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CODICI IDENTIFICATIVI SULLE DIVISE: SINISTRA ITALIANA TORNA ALL’ATTACCO DELLE FORZE DI POLIZIA
Fino ad ora tutte le proposte di legge sul tema sono cadute nel vuoto o rimaste nel cassetto. Sinistra italiana ha deciso di riprendere la battaglia per introdurre in Italia, sul modello europeo, i codici identificativi sulle divise delle Forze dell’Ordine così «da non ripetere mai più gli orrori dei pestaggi indiscriminati subiti da chi manifesta in piazza». Con una proposta di legge ad hoc di sette articoli, presentata al Senato nel giugno scorso (prima firmataria il capogruppo Loredana De Petris) e depositata questo mese alla Camera (primi firmatari Nicola Fratoianni e Erasmo Palazzotto), Si prova colmare la lacuna normativa. Per convincere tutti e vincere le resistenze dei sindacati di categoria, l’idea è quella di usare divise personalizzate con numeri di matricola ben visibili sul casco della tenuta antisommossa e sulla pettorina o addirittura nomi cognomi e qualifica in bella vista stampati in stampatello (la privacy evidentemente per le Forze dell’ordine non vale).
La sinistra che odia la polizia. Fratoianni (Leu) vuole identificare gli agenti e non i teppisti rossi incappucciati
Non ce la fanno proprio, sta nel Dna comunista l’odio contro la polizia e in generale le forze dell’ordine. Ora ci riprova Nicola Fratoianni, deputato di Leu, con una proposta di legge assegnata la scorsa settimana alla prima commissione della Camera. Il titolo è eloquente: “Disposizioni in materia di identificazione delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico”. Capito? Il suo problema non è identificare chi sfila a volto coperto in manifestazioni che spesso sfociano in violenza, ma capire come si fa a individuare chi è chiamato a proteggere i cittadini comuni da quelli che marciano bendati.
Turismo straniero, l’Italia supera per presenze la Francia
II turismo rimane uno dei settori trainanti del nostro Paese. I dati dello scorso anno forniti dall’Enit sono confortanti e quelli previsti nel 2019 non dovrebbero discostarsi di molto. Anzi è ipotizzabile un’ulteriore crescita. “Il settore conta quasi 429 milioni di presenze e muove 41,7 miliardi di spesa degli stranieri nel nostro Paese – ha detto il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci alla presentazione del piano triennale dell’Ente che si sta svolgendo a Roma alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio – . E ora ha finalmente l’attenzione che merita perché è cambiata la visione e l’approccio all’industria del turismo. In termini di presenze estere l’Italia con 216,5 milioni di pernottamenti totalizzati nel 2018 supera la Francia (140,7 milioni e +5,4%) e cresce del 2.8% a differenza della Spagna (301 milioni ma con -1,6%), che pur essendo prima nel confronto europeo, è in flessione rispetto al 2017″.
Le 10 migliori cose da vedere in Brasile
Rio de Janeiro sta per accogliere le Olimpiadi. Una buona occasione per scoprire uno dei Paesi più belli dell'America Latina. 10 cose da vedere in Brasile! La fiamma olimpica arriverà a Rio de Janeiro dopo aver viaggiato per tutto il Brasile. Il 5 agosto, la città carioca si riempirà di sportivi e tifosi. Non solo calcio, quindi. Schermidori, canoisti, arcieri e lottatori si accingono a sfidarsi in decine di diverse discipline, mentre centinaia di migliaia di tifosi li seguiranno. Se sei uno di questi, ti consigliamo di scoprire le 10 cose da vedere in Brasile!
Cervia, Matteo Salvini dà la carica al popolo della Lega per conquistare l’Emilia-Romagna
Bagno di folla per Matteo Salvini ieri sera sabato 3 agosto alla Festa della Lega Romagna a Cervia. Dalle duemila alle tremila persone hanno assiepato il Piazzale dei Salinari e si sono accalcate anche sul ponte levatoio e sull’altra sponda del canale per seguire il comizio del leader del Carroccio nonché Ministro dell’Interno e vice Premier. Comizio, perché anche se, in teoria, si trattava di un’intervista del direttore del TG2, le domande erano talmente addomesticate da essere non-domande e dunque Salvini in effetti non ha risposto a dei quesiti più o meno interessanti, ha semplicemente parlato a braccio imbeccato dal giornalista e ha detto quello che il suo popolo osannante voleva ascoltare. La Festa della Lega Romagna è un inno alla romagnolità e il Carroccio sembra volersi fare erede delle tradizioni popolari che un tempo erano care sia alle feste repubblicane che a quelle comuniste.
Viaggio da incubo negli States: «Arrestati senza un perché»
IL SOGNO di lavorare a New York è finito in un carcere del New Jersey per tre ragazzi maceratesi: «Eravamo partiti gasati a mille, pensavamo di trovare un lavoro anche per il futuro, e invece ci siamo ritrovati con le manette ai polsi, umiliati. Uno choc». A raccontare la storia è la maceratese Gloria Lattanzi, 21 anni, che lavora ogni tanto al ristorante «Villa Cortese» di Treia. Lei, il fidanzato Jonathan Papapietro, ventenne di Corridonia, cuoco anche lui ora disoccupato, e un altro amico di Potenza Picena, avevano trovato un aggancio per lavorare in un ristorante di New York per tre mesi. Così hanno fatto documenti e biglietti e sono partiti prima di Natale. Hanno però commesso un errore: invece del visto per lavoro, hanno preso quello turistico.
L’inferno dei carcerati italiani all’estero
Sono 3.500 i nostri detenuti in paesi stranieri spesso in condizioni inumane. Un libro-inchiesta ricostruisce i 12 casi più eclatanti. Senza dimenticare i Marò. Non giudicate. Il punto non è se siano colpevoli o innocenti. Il punto è che gli vengono negati i più elementari diritti umani, sono ridotti a larve, privati della loro dignità, abbandonati in celle luride e ostaggi del silenzio. Sono i «Prigionieri dimenticati», Detenuti italiani nelle carceri di Paesi stranieri, alcuni considerati «culle del diritto», come gli Stati Uniti, altri in cui la schizofrenia della giustizia e la corruzione dei governanti rispecchia lo stato di sottosviluppo, come il Mali o la Guinea Equatoriale. Il caso dei nostri due Marò arrestati in India senza prove valide è forse il più noto. Ma non è l’unico. Nel luglio 2014 la Farnesina diffuse i dati relativi al dicembre 2013. I nostri connazionali dietro le sbarre di una prigione estera erano quasi tremila e cinquecento (3.422). Oltre 2.600 si trovavano nell’Ue; 161 nei Paesi europei fuori dall’Unione; 490 nelle Americhe; 59 nel Mediterraneo e in Medio Oriente; 12 nell’Africa sub-sahariana e 75 tra Asia e Oceania.
Il carcere negli USA, molto diverso dalle galere italiane
Apriamo le porte del carcere della Contea di Montgomery (Texas). Mattina presto, ma in sala d’attesa già c’è gente. Sono avvocati frenetici e parenti dei detenuti. Si respira aria di pena, dignità e speranza in quello stanzone luminoso e modernamente arredato. L’ingresso non sembra nemmeno una galera, ma è già tempo di spostarsi nella stanza dei colloqui. Il nostro assistito è un signore sulla settantina condannato per stupro, lo studio legale ne cura l’appello e la fase dell’esecuzione della pena. Siede di fronte a noi separato dalle grate. Ci sente male, indossa la tuta a righe bianche e nere dei detenuti, è malato di cancro. L’avvocato chiederà il trasferimento in ospedale per eseguire le cure e forse per trascorrere gli ultimi mesi di una vita rovinata. Salutiamo ed usciamo dalla postazione per il colloquio. Ci allontaniamo momentaneamente da quei muri che trasudano aria gelida. All’uscita siamo fortunati: incontriamo lo sceriffo che si dice onorato di poter mostrare ad uno studente italiano come funziona il luogo dove svolge il suo lavoro. Iniziamo il tour.
"Otto anni in carcere negli Usa, ma sono innocente"
L'incredibile odissea giudiziaria di un italiano condannato per stupro. "Mi hanno incastrato con delle prove falsificate". Uscito di prigione, oggi Carlo Parlanti cerca di ricostruirsi una vita e di lasciarsi alle spalle un incubo che continua a tormentarlo. "Non riesco ancora a capire come io sia potuto rimanere vittima di questa colossale ingiustizia". Un enfisema polmonare, l'epatite C e la dentatura di un settantenne. Questi sono i ricordi che Carlo Parlanti, 49 anni, ha portato dagli Stati Uniti dove ha trascorso otto anni in carcere dopo una condanna per stupro. Accusa per la quale si è sempre proclamato innocente. Ricominciare per lui è stato durissimo, ora per aiutare chi può essersi trovato nella sua stessa situazione gestisce con la ex fidanzata l'associazione "Prigionieri del silenzio". Parlanti, ingegnere informatico, inizia a lavorare negli States; qui incontra una donna con la quale vive per un periodo. Nel 2002 torna in Europa, la relazione finisce, ma il lavoro va avanti: prima fonda un'azienda a Gibilterra, poi si trasferisce in Irlanda e nel 2004 va in Germania con l'intenzione di acquistare una società. Quando atterra a Dusseldorf però viene fermato al controllo doganale.
Renzi vede Barroso: "Stavolta non ho sbagliato bottone…"
Il premier incontra a Bruxelles il presidente della Commissione europea e prima della foto ufficiale scherza ricordando la visita a Berlino dalla Merkel, nel corso della quale era stato immortalato con il cappotto allacciato male. L'Unione europea appoggia le misure annunciate dal governo di Matteo Renzi. Lo comunica con un tweet il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barrosoal termine di un incontro di oltre un'ora con il presidente del Consiglio italiano a Bruxelles. L'incontro, che ha preceduto l'avvio del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei 28, si è tenuto a palazzo Berlaymont dopo che il 19 marzo, alla Camera, Renzi ha definito "anacronistico" il tetto del 3% per il deficit in rapporto al Pil pur impegnandosi a rispettare i vincoli Ue sul bilancio.
Renzi a Berlino dalla Merkel: la gaffe del cappotto
Matteo Renzi stile Totò e Peppino. Il premier italiano è arrivato a Berlino per l'atteso incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel ma l'esordio non è dei migliori. In attesa di capire i contenuti del faccia a faccia, Renzi si è presentato con cappotto grigio doppiopetto, dal taglio un po' troppo classico (il loden di Mario Monti a confronto sembrava un audace modello di Versace) e decisamente di un paio di taglie fuori misura. L'impressione era quella di un Totò arrivato in piazza Duomo a Milano convinto di trovarsi a -10°, quando al temperatura in Germania è piuttosto mite: 12°, tanto che la Merkel esibisce un primaverile tailleur che la pone in netto vantaggio sull'interlocutore, almeno dal punto di vista del look.
Lo strano caso dei finti follower di Nicola Zingaretti
Durante il confronto Sky tra i candidati alle primarie Pd, su Twitter un'ondata di strani account con immagini profilo di cartoni animati ha sostenuto Zingaretti con lo stesso identico messaggio. Se i follower su Twitter di Nicola Zingaretti fossero elettori, il presidente della Regione Lazio forse avrebbe già vinto le primarie del Pd. Il problema è che non soltanto spesso non lo sono, ma alcuni non esistono nemmeno, sono solo dei bot. O almeno, questo è ciò che dice la cronaca di una brutta figura appena rimediata dal presidente del Lazio su Twitter. Il caso è esploso nella giornata di ieri, durante il confronto televisivo a SkyTg24 tra Zingaretti e gli altri due candidati alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, grazie alle segnalazioni di alcuni utenti. Durante il dibattito all’ora di pranzo c’erano, da un lato, account che postavano tweet identici alla stessa ora e avevano come immagini del profilo un personaggio dei cartoni animati (soprattutto Lady Oscar); dall’altro, profili che postavano all’impazzata pur essendo tutt’altro che habitué del social network di Jack Dorsey.
Beppe Grillo chiama Zingaretti «Er Zeppola» e definisce «oleosa» l’intervista di Fazio
Beppe Grillo questa mattina ha ufficializzato la propria retrocessione all’interno del Movimento 5 Stelle: da fondatore, insieme a Gianroberto Casaelggio, a garante. Un annuncio dato con la pubblicazione del nuovo statuto interno del M5S che conferma quanto già era palese nell’ultimo anno di vita e militanza politica dei pentastellati. Il suo ruolo adesso, però, è anche quello di ‘sfottere’ gli avversari politici del MoVimento per i loro difetti linguistici, come accaduto dopo l’intervista di Nicola Zingaretti da Fabio Fazio. Il nuovo segretario del Pd viene soprannominato Er Zeppola. Nell’articolo pubblicato sul suo sito, a firma Centro Studi Blog, si parla dell’intenso studio linguistico e prossemico effettuato dai suoi esperti durante l’ospitata del governatore della Regione Lazio, uscito vincitore dagli ultimi gazebo dei dem, a Che Tempo che fa.
Grillo contro la piazza “frou frou” del Pd: “Traditori della loro storia”
Beppe Grillo sberleffa la manifestazione del Pd di ieri e stronca la lettura politica che i dem danno al consenso popolare per il governo giallo-verde, bollata come “narrazione frou frou che nega la realtà“. Sul suo blog, il fondatore del Movimento 5 Stelle inchioda i piddini alla pochezza politica delle loro critiche all’alleanza Lega-M5S: “Ma da dove viene questa mentalità? Per quale ragione sembra così incredibile fare un po’ di deficit allo scopo di ripartire dagli ultimi?“. “Pensiamo – si interroga Grillo – all’ideologia frou frou, da dove viene? Se non siamo del tutto ipocriti, sappiamo che il nostro paese è il regno dell’indiretto, del non chiarito, in cui centinaia di migliaia di privilegiati manifesta la sua paura di condividere con il popolo i suoi timori più profondi, non solo i timori… Proprio i problemi che hanno visto volgere al basso le loro chance”.
I tedeschi non hanno dubbi Matteo Renzi come Mr Bean
Chi ricorda quella faccia? La tedesca Taz non ha alcun dubbio: Matteo Renzi come Mr Bean. Ecco il nuovo premier italiano immortalato in una galleria di foto della Reuters, e in un confronto ironico e puntuale con la notissima «macchietta anglosassone. In undici scatti il presidente del Consiglio ridacchia compiaciuto, o sorride rassicurate all’avversario; «gioca» con la cravatta, sorseggia un caffè, ostenta nonchalance, e gongola trionfante. Sempre con una espressività degna - secondo Taz - di Rowan Atkinson, alias Mr Bean. «Nel suo acceso discorso in Senato delle parole Renzi avrebbe potuto fare a meno, bastavano mimica e gesti» scrive la Tageszeitung, che commenta le facce del premier con un paragone - condotto scatto per scatto - con le smorfie del comico. E Mr Bean, per la sua incredibile capacità nella «ginnastica facciale» fu ribattezzato «Rubber face», ricorda il tabloid. «Faccia di gomma».
Tutte le gaffe di Mr Bean Renzi
Matteo Renzi non smette mai di omaggiare il maestro Berlusconi. Anche nelle gaffe. Ecco un best of delle figuracce renziane. Sarebbero molte di più, ma lo spazio è come Renzi: tiranno. Schulz può attendere. A margine dell’incontro bilaterale a Strasburgo, Renzi fa più volte attendere Schultz per concedersi ai selfie: “Vai, chi ci fa la foto? Vai Martin, vieni anche tu con noi”. Neanche fosse al bar di Rignano. Umanisti si nasce. Scarabocchiando alla lavagna come un maestro Manzi per sempre ripetente, scrive: “Cultura umanista”. Sarebbe “umanistica”, ma pazienza. Quel suo cappotto fino. Incontrando la Merkel, che chiama “Angela” neanche fosse sua sorella, si presenta indossando un cappottone risalente alla Prima Guerra Mondiale. Non contento di ciò, sbaglia pure ad abbottonarlo.
Ma l'Italia da chi caxxo è governata ? -Mara Carfagna-
Dalla "Domenica del villaggio" in tv al ministero delle Pari opportunità passando per il Parlamento. La parabola di Mara Carfagna ha dell'incredibile e merita di essere raccontata partendo dall'inizio. Nasce a Salerno e dopo un diploma al liceo scientifico va a studiare a Roma. Nel 1997 la svolta della sua vita è la partecipazione a MIss Italia, si classifica sesta e agguanta la fascia di miss Cinema. La sua bellezza mediterranea la proietta nei giri romani che contano. Conosce Marco Carboni, figlio di Flavio, noto faccendiere coinvolto nel caso Calvi. Marco Carboni vienearrestato il 13 ottobre del 1999 e la sua fidanzata piange per il suo compagno, recluso a Regina Coeli.
«Italo mi tradiva senza rispetto La Carfagna? Tre anni di dolore»
Fino al 15 marzo a Mara scriveva tutto lui, poi mi diceva: guarda che cosa le faccio dire. Secondo me quello che dice la Began è tutto vero. Ma lui è stato ingenuo e machista. «Per me è stata una grandissima storia d'amore. Ma devo ammetterlo: non lo riconosco più». Il sashimi di tonno arriva su un vassoio giallo. Gabriella Buontempo con le bacchette ne afferra un pezzo, lo fissa come un oggetto sconosciuto e sussurra: «Mi crede se le dico che ho tentato di tutto per salvare questo matrimonio? Ma i fatti mi dicono che troncare è stata la cosa migliore». I «fatti», come li chiama lei, sono le notizie apparse sui giornali quest'estate. Protagonista il suo ex marito, il vicepresidente fli Italo Bocchino, in compagnia di amiche bionde o brune. Fino al paparazzato gossip: quel weekend a Ravello del «nemico» politico del premier con Sabina Began, nota come «l'Ape regina» di Silvio Berlusconi, e animatrice delle feste di Arcore.
Gabriella Bocchino: “Sapevo della storia di mio marito con Mara Carfagna”
Gabriella Buontempo, moglie di Italo Bocchino, era a conoscenza da due anni e mezzo di una relazione del marito, deputato di Fli, con Mara Carfagna. Lo ha rivelato lei stessa in un’intervista a Vanity fair. “Da quanto tempo sapeva di suo marito e Mara Carfagna?”, è la domanda del settimanale. “Che c’era una relazione? – risponde Buontempo – Da due anni e mezzo”. “E non ha mai chiesto a suo marito di interromperla?”, ha chiesto ancora Vanity. “Italo – ha replicato la signora – sostiene di averla troncata. Per carità, l’avrà troncata: lei si è fidanzata, ora dice che si sposa”. “Roberto D’Agostino – esordisce nell’intervista Gabriella Buontempo – mi ha detto: ‘Sai che gira voce di foto di tuo marito con la Carfagna, foto un po’ intime?’. Io gli ho risposto: ‘Se ci sono, pubblicale. Tanto non è che non lo so che lui ha questa relazione”.
Mara Carfagna sposa Marco Mezzaroma sabato le nozze, Berlusconi testimone
Una sposa tradizionale, in abito bianco, fra tanti amici e parenti (circa 250) ed una festa che si annuncia più familiare che mondana. E' con queste premesse che domani, nel tardo pomeriggio, nel castello di Torre in Pietra, alle porte di Roma, il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna si unirà in matrimonio, con rito religioso, con il fidanzato Marco Mezzaroma, costruttore romano. Un evento blindatissimo; cerimonia e festa solo per gli invitati e rigorosamente chiusa agli estranei, giornalisti compresi. L'appuntamento è nel tardo pomeriggio. Testimoni per lei, il premier Silvio Berlusconi e il fratello Gianrocco; per lui, due amici, Giuseppe De Mita (figlio di Ciriaco) e Gianluca Pizzulli. Festeggeranno gli sposi soprattutto amici e familiari. Ma anche qualche collega di governo (confermati per ora i ministri Prestigiacomo, Meloni, Gelmini, Sacconi e Fitto); pochissimi invece gli altri politici attesi.
Dove sono i Br del caso Moro
Dopo l' arresto di Rita Algranati, il suo ex marito Alessio Casimirri, che si è risposato in Nicaragua, resta l' unico del commando di via Fani che non sia mai stato catturato. Ecco la situazione, ricostruita dall'agenza Ansa.
Caso Balzerani, la vittima: "I giudici lavorino o qualcuno si farà giustizia da solo"
L'ex brigatista Balzerani sale in cattedra a Milano. Scoppia la polemica. Lo sfogo della vittima dopo la denuncia del Giornale: "La magistratura dorme". "O la magistratura inizierà a fare il suo dovere o finirà che prima o poi qualcuno si farà giustizia da solo". Ai microfoni dell'agenzia Adnkronos Lorenzo Conti, figlio del sindaco di Firenze assassinato dalle Brigate Rosse nel 1986, non nasconde certo la propria insofferenza noi confronti degli ennesimi strappi di (ex) terroristi che infangano la memoria delle vittime. A indignarlo è l'invito a Barbara Balzerani, membro di spicco delle Brigate Rosse durante gli Anni di Piombo, a presentare il suo ultimo libro in una sala di proprietà del comune di Milano. "Ogni volta - fa eco Sandro Leonardi, figlio del caposcorta di Aldo Moro - rimango basito di fronte alla sfacciataggine degli ex terroristi".
Barbara Balzerani era la pupa del boss Mario Moretti, brigatista con i baffi a spazzaneve, l'Omino Bialetti del terrorismo sadomaso
Irriducibile, mai pentita, avant-gardiste, l'ex terrorista Barbara Balzerani ha un'idea trompe l'oeil della storia (e anche un po' trompe l'oreille, per non parlare di quanto le sue idee «trompino», in particolare, l'intelligence umana). «Che palle», dice, «questo quarantennale» dell'agguato al presidente della Dc Moro e alla sua scorta. Sono morti. Amen. Meglio così, del resto, aggiunge l'antica Bierre, oggi sessantanovenne (che nella sua giovinezza, remota e così ben spesa, maneggiava con perizia il kalashnikov, la P38, gli attrezzi da sequestro mafioso e che fu, come non ha mai smesso di vantarsi, tra gli assassini). Fossero vivi, anche Moro e la sua scorta («che palle») sarebbero diventati «vittime di mestiere», come i loro genitori, coniugi, figli e nipoti, questa gran massa di piagnucoloni. Cos'avranno poi da dire le cosiddette «vittime»?
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