Show di Vittorio Sgarbi, critico di grossa elevatura, prestato alla bassezza della politica italiana, che ha aspramente criticato Conte che da Caronte si è trasformato in Don Abbondio, nella trasmissione , stasera più briosa delle altre,” Stasera Italia Speciale!”.Ecco le sue parole:” Io credo che sia intollerabile che un presidente del consiglio chieda un atto d’amore alle banche. Le banche, non amano, le banche fanno l’opposto. Un presidente del consiglio ha, in base al suo potere di mettere la malleva alle banche e nel giro di 24 ore sbloccare i finanziamenti liberali. Occorre agire con la forza contro i forti, dove è giusto, non contro i deboli.Agire contro i forti. Conte è debole contro i forti e rende deboli gli italiani. Occorre obbligare alle banche di dare e non un atto d’amore. Lui è ridicolo, non è un primo ministro ma un debole, inutile ed incapace, totalmente incapace” Finale più che Rossiniano ma Sgarbiano.
Viaggiare fa bene alla salute!
Sicuramente avrai sentito molte volte dire questa frase. Ma non è soltanto un modo di dire, infatti ci sono molti studi scientifici e psicologici che dimostrano un miglioramento dello stato di salute.
I vantaggi del viaggiare sono molti e non solo per la mente, essendo un ottimo antidepressivo. Difatti chi viaggia solitamente perde peso, riduce il rischio di infarti, ha una pelle più tonica e luminosa ed ha una vita sessuale migliore.
Ecco 10 motivi che spiegano perché bisogna viaggiare
Arriva Zorro. Maria Elena Boschi alla Camera
Maria Elena Boschi alla Camera dei deputati per la fiducia a Giuseppe Conte. Ma com'è vestita la deputata di Italia Viva? A guardare bene a qualcuno assomiglia...a Zorro!
Coronavirus, bollettino 18 gennaio: 9mila contagi, 377 morti. Ricoveri, brusca inversione di tendenza dopo 5 giorni
Per cinque giorni consecutivi il trend dei ricoveri era in discesa, ma nel bollettino di lunedì 18 gennaio rilasciato dal ministero della Salute si registra una brusca inversione di tendenza, che fa immediatamente risalire l’allarme. Quello dei ricoveri è infatti l’unico dato “anomalo” di un aggiornamento che per il resto è identico a quello di ogni lunedì, quando si assiste puntualmente a un crollo di tutti i numeri: nelle ultime 24 ore sono infatti stati riscontrati soltanto 8.824 contagiati su 158.674 tamponi (tasso di positività al 5,6%, dimezzato da quando contano anche i test rapidi), a fronte di 14.763 guariti e 377 morti. Dicevamo però della situazione ospedaliera poco incoraggiante, che potrebbe indicare una ripresa della seconda ondata: il saldo dei ricoveri nei reparti Covid è +127 (22.884 posti letto attualmente occupati) mentre quello in terapia intensiva +41 (2.544, con 142 ingressi del giorno). Per quanto riguarda le regioni, la Sicilia (1.278) è quella che ha fatto registrare il maggior incremento di casi di positività rispetto al giorno precedente: alle sue spalle ci sono la Lombardia (1.189) e l’Emilia Romagna (1.153), le uniche in quadrupla cifra di contagio.
Immigrazione, l'ammiraglio Luigi Giardino: "Ong, gravi irregolarità. Perché sono un pericolo"
Le operazioni nel Mediterraneo delle Ong sono entrate, di nuovo, al centro del confronto politico, soprattutto ora che il governo ha in animo di smontare le sanzioni previste dai decreti sicurezza per chi non rispetta le disposizioni dell'autorità italiana. E però, su queste organizzazioni, si allunga una nuova ombra di illegalità. A spiegarlo è stato, in una circostanziata intervista all'Ansa, l'ammiraglio Luigi Giardino, capo del VI Reparto sicurezza della navigazione e marittima del comando generale della Guardia Costiera. Che ha messo in fila alcuni punti. Il primo è questo: le navi Ong nel Mediterraneo svolgono un'attività sistematica volta al salvataggio di migranti, che non può essere identificata come un impiego «improvviso e diverso». Tradotto: sono là per quello, e non come, per esempio, i pescherecci o navi commerciali che, navigando per altre finalità, poi si trovano ad eseguire dei salvataggi.
Il problema è che, stante questa circostanza, secondo la convenzione Solas queste navi dovrebbero essere certificate dagli stati di bandiera per l'effettivo servizio che svolgono e devono rispondere a requisiti ben precisi. Questo ci richiama alla memoria, nella lunga antologia di polemiche sul tema, quel che accadde nel 2018 all'Aquarius, di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere. La sua attività fu uno dei punti di scontro attorno alla linea del Matteo Salvini ministro, e batteva bandiera di Gibilterra. Poi, però, l'amministrazione marittima del territorio d'oltremare britannico decise di revocarne la registrazione, dove compariva come natante per svolgere ricerche e non salvataggio. Tuttavia, la posizione di Giardino si riferisce alle imbarcazioni sottoposte a fermo amministrativo negli ultimi tempi. Nomi come la Alan Kurdi, la Sea Watch 3 (assurta all'immaginario collettivo per la vicenda di Carola Rackete).
E la Ocean Viking, della Sos Mediterranee. Quest' ultima, appena una decina di giorni fa, aveva definito «palesi molestie amministrative» l'ispezione - e successivo fermo - svolta dalla Guardia Costiera a Porto Empedocle. L'ammiraglio osserva che quei controlli rientrano nei contenuti di una direttiva comunitaria che coinvolge tutte le navi straniere che entrano nei porti italiani. Alcuni di questi controlli sono ordinari, vengono svolti in occasione di circostanze particolari. Quello che riguarda la nave in questione, dice Giardino, è l'aver portato a bordo «in maniera sistemica più persone di quelle che può trasportare». Questi controlli, peraltro, hanno nello specifico portato alla luce «29 non conformità», ravvisabili, ad esempio, nella «scarsa familiarità dell'equipaggio nell'affrontare un incendio a bordo; equipaggio che ha lavorato più delle ore delle consentite; sistemi per la rilevazione degli incendi fuori uso; bagni installati su ponti aperti con scarico diretto in mare».
Dal Vaticano ai servizi segreti: così Conte ha costruito la sua rete di potere
Il premier in questi anni ha consolidato alcune colonne del potere reale: tra rapporti e simpatie, Giuseppi cerca la salvezza in Aula e pone le basi per un suo partito
Sono ore cruciali per il futuro di Giuseppe Conte, aggrappato al "numero magico" dei responsabili che potrebbe salvargli la poltrona fino al 2023.
Il premier è alla ricerca disperata di quelli che vengono definiti "costruttori", ovvero parlamentari situati in altri schieramenti che potrebbero votargli la fiducia per sposare un progetto con connotazioni ancora da stabilire. L'azione di raccattare i voltagabbana però non passa solo per il palazzo: c'è più di una regia che si muove dietro le quinte, in totale silenzio. Il tutto si basa su una rete di potere che il premier è riuscito a costruire in questi anni, da quando si è insediato a Palazzo Chigi.
Per convincere gli indecisi dovrà lanciare un segnale nel suo discorso alla Camera e al Senato. Magari non lo dirà esplicitamente, ma ci si aspetta che faccia riferimenti per una sua scesa in campo in occasione delle prossime elezioni, facendosi promotore di un proprio partito che guardi al centro e al mondo della Chiesa. Fino all'ultimo momento utile cercherà le espressioni giuste da utilizzare, decidendo cosa dire e cosa non dire. I rapporti che Giuseppi ha consolidato con servizi segreti, grandi aziende partecipate, Vaticano, sistema dell'informazione, Confindustria e sindacati contribuiranno alla nascita di una lista personale? Lo scopriremo vivendo, ma l'evidenza è che l'avvocato abbia rafforzato alcune colonne del potere reale.
"Pago la multa, io sono libero". Cena-schiaffo contro Conte
Decine di ristoranti della Capitale hanno aderito a "io apro": la rivolta contro le chiusure imposte dal governo.
C’è chi la chiama disobbedienza gentile e chi parla di sfida ai Dpcm di Conte. Per Alessandro, ristoratore del quartiere Casilino, a Roma, alzare la serranda stasera è una questione di sopravvivenza.
"Qui o si apre o si muore", ci dice mentre i camerieri servono bruschette e amatriciane ai tavoli del suo locale. Sono le sette di sera e il tempo sembra essere tornato indietro a qualche mese fa. Il viavai delle persone è continuo. Siedono al tavolo, ordinano la cena e sorseggiano il loro bicchiere di vino come se non esistessero il coprifuoco, i Dpcm e le restrizioni che per contenere il virus hanno stravolto le nostre abitudini.
Quello di Alessandro è uno dei ristoranti romani che ha scelto di aderire a “io apro”, iniziativa nata dai social che in pochi giorni si è diffusa in tutta Italia attraverso i canali Telegram. "Oggi pomeriggio ci hanno chiamato dalla Questura sconsigliandoci di aprire, ma noi abbiamo risposto che lo avremmo fatto lo stesso, non possiamo più permetterci di restare chiusi", ci dice Alessandro. "Non siamo in guerra con le forze dell'ordine – aggiunge – stiamo cercando di salvare la nostra vita".
"Con l’asporto – continua – non si fa una lira, vogliamo parlare dei ristori? A noi da inizio pandemia sono arrivati 15mila euro, sa quanti ne paghiamo al mese di affitto? Diecimila, ma come si può andare avanti?". "Dovete spiegarmi perché a pranzo possiamo sederci al ristorante e di sera no, dov’è la differenza?", domanda provocatoriamente una donna seduta al tavolo con due amiche. "E se mi faranno la multa – aggiunge – la pagherò, la libertà non ha prezzo".
Rigopiano, quattro anni dalla strage: il Covid non ferma il ricordo delle vittime. L’appello agli amici
«Ci siamo quasi, il quarto anniversario è alle porte. Quest’anno, amici cari, sarà ancora più triste degli altri: mancheranno i vostri abbracci, la vostra presenza, il vostro appoggio». Inizia così il pensiero rivolto dal comitato familiari vittime di Rigopiano ai tanti che, per le normative anticontagio disposte dall’ultimo dpcm, lunedì non potranno essere sul luogo della strage per raccogliersi in un momento di preghiera.
Rigopiano, il comitato: «Non potevamo non ricordarli»
«Vi vogliamo ringraziare tutti per il percorso fatto insieme in questi quattro anni difficili; grazie per averci sostenuti e incoraggiati a non mollare mai. Instancabili, ci siete stati vicini anche solo per ascoltarci. Avete asciugato le nostre lacrime, perché non c’erano parole giuste da usare per consolarci. In silenzio avete ascoltato innumerevoli volte i racconti di episodi dei nostri angeli. Quest’anno la scelta è stata dura: dovevamo decidere tra fare la commemorazione in pochi parenti oppure non farla proprio – spiegano dal comitato – Non potevamo non ricordarli, non potevamo non essere vicino ai nostri angeli proprio nel giorno in cui ce li hanno portati via. Con l’aiuto di uomini dello Stato, quello “efficiente”, siamo riusciti ad organizzare un degno ricordo, se pur limitato in numero di persone e programma».
Vito De Filippo, ecco chi è il primo "voltagabbana"
Ecco chi è il deputato di Italia Viva, Vito De Filippo, primo tra i renziani a ritornare tra le fila del Pd
“È stata sbagliata la scelta di Italia Viva di aprire la crisi mentre il Paese è attraversato da tante difficoltà e sofferenze.
Per questo lunedì voterò la fiducia al governo". Così il deputato renziano Vito De Filippo ha spiegato all'Ansa la decisione di tornare tra le fila del Pd.
"Ho deciso di continuare il mio impegno parlamentare per favorire l’uscita dall’emergenza sanitaria e sociale e la necessaria ripresa economica nel gruppo del Partito Democratico riprendendo il filo di un percorso che viene da lontano e in questo senso ringrazio il segretario Zingaretti ed il capogruppo Delrio”, ha aggiunto il 57enne De Filippo che ha alle spalle una lunga carriera politica, iniziata a 26 anni con la Margherita, nel consiglio provinciale di Potenza. Ex giornalista, laureato in filosofia con una tesi su Spinoza, De Filippo diventa ben presto assessore provinciale alla Sanità e vicepresidente della Provincia di Potenza. Nel '95 viene eletto nel consiglio regionale della Basilicata e viene prima nominato capogruppo e, poi, assessore all'agricoltura. Cinque anni più tardi c'è il salto di livello: De Filippo prende l'assessorato alla sanità lucana e la vicepresidenza della giunta regionale. Nel 2003 diventa presidente del consiglio regionale, mentre due anni dopo vince le Regionali con il 67% dei voti. Nel 2007 aderisce al Pd, corrente lettiana, e tre anni dopo viene riconfermato alla guida della regione Basilicata col 60% dei consensi. Nel 2013, a seguito dell'inchiesta sui rimborsi che colpisce la sua giunta, si dimette da governatore della Basilicata e si candida alla Camera, ma non viene eletto. Con l'avvento di Matteo Renzi alla guida del Pd inizia la sua carriera a livello nazionale nel febbraio del 2014 quando l'ex premier lo vuole nel suo esecutivo come sottosegretario al Ministero della Salute, un incarico che ricoprirà anche nel governo Gentiloni. Alle Politiche del 2018 viene, finalmente, eletto alla Camera dei deputati come parlamentare del Pd, partito che aveva abbandonato dopo circa un anno per seguire Renzi nell'avventura di Italia Viva.
Pietro Senaldi, iniezioni di vaccino a rischio: ecco perché il governo ci chiude in casa
Fino a ieri mattina Domenico Arcuri esultava perché siamo primi in Europa nel numero dei vaccinati. Non è vero. La Danimarca, per esempio, se compariamo le iniezioni alla popolazione, quasi ci doppia. La questione centrale però non è questa. Il punto è che la grande campagna vaccinale, appena iniziata, è già finita. Le Regioni hanno pressoché esaurito le dosi, compresa la Lombardia, sbeffeggiata perché è partita più lentamente delle altre ma che ha già recuperato, tanto da averne ormai somministrate più di tutti. Abbiamo comprato un milione e 800mila dosi da Pfizer, abbiamo vaccinato oltre un milione di persone e Arcuri ci obbliga a tenere da parte il 30% delle fiale, perché teme che il secondo carico non arrivi entro i 21 giorni di tempo ottimale tra la prima e la seconda iniezione. La casa farmaceutica tedesca ha infatti annunciato che taglierà del 29% la quantità di siero destinata all'Italia. Di conseguenza, se fino a ieri ci aspettavamo 490mila vaccini a settimana, da lunedì dovremmo accontentarci di 350mila, che in proiezione significa che andremo avanti a fare iniezioni per almeno un anno e mezzo. Colpa del fatto che Arcuri su Pfizer aveva puntato tutto; infatti abbiamo prenotato solo poche decine di migliaia di dosi da Moderna e almeno fino al 29 gennaio non arriverà il via libera al siero anglo-italiano di Astrazeneca-Irbm.
Sta nella carenza del vaccino la ragione del nuovo giro di vite voluto dal governo. Conte e i suoi, incapaci di farci convivere con il virus, ma anche di curarlo, vista la curva dei morti, hanno puntato tutto sulla profilassi, promettendo aperture in concomitanza con la progressiva immunizzazione della popolazione. Poiché dopo due settimane siamo già in ritardo, siamo passati dall'apertura promessa alla maggiore chiusura imposta, con tanti saluti a chi aveva prestato fede alle parole del premier. Ristoratori, negozi, circoli sportivi e palestre, mondo dello sci, devono affrontare un nuovo stop, o un suo prolungamento a tempo indeterminato, malgrado la curva dei contagi non si stia alzando in modo preoccupante.
Se non puoi vaccinarli, chiudili in casa e ammazzali economicamente, è il piano pandemico del governo. Per realizzarlo, sono stati stracciati i criteri con cui venivano assegnate le zone gialle, arancioni e rosse e sostituiti con parametri più rigidi. La situazione ospedaliera sotto controllo non pesa più per uscire dalla zona rossa, in compenso ci si entra con un indice di contagio più basso di prima (da 1,5 a 1,25). Accantonata anche l'incidenza, ovverosia la percentuale di nuovi positivi ogni centomila abitanti. Prima per diventare zona rossa dovevano essere 50, ora che la Lombardia, per esempio, ne ha solo 25 e quindi sarebbe gialla, il criterio non conta più. Ci avevano detto di aver comprato 200 milioni di vaccini. Ci avevano detto che, stando a casa a Natale, saremmo potuti uscire dopo. Ci avevano detto che, attenti a igiene e distanziamento, saremmo tornati al ristorante. Balle. Le chiusure puntellano la narrazione dell'emergenza, funzionale a tenere in piedi il governo e lontano il voto. E chissà poi perché, se con i ristoranti aperti il contagio non sale, dobbiamo chiuderli e pure impedire l'asporto, malgrado il divieto riduca le entrate di un altro 50%.
Michele Boldrin fa a pezzi Selvaggia Lucarelli: "Moralista dei miei stivali, feccia venduta al potere"
Crisi di nervi per Selvaggia Lucarelli, che perde il suo aplomb, ammesso che esista, con Michele Boldrin, il celebre economista. Tutto nasce perché la blogger alza come al solito il ditino, lo punta contro gli italiani che si "permettono" di uscire di casa e riempire i negozi in uno dei pochi giorni in cui possono farlo (ieri, sabato 16 gennaio): "Oggi a Milano supermercati, strade, i pochi negozi aperti strapieni di gente. Strapieni", scandisce la Lucarelli, con evidente indignazione nei confronti del popolino che mette il becco fuori dalle quattro mura. Ed ecco che a quel punto entra in campo Boldrin, che la infilza: "A occhio e croce c'eri anche tu. Perché non sei rimasta chiusa a casa? Moralista dei miei stivali". Dunque la blogger replica: "Vivo accanto ad uno dei grandi centri commerciali all'aperto di Milano, genio". E dopo la risposta, ecco che la sincera democratica Selvaggia blocca Boldrin. Il quale né da conto sempre su Twitter: "La moralista ipocrita non ama sentirselo dire. Feccia venduta al potere", scrive a corredo dello screenshot che mostra il blocco. Un massacro.
“No a genitore 1 e 2”, insulti a don Patriciello: «Vomita odio». La solidarietà di Giorgia Meloni
«Solidarietà al parroco di Caivano don Maurizio Patriciello, accusato dall’Arcigay di Napoli di “vomitare odio” e essere uno “speculatore sociale” solo per aver espresso la sua posizione sulla decisione del governo di reintrodurre “genitore 1” e “genitore 2″». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «È esattamente questa la censura dei tolleranti di professione, gli stessi che vorrebbero col ddl Zan introdurre un reato di opinione per punire, mettere in carcere e rieducare chi non piega la testa al pensiero unico. Una follia che continueremo a combattere perché la libertà non può essere discriminata».
Meloni in difesa di don Patriciello
A Famiglia Cristiana.it don Maurizio Patriciello ha raccontato l’attacco di cui è rimasto vittima: «Ho messo un post su Facebook per dire che sono per dare un nome a un padre e una madre. L’Arcigay di Napoli mi ha dato dell’odiatore, del trumpista e ricoperto di insulti a mezzo stampa. L’intolleranza totalitaria dei tolleranti mi preoccupa».
I commenti e la solidarietà
Tantissimi i commenti al post e i messaggi di solidarietà a don Maurizio Patriciello. Scrive un utente: «Questo scempio culturale, morale e infine anche legislativo ha una regia molto più in alto. Di chi si dimena nel nostro paese ( piccoli esseri senza patria e senza Dio). Don Maurizio tu sei nel giusto e rispondi a Colui che ha creato l’ordine naturale di tutto,(altro che chi sono io per giudicare).Sei un coraggioso sacerdote in questo mondo rovesciato». E un
Altro osserva: «Possono fare leggi, possono scrivere montagne di libri questi miseri politici possono legiferare una marea di putt****e, ma la realtà, la natura non si cambia per formare una famiglia ci vogliono un padre e una madre, questo è un dato di fatto, tutte le altre cose che vengono fatte, dette, dai politici sono solo marchette per comprare i favori e voti, delle varie organizzazioni». C’è poi chi ribadisce: «Solo Padre e Madre, chiunque sia diversamente orientato sessualmente non abbia la pretesa che gli altri si adeguino. Semmai saranno loro a doverlo fare».
Milano, tensione a Porta Venezia: immigrato senza mascherina prende a pugni un poliziotto
Ancora episodi di violenza in varie città. I poliziotti hanno arrestato un immigrato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. L’uomo si aggirava per il centro di Milano, nella zona di Porta Venezia, senza mascherina. Gli agenti di una pattuglia l’hanno richiamato e lui ha opposto un netto rifiuto a seguire le regole. Poi ha aggredito uno degli uomini in divisa.
Senza mascherina in zona Porta Venezia a Milano
Il tutto è avvenuto in piazza Oberdan. L’immigrato è un pachistano di 36 anni, irregolare e con precedenti. Stava camminando quando dal finestrino dell’auto gli agenti l’hanno notato dicendogli di rispettare le misure di sicurezza. Lui ha fatto finta di nulla. Allora, come riporta il sito Ansa, i due lo hanno raggiunto intimandogli di indossare la mascherina. Per tutta risposta lui ha colpito con un pugno uno dei poliziotti. Immediata la reazione delle forze dell’ordine, che lo hanno immobilizzato e arrestato. L’agente colpito, un 24ene, è stato trasportato in codice verde al Fatebenefratelli e ha riportato una prognosi di 10 giorni per una contusione al naso.
Bassetti accusa: «Sono stati commessi troppi errori. E quella scena di Conte a Palazzo Chigi…»
Perché l’Italia vive una nuova emergenza Covid? «L’errore è stato non fare nulla per mettere in sicurezza le persone anziane. Mentre abbiamo chiuso i giovani in casa, in didattica a distanza limitando i loro contatti relazionali, le abitudini delle persone anziane non sono cambiate affatto. Questo non vuol dire che la soluzione sia chiudere gli anziani in casa. Ma certamente si sarebbe potuto trovare il modo di differenziarne orari e trasporti». Resta convinto di questo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Intervistato da Il Giornale d’Italia traccia la linea.
Bassetti elenca gli errori più evidenti
«Ad esempio – precisa – la mattina alle 7.30 è più giusto che il mezzo di trasporto pubblico lo prenda il 40enne che si reca sul posto di lavoro piuttosto che l’85enne. Al supermercato, se vogliamo evitare che ci siano contagi, magari meglio che il sabato mattina ci vanno solo quelli che lavorano e non le persone anziane. Una serie di cose importanti che non si sono mai volute fare, forse anche per una questione politica. Inoltre, si doveva limitare ulteriormente le visite dei nipoti dai nonni. Queste cose andavano fatte in maniera molto più rigorosa».
Vota Conte solo se cancella l'impresa italiana. Meloni durissima contro Monti
Durissima Giorgia Meloni, contro Mario Monti con le sue "condizioni" al governo Conte. In un post su Facebook la leader di Fratelli d'Italia scrive che "il Senatore a vita Mario Monti sostiene che una delle condizioni per votare la fiducia al Governo sia quella di togliere i “ristori” ad artigiani, commercianti, ristoratori e tutte quelle attività a cui è stato impedito di lavorare. La soluzione che propone Monti è semplice: far fallire le partite IVA e la piccola impresa italiana.
A dimostrazione di come tecnocrati e globalisti vogliano sfruttare l'epidemia per impiantare il loro modello economico: via la libera impresa e tutti dipendenti sottopagati di multinazionali e grandi agglomerati finanziari. Non possiamo permettere a questa gente di massacrare ulteriormente le piccole imprese. Elezioni subito per dare all'Italia un governo di Patrioti che difenda la libertà e il lavoro degli italiani".
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"Sugli Ogm voglio aprire un confronto rapidamente anche con le parti imprenditoriali, è un tema deli... -
Nuovi strumenti per ridurre l’impronta ambientale delle filiere
Oltre 200 imprese di sei Paesi europei coinvolte in iniziative per ridurre l’impronta ambientale di... -
Adesso la Francia "ci ruba" il Parmigiano Reggiano
La multinazionale francese Lactalis punta dritto verso il Parmigiano, dopo essersi già comprata Parm... -
Tuteliamo i marchi storici e il Made in Italy
La volete sapere l’ultima? La Lega si sta opponendo all’inserimento della cosiddetta “norma Pernigot... -
Pacchetto crescita: allo studio contrassegno dello Stato a tutela del made in Italy
Il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla contraffazione diventano due temi strategi...