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C'è un'altra grana per Salvini: adesso tocca alla Open Arms
Dopo il via libera al processo sul caso Gregoretti, per il leader della Lega si avvicina la possibilità di essere messo sotto accusa anche sul caso relativo alla nave dell'Ong spagnola Open Arms. Quella di ieri al Senato è stata soltanto la prima di due cruciali votazioni riguardanti Matteo Salvini. Dopo il via libera per il processo sul caso Gregoretti, il 26 febbraio palazzo Madama verrà investito anche della vicenda Open Arms. Lo scorso 1 febbraio è stato lo stesso ex ministro a rendere noto che il tribunale dei ministri di Palermo ha inoltrato ai senatori la richiesta per un nuovo processo a suo carico, questa volta per l’appunto per il caso riguardante l’Ong spagnola la cui omonima nave è approdata a Lampedusa il 20 agosto scorso. Giorno piuttosto delicato quello, visto che è lo stesso in cui Giuseppe Conte ha dato le dimissioni ed è caduto il suo primo governo. Il caso Open Arms non è poi così diverso da quello riguardante la Gregoretti, ma ci sono delle differenze non secondarie che potrebbero rendere peculiare la vicenda relativa all’Ong spagnola.
Matteo Salvini, dopo la Gregoretti vicino al processo per diffamazione nei confronti di Carola Rackete
La Procura di Milano ha chiuso l'indagine in vista della richiesta di processo nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, comandante della Sea Watch3. Il pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo trasmesso per competenza da Roma, un paio di settimane fa ha notificato l'avviso di chiusura dell'inchiesta. Si va verso la richiesta di processo. L'inchiesta è quella legata all'arresto dell'allora comandante della Sea Watch3 e sulla violazione dei primi alt imposti dalla Guardia di finanza che le vietò di avvicinarsi alle acque territoriali. La trentunenne tedesca è indagata per tre ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale, commesse fra il 12 e il 29 giugno, giorno dell'arresto; danneggiamento e tre ipotesi di resistenza o violenza a nave da guerra.
Gregoretti, paradosso giuridico atti al pm che voleva archiviare
La procura di Catania è obbligata a procedere. Processo al via in primavera. E adesso c'è solo da fare il processo: il primo processo a un politico che il suo (presunto) reato non lo ha fatto di nascosto ma l'ha promesso, annunciato, esibito e rivendicato. Questa mattina la presidenza del Senato trasmetterà alla Procura della Repubblica di Catania il provvedimento con cui ieri sera l'aula di Palazzo Madama ha concesso l'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, ex ministro dell'Interno, chiesta dalla stessa Procura lo scorso 16 dicembre per il reato di sequestro di persona aggravato. È uno snodo cruciale della vicenda giudiziaria, l'atto formale che nel giro di pochi giorni trasformerà Salvini da indagato a imputato e lo avvierà verso il processo. La macchina, insomma, è partita. Cosa accadrà adesso, in concreto, è presto detto. Il provvedimento approderà sul tavolo del procuratore della Repubblica, Carmelo Zuccaro: è il magistrato che in settembre aveva chiesto di prosciogliere Salvini «per infondatezza della notizia di reato», ma che era andato a sbattere contro il diniego del Tribunale dei ministri del capoluogo etneo.
Caso Gregoretti, il sì del Senato E ora Salvini andrà a processo
Il Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno sul caso Gregoretti. Matteo Salvini andrà a processo. L'Aula del Senato ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leder della Lega, presentata del Tribunale dei ministri di Catania, per il caso Gregoretti. L'ordine del giorno a firma di FI e FdI, che avrebbe bloccato l'autorizzazione a procedere, non ha raggiunto la maggioranza assoluta (160 voti) ed è stato bocciato. Poco dopo le 19, la presidente di turno Paola Taverna ha comunicato all'aula del Senato la chiusura delle votazioni. Con 152 no e 76 sì, l'ordine del giorno presentato dai due partiti del centrodestra, che puntava a ribaltare la decisione della Giunta per le immunità e a negare così la richiesta dei magistrati, è stato respinto. "Mi mandano a processo per avere bloccato per quattro giorni lo sbarco di 130 immigrati in attesa che cinque paesi europei accettassero la redistribuzione. Non ho nulla di cui vergognarmi, anzi andrò in quell'Aula di tribunale rivendicando quello che ho fatto. Sono orgoglioso di quello che ho fatto da ministro", ha commentato Matteo Salvini a Radio Radio.
DiMartedì, Maria Elena Boschi umilia Davigo: "Craxi e il tuo giorno più brutto? Io facevo le medie"
A DiMartedì su La7 va in onda un siparietto tra Maria Elena Boschi e Piercamillo Davigo. Quest'ultimo sostiene che "il giorno più brutto nella mia vita di cittadino della Repubblica è stato quando Bettino Craxi sul finanziamento illecito disse in Parlamento: 'Qui lo avete fatto tutti'. E nessuno si alzò per digli: 'Ma come ti permetti, io no'". Lo studio di Giovanni Floris applaude, ma Davigo viene spento dalla Boschi, che replica con l'ironia: "Io non c'ero in Parlamento, all'epoca facevo le scuole medie". Come a dire, almeno su questo argomento non prendetevela con me e con Italia Viva.
Alessandro Sallusti su Bella ciao a DiMartedì: "La cantavano i boia, stecca vera sulle Foibe"
Bella ciao cantata da Tosca a DiMartedì ha fatto quasi commuovere Pier Luigi Bersani, che era l'ospite in studio di Giovanni Floris. Non a tutti però è piaciuta: Alessandro Sallusti su Twitter è stato molto critico. Al direttore de Il Giornale non è affatto andata giù la scelta di commemorare l'anniversario delle Foibe facendo cantare in diretta Bella ciao. "È quella che cantavano i boia mentre infoibavano gli italiani. Stecca vera": questo il commento di Sallusti che è diventato virale sul web, anche se qualcuno gli ha chiesto come mai non lo ha fatto presente pur essendo intervenuto nella trasmissione. Puntuale è arrivato il chiarimento: "Perché ho registrato prima, altrimenti lo avrei fatto".
Luigi Cabrino, da prete a candidato civico di Forza Nuova: la storia del sacerdote "nero"
Non ha lasciato la tonaca per amore di una donna, per crisi mistica, scomunica o adesione ad altra fede. La sua piuttosto è stata un' illuminazione sulla via del Credo politico, nel senso del credere, obbedire, combattere. E così, dalla destra del Padre, è passato all' estrema destra. Ha rinunciato all' abito nero da prete preferendogli una camicia nera.Luigi Cabrino, già don Luigi, è un ex parroco del Monferrato, in Piemonte, che ha deciso di abbandonare il percorso sacro e di inoltrarsi sulle strade profane della politica. Ha talmente invocato la forza del Signore che si è ritrovato nelle fila di Forza Nuova. La sua conversione ha suscitato qualche perplessità nei parrocchiani che se lo ricordavano prete a Ozzano, Cavagnolo e Brusasco, paesi della zona. E anche nei gruppi di opposizione di San Giorgio Monferrato, dove lui era già consigliere comunale, eletto in una lista civica a sostegno del sindaco. Alcuni giorni fa la svolta: (don) Luigi Cabrino si è presentato alla commemorazione per il Giorno del Ricordo a Casale Monferrato come nuovo referenze di zona di Forza Nuova. Da ministro del culto a candidato civico a forzanuovista
Toni Capuozzo e le foibe, la sfida alla sinistra: "Chi deve nominare senatore a vita Sergio Mattarella"
Ogni anno in Italia si accende l'assurda polemica sulla strage delle foibe, quando il regime comunista iugoslavo di Tito massacrò centinaia di istriani, dalmati e giuliani, la cui unica colpa era quella di essere italiani. I comunisti iugoslavi accusavano i malcapitati di aver collaborato con il regime fascista e vollero attuare una sorta di pulizia etnica. Una tragedia che, rivedendo le immagini dei corpi infoibati, merita il nostro triste ricordo. Tuttavia, in alcune frange della sinistra permane ancora un approccio negazionista, considerata anche la benevolenza dei comunisti italiani nei confronti del regime iugoslavo.Per tale motivo, l'idea di Toni Capuozzo, rilanciata in un post Facebook, si pone l'obiettivo di istituzionalizzare il giorno del ricordo dei martiri delle foibe attraverso la nomina di un senatore a vita scelto "tra i tanti esuli che hanno ricordato quando era difficile farlo". Il giornalista friulano, di cui sono celebri i reportage sui massacri etnici, richiama ad un'operazione simbolica stile Liliana Segre, per zittire i negazionisti una volta per tutte.
Giorgia Meloni ammazzata e a testa in giù come Mussolini: porcheria della Pd Valeria Montanari
Giorgia Meloni come Benito Mussolini, appesa a testa in giù. A spendersi nel paragone paragone è la neo-assessora del Pd a Reggio Emilia, Valeria Montanari. L'esponente dem ha infatti postato sul suo profilo Facebook un'immagine della leader di Fratelli d'Italia a testa in giù: "I Bulli e le Bulle che fanno i grossi con i più deboli non li ho mai sopportati. Un modo sordido per nascondere che fuori dai loro metodi arroganti e violenti, non ce la possono fare", ha scritto in calce al post. Un chiaro rimando a piazzale Loreto, una provocazione gratuita. Volendo, anche una velata minaccia di morte. Anziché spendere qualche parola sullo scandalo dei bambini rubati alle famiglie naturali per essere affidati dietro compenso, la Montanari trova il tempo di dare della bulla alla leader i FdI.A replicare ci ha pensato la stessa Meloni: "Questa signora che mi vorrebbe morta a testa in giù perché voglio difendere i nostri confini è assessore del Pd a Reggio Emilia. Lo stesso Pd di Reggio Emilia che si è affrettato a esprime solidarietà al (proprio) sindaco di Bibbiano arrestato per lo scandalo legato alle violenze sui bambini e che sta tentando in tutti i modi di minimizzare quanto emerso. La loro abitudine è questa: zittire in ogni modo chi prova a raccontare le verità per loro scomode. Non mi stupisce. Tuttavia mi piacerebbe sapere cosa pensa Nicola Zingaretti di un suo assessore che dichiara pubblicamente di volermi appesa a testa in giù". A dare ragione alla leader di Fdi anche gli utenti: "E quindi fai la bulla tu. Applausi", scrive uno di loro. Un altro aggiunge: "Se il buongiorno si vede dal mattino non è un gran inizio di assessorato".
Cara Boschi, la giustizia si riforma in Parlamento e non in classe
Lo scandalo siete voi, voi che usate la giustizia per i fatti vostri. Ve ne servite per colpire il nemico e mai per tutelare il cittadino dalla prepotenza in toga.Ma a che serve, vorrei chiedere all’onorevole Boschi quella proposta di legge per istituire addirittura la giornata dell’errore giudiziario… È vero, ogni anno mille persone vengono sbattute in galera e riconosciute innocenti al termine del loro travaglio. Ventiseimila negli ultimi 25 anni. Travaglio, nomen omen.
Tre innocenti al giorno sbattuti in carcere
Sono tre al giorno. 25mila in 26 anni. E lo Stato risarcisce con 740 milioni. Parliamo di circa 81000 euro al giorno che prelevano dalle nostre tasse e tasche. Forse ci conviene suhire uno scippo.
Meloni: «Omosessuale minacciata di morte per aver criticato l’Islam. Sinistra e femministe tacciono»
«Il suo nome è Mila Orriols ed è una ragazza omosessuale di 16 anni francese costretta a vivere nascosta, senza nemmeno poter andare a scuola. La sua colpa? Aver osato criticare l’islam sui social dopo aver ricevuto delle avance sgradite da un uomo musulmano». La denuncia arriva da Giorgia Meloni che sulla sua pagina Facebook ha scritto un lungo post in difesa della ragazza vittima di minacce di morte e di stupro per aver criticato l’islam. «Dopo il video pubblicato su Instagram – scrive la presidente di FdI – infatti la giovane ha ricevuto (e continua a ricevere) insulti e minacce di morte di ogni tipo. Il tutto nel silenzio della sinistra, delle varie associazioni LGBT, del femminismo. E anche di alcuni esponenti del governo francese, che addirittura in alcuni casi hanno accusato lei di aver usato toni sbagliati. Pochissimo anche in Italia si è parlato della sua storia, per questo ci tengo a mandare un grande abbraccio a Mila. In un’Europa in cui si parla tanto di libertà e rispetto, è inaccettabile che una 16enne, colpevole semplicemente di avere espresso opinioni non in linea col pensiero unico dominante, venga lasciata sola. #SiamoTuttiMila».
Santori dà gli ordini a Pd e M5S: «Le Sardine vogliono che Salvini sia processato»
«Siamo favorevoli che il Senato autorizzi i giudici». A Salvini, il mostro, niente sconti, dunque. «Poi si deciderà nel processo, come succede per tutti i cittadini». Mattia Santori, leader delle Sardine, lo dice ai giornalisti che gli chiedono del voto di domani in Senato. «Quindi – sottolinea – che Salvini vada a processo e scopriremo quali sono le responsabilità». Poi aggiunge: «Il vero problema sono i decreti sicurezza».
Santori vuole l’unità antisovranista
L’intesa di governo Pd-M5s è da riproporre alle regionali di primavera? Santori risponde: «Lo abbiamo sempre detto, dall’Emilia-Romagna alla Calabria, a noi fa piacere quando c’è un’unità perché dobbiamo riconoscere qual è l’alternativa al sovranista populista».
Foibe, il disprezzo di Togliatti per l’esodo giuliano dalmata: «Non meritano la nostra solidarietà»
«Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata. Ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dall’Istria e dalla Dalmazia. Fuggivano per non morire, fuggivano per non essere infoibati, per non essere perseguitati e torturati. Si stima che i giuliani, i fiumani e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250 e le 350.000 persone». Lo scrive in una lettera Massimo Fochi, professore di storia e filosofia. Lettera che Nicola Porro ha pubblicato sulla sua pagina.
Foibe, in fuga verso la madre patria
«Fuggivano disperati e speranzosi verso la madre patria che invece, per anni, non li riconobbe», si legge nella lettera. «Non li soccorse e li tenne in centri profughi quasi come vergogne da nascondere! Ma d’altra parte come si dovevano considerare uomini sconsiderati che scappano via dalla “libertà titina”? E dal futuro radioso del socialismo? Ma è ovvio: non potevano essere che rigurgiti del fascismo, dei fascisti e dei mascalzoni in fuga!».
Autista in nero della moglie del boss e con precedenti: pure lui col reddito di cittadinanza
Lavorava in nero come autista e tutto fare per una famiglia mafiosa, aveva precedenti e insieme alla madre percepiva il reddito di cittadinanza. È stata la polizia di Catania a scoprire quest’ennesimo “beneficiato” senza requisiti. Ma a rendere particolarmente eclatante il caso, che non è altro che la conferma di come spesso e volentieri il reddito di cittadinanza vada dove non dovrebbe, sono le circostanze che hanno portato alla sua scoperta.
La “sfida” alla polizia
Gli approfondimenti sull’uomo, infatti, sono scattati dopo che aveva accompagnato la moglie di un mafioso, pregiudicata e sottoposta alla libertà vigilata, a firmare negli uffici della polizia di Stato. L’auto che usava per il “servizio” era senza assicurazione e l’uomo in questione, un 50enne, non aveva la patente e lavorava in nero. Gli agenti hanno letto questa “sfrontatezza” come “una sfida” e hanno voluto andare più a fondo.
Antonio Maria Rinaldi, il video che smaschera l'Ue: "Si paga solo in contanti", schiaffo ai M5s e Pd
Ma il governo giallo-rosso non aveva dichiarato la lotta all'evasione e - per i grillini -, di conseguenza, al contante? Se così fosse qualcosa non torna. A denunciare la situazione attuale in giro per l'Italia e non è l'europarlamentare leghista Antonio Maria Rinaldi: "Dopo i pos 'non funzionanti' al Parlamento Europeo di Bruxelles oggi vi dimostro come 'non funzionino' neanche qui a Strasburgo! Ci sarà la morìa dei pos da queste parti? Queste sono le stesse persone che ogni giorno ci fanno la morale sulla lotta al contante". Proprio così Rinaldi, entrato in un negozio per comprare una bandierina italiana, ha dimostrato che anche a Strasburgo si paga solo in contanti. Alla faccia dell'esecutivo che ci "frantuma noi sappiamo cosa" (così come dice il leghista).
Papa Francesco e le dimissioni, Don Mauro Leonardi: "Ipotesi concreta se Ratzinger morisse"
Don Mauro Leonardi, scrittore e sacerdote a Casalbruciato, ha scritto un lungo articolo su Agi sul rapporto tra Papa regnante e Papa emerito dal titolo "Perché sarebbe meglio che il prossimo Papa emerito non usi la veste bianca". Il prete parte dalle dimissioni di Ratzinger da Papa, le prime nella storia della Chiesa. Poi spiega il cortocircuito che si è venuto a creare tra il Papa regnante e quello emerito, il quale ha mantenuto le onoreficenze che gli spettavano da Pontefice, come le veste bianca, lo zucchetto e l'appellativo "Sua Santità". Difficile far convivere un Papa emerito e un regnante, come ha dimostrato l'ultimo caso del libro di Sarah sul celibato ecclesiastico. A questo punto Don Mauro Leonardi solleva "l'ipotesi concreta" delle dimissioni di Bergoglio. Il Papa argentino potrebbe replicare il gesto storico del predecessore, ma solo se "Ratzinger venisse a mancare", osserva il sacerdote.
Vittorio Sgarbi, è polemica per il gesto in tv: Barbara d'Urso si gira e lui guarda sotto alla gonna
Mentre Morgan è intento a suonare, Vittorio Sgarbi ne approfitta per sbirciare sotto la gonna di Barbara d'Urso. È accaduto nella domenica di Live-Non è la d'Urso, proprio durante una puntata particolare. Morgan, infatti, è stato ospite di Barbara D'Urso per chiarire quanto accaduto con Bugo (la sfuriata in diretta a Sanremo).In quell'occasione, oltre alle parole, Marco Castoldi ha arrangiato una canzone al pianoforte. Ed ecco che la conduttrice si è girata, mettendosi in ginocchio sul noto divanetto. Gesto che ha invogliato il critico d'arte, che si è piegato per dare un'occhiata. A rendersi conto di quanto accaduto non è stata la d'Urso, ma i telespettatori che subito si sono scagliati contro Sgarbi: "Un gesto maschilista, vergognoso e terribilmente disgustoso", tuonavano alcuni sui social.
Clemente Mastella contro Alfonso Bonafede: "Moralista dei mie stivali, ho atteso 10 anni per venire assolto"
«Io mo' me ne fotto e sto qua, fermo, come al solito». Come un personaggio biblico, Clemente Mastella da Ceppaloni, l' immortale, ha consumato le sue molte vite ad attendere sulla riva del fiume (stando ben attento a non scivolarci dentro) i cadaveri dei molti nemici. Stavolta, per esempio, ha dato le sue dimissioni da sindaco di Benevento e soltanto l' idea dell' ombra di una sua candidatura che s' allunghi sulle Regionali sta creando convulsioni sia a destra che a sinistra.
Mastella, ci risiamo. Lei s' è da poco insediato a Benevento è già ci sono casini. Che è successo?
«Non vorrei parlare di questo, sennò mi fotto la conferenza stampa».
Prescrizione, Claudio Durigon nel retroscena di Minzolini: "In questa battaglia, con Renzi tutta la vita"
Il governo ora rischia davvero. Il tema è quello della prescrizione, completamente deflagrato. Prima l'uscita allo scoperto di Matteo Renzi e Italia Viva: pronti a presentare una mozione di sfiducia contro Alfonso Bonafede. "Non voglio far cadere il governo", dice l'ex premier. Difficile credergli: come può sopravvivere un esecutivo alla sfiducia del Guardasigilli? Da par loro, quelli di IV si preparano ad uscire dall'aula nel momento del voto sulla riforma-Bonafede, per poi presentare la mozione di sfiducia. Sarebbe questo l'improbabile escamotage architettato per "salvare" il governo. Mosse stigmatizzate con parole durissime da Nicola Zingaretti, che ha bollato Renzi come "un estremista che aiuta Matteo Salvini". Ed è in questo contesto che vanno inquadrate le parole attribuite da Augusto Minzolini, in un retroscena sul Giornale, al leghista Claudio Durigon.
Coronavirus, Alessandra Ghisleri boccia il governo: "Nemmeno su questo riesce a stare vicino ai cittadini"
Il coronavirus preoccupa non poco gli italiani. I dati dimostrano che il 52,4 per cento della popolazione teme la diffusione dell'epidemia, in particolare perché non si conoscono le modalità. Per Alessandra Ghisleri, in collegamento con Agorà, "nemmeno su questo punto il governo riesce a stare vicino ai cittadini. L'azione preventiva piace molto, ma non ci sono ancora delle spiegazioni logiche che rendono più tranquille le famiglie".Secondo la direttrice di Euromedia Research si tratta di un problema che investe tutta la politica, ma in particolare quella giallo-rossa incapace di rispecchiare la volontà degli elettori. Frecciatina più pesante ai Cinque Stelle: "Loro poi - prosegue su Rai 3 - hanno proprio deluso su tutto, ecco spiegato spiegato perché regrediscono sempre più".
Barbara Lezzi, disastro in tv: "Persone ambienti". L'errore non sfugge ai social, travolta dagli insulti
Scivolone clamoroso di Barbara Lezzi in diretta ad Agorà su Rai tre. In studio da Serena Bortone si parla di prescrizione e la grillina attacca: "La Lega non voleva mai sedersi a tavolo della riforma della giustizia". E poi: "A me interessa che chi ha subito un torto abbia la possibilità di trovare giustizia", quindi la gaffe: "Non sono una giurista ma è abbastanza semplice. A me da legislatore interessa che non ci siano vittime senza giustizia, chi ha utilizzato la prescrizione sono sempre state le persone più ambienti, come Berlusconi". "Le persone ambienti", scrive su Twitter Luca Bizzarri ripostando il video con la dichiarazione della Lezzi. E acora, si legge sui social: "Il mondo si divide in due categorie: le persone abbienti e le persone ambienti. La Lezzi è fantastica". "Eh, ne conoscessi di persone ambienti...", commenta un altro, "esempio di persona ambiente? Beh, Greta, no?". Infine: "Basta con questi benefici alle persone più ambienti. Che poi a pagare sono sempre le persone monolocali".
Coronavirus, l'epidemiologo: "A rischio i due terzi della popolazione mondiale. Vittime, bilancio enorme"
Cresce l'allarme sul coronavirus. L'epidemia infatti potrebbe diffondersi a circa i due terzi della popolazione mondiale, se non viene controllata. E' l'allarme lanciato dall'epidemiologo Gabriel Leung, a capo del Dipartimento di medicina all'università di Hong Kong. Il suo avvertimento arriva dopo l'allerta del direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui i casi di coronavirus negli altri Paesi potrebbero essere la "punta dell'iceberg".La questione cruciale, secondo Leung intervistato dal Guardian, è comprendere le dimensioni e la forma di questo iceberg. La maggior parte degli esperti ritiene che ogni persona infetta possa trasmettere il virus a circa 2,5 persone. Ciò ha dato un tasso del 60-80%. "Il 60% della popolazione mondiale è un numero tremendamente grande", ha sottolineato Leung, che partecipa al vertice di scienziati oggi all'Oms. Anche se il tasso di mortalità generale è inferiore all'1%, cosa che Leung ritiene possibile una volta presi in considerazione i casi più lievi, il bilancio delle vittime sarebbe enorme, avverte ancora l'esperto.
Vittorio Feltri sul disastro ferroviario a Lodi: "Non è tutta colpa degli operai"
La notizia è sorprendente anche se ormai nota. Cinque operai delle ferrovie sono indagati per la sciagura avvenuta lungo i binari dell' Alta velocità nei pressi di Lodi. Un incidente in cui sono morti i due macchinisti e vari passeggeri sono rimasti feriti.Ovvio che la magistratura dovesse intervenire per stabilire le responsabilità che hanno determinato la disgrazia. Ciò che invece ci stupisce è il fatto che la giustizia abbia puntato l' indice accusatore su poveri prestatori d' opera incaricati della manutenzione della strada ferrata.Probabilmente avranno commesso degli errori, però mi domando come sia possibile che la sicurezza della rete sia affidata a gente che fa parte della manovalanza e non della dirigenza, e come mai nessun tecnico di alto livello abbia controllato il lavoro svolto nottetempo da personale di livello non alto.
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