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Barbara Balzerani, scrittrice e brigatista non pentita
Aldo; Antonio; Domenico; Ezio; Francesco; Girolamo; Giulio; Giuseppe; Lando; Michele; Oreste; Raffaele; Roberto; Rocco. Sono i nomi di battesimo di alcune dellevittime dirette o indirette di Barbara Balzerani, membro delle Brigate Rosse dal 1975, arrestata il 19 giugno 1985, condannata a sei ergastoli e messa in libertà dopo 21 anni di carcere, nel 2011. Compagna luna; Perché io, perché non tu; Cronaca di un’attesa; Lascia che il mare entri. Sono i titoli dei libri di Barbara Balzerani pubblicati da DeriveApprodi. Libri di poche pagine, ma non per questo di contenuto leggero o inane. È difficile recensire Barbara Balzerani. Perché la prima domanda che ci si deve porre è: chi è Barbara Balzerani? Semplicemente una scrittrice, come alcuni giornalisti disinformati credono? Un’assassina, come sostengono i familiari delle sue vittime? Balzerani è una brigatista rossa che ha ucciso più volte.
Cassazione, il pg contro Balzerani "L'ex br deve ritornare in carcere"
All´ergastolo per il caso Moro, la "primula rossa" brigatista era stata scarcerata dal tribunale di sorveglianza. «Barbara Balzerani non doveva essere scarcerata. Dunque bisogna annullare la libertà dell´ex "primula rossa" delle Br». La Procura generale della Corte di Cassazione chiede ai giudici della prima sezione penale di annullare con rinvio il provvedimento del tribunale di sorveglianza di Roma che ha rimesso in libertà condizionata la Compagna Luna. La requisitoria scritta da Francesco Salzano, in vista della camera di consiglio del 24 aprile, condivide i motivi del ricorso del Pg di Roma, Gianni Malerba, secondo cui l´ex br non si sarebbe mai «ravveduta». Anzi, avrebbe assunto soltanto «un opportunistico atteggiamento di abbandono della sua posizione di irriducibile».
Isabella Ferrari malattia e amori: dall’aggressività di Sean Penn alla storia a 16 anni con Boncompagni
Isabella Ferrari: amore mancato con Sean Penn per l’aggressività, quello a 16 anni per Boncompagni e la malattia. Isabella Ferrari si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, una lunga confessione che traccia la sua lunga carriera intersecando momenti di vita privata: tra amori e malattia. Della malattia dice poco, un biennio difficile: “Mi sono ammalata, sono dovuta scendere dai tacchi. Quando stai male, ti fermi, cadi, ti nutri, diventi altro. Del passato preferisco sentire solo il profumo“. Ora Isabella sta bene e si dedica ai 3 figli: “Vivo trafelata come sempre. E quando mi dicono “fermati, sei stata male, devi goderti di più la vita”, penso che io così la vita me la godo lo stesso”.
Gianni Boncompagni: “Amanti minorenni, piazzate in Rai”, la Carfagna contro Isabella Ferrari e Gerini
“Tutti amavamo e piangiamo la morte di Boncompagni. Io me lo ricordo a qualche festa da D’Agostino in cui si parlava di Berlusconi. Anche lui aveva avuto amanti minorenni e le aveva piazzate con successo, anche nella TV di Stato. Una di queste amate e piazzate in Rai a 16 anni, era lei. Isabella Ferrari. (…) Però Boncompagni lo abbiamo sempre visto tutti solo come un creativo Pigmalione. Lei e la Gerini come due miracolate per averlo avuto accanto, brave belle e intelligenti; una oggi pure sofisticata intellettuale, in Teatro con Travaglio. Un comportamento oggi condannato, ma negli anni ’80 accolto e finanziato pure con i soldi pubblici“, ha scritto la conduttrice in un post al veleno su Facebook. Gianni Boncompagni e Isabella Ferrari All’epoca della loro relazione, la Ferrari aveva 16 anni e lui 50 e per questo motivo la storia fra i due destò molta curiosità (in alcuni casi anche critiche) tra il pubblico.
Isabella Ferrari: "A 16 anni stavo con Boncompagni, mi ha sempre rispettata come donna"
L'attrice risponde così a chi sostiene che la sua carriera sia stata favorita dalla storia avuta con il regista e autore (iniziata quando lei aveva 16 anni e lui il doppio): "Dopo ho fatto l'attrice, mai spettacoli in Rai"“. E' rimasta in disparte, mentre intorno a lei scoppiava la polemica. Isabella Ferrari rompe il silenzio e dice la sua su Gianni Boncompagni, con il quale ebbe una storia quando aveva appena 16 anni (e lui 32 di più). Una storia che l'attrice ha sempre ricordato con affetto e si è trovata più volte e dover difendere. Mai però come ora, mentre infuria la polemica sollevata dalla giornalista del Tg1 Barbara Carfagna, che ha accusato lei e Claudia Gerini di essere state "piazzate" in Rai proprio da Boncompagni.
L’attacco della Carfagna: “Isabella Ferrari era l’amante 16enne di Boncompagni, lui la piazzò in Rai”
Non tutte le minorenni sono uguali, nella considerazione del grande pubblico e della giustizia. Il racconto (fatto dalla ex moglie Veronica Lario) delle “vergini che si offrono al drago” e i processi a Berlusconi (con tanto di bis e ter) per il caso Ruby hanno avuto un peso molto diverso rispetto a quello dato alle controverse relazioni sentimentali dello scomparso Gianni Boncompagni con donne giovanissime. Su questa contraddizione, attraverso la sua pagina su Facebook, arriva il duro attacco di Barbara Carfagna, giornalista di Tv7, Panorama e già conduttrice del Tg1. “Quanto cambia chi è la persona che lo compie nel racconto di un comportamento?” si chiede la Carfagna, “tutti amavamo e piangiamo la morte di Boncompagni. Io me lo ricordo a qualche festa da D’Agostino in cui si parlava di Berlusconi. Anche lui aveva avuto amanti minorenni e le aveva piazzate con successo, anche nella Tv di Stato.
Ambra, Spaak e Ferrari. La carica delle moraliste dalla memoria corta....
Catherine Spaak, Ambra Angiolini e Isabella Ferrari, un passato da ninfette che le ha portate al successo con non poche polemiche. Ma oggi si indignano per il caso Ruby. S'incendia la scena italiana, attizzata dal caso Ruby, e subito accorrono le pompiere. Si chiamano Ambra,Catherine e Isabella: per la verità di mestiere farebbero le attrici, ma un tempo furono ninfe. Anzi, ninfette, termine inventato dal grande scrittore Vladimir Nabokov, che con "Lolita" passò molti guai, appena apparso il suo libro esemplare, inviso ai bigotti.
Le belle di Miss Italia zittiscono la Boldrini: "Né nude né mute"
Il manifesto femminista del "kollettivo Cinecittà"
Le proteste vetero-femministe del "kollettivo" di Cinecittà. La storia aveva dato un compito al ’68 ma vien fuori che lui è andato fuori tema. Parola del kollettivo di Cinecittà. Contrordine compagne: l’uguaglianza era un’arma a doppio taglio, la parità di ruoli un miraggio, la libertà sessuale una ciofeca e anche liberarci anzitempo del reggiseno non è poi stata una grande idea. Sembra un esercito di suffragette confuse, pentite e fuori tempo massimo, quello delle attrici italiane firmatarie di una sorta di «manifesto» contro «l’intero sistema di potere». Il tema è noto, notissimo, sviscerato, svisceratissimo: le molestie, Weinstein e tutti i presunti porci come lui.
Care femministe, rimettete a posto le vulve: non scandalizzate più nessuno
Un vecchio sketch dei Monty Python mette in scena una surreale lezione di educazione sessuale in una classe inglese. Anziché trovare la situazione classica (un professore un po’ imbarazzato che usa termini tecnici e studenti che ridacchiano dandosi di gomito), il cliché è ribaltato: il docente parla in termini sempre più espliciti, fino a dare una dimostrazione pratica di un amplesso davanti a tutta la classe, la quale, però, assiste apatica e annoiata. Come ha spiegato Slavoj Žižek, si tratta di una rappresentazione perfetta del rapporto tra la “trasgressione” e la nostra società: il potere ci obbliga a trasgredire, a godere, mentre la nostra reazione spontanea comincia a essere, per reazione, sempre meno partecipe, sempre più moderata. Una volta ostentavamo decoro ma sognavamo l’eccesso, oggi accade il contrario.
Miss Italia torna su Rai Uno per gli 80 anni: la finale a Jesolo il 6 settembre
«Miss Italia è un grande sogno per tante ragazze italiane. Oggi realizzo il mio, quello di tornare sul palco di Rai Uno per festeggiare gli 80 anni del concorso». A parlare poco fa dagli studi della versione estiva de “La Vita in Diretta” è Patrizia Mirigliani, una patron radiosa e gioiosa nel dare l’annuncio, insieme ai conduttori Lisa Marzoli e Beppe Convertini, che la Finale di Miss Italia 2019, a Jesolo il sei settembre prossimo, sarà trasmessa da Rai Uno. Nel corso della puntata, dove erano presenti anche Marta Flavi, Marco Baldini e Michele Cucuzza, che per due anni è stato nella giuria tecnica del concorso, si sono ripercorsi i successi delle passate edizioni, tra video sulla storia del premio e di tutte le sue miss, tra dive moderne e planetarie. Non sono mancati gli omaggi: il primo al grande conduttore Fabrizio Frizzi, il secondo alla patron, che ha ricevuto 80 rose rosse (per il compleanno del suo concorso).
Bombe e violenze su CasaPound: è caccia al fascista
Dall'attentato a Roma del 2005 all'ultima bomba di Vallerano. Si moltiplicano gli attacchi contro CasaPound. Che spesso rimangono nel silenzio. Notte. Nel silenzio ovattato, nei rumori lenti e rarefatti, l’esplosione. Improvvisa. Un suono metallico. La robusta porta in ferro di una sezione politica si piega nell’urto della deflagrazione. Non siamo nel 1977. Non sono gli anni di piombo. Non c’è più un movente ideologico che tutto giustifica. Eppure qualcosa di quegli anni terribili rimane. Degli incomprensibili rimasugli anacronistici. Fuori tempo, fuori luogo.
Bomba alla sede degli Irriducibili: "Siamo fascisti, pronti a tornare al terrorismo anni '70"
Il leader degli Irriducibili dopo l'ordigno esploso di fronte alla sede: "Siamo fascisti. Siamo pronti, non ci tiriamo indietro". Per Diabolik il movente è "politico". Fabrizio Piscitelli, uno dei leader degli Irriducibili della Lazio, non ha molti dubbi sull'ordigno esploso questa notte di fronte alla sede degli ultras in via Amulio, in zona Tuscolano. La bomba non ha fatto molti danni, ma il messaggio sembra essere stato recapitato. Tanto che i tifosi della "prima squadra della Capitale" si dicono pronti: "Non ci tiriamo indietro".
“Parlateci di Bibbiano”: adesivi sulla sede del Pd a Torino
Blitz nella notte da parte di anonimi che hanno appiccicato adesivi con la scritta “Parlateci di Bibbiano” sulla porta della sede regionale del Partito Democratico, a Torino, in via Masserano e su alcuni muri di Venaria (Torino), sempre vicino alla sede locale del Pd. Paolo Furia, segretario regionale dei Dem, parla addirittura di codardia: «Sono volantini privi di firma, da codardi. Se qualcuno crede davvero che il Pd sia responsabile dei fatti di Bibbiano, ci metta la faccia. Questa è l’ennesima fake news, una delle tante create ad hoc in questo periodo per addormentare la gente, per travolgere i cittadini e sviarli dai veri temi». Continua il segretario: «Il Pd è della parte dei minori, ha fiducia nella magistratura e nei servi sociali, che nella maggioranza dei casi fanno un lavoro enorme, giusto e fondamentale. Ci auguriamo che i responsabili degli abusi vengano colpiti, il resto è solo mistificazione politica».
Su Bibbiano Zingaretti non deve tacere. E nemmeno minacciare chi è indignato
Nicola Zingaretti se l’è cavata con una quarantina di parole. Il solito tweet per lavarsi la coscienza. Bibbiano, Reggio Emilia, quando il silenzio è d’oro. E un partito, il Pd, che assolda avvocati affinché “nessuno osi strumentalizzare” una vicenda che è turpe di per sé. Caro Zingaretti, non c’è strumentalizzazione da parte di chi vi fa domande. Ma si manifesta invece da parte vostra quando minacciate querele contro un popolo che è indignato per quello che è successo: bambini strappati alle loro famiglie, giro impressionante di quattrini, e un’amministrazione comunale coinvolta. Non si deve dire che il sindaco è del Pd? Basta un tweet? O un post su Facebook?
Bibbiano, nel silenzio spunta il Pd. Per querelare Di Maio
Parole su Bibbiano poche, ma le querele, le buon vecchie azioni legali, quelle sì che servono. Il Pd sembra piuttosto nervoso, dunque tergiversa, fischietta, evita di prendere posizione se non per urlare allo sciacallaggio. Eppure siamo abituati a sentire i suoi esponenti sentenziare. Far la morale quando si può infierire sugli avversari, denunciare quando c’è il rischio che qualcuno ci bacchetti con lo stesso strumento. Un atteggiamento piuttosto imbarazzante e discutibile, a maggior ragione visti i fatti in questione. Oltretutto, così, strada non facendo, pone l’innominabile Partito Democratico in una posizione ancora più difficile da sostenere di fronte ai propri elettori. Non parliamo di quelli potenziali, perché ad oggi restano chimeriche prospettive. O i dem pensano davvero, con certe mosse, di convincere qualche elettore del M5S a tornare alla casa base? “Le dichiarazioni demenziali del vicepremier Di Maio, il quale collega l’identità del Pd alle vicende drammatiche relative all’inchiesta sui minori che coinvolge il Comune di Bibbiano, confermano solo il livello di disperazione di un personaggio che ha fallito il suo obiettivo e scarica la sua bile sugli avversari politici”, si legge in una nota odierna del Pd.
Cagliari, follia antifascista: “Si alle bombe contro poliziotti e fascisti di CasaPound”
Sta diventando un caso nazionale il manifesto delirante affisso ieri notte in centro a Cagliari da quello che sembra un gruppo di vecchi arnesi dell’anarco-antifascismo, ben noti in città e con forti legami con le più recenti realtà del cosiddetto antagonismo cittadino che da qualche anno gode di totale impunità (e addirittura sovvenzioni elargite a chi occupa illegalmente luoghi pubblici, come la ex scuola di Via Lamarmora) da parte della giunta guidata da Massimo Zedda. Quello che veniva definito l’astro nascente del PD e della sinistra in genere (figlio di un dirigente del PCI, la sua carriera iniziò con SEL a guida Nichi Vendola). Un piccolo De Magistris, diciamo. Comunque quello che sta suscitando grande indignazione non più solo a livello locale (la storia sta già diventando virale sui vari social) sono i contenuti del tristo manifesto: una serata di finanziamento per i tre accusati di essere gli attentatori che misero una bomba alla libreria il Bargello di Firenze lo scorso dicembre, causando il ferimento e la mutilazione grave dell’artificiere della Polizia Mario Vece, il quale perse un occhio e una mano tentando di disinnescare l’ordigno.
Massimo Cacciari striglia il Pd: "Ha abbandonato gli italiani in difficoltà"
Massimo Cacciari non le manda mai a dire, tanto meno al "suo" Pd. "A furia di spostarsi verso il centro, sono rimasti prigionieri del centro storico. Si sono rintanati nel rifugio dei benestanti. E di conseguenza hanno dimenticato le periferie, hanno abbandonato gli italiani in difficoltà, una larga parte di elettorato che è stata consegnata ai partiti populisti e alla destra sociale", l'analisi del filoso sulla compagine dem. L'ex sindaco di Venezia, intervistato da La Verità, fotografa così la crisi senza fine del Partito Democratico, perennemente scosso e vinto dall'interno delle lotte intestine fra le correnti.
Perché quando la sinistra sente il concetto "prima gli italiani" reclama subito xenofobia e fascismo? Perché il patriottismo non può essere un concetto democratico?
La risposta alla prima domanda è che ogni gruppo politico si è costruito il suo recinto in cui far entrare le pecore. E così la destra accusa la sinistra di non avere a cuore la sicurezza degli italiani o di esagerare con la pressione fiscale e tartassare la libera imprenditoria, mentre la sinistra accusa la destra di politiche eccessivamente nazionaliste e portatrici di disuguaglianza sociale.
Di Battista:Lega partito di sistema. Salvini: lui vacanziero più pagato al mondo
"Uguale al Pd sul Tav e sulle altre mangiatoie. Uguale ai radicali sulle privatizzazioni selvagge e allo stesso tempo sul salvataggio (con denaro pubblico) delle radio di partito. Uguale a Forza Italia sulla giustizia e sull'eterno tentativo di proteggere i colletti bianchi. Uguale al Pd (Ds + Margherita), uguale a Forza Italia, uguale ad Alleanza nazionale e suoi derivati, uguale ai democristiani per quanto riguarda i quattrini di finanziamento presi dal gruppo Benetton. Questa e' la Lega Nord. Un banalissimo partito di sistema capace solo di camuffarsi meglio degli altri. Prima o poi gli italiani se ne renderanno conto". Lo scrive su Facebook l'ex-deputato di M5s, Alessandro Di Battista.
Salvini a Limbadi per la consegna di villa confiscata al clan Mancuso: “La lotta alla mafia non si ferma”
"Sono qui a Limbadi, per una consegna importante alla collettività di un bene confiscato al clan Mancuso. Una vittoria della legalità in uno spazio destinato alla cultura, ai ragazzi e dove si studierà perche' qui e' prevista la nascita dell'universita' antimafia". Lo ha detto il ministro dell'Interno e vicepremier, Matteo Salvini, in Calabria per la consegna di un immobile confiscato al clan Mancuso e destinato a finalita' sociali. "Lotta alla mafia - ha detto il ministro - che non si arresta, infatti anche stamane ci sono stati degli arresti a Milano perche' i tanti Mancuso che ci sono in giro per l'Italia vanno arrestati. È una bella giornata di sole, di futuro, di vittoria della legalita' e sono contento perche' questo potra' essere uno spazio dove si studia, si cresce, si combattono mafia, camorra e ndrangheta. Ringrazio i dodicimila uomini delle forze dell'ordine di tutta la Calabria che combattono quotidianamente contro i delinquenti. Anche le ultime leggi approvate dal Parlamento ci danno piu' forza per combattere i Mancuso che ci sono in giro per l'Italia".
'Ndrangheta: arrestato boss Domenico Crea, tra i latitanti più pericolosi
La polizia ha arrestato il latitante Domenico Crea, 37 anni, di Cinquefrondi, capo della cosca di Rizziconi e zone limitrofe, collegata e imparentata con la potente famiglia Alvaro di Sinopoli. Era ricercato dal 2015 quando fu emessa una misura cautelare per associazione mafiosa e estorsione dopo la condanna in primo grado a 15 anni di reclusione emessa dal Tribunale di Palmi. Da allora Crea è stato colpito da numerosi provvedimenti per associazione mafiosa ed estorsione ed è stato condannato in via definitiva a 21 anni di reclusione. Crea, il cui nome era inserito nell'elenco dei latitanti più pericolosi, è stato arrestato da personale della Squadra mobile di Reggio Calabria, supportato da personale del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine e della Squadra mobile di Vibo Valentia.
Io, arrivata in Italia con un barcone, vi dico: Salvini ha ragione
Lettera di una donna albanese arrivata in Italia su un barcone. Gli scafisti, i “buonissimi di sinistra” e chi l’ha davvero accolta, vestita e sfamata. Dopo una notte insonne, quattro figli urlanti in modalità unni già alle 8 del mattino, riesco ad uscire di casa e a dare il cambio a mio marito che torna dal turno notturno. Salgo in macchina, sperando di riuscire a riposarmi al lavoro dove sto seduta per cinque ore di fila, parlo con persone adulte (che tendenzialmente capiscono quel che dico già alla terza volta) e, soprattutto, sono piantata direttamente sotto il getto dell’aria condizionata. In auto accendo una sigaretta, ascolto la radio e finalmente riesco a sentire un notiziario dopo tre giorni che non ho notizie dal mondo.
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