Questo è l’ultimo interrogativo sollevato dal “Diario ragionato della Pandemia” della giornalista Serena Romano di cui abbiamo già parlato su affaritaliani.it: perché questo racconto, che si snoda come un thriller, dimostra che sia in Italia che nel resto del mondo c’erano medici che già a marzo 2020 curavano precocemente il Covid-19 con i farmaci esistenti. Ma questa “realtà delle cure” – ampiamente documentata nel “Diario” scaricabile gratis su www.libroserenaromano.it) - stenta ad emergere: perché la maggioranza dei media e dei social sono allineati con le posizioni ufficiali che la negano.

Facebook, infatti, ha di recente censurato proprio un post di Serena Romano che riportava l’articolo di France-Soir in cui si sollevava l’inquietante tema di fondo: perché si è affrontato il Covid senza curarlo?

 

Ecco il post e l’articolo incriminati e cancellati da Facebook, ma salvati sul sito del libro della Romano: così il lettore può rendersi conto direttamente del contenuto sia cliccando sul post censurato (https://www.libroserenaromano.it/recensioni/si-parla-anche-in-francia-del-diario-ragionato-della-pandemia-sul-giornale-france-soir/), sia leggendo l’articolo su France-Soir (nella versione in italiano su https://www.libroserenaromano.it/wp-content/uploads/recensioni/FranceSoir-Journal-raisonne-de-la-pandemie_italiano.pdf ).

In questo modo, chiunque può può constatare che la grave accusa di Facebook ai contenuti è di avere parlato di “cure e prevenzione”: considerate “pericolosa disinformazione” in quanto non allineata sulle posizioni ufficiali “di esperti, come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le autorità sanitarie del governo ecc.” come si legge nel regolamento di Facebook ( https://www.facebook.com/communitystandards/credible_violence/ ).

“Ma la posizione “ufficiale” cui si rifanno Facebook e gli altri organi di informazione allineati è basata, a sua volta, su una “verità scientifica” o su una verità politica” nella gestione del Covid-19? si chiede la giornalista. E la risposta è contenuta proprio nella nuova pagina del “Diario” dal titolo LE PROVE: dove sono raccolte le indicazioni sulle CURE, nonché gli STUDI, gli ATTI della MAGISTRATURA e gli altri DOCUMENTI che le avvalorano. Con quale obiettivo? Lo spiega direttamente Serena Romano nell’introduzione a LE PROVE (scaricabile su https://www.libroserenaromano.it/prove/ ) appena pubblicata: 

“L’obiettivo è utilizzare la ragione e il metodo scientifico per dimostrare la differenza tra “realtà scientifica” e “realtà politica” della pandemia: per distinguere tra scienza e pseudo-scienza, tra metodo scientifico utilizzato in maniera corretta o, viceversa, condito da insidie metodologiche che ne condizionano i risultati.
E per definire ciò che intendo per “verità scientifica” o “verità politica”, ricordo un episodio vissuto personalmente durante la mia inchiesta sul progetto di depurazione del Golfo di Napoli della Cassa per il Mezzogiorno: un progetto di “cattedrali di liquami” destinate ad aggravare, anziché risolvere, l’inquinamento marino.
L’acceso dibattito sollevato all’epoca dai miei articoli e dagli scienziati che suggerivano soluzioni più veloci per disinquinare il mare in attesa dei tempi lunghi per costruire i depuratori, è molto simile, infatti, a quello sollevato dai medici che oggi insistono per curare subito il Covid, in attesa dei tempi lunghi necessari a vaccinare l’intera popolazione mondiale.  
Ebbene, in quell’occasione, capii la differenza sostanziale tra “verità scientifica” e “verità politica” grazie ad una delle menti più promettenti della Chimica Italiana, prematuramente scomparso: lo scienziato Alfonso Maria Liguori (https://www.libroserenaromano.it/alfonso-maria-liguori-straordinario-esempio-di-scienziato/)

L’ente Governativo “Cassa per il Mezzogiorno”, infatti, aveva contestato la mia inchiesta senza entrare nel merito delle tesi, ma rispolverando una sorta di “principio di autorità” proprio della scienza ante-Galileo: cioè, chiedendo pubblicamente come si potesse mettere in discussione un  “progetto già approvato dalle maggiori autorità scientifiche: quali esperti governativi, tecnici della Cassa per il Mezzogiorno, delle Regioni, dei Comuni, ecc.”.  Fu a questo punto che intervenne nel dibattito Alfonso Maria Liquori. E per riportare la questione nei binari della scienza - dall’area della pseudo-scienza dov’era deragliata – obiettò: “… le citate “autorità scientifiche” sono in realtà “autorità politiche”. E sono ben diverse dalle autorevoli “organizzazioni scientifiche” (e non “autorità”, termine estraneo alla scienza moderna) quali l’Accademia dei Lincei, l’Academy of the Science, ecc. La verità politica, infatti, si basa su un concetto numerico: quello della “maggioranza”. La “verità scientifica”, invece, si basa sul “metodo” adottato per raggiungerla. Detto con un esempio: se la maggioranza sostiene che le foglie degli alberi sono blu e la minoranza che sono verdi, la verità politica prevale numericamente, ma la verità scientifica sta con la minoranza. E grazie al “metodo” e al “ragionamento scientifico” è sempre dimostrabile”.

LE PROVE contenute in questa sezione del “Diario” intendono, dunque, far emergere la verità  di una minoranza di medici che hanno dimostrato nella pratica clinica – adeguatamente supportata da numeri, risultati e dal metodo utilizzato per ottenerli – che le cure precoci e la prevenzione sono attualmente il migliore antidoto contro un virus ormai endemico e mutevole. Cure, comunque, da adottare subito, in attesa di vaccinare la popolazione mondiale con vaccini di provata efficacia e sicurezza se non si vorrà continuare consapevolmente a mietere vittime: perché tale verità clinica contrasta con la “verità ufficiale” sostenuta da una maggioranza politica e supportata da organismi para-scientifici (quali OMS, EMA, AIFA, CTS, Ministeri, Ordini professionali, ecc.) i quali affermano che il Covid è sostanzialmente incurabile e che solo il vaccino è in grado di arrestare la pandemia.

Un’affermazione carente sotto il profilo scientifico che sembra reggersi, appunto, grazie a quel “principio di autorità” criticato da Galileo nel “Dialogo sui massimi sistemi”: e cioè, che l’evidenza dei fatti, se non è avvalorata da un’autorità superiore, non è riconoscibile. Racconta, infatti, Galileo che tale contrasto nasceva perché i fedelissimi alle teorie di Aristotele, pur avendo constatato al termine di un’autopsia che i nervi partivano dal cervello (e non dal cuore come sostenuto fin allora da Aristotele) non se la sentivano di avvalorare apertamente tale evidenza perché contrastante con i testi aristotelici la cui “autorità” era all’epoca indiscutibile.

Per riportare il contrasto ai giorni nostri: a quanto pare, se l’OMS ed altri organismi simili - immotivatamente riconosciuti come massime “autorità” nella gestione pandemica – non riconoscono che il Covid è curabile precocemente anche con i farmaci, l’unica alternativa possibile è “o vaccino o morte”. Un’alternativa che sembra avvalorata “di autorità” dalla stessa OMS: che ha modificato il concetto di “immunità di gregge” stabilendo che tale immunità non si raggiunge più in maniera naturale, ma solo grazie ai vaccini. Un’affermazione che dal punto di vista scientifico equivale ad  affermare: non ci si abbronza più con il sole, ma solo con lampade artificiali”.     

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