduti all'Italia.
Beppe Grillo: "Sfiduciate tutti Zingaretti o non avrò più fiducia"
"Sfiduciate compatti! Mi associo alle parole di Luigi di Maio: 'Mi aspetto che tutti votino la sfiducia al presidente Zingaretti in Regione Lazio". Con un post su Facebook Beppe Grillo esorta il MoVimento a votare compatto in Regione Lazio per creare una crisi.
Lino Banfi, grillino io? Ma quando mai: votavo Msi e oggi sto con il centrodestra
«Grillino io? Ma non scherziamo»… Lino Banfi non ci tiene proprio a passare per un simpatizzante del M5S, anche perché, nonostante la nomina ad ambasciatore dell’Unesco per l’Italia voluta da Luigi Di Maio , è da sempre uomo di centrodestra: e lo ribadisce, ancora una volta, in un’intervista a cuore aperto rilasciata a Il Fatto Quotidiano in cui, a scanso di equivoci e in nome di un’appartenenza culturale e politica a un mondo che non è certo quello pentastellato, conferma il suo passato da elettore del Movimento Sociale Italiano, rinnovando tra le righe della chiacchierata giornalistica la sua intramontabile stima per Giorgio Almirante.
La Francia ci prende ancora in giro: "Era un respingimento concordato"
La Francia risponde a Salvini dopo lo sconfinamento dei gendarmi che scaricano i migranti: "Bardonecchia sapeva". Il filmato dell'ennesimo sconfinamento da parte dei francesi avvenuto ieri mattina intorno alle 9.30 nella zona di Claviere è da subito sembrato chiaro a tutti. Non ha avuto bisogno di tante interpretazioni o spiegazioni. Nel video, infatti, si vede chiaramente la nuova "invasione di campo" da parte dei francesi al confine con l'Italia.
Beppe Grillo chiama Zingaretti «Er Zeppola» e definisce «oleosa» l’intervista di Fazio
Beppe Grillo questa mattina ha ufficializzato la propria retrocessione all’interno del Movimento 5 Stelle: da fondatore, insieme a Gianroberto Casaelggio, a garante. Un annuncio dato con la pubblicazione del nuovo statuto interno del M5S che conferma quanto già era palese nell’ultimo anno di vita e militanza politica dei pentastellati. Il suo ruolo adesso, però, è anche quello di ‘sfottere’ gli avversari politici del MoVimento per i loro difetti linguistici, come accaduto dopo l’intervista di Nicola Zingaretti da Fabio Fazio. Il nuovo segretario del Pd viene soprannominato Er Zeppola.
Lino Banfi rifiuta la corte del M5S: «Da sempre con il Centrodestra, tra i voti al Msi e la stima per Almirante»
Io grillino? Ma quando mai? In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, Lino Banfi si racconta e parla di politica attraverso il suo passato da elettore del Movimento Sociale Italiano e della sua stima per Giorgio Almirante. La sua famiglia è da sempre rivolta con lo sguardo in direzione del Centrodestra e, nonostante la nomina ad ambasciatore dell’Unesco per l’Italia voluta da Luigi Di Maio non ha alcuna intenzione di votare o diventare un rappresentante del Movimento 5 Stelle. «Luigi Di Maio si è presentato un giorno nella mia orecchietteria di Roma, gestita dai miei figli e io, per un puro caso, ero lì quel giorno – racconta Lino Banfi a Il Fatto Quotidiano -. Poi ho saputo della nomina ad ambasciatore dell’Unesco, ma ero sorpreso anche io perché mi è stato annunciato proprio quel giorno, sul palco della presentazione del reddito di cittadinanza.
La sinistra ha sempre avuto più Raccomandati da sistemare
Quasi venticinque mila persone l’avrebbero visto bene al Quirinale, ma Giancarlo Magalli, almeno alla politica, non direbbe mai ‘sì’. Non ama i compromessi, detesta i raccomandati e non ha un bel rapporto con le ‘volpi’. A settembre tornerà alla guida, per la diciannovesima volta, de ‘I Fatti Vostri’ e a pochi giorni dal suo settantunesimo compleanno passato dall’altra parte dell’Oceano, il conduttore arrivato in tv più per caso che per vocazione, si racconta, senza peli sulla lingua, come solo lui sa fare. Innanzitutto auguri. Non ama ricordare l’età, ma è fresco di compleanno. Ho festeggiato a New York, come ogni tanto faccio, con una delle mie figlie e con degli amici che vivono nella Grande Mela. Lì il 4 luglio è festa nazionale e così, in una volta sola, ci godiamo due feste: la loro, e la mia. Gli anni, ahimè, passano per tutti.
Pd, il tesoretto da 500 milioni dell’ex Pci non si dividerà. La mappa delle 68 fondazioni del PCI
«Io resto dove sono. Non esco, non sono scissionista». Laconico come sempre Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e senatore dem vicinissimo a Massimo D’Alema. Poche parole che però hanno un impatto non da poco sulla guerra dei beni in corso da nove anni tra ex Ds e Pd. Quando infatti a inizio febbraio lo spettro scissione cominciò a materializzarsi, i Dem pensarono subito a quella cassaforte di 68 fondazioni con dentro 2.399 immobili, 410 opere d’arte e un valore stimato di circa mezzo miliardo di euro (benchè non ci siano dati ufficiali a tal riguardo). Se il deus ex machina delle fondazioni fosse andato con D’Alema e Bersani, i Dem avrebbero corso il rischio di vedere eclissarsi per sempre quel forziere gelosamente custodito da Sposetti. Per questo il tesoriere Pd Francesco Bonifazi è partito lancia in resta proponendo una class action con cui si sarebbe aperta formalmente la guerra a colpi di carte bollate per mettere le mani sulle fondazioni.
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