Grillini in fuga dal Movimento 5 Stelle. Al Gruppo della Lega a Palazzo Madama lasciano intendere che gli arrivi sono immimenti.”Sono ore convulse, è in ballo il passaggio di alcuni senatori del gruppo del Movimento 5 Stelle alla Lega, non faccio nomi e numeri, ma qualcuno verrà da noi a breve”. Lo annuncia il senatore della Lega Gianmarco Centinaio, parlando di quanto sta avvenendo a Palazzo Madama, mentre il premier Giuseppe Conte è appena tornato dal Colle, dove è stato ricevuto dal presidente Mattarella.
Dessì smentisce, ma i grillini in fuga ci sono
Come in una guerra di nervi, non si fa attendere la risposta dei pentastellati di Palazzo Madama. “Ho letto dichiarazioni del collega Centinaio che mi hanno fatto veramente sorridere. Passiamo dall’egoismo di Renzi alla ricerca di protagonismo della Lega. Un protagonismo che ha perso totalmente nell’agosto del 2019 con la sceneggiata del Papeete. Adesso non gli resta che fantasticare”. Così, parlando con i giornalisti, il senatore del Movimento 5 Stelle Emanuele Dessì, in riferimento a un ipotetico passaggio di senatori del MoVimento 5 Stelle alla Lega. Al momento sono ben 16 i senatori, sui 112 inizialmente eletti, ad avere abbandonato il Movimento 5 Stelle.
Roma, autobus Atac in fiamme nel quartiere Boccea Primavalle
Arrivato puntuale, ecco il primo bus flambé del 2021. Alle 6.20 di questa mattina - zona Boccea/Primavalle - ad andare in fumo è stata una vettura in servizio sulla linea 916 con 17 anni di “anzianità” in via Pasquale II. Nella nota Atac si parla, come sempre, di “ragioni da accertare” - ufficialmente mai accertate per nessun rogo dell’ultimo quinquennio - e che “a bordo non c'era nessun passeggero” quindi “l'incendio non ha avuto conseguenze per le persone. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco”.
Lo scorso anno, il primo flambus era stato registrato il 24 febbraio a Largo La Loggia dove ad andare completamente distrutta era stata la vettura 4268 della linea 710 gestita da Roma Tpl. In totale, lo scorso anno, sono stati 28 i casi di bus flambé con una media di 2,3 veicoli incendiati al mese: 19 vetture di Atac e 9 di Roma Tpl. Dei 19 bus Atac, 12 sono stati distrutti e 7 danneggiati mentre per Roma Tpl 6 quelli completamente inceneriti e 3 solo danneggiati. Totale finale: 18 vetture ridotte a carcassa mentre sono state 10 quelle recuperabili.
M5s, "resettare i vertici e no al Recovery Fund": documento-terremoto in piena crisi, c'è lo zampino di Salvini?
Nel bel mezzo della crisi di governo, proprio mentre Giuseppe Conte è impegnato nella caccia ai responsabili divenuti costruttori per comodità mediatica di chi sostiene il premier, il M5s vive un altro scossone interno. In tredici hanno infatti preso un’iniziativa totalmente a sorpresa, firmando un documento in cui si chiede principalmente di resettare i vertici del Movimento e di non ricorrere ai prestiti del Recovery Fund né ai soldi del Mes. Il capo politico Vito Crimi è rimasto completamente spiazzato da tale iniziativa: “Sono basito. Questo cosa vuol dire, che non voterete il governo se non saranno soddisfatte tutte le richieste? Vuol dire che i responsabili anziché 15 devono essere 20? Cosa dovrò dire alle altre forze politiche?”. Sarebbero questi, secondo l’Adnkronos, gli interrogativi posti da un Crimi spaesato. Qualcuno sospetta che possa esserci lo zampino di Matteo Salvini, dato che nelle scorse ore si era parlato della possibilità che alcuni senatori grillini passassero alla Lega, come già hanno fatto in passato ex colleghi di Movimento. Alcuni dei firmatari del documento hanno però fatto sapere che il loro sostegno a Conte non è in discussione, precisando che tale iniziativa non voleva essere un ultimatum: sarà, ma di certo è destinata a creare ulteriore scompiglio.
Matteo Salvini punge Sergio Mattarella: "Crisi di governo? A me chiese numeri seri, non può permettere questa operazione"
“A me il Quirinale chiese numeri veri e seri, mi auguro che non permetta questa operazione”. Così Matteo Salvini si è appellato al presidente Sergio Mattarella affinché la farsa dei costruttori-ex responsabili-ex trasformisti non favorisca la creazione di una nuova maggioranza di governo che sarebbe addirittura più debole di quella precedente. Intervistato dal Corriere della Sera, il segretario della Lega ha commentato gli ultimi sviluppi della crisi, con Giuseppe Conte che ha deciso di giocarsi la carta della conta in Aula, che avverrà lunedì 18 gennaio alla Camera e martedì 19 al Senato.
“Che Conte giochi il tutto per tutto pur di tirare a campare non è un bene per l’Italia”, ha dichiarato l’ex ministro che poi ha aggiunto: “Io mi auguro però che il garante della Costituzione non lo permetta. Per giunta, sarebbe un governo ancora più raffazzonato”. Concetto che Salvini ieri ha espresso direttamente al presidente Mattarella, non nascondendo preoccupazione per quello che potrebbe avvenire con i costruttori: “Ho i brividi pensando alle offerte da suk che saranno fatte a questo e a quello. Maio ricordo quello che Mattarella disse a me e all’intero centrodestra: vi conferirò l’incarico se riuscirete a portarmi numeri veri e seri per un governo vero e serio. Non quelli di tre tizi in ordine sparso”.
Crisi, Giuseppe Conte in Parlamento: "Fissata la data del voto di fiducia". Niente dimissioni, è caccia ai responsabili
Giuseppe Conte si presenterà in Parlamento lunedì 18 gennaio per chiedere il voto di fiducia. La decisione è arrivata qualche ora dopo l’incontro al Quirinale con il presidente Sergio Mattarella, che si è limitato a prendere atto dell’apertura della crisi di governo a causa delle dimissioni delle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti. Da Palazzo Chigi era trapelata l’ira del premier, che ha deciso di andare alla conta in Parlamento: quindi niente dimissioni, come invece si sarebbe auspicato Matteo Renzi (e non solo). Conte vuole quindi provare a rimanere in piedi tramite la strada che conduce ai responsabili: ma se ne troveranno abbastanza in Senato? Questo è il dilemma di Palazzo Chigi, che però pur di negare il governo istituzionale ambito da Italia Viva è disposta allo showdown finale. Da una nota di Montecitorio emerge che Conte terrà le comunicazioni nell’aula della Camera lunedì prossimo: l’orario sarà definito dal presidente Roberto Fico dopo essersi consultato con la collega del Senato, Elisabetta Casellati.
Andare al voto si può (al netto della pandemia)
Votare o non votare? La domanda circola ormai con insistenza dalle parti di Roma dopo lo strappo di Italia Viva. E prima ancora di capire come finirà la lunga agonia del governo giallorosso, qualcuno inizia a domandarsi se sia il caso o meno di far votare gli italiani. Non cosa, né quando, né come. Ma proprio se sia corretto far esprimere il voto agli italiani con una pandemia in corso e il rischio, sottinteso, di un aumento di contagi o di un blocco dei processi burocratici e amministrativi legati a cure e vaccini. Il dubbio è stato spesso ribadito da illustri virologi e uomini di scienza, che hanno portato ad esempio il caso francese – alle comunali – o quello più recente e importante delle elezioni presidenziali americane. In molti ritengono che siano state proprio le file nei seggi o i meccanismi di voto a favorire i contagi, creando un boom di infezioni che poi si è riversato sul sistema sanitario.
La scienza ovviamente porta dei dati. Ma il pericolo del contagio o appunto il rischio che le elezioni possano influire negativamente sulla gestione di una pandemia rischia di essere un’affermazione pericolosa, o quantomeno incauta. Non perché non sia giusto porre degli interrogativi, ma perché è si rischia di considerare la democrazia un elemento superficiale o quasi inutile in un momento di emergenza. Come se fosse possibile evitarla per paura.
Partendo dal problema contagi, è chiaro che ogni tipo di assembramento possa comportare un potenziale “focolaio” Ma come è possibile veicolare milioni di persone che quotidianamente utilizzano i mezzi pubblici o fanno file al supermercato, si possono evidentemente gestire milioni di elettori che in luoghi specifici e già controllati da pubblici ufficiali e forze dell’ordine vanno a esprimere il proprio voto.
Dall’altro lato, c’è anche da ricordare che la macchina amministrativa di gestione del Covid, assegnata a un deus ex machina come Domenico Arcuri e sostanzialmente esternalizzata rispetto al parlamento, può serenamente continuare il proprio operato a prescindere da quello che succede tra Palazzo Chigi, Palazzo Madama e Montecitorio. Tanto più che nei prossimi mesi il governo Conte rimarrebbe comunque in carica, pur per sbrigare faccende di natura gestionale, e tra queste faccende rientrerebbe evidentemente la somministrazione dei vaccini e il monitoraggio sulla pandemia.
Ennesima gaffe di Arcuri: “Spero che la Roma vinca il derby”. L’ira di Lotito: “Dovrebbe avere altre priorità”
“Se preferisco la vittoria nel derby della Roma o la risoluzione della crisi di governo? Il derby è fra 25 ore, per la seconda non basteranno. Speriamo che il nostro umore sia buono domani sera e possa continuare nel tempo”. Lo dice in conferenza stampa il commissario straordinario Domenico Arcuri, noto tifoso romanista. La battuta di Arcuri era riferita appunto alla gara di domani sera all’Olimpico. E’ in programma, infatti, Lazio-Roma, anticipo della 18esima giornata di Serie A.
Arcuri ha dedicato l’ultima battuta della conferenza stampa di oggi alla crisi di governo usando un accostamento calcistico: “Tra 25 ore ci sarà il derby, spero che la Roma domani vinca, cosi’ migliorera’ il nostro umore, 25 ore non basteranno” per risolvere la crisi “ma spero che anche in quel caso il nostro umore continui ad essere positivo”.
La replica di Lotito: “Da Arcuri una battuta infelice”
“Prendiamo atto che al commissario Arcuri non manca occasione per professare la sua fede calcistica. Ma quella di oggi è una battuta davvero infelice in un contesto totalmente sbagliato”. Così all’Adnkronos il presidente della Lazio Claudio Lotito, sulla battuta in conferenza stampa del commissario straordinario Domenico Arcuri, che si è augurato la vittoria dei giallorossi nel derby di domani. “Credo che il commissario straordinario – prosegue il patron biancoceleste – abbia altre priorità per migliorare l’umore degli italiani che meritano tutti, indipendentemente dalla fede calcistica, rispetto e considerazione”.
Arcuri e l’ultima battuta sul derby
“Dobbiamo fare il tifo che le agenzie di certificazione possano approvare presto altri vaccini ed impegnarci a distribuirli e somministrarli rapidamente. Abbiamo due vaccini, ma se ci fermassimo qui avremmo una disponibilita’ di 60 milioni di dosi nel 2021 bastevoli per 30 milioni di cittadini. Di questi riusciremo a vaccinarne 6 milioni entro il primo trimestre. Non e’ sufficiente vaccinare 30 milioni di persone, aspettiamo il 29 gennaio la decisione dell’Ema su AstraZeneca.
Cosa ci dicono i tatuaggi di Jake “Angeli”, lo sciamano di Qanon
Jake Angeli – all’anagrafe Jacob Anthony Chansley – è lo “sciamano di Qanon”, il 32enne capo tribù della rivolta di Capitol Hill dello scorso 6 gennaio. Il suo look eccentrico e decisamente folkloristico ha fatto il giro del mondo: al Campidoglio si è presentato a torso nudo, viso pitturato e ricoperto di una pelle di bisonte, con tanto di corna. Arrestato nei giorni scorsi, ha incarnato la bizzarra protesta dei trumpiani che ha sconvolto l’America e l’opinione pubblica mondiale, segnando nella maniera più controversa possibile la fine dell’amministrazione Trump e, forse, la carriera politica del tycoon. In un’intervista all’Arizona Republic ha spiegato: “Mi vesto in questo modo per attirare l’attenzione”. Indubbiamente ci è riuscito e come spiega la rivista americana the National Interest, i suoi vistosi tatuaggi ci possono raccontare molto della visione del mondo dello “sciamano di Qanon”. Sul suo busto ha tatuato il grande martello di Thor, noto come Mjöllnir, e quella che sembra essere un’immagine dell’albero del mondo nordico, Yggdrasill. Sono tatuaggi che Jake Angeli vuole che siano visti.
Mjöllnir eYggdrasill
Il Mjöllnir è l’arma di Thor, il dio del Lampo e del Tuono della mitologia germanica. È in genere rappresentato come un martello, sebbene originariamente fosse un’ascia o un randello. L’Edda di Snorri descrive le qualità del Mjölnir dicendo che, possedendolo, il dio Thor “sarebbe stato in grado di colpire quanto fermamente volesse, qualsiasi fosse il suo bersaglio, e il martello non avrebbe mai fallito, e se lanciato a qualcosa, non l’avrebbe mai mancato e non sarebbe mai volato tanto lontano dalla sua mano da non poter tornare indietro, e, quando lo avesse voluto, esso sarebbe diventato tanto piccolo da poter essere custodito sotto la tunica”. Yggdrasill è il frassino gigante che sostiene il cosmo norreno, i suoi rami raggiungono i regni del cielo inaccessibili agli umani e le sue radici nel regno sotterraneo dei morti. A differenza del martello di Thor, è stato rappresentato solo raramente dai vichinghi e rappresentazioni come quella di Jake Angeli sono rivisitazioni moderne. Lo Yggdrasil, o Albero della vita, dalla mitologia norrena, è stato spesso usato da gruppi di estrema destra negli Usa.
Il sondaggista Mannheimer affossa Conte: “Una sua lista sarebbe un flop, a destra cresce solo FdI”
Tutti i sondaggi sembrano andare nella stessa direzione. Se si vota, vincerà il centrodestra. Ma non si voterà… Possono sintetizzarsi così anche le due previsioni elettorali sulla soluzione alla crisi di governo, prospettate all’AdnKronos dal sondaggista Renato Mannheimer.
Sondaggi, le previsioni di Mannheimer
«Tutti i sondaggi vedono avanti la coalizione fra la Lega in flessione, Forza Italia che regge e FdI in forte crescita rispetto alle passate elezioni, specie negli ultimi tempi ma non fino al punto di consentire alla Meloni un sorpasso “interno” su Salvini. Il centrodestra può puntare, anche con altri apporti tipo Toti, a conquistare una netta maggioranza in termini di seggi, tale da consentirgli di governare tranquillamente», riferisce il sondaggista.
Sondaggi, il rischio che corre Renzi
Sul fronte opposto, per Mannheimer, «le variazioni per Renzi saranno infinitesimali visto che ha a disposizione comunque pochi voti e per lui non sarà facile superare la soglia di sbarramento. Il Pd probabilmente reggerà botta, viene dato stabile nel suo consenso elettorale. M5S è in leggera ripresa rispetto alla caduta verticale del recente passato, pur mostrandosi molto divisi al suo interno. Quanto a Leu, vale il discorso fatto per Renzi: piccoli scostamenti e fatica a superare la soglia».
Cacciari durissimo con Conte: “Era il nulla, vuole restare abbarbicato al potere. Il Pd non esiste”
Massimo Cacciari, anima critica della sinistra italiana, ne ha un po’ per tutti in queste prime ore di crisi di governo. Attacca Renzi, ma anche Conte, il Pd, chi non vuole votare, puntualizza alcuni passaggi parlamentari e si lamenta della figuraccia che l’Italia sta facendo in Europa. Le previsioni del filosofo veneziano, però, non coincidono con le sue opinioni, come racconta oggi un’intervista della Stampa. «Aprire la crisi a pandemia in corso è folle. Peggio, è irresponsabile. Ma non penso che torneremo a votare perché Mattarella non lo permetterà. E non penso neppure che avremo un premier diverso da Conte».
Sondaggio su Conte, il 2021 comincia con una mazzata: l’87% degli italiani non ha più fiducia in lui
Sondaggio su Conte, il 2021 comincia con una mazzata: l’87% degli italiani non ha più fiducia in lui. Parte male il nuovo anno del premier Conte. A rovinargli le feste, oltre a Matteo Renzi che minaccia la crisi un giorno sì e l’altro pure. E che annuncia di non avere problemi a passare all’opposizione, ci si mette anche un‘indagine che gli sbatte in faccia, con la veridicità della matematica percentuale, che appena il 13% degli italiani continua, nonostante tutto, a riporre la propria fiducia in lui. Impostazione, calcolo e risoluzione, per gli elettori la risposta al problema sembra essere una sola: tornare alle urne per mandare a casa il governo giallorosso.
Sondaggio, la fiducia degli italiani per Conte è al minimo
Una mazzata politica, arrivata a Conte dall’indagine sociologica, che grava come un macigno sulle sue spalle (e di fronte a lui). Un report che acclara, a suon di numeri, una verità strisciante da un po’ e ufficializzata dalla rilevazione/rivelazione, fatta da Analisi Politica: la società di ricerca diretta da Arnaldo Ferrari Nasi. In base alla quale, come riferisce in queste ore Il Giornale, «dagli ultimi sondaggi emerge una realtà netta: quasi nessuno voterebbe il governo giallorosso e rivorrebbe Giuseppi come presidente del Consiglio». Basta una domanda rivolta agli interpellati di turno. E allora, l’insidioso interrogativo recita: «In questi giorni ci sono state forte tensioni nella maggioranza che sostiene il governo Conte. Se dovesse cadere l’esecutivo, tra queste possibilità, per l’Italia sarebbe meglio se»…
Dpcm, Italia divisa in fasce e nuove regole: asporto, sci e visite? Ecco cosa sarà consentito
Mentre la crisi di governo impazza, l'esecutivo approva il nuovo dpcm in vigore dal 16 gennaio. Il provvedimento, valido fino al 5 marzo, conferma il sistema di divisione del Paese in diverse fasce di rischio. Secondo gli ultimi dati, da lunedì 18 gennaio potrebbero finire in zona arancione ben dieci regioni: Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Puglia, Umbria e Veneto. Mentre a rischiare il rosso sono Lombardia, Emilia Romagna e Calabria. Potrebbero rimanere nella fascia gialla invece Toscana, Molise e Campania. Come anticipa il Corriere della Sera, il decreto sceglie la linea dura, imponendo il divieto - fino al 15 febbraio - di spostamento tra le regioni, anche se in fascia gialla. Il passaggio da una regione all'altra sarà consentito solo per motivi di lavoro, salute o necessità e per il rientro al domicilio/residenza. "I segnali che arrivano dagli altri Stati europei non sono buoni. Da noi ci aspettiamo un Rt più alto, potrebbe sfiorare 1,10, la settimana scorsa era 1,03", avverte il ministro della Salute Roberto Speranza.
Resta, poi, il divieto di andare nelle seconde case che si trovano fuori regione. Mentre se si è in fascia arancione, è vietato o andare nella seconda casa fuori Comune. Il nuovo decreto, inoltre, consentirà - a chi è in zona gialla - di far visita ad amici e parenti. Tuttavia si specifica che "lo spostamento verso una sola abitazione privata è consentito, nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, e nei limiti di due persone, oltre ai minori di anni 14 e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi". Una novità, invece, è il divieto di asporto nei bar dopo le 18, per evitare assembramenti fuori ai locali; la consegna a domicilio invece sarà consentita anche dopo le 18. Slitta poi al 15 febbraio la riapertura degli impianti da sci, inizialmente prevista per il 18 gennaio. Palestre, piscine e cinema resteranno chiusi fino al 5 marzo, mentre i musei potranno aprire dal lunedì al venerdì ma solo in fascia gialla. E resta il coprifuoco, dalle 22 alle 5. Infine viene introdotta la zona bianca - con tutte le attività aperte - ma solo per le regioni con "scenario di tipo 1 e livello di rischio basso".
Coronavirus, bollettino 14 gennaio: stabili i contagi, ma i morti non calano. Invertito il trend dei ricoveri?
Il bollettino di giovedì 14 gennaio rilasciato dal ministero della Salute si conferma molto simile a quello di ieri nei numeri. Nelle ultime 24 ore sono infatti stati riscontrati 17.246 contagiati, 20.115 guariti e 522 morti, un dato ancora elevato e che purtroppo ci rende sempre più maglia nera a livello europeo. Il tasso di positività è inoltre risalito al 10,7% (+1,7 rispetto a ieri) su 160.585 tamponi analizzati. Per quanto riguarda gli ospedali, per fortuna sembra essersi invertito il trend di crescita che era stato registrato nelle ultime settimane: oggi il saldo dei ricoveri in reparti Covid è -415 (23.110 posti letto attualmente occupati) mentre quello in terapia intensiva è -22 (2.557), anche se gli ingressi del giorno sono stati 164, segno che l’alta mortalità ancora influisce in maniera importante. Procede intanto la campagna di vaccinazione, che si avvicina a quota un milione di vaccinati: sono 896.498 al momento.
Donald Trump e il "golpe militare" alla Casa Bianca. Il dispaccio segreto sulle rivolte nell'esercito
"Niente ribellioni. Dal 20 gennaio il nuovo comandante in capo sarà Joe Biden": questo il messaggio che sette generali e un ammiraglio hanno scritto, rivolgendosi direttamente alle forze armate. Un pronunciamento firmato dai vertici militari, che non ha precedenti e riflette una preoccupazione da non sottovalutare. Basti pensare che tra i rivoltosi filo Trump, che hanno assediato il Congresso, c’erano diversi veterani e anche personale militare in servizio. E infatti, per scongiurare un replay di quanto accaduto, i sevizi segreti e l’Fbi stanno facendo un attento controllo dei 20mila militari della Guardia nazionale che saranno schierati a Washington il giorno dell’insediamento del nuovo presidente. Si temono o infiltrazioni di personale anti Biden, che potrebbe scatenare ammutinamenti.
I timori dei vertici militari non sono infondati, visto che dopo l'attacco a Capitol Hill, si è scoperto che tra i 25 accusati di terrorismo interno potrebbero esserci anche militari. E sicuramente - come riporta il Giornale - fra i 170 rivoltosi individuati ci sono veterani e personale ancora in servizio. La prima identificata è il capitano Emily Rainey, esperta di guerra psicologica. Coinvolto anche un ex ufficiale più alto in grado, il tenente colonnello dell’aeronautica Larry Rendall Brock, già finito in manette. Senza dimenticare Ashli Babbitt, uccisa durante l’assalto al Congresso, che era una veterana dell’Irak e dell’Afghanistan.
Problemi cardiaci. Silvio Berlusconi ricoverato a Monaco
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato ricoverato all’Ospedale Cardiotoracico di Monaco per accertamenti. È quanto confermano fonti del partito i quali assicurano che il Cavaliere «tornerà a casa entro pochi giorni».
«Sono andato di persona visitare Silvio Berlusconi, lunedì, e, dopo averlo dopo averlo visitato, ho disposto il ricovero urgente al centro cardiologico del Principato di Monaco perché non ho ritenuto prudente affrontare il trasporto in Italia». Così il medico di Silvio Berlusconi, professore Alberto Zangrillo.
Crisi di governo, Annalisa Chirico su Renzi: "Politico vero, come Salvini. Conte? Miracolato"
Matteo Renzi ha ritirato le ministre dal governo. Ancora una volta il leader di Italia Viva ha sorpreso tutti. Non Annalisa Chirico che, più puntuale che mai, si lascia andare a un vero e proprio plauso. "Possono piacere o meno ma i due Matteo, Renzi e Salvini, sono due politici, formatisi nei partiti, con una gavetta - cinguetta la firma del Foglio durante la conferenza stampa di Iv -. Conte è diventato premier per miracolo, neanche lui sa come, non ha un passato ma punta esclusivamente al futuro all’insegna del trasformismo più sfacciato".
L'ex presidente del Consiglio ha mantenuto la parola e deciso di ritirare dall'esecutivo Teresa Bellanova, ministro per le Politiche agricole, ed Elena Bonetti, titolare del dicastero per le Politiche per la famiglia. Una decisione, questa, che apre a diversi scenari ma che mette senz'altro Giuseppe Conte in seria difficoltà. Qualsiasi sarà la conclusione dell'esperienza giallorossa (con Renzi intenzionato ad accettare un rimpasto o meno), il premier dovrà fare i conti con una maggioranza che non esiste più.
Un'altra ragazza scappa dalla comunità. Lo sfogo della madre di Pamela Mastropietro
Un'altra ragazza è scappa dalla comunità nella quale era ospite. Proprio come accadde a Pamela Mastropietro 3 anni fa. E la comunità di Morrovalle è gestita dalla stessa cooperativa che gestiva la comunità di Corridonia da cui tre anni fa è scappata la Mastropietro. Così arriva su Facebook lo sfogo della madre Alessandra Verni.
"Si è allontanata DUE VOLTE tra dicembre e i giorni scorsi. È una quindicenne. È stata ritrovata dai Carabinieri dopo due giorni. Fortunatamente. Come è possibile? Una domanda lecita. La comunità di Morrovalle, in cui la ragazzina era ospite, è gestita dalla Pars. Si, la stessa che gestisce quella di Corridonia, da cui il 29 gennaio 2018, come si ricorderà, si è allontanata Pamela, che soffriva di una patologia psichiatrica gravissima. In quel caso, hanno detto che era maggiorenne. Ora che diranno, visto che è una minorenne? È interesse di tutti sapere. E capire. Se non altro, perché a questa cooperativa vengono elargiti soldi pubblici".
Meloni indica il filosofo Roger Scruton come padre nobile della nuova destra conservatrice
Giorgia Meloni a un anno dalla scomparsa ricorda, con un intervento sul Giornale, il filosofo Roger Scruton, uno dei più eminenti pensatori europei. E lo definisce “il più importante intellettuale conservatore contemporaneo“.
L’eredità culturale di Scruton
“A mio avviso – scrive Meloni – la più grande eredità culturale che ci ha donato Scruton è la sua straordinaria capacità di descrivere e spiegare le ragioni profonde del suo amore per le cose piccole e grandi. Che secondo lui erano entrambe degne di conservazione”.
“Nel suo pensiero la protezione delle tradizioni, delle piccole comunità e la lotta per le più alte conquiste sociali e politiche, come la libertà delle persone sottomesse dal giogo dell’Unione Sovietica, erano di uguale importanza. Lui ci ha spiegato che il conservatorismo nasce dalla convinzione che è facile distruggere le cose buone ma non è facile crearle”.
L’errore dei leader europei
“Questo – prosegue Meloni -vale soprattutto per le cose che ci arrivano sotto forma di patrimonio collettivo come la pace, la libertà, la sicurezza e la civiltà. Roger Scruton ci ha insegnato che è sempre giusto mantenere le cose come sono nel caso in cui si propongono cose peggiori per sostituirle. Questo ci porta direttamente al cuore dell’attuale dibattito politico”.
“Molti degli attuali leader dell’Unione europea, e purtroppo anche la maggioranza dei membri del Parlamento europeo, invece di rafforzare e difendere il benessere e la libertà dei loro concittadini continuano a proporre innumerevoli regolamenti e direttive che li opprimono. Con le loro «cattive idee», stanno distruggendo i buoni risultati che il processo di integrazione europea ha prodotto finora”.
Il Centrodestra confida nella saggezza del Colle. “Conte si dimetta e andiamo al voto”
Il centrodestra non stappa lo champagne (come scrive qualche parlamentare del Pd a corto di notizie). Non c’è molto fa festeggiare. Di fronte alla crisi appena annunciata con le dimissioni dei renziani dal governo, l’opposizione alza la voce. Pretende le dimissioni di Conte, ormai privo di credibilità, e chiede il ritorno alle urne.
Meloni: Conte si dimetta. Elezioni subito
“Italiani in ginocchio, governo allo sfascio”, scrive su Facebook la leader di Fratelli d’Italia. “‘Italia non può permettersi di perdere altro tempo. Conte si dimetta. Elezioni subito”. Giorgia Meloni è la prima a commentare poco prima di entrare al vertice del centrodestra convocato d’urgenza a Montecitorio. Al quale partecipano, oltre all’ex ministro della Gioventù, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Giovanni Toti e Maurizio Lupi tra gli altri.
Il centrodestra unito si appella a Mattarella
“Bisogna fare presto. L’Italia non può aspettare le liti, i giochini e le reciproche accuse dei partiti di governo, di Conte e Renzi, dei Cinquestelle e del Pd”. Così’ la nota congiunta del centrodestra al termine del punto sulla crisi di governo. “Il centrodestra è la prima forza politica del Paese – continua il comunicato – e, dopo un vertice che ha confermato la grande compattezza della coalizione, chiede che il Presidente del Consiglio prenda atto della crisi. E si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti domani in Parlamento per chiedere un voto di fiducia“.
Gli Italiani sono nei guai ma loro litigano
Gli stressapopolo. Sono quelli che stanno mettendo a dura prova le coronarie degli italiani. Stenta a capire quello che succede in queste ore chi mastica politichese. Ma Giuseppe Conte sa bene che cosa accade e perché. È lui che ha indirizzato Matteo Renzi verso la rottura, anche se il premier conserva un’efficace macchina di comunicazione. Perché la domanda prevalente sembra essere la solita: come si fa a votare in piena pandemia? E poi il ritornello, «Conte che brava persona e Renzi è il solito bandito».
Che però alle poltrone ci ha rinunciato davvero. Manca solo un tassello perché sarà tutto più reale (e meno irrispettoso verso il popolo italiano) se Conte salirà davvero al Colle per dimettersi. Altrimenti si incepperà anche l’arsenale propagandistico del presidente del Consiglio. No, non c’è una brava persona a Palazzo Chigi. Siamo alle solite: e la pandemia – che sono stati incapaci a contrastare come prova il terribile carico di ottantamila morti in Italia - non può essere l’alibi per impedirci di avere un governo vero, serio. Che è quello che è mancato proprio nei mesi che abbiamo alle spalle.
Questa maggioranza in frantumazione ha quattro problemi. Nessuno di essi riguarda il popolo. Conte ha il problema di durare. A prescindere. E tentenna su ogni decisione. Renzi, quello di resistere al tentativo di cancellarlo da parte dei suoi «alleati» che pure ha portato al governo con il suo movimentismo. Zingaretti quello di contare per non farsi strangolare da un partito in preda alle correnti. E spara a zero proprio contro Renzi dopo averlo mandato avanti a litigare con il presidente del Consiglio. I grillini hanno più prosaicamente il problema del terzo mandato e come infilarsi in una lista del premier. In sostanza, si ricattano, si minacciano, si infuriano. Ma ottantamila morti stanno lì. Nemmeno i funerali gli hanno fatto fare e stavano tutti insieme, al governo. Gli italiani a casa e loro fanno a botte. Conte ha fatto il monarca e ora, solo ora, scopre che qualcuno della sua maggioranza si è stancato? È evidente che il premier deve rassegnare le dimissioni. E che il presidente della Repubblica, Mattarella, deve valutare che cosa può succedere in un Parlamento che non può tornare nelle braccia di Clemente Mastella.
Cina, torna l'incubo coronavirus: dopo 8 mesi il primo decesso nella provincia di Hebei
Torna l'incubo coronavirus in Cina. Nella provincia di Hebei è stato registrato un nuovo decesso legato al Covid-19, il primo in otto mesi. Lo ha reso noto la Commissione sanitaria nazionale nei suoi aggiornamenti quotidiani. A Hebei, nello specifico, è scoppiato un vero e proprio focolaio. E intanto in tutto il Paese il numero dei casi è in risalita: 138 i nuovi positivi registrati. Un dato che tocca i massimi livelli da marzo 2020. Le infezioni domestiche sono state 124 e quelle importate 14. I nuovi contagi domestici sono in gran parte concentrati nella provincia di Hebei (81) e in quella settentrionale di Heilongjiang (43). Nel frattempo, sono arrivati a Wuhan i dieci esperti internazionali dell'Oms che dovranno lavorare per ricostruire l'origine del virus.
Il Senato pronto a salvare Trump
Si è infranto il muro dei Repubblicani che per quattro anni hanno fatto scudo intorno a Donald Trump. All’interno del Palazzo del Congresso, quello stesso preso d’assalto il 6 gennaio, la Camera dei deputati statunitensi ha votato per l’impeachment al presidente uscente. Sono infatti dieci i repubblicani che hanno votato a favore. Una seduta che si è aperta con il durissimo attacco della speaker Nancy Pelosi: «Sappiamo che il presidente degli Stati Uniti ha incitato l'insurrezione, una ribellione armata, deve andarsene. È un pericolo evidente e immediato per la Nazione che tutti amiamo. Il presidente deve essere processato e condannato dal Senato, un rimedio costituzionale che garantirà che la repubblica sarà al sicuro da questo uomo che era così determinato a demolire le cose che ci stanno a cuore e che ci tengono insieme».
Fra i repubblicani che hanno dichiarato il voto favorevole Liz Cheney, numero tre del partito alla Camera e figlia dell'ex presidente di George W. Bush: «Io non vado da nessuna parte, questo è un voto di coscienza - ha dichiarato - per il quale ci sono posizioni diverse nella nostra conferenza. Ma la nostra nazione sta fronteggiando una crisi istituzionale senza precedenti, dai tempi della Guerra Civile». Il presidente, intanto, secondo i media statunitensi, si trovava alla Casa Bianca e stava seguendo il dibattito in tv. Senza social - l’ultimo a cancellare il suo canale in odine di tempo è stato Youtube - ha lanciato un appello tramite Fox News per una «transazione pacifica», chiedendo che «non ci sia nessuna violenza, nessuna violazione e nessun vandalismo».
Conte accetta le dimissioni: uscire dal governo è stata una decisione grave
Cari Ministri, purtroppo questa sera Italia Viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo. Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri, per il notevole danno che si sta producendo per il nostro Paese per una crisi di governo nel pieno di una pandemia e di una prova durissima che il Paese sta attraversando». Il premier Giuseppe Conte, aprendo il Cdm, ha spiegato anche che le dimissioni delle ministre Iv «mi sono state comunicate attraverso una comunicazione via mail». Il premier ha aggiunto di aver accettato le dimissioni di Bonetti e Bellanova. «Se un Partito fa dimettere le sue ministre, questo non può essere considerato un fatto estemporaneo, non si può sminuire la gravità di questa decisione», ha aggiunto Conte. Il premier ha poi sottolineato: «Ho provato fino all’ultimo minuto utile a evitare questo scenario, e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto. Ancora due giorni fa e quest’oggi ho ribadito che avevo preparato un lista di priorità per un confronto da fare non appena approvato il Recovery Plan, stasera le misure anticovid, la proroga dello stato di emergenza, domani lo scostamento di bilancio». «Non ci siamo mai sottratti a un tavolo di confronto anche se oggettivamente diventa complicato un confronto quando il terreno è disseminato continuamente di mine difficilmente superabili. Il Paese sta guardando la drammatica situazione che stiamo vivendo, ho offerto la disponibilità ad un tavolo di legislatura eppure di fronte a questa disponibilità ci sono state comunque le dimissioni delle ministre», ha aggiunto il presidente del Consiglio, secondo quanto riferiscono fonti di governo.
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