Il governo anticipa dal 31 dicembre al 31 agosto le somme del 2 per mille destinati ai partiti, e quasi la meta' al solo Pd. E' il vero e proprio scandalo che spunta fuori dall'articolo 133 del decreto rilancio, che evidentemente è più preoccupato delle conseguenze della crisi per il partito di Nicola Zingaretti che del fallimento in corso di molti bar, ristoranti ed esercizi commerciali. Il testo elaborato dagli staff del premier Giuseppe Conte e del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri prevede l'erogazione in anticipo dei soldi del 2 per mille ai partiti anche se gli italiani non avranno ancora compiuto le loro scelte nelle dichiarazioni dei redditi posticipate per l'emergenza Covid- 19. Secondo i dati del 2019 presi a riferimento la somma che verrà erogata sarà di 18 milioni di euro e di questi ben 8,4 finiranno nelle casse del partito del Nazareno, che probabilmente è il vero autore della norma. I sospetti in questo caso escludono infatti il M5s che per propria scelta non accede al 2 per mille considerandolo (e lo è) un finanziamento pubblico cammuffato. Non ci possono essere nelle fila della maggioranza nemmeno le impronte di Italia viva di Matteo Renzi che nel 2019 non esisteva e quindi non potrebbe godere del 2 per mille. E' incredibile che in una situazione del genere si rilanci il Pd invece di chi soffre davvero la crisi essendo senza soldi. Nella norma c'è pure una beffa: siccome gli italiani oggi sono più poveri e forze anche un po' più arrabbiati con i partiti di prima, è assai probabile che nel 2020 non siano così generosi con i partiti. Quelli se ne fregano e intanto incassano subito di più. Se poi la cifra dovuta sarà inferiore facendo i conti al 31 dicembre, dovrebbero restituire il maltolto. Vogliamo scommettere che non accadrà?
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Lieve aumento dei contagi, ma continua a scendere il numero complessivo dei malati
Lieve aumento dei contagi, ma continua a scendere il numero complessivo dei malati. Nelle ultime 24 ore in Italia sono morte altre 172 persone a causa del coronavirus, portando a 30.911 il totale dei decessi dall’inizio dell’emergenza. I dati forniti dalla Protezione Civile confermano però il calo dei pazienti nelle terapie intensive e delle persone ricoverate con sintomi. Il totale delle persone che hanno contratto il virus è 221.216, con un incremento rispetto a ieri di 1.402 nuovi casi. La Regione Lombardia ha comunicato che dei nuovi casi conteggiati oggi, 419 sono riferiti alle settimane precedenti e non alle ultime 24 ore. Il numero totale di attualmente positivi è di 81.266, con una decrescita di 1.222 rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi 952 sono in cura presso le terapie intensive (-47). Sono 12.865 le persone ricoverate con sintomi (-674), mentre 67.449 persone (pari all’83% degli attualmente positivi) sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 109.039, con un incremento di 2.452 persone rispetto a ieri. In tutto sono stati eseguiti 2.673.655, i casi testati sono 1.741.903.
Silvia Romano, Luigi Di Maio a Fuori dal coro: "Non mi risulta nessun riscatto pagato altrimenti dovrei dirlo"
"Non mi risultano riscatti per Silvia Romano". Luigi Di Maio, in collegamento con Mario Giordano a Fuori dal coro, si gioca il tutto per tutto: "Perché dobbiamo credere a un terrorista?", domanda al pubblico il ministro degli Esteri, smentendo così le voci dettagliate sui 4 milioni pagati dallo Stato all'organizzazione terroristica somala Al Shabaab per la liberazione della 24enne cooperante milanese. "Ovviamente non bisogna darsi le risposte come conviene. Nel senso che è legittimo farsi delle domande, ma la prima domanda che mi faccio io è perché se un terrorista che viene intervistato e dice una cosa, la sua parola vale più dello Stato italiano? A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirlo". La logica scricchiola, visto che da che mondo è mondo esistono anche informazioni riservate da non divulgare in forma ufficiale.
Perché all’estero le scuole riaprono e in Italia no: i veri motivi
La Danimarca ha riaperto le scuole dell'infanzia, e anche altri paesi si preparano a riaprire. Perché all'estero i bambini tornano a scuole e in Italia no? Ecco i motivi spiegati.
In Italia la discussione sulla riapertura delle scuole si è fatta più accesa dopo che alcuni paesi europei hanno annunciato il ritorno in classe. La Danimarca è la prima nazione UE a riaprire le scuole, per il momento solo asili ed elementari, e altri Stati si apprestano a seguire l’esempio danese. L’Italia non è tra questi.
Germania e Francia riapriranno a inizio maggio (Macron ha fissato la data di ripartenza del paese l’11 maggio), mentre in Norvegia gli asili riaprirono lunedì e alcune scuole primarie tra una settimana. La Svezia, invece, controcorrente rispetto al resto d’Europa, non ha mai chiuso le scuole elementari dallo scoppio della pandemia.
Perché all’estero le scuole riaprono, nonostante i contagi non si siano fermati, e in Italia no? Quale è la differenza tra il nostro paese e il Nord Europa? È solo un problema di ordine sanitario o c’è dell’altro? Proviamo a fare chiarezza.
Riaprono le scuole oggi in Francia: 1 milione di alunni deve tornare in classe
Oggi giornata cruciale in Francia dove riaprono le scuole e un milione di alunni è chiamato a tornare in classe.
Fase 2 del Coronavirus che in Francia è affrontato come una sfida: da oggi scuole materne ed elementari, dopo 2 mesi di chiusura, hanno riaperto i battenti in quello che sembra un test per la ripresa dell’istruzione su cui il presidente Emmanuel Macron sembra aver scommesso anche se in modo progressivo.
La riapertura delle scuole in Francia è progressiva, come abbiamo già detto e nel rispetto di rigide regole e nel rispetto delle misure di sicurezza.
Le scuole francesi, elementari e materne che oggi sono state chiamate ad accogliere circa 1milione di giovani studenti, per sedare le preoccupazioni della famiglie hanno introdotto un protocollo che dovrebbe scongiurare un nuovo picco di contagi.
Franco Bechis a Otto e mezzo: "Se chiudiamo l'economia per 6 mesi salta il Paese, l'Italia muore"
Ripartire, anche rischiando qualcosa, o l'Italia morirà. Franco Bechis, in collegamento con Lilli Gruber a Otto e mezzo, non usa giri di parole per commentare i ritardi del governo sul Dl Rilancio (fu Decreto Aprile) e le incertezze sulle riaperture della Fase 2. "Siamo stati costretti a chiudere gran parte dell'Italia - sottolinea il direttore del Tempo - ma non possiamo permettercelo. In prospettiva i soldi non li avremo e dobbiamo correre qualche rischio, altrimenti muore tutto il Paese".
In altre parole, "non si può chiudere l'economia per sei mesi, altrimenti salta il Paese". Logico per tutti, tranne per alcuni ministri e loro consiglieri scientifici che starebbero davvero prendendo in considerazione l'ipotesi di un lockdown bis in caso di nuovo aumento dei contagi.
Zaia: «Il 18 riapro tutto, la mia linea è vincente. E non si inventino i box di plexigrass in spiaggia»
Zaia gongola. “Se i presupposti sono questi, io conto di riaprire tutto il 18 maggio. Sembra che il governo possa fare un provvedimento di apertura di base per alcune attività, delegando le Regioni per il resto, e io conto quindi riaprire tutto: negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, centri di estetica, palestre e centri sportivi, ovviamente nel rispetto delle regole sanitarie”. Il presidente del Veneto, Luca Zaia nel suo consueto incontro stampa ha ribadito la bontà del metodo-Veneto. “Si riaprirà secondo linee guida. L’importante, e l’ho detto al presidente del Consiglio, è che queste regole siano chiare, rigorose, ma poche – ha spiegato Zaia- e che non ci inventiamo i box di plexiglass in spiaggia…”.
Il confronto tra le Regioni e il governo Conte è stato soddisfacente, spiega Zaia: “L’incontro è stato
positivo. Nella videoconferenza con il premier Conte e con i ministri Boccia e Speranza è passata la linea che avevo tentato di portare avanti, assieme agli altri governatori: per il 18 maggio il presidente del Consiglio emanerà un Dpcm che stabilità delle aperture o delle possibilità di base; e delegherà le Regioni a decisioni sulle aperture come un abito sartoriale”.
Si spiega: “Premesso che dovranno essere rispettati tutti i parametri dell’Iss, il Veneto vuole riaprire il 18 maggio tutto quello che è possibile: negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, barbieri, centri di estetica, palestre, centri sportivi. E tutto quello che riguarda il turismo. Perché bisogna partire”. “E’ urgente però che arrivino le linee guida dall’Inail, e al presidente del Consiglio ho chiesto che sia poche linee guida e soprattutto che siano semplici: il minimo per mettere in sicurezza operatori e clienti”.
Zaia: “Ci giochiamo il futuro, mi appello ai cittadini”
Naturalmente l’appello è ai cittadini del Veneto: “Faccio un appello, perché qui ci giochiamo il futuro, non possiamo ritrovarci sulla linea di partenza, perché il Veneto è visto come modello di virtuosità, e una eventuale reinfezione nella nostra Regione sarebbe la fine”.
Infine i numeri della pandemia. anche sul fronte sanitario il metodo Zaia dei tamponi è stato fruttuoso ed elogiato anche dai suoi avversari politici: I casi di positività al coronavirus in Veneto, dall’inizio dell’emergenza, sono 18.782, 41 in più rispetto a ieri. Le persone in isolamento domiciliare sono 4.713, 300 in meno rispetto
a ieri – ha sottolineato Zaia -. I pazienti ricoverati sono 759, di cui 393 sono risultano positivi e 295 negativi. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 71″. “Dall’inizio dell’emergenza – ha riepilogato Zaia – i pazienti dimessi sono 3.033, 42 in più rispetto a ieri. I decessi in ospedale sono 1.272, 1.686 considerando tutte le altre strutture”.
di Adriana De Conto per www.secoloditalia.it
Siamo alla farsa, arriva un’altra task force: nuovi esperti faranno da “badanti” a Patuanelli
Non è una barzelletta, è scritto nero su bianco nella bozza del fu decreto aprile, poi denominato decreto Rilancio. Sì, ci sarà una nuova task force. Stiamo scivolando nella farsa. L’unica cosa che il governo Conte sa fare con una certa celerità è nominare task force. Di “badanti” . Che per ora o decidono di non decidere, o complicano la situazione in modo inestricabile agli italiani. Ad avvalersi di questa nuova commissione di esperti sarà il ministero per lo Sviluppo economico, guidato da Patuanelli, che si affiderà ad altri esperti per “potenziare e rendere più efficace l’attività di elaborazione delle politiche industriali dei settori maggiormente colpiti dall’emergenza Covid-19”. E’ questo il passaggio contenuto nella bozza. Lo riporta Il Tempo.
Un’altra task force
Gli esperti prendono il posto dei politici. Altri consulenti altre spese ingenti in tempi di crisi nera. Gli esperti affiancheranno Stefano Patuanelli, titolare del dicastero, “nel limite di spesa di 300mila euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022”, scrive il quotidiano romano. Il team sarà da un “numero massimo di dieci unità per ciascun anno considerato” e ognuno dei componenti sarà individuato “mediante selezione comparativa con avviso pubblico, specializzati in materia di politica industriale”. Gli specialisti si andranno ad aggiungere ai 450 consulenti già arruolati fino a questo momento per affrontare la pandemia.
"Senza aiuti addio a via Condotti". La clamorosa protesta dei commercianti
A piazza di Spagna, a Roma, il flash mob contro l'immobilismo del governo
Sono centinaia i commercianti, i negozianti e i protagonisti del business della capitale che si sono trovati questa mattina a Piazza di Spagna per prendere una posizione pubblica e pacifica nei confronti del governo che sta guidando la fase due dell’epidemia da Coronavirus: “Senza aiuti da parte del governo, il 18 maggio non potremo riaprire”, si legge sui manifesti esposti dai partecipanti al presidio che ha percorso la scalinata di Trinità dei Monti: “E migliaia di dipendenti sono a rischio”, aggiungono i protagonisti dell’economia del Tridente, la zona a più alto valore aggiunto e internazionalizzazione di Roma, con valori di affitto da 6mila euro al mq per via del Corso, 6.500 euro al mq per piazza di Spagna e oltre 11.500 al mq per via dei Condotti: importi ovviamente relativi al mercato pre-Covid e di cui oggi è purtroppo impossibile stimare una riconferma.
“I commercianti stanno cercando di mostrare a tutti che il governo non è abbastanza vicino. Parliamo della spina produttiva della città, persone e imprenditori che investono milioni e milioni di euro e soprattutto tempo ed energie per costruire una capitale sempre migliore ed è giusto che l’esecutivo faccia un passo verso di loro”, dichiara Raffaele Rubin, founder e partner di Josas Immobiliare, società leader specialista del retail: “Sono diversi i temi da far emergere: dalla cassa integrazione ancora non arrivata ai dipendenti, ai contributi insufficienti - se non quando inesistenti - sugli affitti dei locali commerciali; per non parlare della grande difficoltà di ottenere i prestiti garantiti dallo Stato. Purtroppo con questi presupposti e senza garanzie di sostegno il 18 Maggio molti commercianti non apriranno le serrande delle loro attività”, continua Rubin.
Giuseppe Conte, il premier dei Dpcm: chi scrive i suoi decreti guadagna il doppio dei medici in trincea contro il coronavirus
Avete presente il Dpcm sui "congiunti" che ha fatto ridere mezza Italia e venire i capelli dritti ai giuristi? Ebbene, a stendere i provvedimenti che negli ultimi due mesi hanno accompagnato e deciso la nostra vita ci sono fior di funzionari che per fare il proprio lavoro vengono giustamente retribuiti. Tanto o poco non è importante. Quello che conta è capire quale sia il criterio con cui lo Stato paga i servizi dei suoi dipendenti. E qui la ragione vacilla.
Già, perché se è lecito fare un confronto, quello con altre categorie del pubblico impiego risulta impietoso, soprattutto con quello che stiamo passando.
Qualche giorno fa, in un interessante studio sull' occupazione nella sanità, che certificava, tra le altre cose, l' incredibile emorragia di posti di lavoro nel comparto (-44mila unità tra il 2009 e il 2018) a causa dei tagli di spesa, l' Istat ci ha anche messo a conoscenza dei livelli retributivi delle varie categorie di statali.
Buste paga - Dati che gli esperti della Pa, e non solo loro, conoscono bene. Ma che letti con le lenti dell' emergenza Covid fanno fare un salto sulla sedia. Partiamo dal personale non dirigente, impiegati e quadri per intendersi. Qui la curva delle retribuzioni è abbastanza omogenea. Anche se alcune distanze non sono trascurabili. Come quella, ad esempio, che separa il personale del servizio sanitario nazionale, con uno stipendio annuo medio lordo di 33mila euro, dai i corpi di polizia, che guadagnano 41mila euro. In mezzo, considerando le categorie in trincea nella lotta alla pandemia ci sono le forze armate, con 39mila euro e i vigili del fuoco, con 36mila euro. Passando sul terreno di chi è rimasto dietro una scrivania, o più spesso a casa, nella fase dell' emergenza abbiamo gli enti pubblici non economici (Inps, Inail, Ice, ecc) con 40mila euro, i ministeri, con 30mila euro e le agenzie fiscali, con 37 mila euro.
Silvia Romano, tensioni con gli Stati Uniti sul presunto riscatto: Conte in attesa della richiesta di informazioni e dettagli da Washington
A essere infuriato per come si è svolta la liberazione di Silvia Romano non è solo Luigi Di Maio (estromesso da Giuseppe Conte sulla parte finale dell'operazione ndr), ma anche gli alleati. Il motivo? Secondo Repubblica Stati Uniti e Gran Bretagna non hanno digerito il presunto riscatto che l'Italia potrebbe aver pagato ai terroristi somali di Al Shabaab, gli stessi uomini che da tempo gli americani combattono. Una situazione, questa, che fa già credere all'esecutivo giallorosso che ben presto Washington presenterà una richiesta di informazioni e dettagli. Non solo, perché Palazzo Chigi sa bene che nella zona in cui è avvenuta la mediazione - il cuore della Somalia, a poche decine di chilometri da Mogadiscio - gli americani conducono operazioni contro gli uomini di Al Shabaab.
Nel mirino ci sono anche altri rapporti, quelli tra Italia e Turchia. La collaborazione di Ankara è stata decisiva per portare a termine la liberazione della giovane milanese impegnata in Kenya con la onlus Africa Milele. Una circostanza, per molti, che può favorire i rapporti con Erdogan, non solo sul fronte libico dove Italia e Turchia sono con Serraj.
Silvia Romano, violento attacco di Silvana De Mari: "Sciacquina in vacanza, non inutile ma dannosa: stai a casa"
La liberazione di Silvia Romano ha scatenato anche l'odio peggiore. Ad attaccare duramente la giovane cooperante impegnata in Kenya per aiutare i bambini dell'orfanotrofio, la scrittrice Silvana De Mari. "L’Africa - esordisce nel suo video pubblicato su youtube - manca di tecnici, in compenso è ricca di africani che sanno fare un mucchio di lavori, senza il minimo problema, sicuramente meglio dell’europeo perché loro conoscono il posto. Quindi se siete capaci di amputare un arto, se siete capaci di eseguire un parto, se siete capaci di scavare un pozzo, se siete medici, chirurghi, ostetriche, veterinari o ingegneri, infermieri professionali no perché ci sono già le loro, ma qualche infermiera possiamo anche mettercela. Allora, se andate nel Terzo mondo siete dei soccorritori. Se non sapete fare nessuna di queste cose siete sciacquine". Per la De Mari si tratta di "individui a competenza zero" che si recano in Africa solo per fare selfie.
Coronavirus, 4.200 euro per ogni immigrato in quarantena: ecco quanto spende lo Stato
Riprendono gli sbarchi di immigrati, ma al tempo del coronavirus per loro è obbligatoria la quarantena. Ma quanto ci costa? Qualche calcolo lo ha fatto il deputato della Lega Alessandro Pagano, basandosi sulla vicenda che riguarda la nave Moby Zaza, che con i suoi 250 posti circa ospiterà i migranti che approderanno nelle coste di Lampedusa e, in generale, in quelle agrigentine. Al suo interno vi sarà anche un’area per il confinamento di migranti con sintomi da Covid-19, mentre 35 posti saranno destinati al personale sanitario. Il leghista Pagano ricorda: "“Per il noleggio della nave traghetto Moby Zaza, messa stavolta a disposizione per la quarantena di questi immigrati irregolari provenienti da Libia e Tunisia e per il loro successivo approdo sulle nostre coste – ha sottolineato il deputato – la compagnia Moby Line riceverà tra i 900mila e 1 milione e 200mila euro: la bellezza di 4.210 euro al mese per clandestino imbarcato". Insomma, oltre 4.210 euro per ogni immigrato. Una discreta spesa, soprattutto in un periodo drammatico come questo a causa del coronavirus. La Lega ritiene eccessivi questi costi, e Pagano aggiunge: "Non parliamo di un gommone di terza mano, ma – ha proseguito Pagano – di una nave dotata di ristorante self-service, pizzeria, gelateria, admiral pub con speciale assortimento vini, area giochi e sala video, cabine doppie o quadruple con servizi e perfino suite di lusso. Tutto questo mentre famiglie e imprese italiane sono in ginocchio per la gravissima crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19", conclude il Leghista
RAI, il monopolio della Tv pubblica di sinistra è uno spettacolo indecente
C’è in Italia un’emergenza tra le altre, non la più importante, ci mancherebbe, ma forse la più vistosa. È il monopolio del racconto pubblico, uno spettacolo indecente. L’informazione di Stato, e larga parte di quella privata, sforna ogni giorno a senso unico la versione dei fatti secondo il canone ideologico-politico della sinistra. Anche ora che la sinistra non governa e rappresenta una quota fortemente minoritaria dei cittadini italiani. Anzi, il collasso di consensi e credibilità accentua anziché attenuare la faziosità dell’informazione, anche per precostituirsi un alibi: i nominati vogliono passare per vittime d’epurazione quando si procederà a nuove nomine, visto che è cambiato l’azionista politico di riferimento che da sempre nomina i vertici. E allora a scopo preventivo rincarano le dosi della loro faziosità per passare poi come martiri dell’Idea e della Professione.
Vi faccio due esempi del racconto a senso unico. Manifestazione del Pd di domenica scorsa. Tutti i telegiornali della Rai – ma anche i privati- le dedicano l’apertura euforica del tg, considerando una modesta manifestazione di un partito di netta minoranza come l’evento principale della giornata.
Secondo caso, il sindaco di Riace arrestato: gli stessi tg danno compatti la notizia della sua incriminazione apertamente parteggiando per l’incriminato, intervistando lui, i suoi sostenitori, i migranti. E a seguito, interi tg, a cominciare dal tg1, sono costruiti sul tema migranti, accoglienza, razzismo, declinati in tutte le salse ma sempre con una sola chiave di lettura.
Papa Francesco, gli strani silenzi sul comunismo: l'accusa di Antonio Socci
Incurante dell' ennesima, cocente, sconfitta elettorale (o forse proprio per questo), con rabbiosa ostinazione, papa Bergoglio prosegue la sua campagna elettorale, come leader politico della sinistra mondiale. Infatti continua a ripetere le sue invettive in perfetta sintonia con tale parte politica. I siti di tutti i giornali ieri titolavano: «Il Papa in Romania: "Non cedere alle seduzioni di una cultura dell' odio"». Espressione volutamente vaga, tipica di chi lancia il sasso nascondendo la mano, però sapendo che - trattandosi di una parola d' ordine della sinistra - verrà poi interpretata come accusa contro chi si oppone a un' emigrazione di massa e incontrollata (contro i Salvini, i Trump eccetera). Ecco infatti cos' ha detto: c' è «un senso dilagante di paura che, spesso fomentato ad arte, porta ad atteggiamenti di chiusura e di odio. Abbiamo bisogno di aiutarci a non cedere alle seduzioni di una "cultura dell' odio"». In realtà la frittata è facilmente rovesciata da chi è fatto bersaglio di tali accuse, perché in queste settimane si è visto tracimare odio ideologico soprattutto negli ambienti clericali. Leggi anche: Matteo Salvini, il sondaggio del trionfo su Papa Francesco Inoltre - storicamente - l' odio è sempre stato il connotato tipico della sinistra. E qui c' è un problema di luogo e di tempo. Bergoglio ieri ha fatto una gaffe andando a pontificare sull' odio (ovvero contro chi si oppone all' emigrazione di massa), laddove per decenni ha imperversato l' odio vero: il crudele e sanguinario odio del regime comunista.
Niente bonus di 600 euro per i lavoratori di Mirabilandia. L’appello del PSI al sindaco: “faccia qualcosa per loro”
Il Partito Socialista di Ravenna si è schierato al fianco dei sindacati, che hanno lanciato l’allarme sul problema che vivono i lavoratori stagionali dei Parchi divertimento come quello di Mirabilandia. L’hanno fatto con un appello al sindaco di Ravenna, chiedendo che de Pascale porti le istanze dei lavoratori alle Istituzioni nazionali.
“Il sindaco di Ravenna e presidente della Provincia deve attivarsi a favore dei lavoratori del Parco della Standiana – spiegano i socialisti -: circa 500 stagionali sono rimasti senza aiuti perché fra i beneficiari dei 600 euro non ci sono le aziende riconducibili a parchi divertimento. Quindi, pur avendo diritto di usufruire del bonus in quanto stagionali, questi lavoratori sono stati tagliati fuori e, se il problema non verrà risolto, non potranno ricevere l’ammortizzatore neanche dopo la proroga della misura”.
L’ombra di Erdogan dietro la liberazione di Silvia
La liberazione di Silvia Romano è un risultato fondamentale di tre fattori: lavoro di intelligence, opera di diplomazia e capacità operative sul campo in uno dei teatri più difficile del mondo, il Corno d’Africa. Un’operazione che si è svolta all’alba del nove maggio a trenta chilometri da Mogadiscio, in Somalia, e che è il completamente di un lavoro cominciato subito dopo le 19.30 del 20 novembre del 2018, quando la cooperante italiana venne rapita da una banda armata nel villaggio di Chakama in Kenya.
Le cose hanno subito una decisa accelerazione nel novembre dell’anno scorso, quando i servizi segreti italiani hanno avuto la certezza che Silvia Romano fosse viva. Una sicurezza che ha permesso al numero uno dell’Aise, Luciano Carta, di muovere le pedine definitive nelle scorse settimane, con l’invio dei suoi uomini a Nairobi, in Kenya. Il contatto era quello giusto, spiegano le fonti di Repubblica, tanto che in pochi giorni è arrivata la svolta per il negoziato. L’appuntamento viene fissato nella notte tra l’8 e il 9 maggio sotto la pioggia battente di Mogadiscio. E mentre nella capitale somala esplodevano colpi di mortaio, non lontano dalla sua periferia avveniva lo scambio per riavere Silvia.
Il silenzio ostinato del Papa sulla persecuzione dei cristiani
Nel 2018, sono stati 4.305 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede. È questa la drammatica cifra contenuta nella nuova “World Watch List 2019”, appena redatta dall’organizzazione non governativa Open Doors. La Ong rivela che nel 2018 sono stati uccisi più di mille cristiani – il 25 per cento in più – rispetto all’anno precedente, quando furono registrate 3.066.vittime.
In questi giorni, 245 milioni cristiani nel mondo sono apparentemente perseguitati soltanto a causa della loro fede. Lo scorso novembre, l’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre ha pubblicato il suo “Rapporto sulla Libertà religiosa” per il 2018 e ha raggiunto una conclusione analoga: 300 milioni di cristiani sono stati vittime di violenza. Il Cristianesimo, nonostante la dura competizione, è stato definito come “la religione più perseguitata del mondo”.
Nel marzo prossimo, Papa Francesco si recherà in Marocco, un altro paese presente sulla lista nera diffusa da Open Doors. Purtroppo, la posizione di Papa Francesco sull’Islam sembra provenire da un mondo fantastico. La persecuzione dei cristiani è ora una crisi internazionale. Si pensi a quanto accaduto ai cristiani nel mondo musulmano soltanto negli ultimi due mesi. Un poliziotto è rimasto ucciso nel tentativo di disinnescare una bomba all’esterno di una chiesa copta, in Egitto. Precedentemente, sette cristiani erano stati assassinati da estremisti religiosi durante un pellegrinaggio. Poi, in Libia, è stata scoperta una fossa comune contenente i resti di 34 cristiani etiopi uccisi dai jihadisti affiliati allo Stato islamico. Il regime iraniano, nell’ambito di nuove e pesanti repressioni, ha arrestato più di 109 cristiani. La pakistana cristiana Asia Bibi, tre mesi dopo essere stata assolta dalle accuse di “blasfemia” e rilasciata dal braccio della morte, vive ancora come una “prigioniera”, perché i suoi ex vicini vogliono comunque che venga giustiziata. A Mosul, che era la culla del Cristianesimo iracheno c’è stato un “Natale senza cristiani”, e in Iraq, in generale, l’80 per cento dei cristiani è scomparso.
Kenya e le stragi di cristiani nel mondo: il silenzio degli intellettuali
Passata la Pasqua dove tutti fingono di essere più buoni, risuonano nelle orecchie le parole di papa Francesco a proposito delle stragi di cristiani nel mondo, avvenute “con il nostro silenzio complice”. Io, lo confesso, non riesco a togliermi dagli occhi le immagini di quei poveri ragazzi kenioti, studenti di un college, ammazzati, come ormai da tante parti, soltanto perché cristiani, stesi in pozze di sangue sul pavimento delle loro aule. I missionari salesiani in Kenya parlano di circa 200 morti e denunciano che di 300 allievi non si ha più notizia. Ciò che è avvenuto ricorda la ferocia nazista: i ragazzi divisi in due gruppi, gli islamici liberati, i cristiani decapitati o uccisi. Non so perché ma mi sono ritornati in mente i racconti sul binario 21, la brutalità di quella soldataglia, i campi di sterminio.
Le stragi di cristiani si susseguono ormai senza sosta: dall’Iraq alla Siria, dal Sudan alla Somalia, dalla Nigeria al Kenya, dalla Libia alla Tunisia, dall’Egitto al Pakistan, dall’Afghanistan alle Filippine. È un autentico genocidio. Sorprende tuttavia che nei Paesi occidentali ci possano essere personaggi che difendono, sostengono, giustificano le azioni di questi criminali senza incorrere nelle stesse pene previste per esempio per gli apologeti del nazismo. E sorprende ancora di più l’inerzia dei governi occidentali, sempre pronti invece a scatenare guerre “democratiche”.
CRISTIANI MASSACRATI IN AFRICA A NATALE DAI JIHADISTI. MA NON INTERESSANO A NESSUNO PERCHE’ NON SONO MIGRANTI E NON POSSONO ESSERE USATI CONTRO “I SOVRANISTI”
Il giorno di Natale, in Nigeria, lo Stato islamico – secondo quanto riferisce l’agenzia Asianews – ha “decapitato” 11 cristiani, che erano stati da loro catturati. I Jihadisti hanno rivendicato la strage come “messaggio ai cristiani del mondo intero”. Anche alla vigilia di Natale, in un villaggio cristiano vicino a Chibok, avevano ucciso sette persone e avevano rapito un giovane.
Tuttavia questo macello del terrorismo musulmano non sembra interessare ai nostri media e ai governi dell’Occidente (con l’eccezione di Boris Johnson che in questi giorni ha tuonato contro le persecuzioni ai cristiani e contro il boicottaggio a Israele).
A quanto pare solo se muoiono sui gommoni che affondano davanti alle coste libiche, in partenza verso l’Italia, le popolazioni africane fanno notizia e infiammano la coscienza dei “buoni” e degli umanitari.
La notizia degli undici cristiani decapitati a Natale e dei sette uccisi il giorno prima è caduta nella generale indifferenza (come altri episodi analoghi negli anni scorsi). Niente prime pagine, né titoloni. Niente proclami accorati di Bergoglio, che parla spesso di popolazioni africane, ma solo se si trasformano in migranti che vogliono arrivare in Italia e possono essere evocati contro Salvini e contro i cosiddetti “sovranisti”.
Per la povera gente dell’Africa che muore ammazzata nella sua terra non si accendono i riflettori, tanto più se sono cristiani (uccisi in quanto cristiani) e se a massacrarli sono gli islamisti. In Vaticano per loro nessuno s’indigna.
Eppure queste ultime stragi fanno parte di quella guerra, scatenata dai musulmani di Boko Haram e altri gruppi jihadisti, che in Nigeria, negli ultimi dieci anni, secondo i dati dell’Onu, ha fatto circa 36 mila vittime e due milioni di sfollati.
I cristiani sono il gruppo umano più perseguitato del pianeta. Secondo l’ultimo rapporto della World Watch List del 2019 sono saliti a 245 milioni i fedeli di Cristo che subiscono persecuzione. Su 150 Paesi monitorati, ben 73 mostrano un livello di persecuzione “alta, molto alta o estrema”. L’anno precedente erano 58.
Anche i martiri cristiani – uccisi per la loro fede – sono cresciuti: dai 3.066 del 2017 ai 4.305 del 2018. È un dramma che va avanti da anni, ma che da noi sembra aver commosso e indignato – ad esempio – più il mondo ebraico che le gerarchie clericali.
Tempo fa il Rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni lanciò l’allarme su queste persecuzioni che sembrano lasciare indifferente l’Occidente. Il mondo ebraico ben conosce la persecuzione, nella sua storia, così Di Segni intervenne sul “Foglio” con un articolo intitolato: “Colpevoli silenzi e reazioni insufficienti dietro il dramma dei cristiani”.
Scriveva: “La comunità ebraica non può rimanere indifferente davanti alle persecuzioni religiose che colpiscono oggi i cristiani in molte parti del mondo”.
Ma subito segnalava una strana “rimozione” collettiva: “La persecuzione dei cristiani, in un paese cristiano come l’Italia, non è notizia che solleva attenzione, l’attenzione che merita. O forse sono i sistemi di informazione che non la mettono al centro dell’attenzione”.
Poi aggiungeva qualcosa sulla Chiesa: “Si rimane perplessi dalla timidezza delle reazioni cristiane davanti all’entità degli orrori. Nell’esperienza della comunità ebraica, purtroppo vi sono stati tanti episodi recenti di intolleranza antisemitica; li abbiamo denunciati con forza e abbiamo ricevuto la solidarietà e la simpatia di molti. Per i cristiani perseguitati avremmo voluto dimostrare la nostra simpatia e solidarietà scendendo in piazza e manifestare, come molti hanno fatto per noi. Trovare qualcuno a cui esprimere solidarietà, per non parlare di una sponda organizzativa, è stata un’ardua impresa”.
Sono parole misurate, ma la sostanza è impressionante. Il Vaticano è insofferente di fronte a chi gli chiede di intervenire in difesa dei cristiani perseguitati. Non è animato dalla volontà di soccorrere i perseguitati, ma dal desiderio di non dispiacere né al mondo musulmano, né al mondo comunista.
Questo è anche il motivo dell’incredibile silenzio di Bergoglio sulle manifestazioni di massa a Hong Kong dove i cattolici sono stati in prima fila in difesa della libertà della città dal regime comunista di Pechino (a cui, peraltro, Bergoglio ha praticamente sottomesso la Chiesa perseguitata con il recente controverso accordo, contestato dagli eroici cattolici cinesi).
E’ uno strano silenzio, quello su Hong Kong, per un papa che a getto continuo interviene sulle questioni politiche di altri paesi, come l’Italia, dove i suoi attacchi ai “sovranisti” – anche durante le campagne elettorali – sono così faziosi da essere consonanti con quella Sinistra che, contro il centrodestra, lancia l’allarme fascismo (e che infatti esalta Bergoglio).
Di ritorno dal recente viaggio in Giappone, in aereo, Bergoglio non ha potuto più sfuggire alle domande dei giornalisti su Hong Kong, ma ha trovato il modo per eludere egualmente il problema dicendo che non conosceva abbastanza la situazione.
Una risposta imbarazzante, condita da parole di affetto per la Cina (“mi piacerebbe andare a Pechino, io amo la Cina”), che ha suscitato la gratitudine del portavoce del regime comunista e il deluso rammarico del leader pro democrazia di Hong Kong, Joshua Wong.
Bergoglio è, in genere, un sostenitore e propagandista delle cause del “pensiero unico” politicamente corretto (e sostanzialmente anticattolico). Ma non del cattolicesimo.
I cristiani – e specialmente quelli perseguitati – non vedono in lui un padre, né un loro difensore. Spesso nemmeno amico. Mentre si mostra amico di regimi persecutori come quello cinese.
di Antonio Socci per https://www.antoniosocci.com
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La Lega cresce. Il sondaggio di Swg realizzato per il Tg La7 di Enrico Mentana sembra andare in controtendenza rispetto a quanto sostenuto fino ad ora. Il partito di Matteo Salvini registra infatti un +0,5 raggiungendo così il 27,8 per cento in una sola settimana. Cattive notizie invece per il Partito democratico che cala del -0,7 per cento fermandosi al 19,5. Cresce, invece, l'altra forza politica al governo, il Movimento 5 Stelle che vanta un 16,7 (+0,5).Giorgia Meloni smentisce il trend positivo di Fratelli d'Italia che arriva al 14,6 con un -0,3 rispetto alle valutazioni della settimana precedente. A crescere, esattamente quanto perde il Pd, è Silvio Berlusconi: Forza Italia segna così un +0,7 e si attesta al 6 per cento
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Fegato: come depurarlo velocemente e in modo naturale
Fegato: un organo per depurare l'organismo
Silvia Romano, Vittorio Sgarbi: "Complici della jihad. Per lo Stato lei vale più di Aldo Moro"
«Per lo Stato italiano Silvia Romano vale più di Aldo Moro, lo dicono i fatti: Moro è morto perché le istituzioni decisero di non trattare coi terroristi, mentre in questo caso il governo ha dato 4 milioni ai carcerieri islamici. Abbiamo finanziato chi combatte l'occidente: siamo diventati complici degli jihadisti».
Vittorio Sgarbi prosegue la sua "fase 2" a Roma tra quadri, libri e musica. Mentre parliamo dal suo studio parte a tutto volume il "Cerchio della Vita", colonna sonora del Re Leone. Poi tocca a "Viva la mamma" di Edoardo Bennato. «Mi scusi se ho impiegato un po' a richiamarla, ma mi stanno scambiando per un avvocato, mi telefonano tutti per chiedermi se possono uscire di casa. Lei, se le interessa, rientra nella categoria "attività professionali tecnico-scientifiche" per cui può andare dove vuole. Se lo ricordi se la fermano: Ateco 74».
Qualcuno però la starà chiamando anche per chiederle cosa ne pensa della liberazione della giovane volontaria...
«È stata un' operazione mercantile, altro che diplomatica o politica!».
Fanno fallire i commercianti Ma anticipano i soldi ai partiti
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