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Alessandra Ghisleri, il sondaggio su Giuseppe Conte e Natale: "Giudizi severi dalle zone rosse. E gli italiani hanno già scelto cosa fare durante le feste"
Un declino inesorabile quello del governo che, mai come prima d'ora, si trova a dover affrontare un ostacolo. O meglio, come lo definisce Alessandra Ghisleri, "un banco di prova": il Natale. Se infatti "l’88,4 per cento degli italiani ha già considerato di trascorrere la festività con i familiari più stretti", in molti si chiedono quanti potranno sedersi allo stesso tavolo. Il punto è proprio questo, "è stabilire il numero dei congiunti da attovagliare intorno al desco della festa", scrive la sondaggista in un'analisi su La Stampa.
Un compito non semplice per Giuseppe Conte, soprattutto se si considera che "l’86.8 per cento è consapevole che ci saranno restrizioni organizzate e definite in diversa maniera". Cifra, quella diffusa dalla direttrice di Euromedia Research, che aumenta gli insoddisfatti. Il 54,3 per cento degli intervistati infatti boccia il governo in questa seconda ondata di Covid 19. Secondo l’analista, "il dato che sorprende è che i giudizi più severi arrivano sia dalle aree rosse (57.5 per cento) sia dalle gialle (63.9)" mentre "i giudizi sui presidenti di regione assolvono maggiormente l’azione delle istituzioni locali dividendo il campione tra chi promuove (40.3) e chi boccia (47.3)". Qui il consiglio spassionato in vista di dicembre e del nuovo Dpcm: "Sarebbe un errore sentirci esclusi - come cittadini - da questa responsabilità. Più volte la politica ha invocato il senso di responsabilità e i cittadini hanno chiesto alla politica maggiore buon senso. Se riuscissimo a fondere queste richieste potremmo forse trovare ancora adulti che credono in Babbo Natale".
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Salvini faccia a faccia con il manager di Amazon: "Tutela delle imprese italiane"
Matteo Salvini va avanti nella sua battaglia contro quella che considera "concorrenza sleale", così annuncia che domani incontrerà il capo di Amazon in Italia. "Dopo le nostre proposte degli ultimi giorni, domani alle 16.30 avrò un confronto con il country manager di #Amazon - spiega il leader dela Lega - Ribadirò le nostre posizioni di tutela per prodotti, negozi e imprese italiane Raccolgo vostre domande e esperienze, sia da imprenditori che da utilizzatori" .
Salvini ricorda: "Io sono un liberale, non è una battaglia contro il progresso. Ma tutti devono rispettare le stesse regole. Le grandi multinazionali straniere devono rispettare tutte le regole che rispettano i negozi e le aziende italiane. Noi non vogliamo boicottare nessuno. Non è una battaglia contro Amazon, l’e-commerce, però chiediamo parità di condizioni: le aziende italiane pagano 100, anche le multinazionali devo pagare 100. Sono contro lo schiavismo, lo sfruttamento e la concorrenza sleale".
“Vi dovete vergognare. Siamo tutti in zona nera”: il ristoratore asfalta la Serracchiani e il governo
Un ristoratore contro la Serracchiani. O meglio, un imprenditore di Viterbo devastato dal virus e dai rimedi del governo alla pandemia. In collegamento con l’Aria che tira su La7, l’esercente smaschera l’esecutivo e asfalta Debora Serracchiani. Nel mirino del ristoratore in difficoltà, il danno della strategia del semaforo che ha diviso in fasce il Paese. E la beffa della pezza che si è provato a mettere col dl ristori. Un intervento drammatico, quello avvenuto questa mattina in diretta tv, a cui la deputata del Pd, in difficoltà, non è riuscita a dare risposte. E meno che mai conforto.
Dl ristori e fasce tricolore, ristoratore contro la Serracchiani
«Viterbo, che è in zona gialla, non solo non può lavorare. Ma è anche senza Ristori. Rammento che nella stessa fascia rientra Roma, che doveva essere ristorata dal famoso contributo a fondo perduto del decreto agosto e siamo a novembre e sui centri storici ancora non si è visto 1 euro. Stiamo parlando di perdite di fatturato con una perdita di fatturato nella media del 70% a ottobre e al 90% a novembre. Andate all’Agenzia delle Entrate a constatare se quelle che dico sono bugie. Altrimenti si rischia di vedere la vita reale che noi raccontiamo da mesi, superata dalla vita surreale narrata dai palazzi del potere dove l’interlocuzione è fatta di vedremo, diremo faremo e dove si parla di cose che non si conoscono»… È a questo punto che l’esponente piddina si sente chiamata in causa. E prova a intervenire e a ribattere: No aspetti, scusi… Come vedremo, diremo, faremo?».
Il retroscena: addio di Grillo al M5S, la politica lo ha stancato. “Farà il comico, gli riesce meglio”
L’indiscrezione che circola da tempo si fa più consistente. La politica lo ha stancato e del M5S ne avrebbe piene le tasche. Grillo, con la trasformazione del Movimento in partito, sembra aver chiuso il capitolo della politica. Il comico genovese potrebbe infatti tornare presto al suo primo amore: la televisione. A pubblicare il retroscena è il quotidiano Il Foglio che rilancia l’ipotesi che Grillo torni a “fare ciò che gli riesce meglio, il comico”. Quali scenari si aprirebbero per il Movimento incasinato più che mai è facilmente intuibile. Con lui anche gli elettori più nostalgici potrebbero lasciare il movimento al suo destino. Quello che si sa, invece, secondo il quotidiano diretto da Cerasa, è l’avvio addirittura di “contatti” avviati dal fondatore del M5S con un “colosso della tv“. Nulla di più viene detto.
Grillo, grane infinite
L’Elevato non ne può più. Il suo manager, Aldo Marangoni, dice e non dice: «Un ritorno di Beppe Grillo in tivvù? Non lo smentisco». Aggiunge però: «Ma è assolutamente prematuro parlarne». Poi allude: «Sicuramente Beppe sta riflettendo su possibili scenari futuri ma più di questo non posso dire». Il momento per “abdicare” sarebbe quello giusto dal punto di vista personale. I guai giudiziari del figlio accusato di stupro non sarebbero secondari – secondo la ricostruzione – a una scelta di questo tipo. Il “Foglio” tira in ballo, tra l’altro, alcune grane all’interno del m5S. “Prima però – ricorda infatti Canettieri, estensore dell’articolo – il fondatore pentastellato deve chiudere alcune vicende giudiziarie che ha in ballo. Tra queste quelle aperte con chi gli chiede i danni per la mancata candidatura e chi vuole risarcimenti per le sue dichiarazioni. Vicende che Grillo rischia ora di dover pagare di tasca propria, visto e considerato che i vertici a Cinque Stelle stanno puntando alla separazione di Rousseau dal Movimento”.
«Lucio Battisti detestava i rossi. Il papà fu picchiato dai partigiani davanti a lui»: il racconto
Lucio Battisti certamente non era di sinistra. “Non amava la politica rossa, suo padre era stato picchiato dai partigiani”. A rivelare questo episodio poco noto è uno che conosceva bene la famiglia del grande cantautore scomparso. Si tratta del musicista Roberto Pambianchi, ex componente dell’allora Sismi e oggi tra i più apprezzati interpreti di Lucio Battisti. In un’intervista all’Adnkronos fornisce un’idea precisa del rapporto fra l’artista scomparso e la politica.
” Lucio Battisti rimase scosso”
“Ho conosciuto la sorella e il papà di Lucio Battisti e non ho potuto fare a meno di chiedergli se il figlio fosse di destra. No, Lucio non era di destra, non era proprio interessato alla politica, ma aveva avuto un problema. Suo padre – racconta Pambianchi – faceva parte delle ‘camice nere’ e negli anni subito successivi alla guerra fu picchiato dai partigiani proprio davanti a Lucio che avrà avuto all’incirca cinque anni. E ne fu scosso. Fu questo che lo portò ad avere una certa antipatia verso il colore rosso“, spiega Pambianchi. Un colore politico “che gli ricordava bandiere e magliette rosse che correvano appresso al padre. Alfiero, il papà di Lucio, mi disse proprio che, al di là di questo fatto emozionale, a Lucio la politica in se stessa non interessava”. Ma si sa che le emozioni pesano molto. Ecco forse perché era scattata l’attenzione dei servizi segreti verso Battisti negli anni ’70, come racconta lo storico Giannuli a Michele Bovi nella video intervista oggi visibile a tutti su rockol.it.
"Puzza" di camorra sulle mascherine della Regione Lazio: i pm chiedono 6 anni per il broker
Decisamente una storia sempre più intricata quelle delle mascherine di Nicola Zingaretti. Con un risvolto paracamorristico che era stato abbondantemente denunciato alla Pisana e con interrogazioni da Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
Ieri, grazie al lavoro da segugi del sito Etrurianews è rimbalzata la conferma delle preoccupazioni della Colosimo: la magistratura campana ha chiesto una condanna a 6 anni di carcere per Andrea Battaglia Monterisi, il broker che ha assicurato il 20 aprile scorso ben 14 milioni di acconto rilasciati dalla Regione Lazio alla Ecotech srl. E aggiunge l’esponente di Fdi: "Noi invece, siamo ancora in attesa di ricevere informazioni sull'evoluzione di questa vicenda" da parte della giunta Zingaretti.
Parliamo di Andrea Battaglia Monterisi, oggi residente a Londra, che rischia di finire in carcere per gravi accuse collegate al clan camorristico Pagnozzi.
Le accuse mosse dal pm della Dda di Napoli Maurizio Giordano erano di riciclaggio mediante il rilascio di polizze fideiussorie dei “proventi economici di attività delittuosa” al fine “di agevolare il clan camorristico Pagnozzi”. Fatti contestati nel 2010 dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di Andrea Battaglia Monterisi, titolare della Seguros Dhi-Atlas, la compagnia di assicurazioni dominicana, nota alle cronache per aver “assicurato” il congruo anticipo plurimilionario della regione Lazio alla società di lampadine Ecotech, per la fornitura di mascherine che stiamo ancora aspettando.
Adesso la parola passerà alle difese dei molti imputati nel processo, che dovranno concludere le loro discussioni il 20 novembre dopo di che i giudici dovranno emettere la sentenza.
Sul fronte mascherine fantasma vendute e mai consegnate alla Regione Lazio, ovviamente, non ci sono novità investigative.
Italia terza al mondo per mortalità. Il tragico podio di Conte
Da ieri l'Italia è il terzo paese del mondo per mortalità da Covid. Nell'ultimo mese è stato il paese con la più tragica gestione della pandemia. Con i dati del 23 novembre la mortalità da Covid dell'Italia è salita a oltre 918 morti per milione di abitanti, un dato che pone il governo di Giuseppe Conte alle spalle dei due peggiori paesi del mondo per gestione della crisi sanitaria: il Belgio e il Perù.
L'Italia ha scavalcato in questo tragico bilancio Spagna, Argentina e Regno Unito e ha superato e distanziato di più di 100 morti ogni milione di abitanti anche il Brasile di Bolsonaro, e ancora di più gli Stati Uniti di Trump che a lungo sono stati ritenuti i due peggiori paesi del mondo nella gestione della pandemia. Il virus però è lo stesso in tutto il mondo, e il tasso di mortalità indica quindi i paesi che peggio hanno tentato di governare la crisi sanitaria. Le scelte di Conte sulla seconda ondata si sono quindi rivelate purtroppo le peggiori del mondo per gli italiani che stanno perdendo migliaia di loro cari.
Le opere del Fascismo, Mai più è stato eguagliato il progresso ottenuto da Mussolini durante il ventennio.
LE 100 OPERE DEL DUCE
E’ stato fatto più in vent’anni di Fascismo che in settant’anni di democrazia”.
Eccone un elenco schematico:
ACQUA: per tutta la vita Mussolini cercò acqua potabile e creò innumerevoli acquedotti, i più famosi Pugliese e Peschiera;
AGRICOLTURA: la sua prima occupazione che continuò e promosse per tutta la vita fu l’agricoltura;
AEREONAUTICA: la trovò quasi inesistente e la portò tra le migliori d’Europa;
ALBERI: istituì la Forestale;
AMMINISTRAZIONE: non sapeva amministrare i suoi soldi ma per quelli dello Stato fu modello;
ANALFABETISMO: eravamo i primi in Europa,siamo diventati ultimi nell’Analfabetismo;
ANIMALI: puniva chi li maltrattava;
ARCHEOLOGIA: sviluppò l’archeologia in tutti i suoi rami;
ARCHIVI: dal 1923 istituì gli Archivi Statali;
Caos vaccini anti-influenzali, dopo le mascherine Zingaretti si rifà fregare
Se dici bando si rischia lo "sbando" alla Regione Lazio. Dopo il pasticcio sull’appalto per la fornitura delle mascherine, infatti, ora finiscono al "bando" anche i fornitori dei vaccini antinfluenzali attesi da mesi: "I ritardi nella campagna vaccinale del Lazio sono attribuibili esclusivamente alla mancata fornitura di circa 500 mila dosi di vaccino Vaxigrip Tetra da parte della società Sanofi Pasteur che si è aggiudicata la gara per fornire 1,4 milioni di dosi e finora ne ha consegnate 823 mila - denuncia l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione - Mancano all’appello oltre 500 mila dosi. La Sanofi è stata già diffidata da parte della Centrale acquisti regionale a consegnare tutto ciò che è stato contrattualizzato ed ora è stata attivata anche l’avvocatura regionale".
Com’è già accaduto, appunto, per l’ancora agognata fornitura di mascherine. Ma, anche in questo caso, la Giunta di Nicola Zingaretti assicura che "nessun ritardo può essere attribuito alla Regione Lazio che è stata tra le prime Regioni italiane a bandire la gara con tutto il dovuto anticipo. Tale ritardo nelle forniture sta causando un notevole rallentamento della campagna di vaccinazione e disorientamento degli utenti, soprattutto la fascia degli ultra 65 anni", ammette la giunta regionale. La quale ieri è riuscita a distribuire "ai medici di medicina generale 66435 dosi di Flucelvax Tetra. Sono andate circa 37 mila ai medici di medicina generale delle Asl di Roma e circa 30 mila ai medici di medicina generale delle Asl delle altre province. Questo quantitativo - conclude la Regione - serve per l'ulteriore copertura vaccinale degli ultra sessantacinquenni, i 2/3 dei quali sono già stati vaccinati".
Arcuri e Zingaretti, l'assordante silenzio sulla vergogna Sant'Eugenio
All'indomani dell'inchiesta del Tempo sui pazienti Covid accatastati nel pronto soccorso del Sant'Eugenio, nessuna risposta da parte delle autorità sanitarie competenti. Nessun commento dal commissario straordinario al Covid, Domenico Arcuri, dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, o dall'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. Tutto tace, come se nulla fosse. Francesco Storace, vicedirettore del Tempo, sul sito 7Colli attacca l'assordante silenzio di chi potrebbe e dovrebbe intervenire per risolvere la questione. "Ma che vergogna, Nicola Zingaretti e Domenico Arcuri - attacca Storace - Eppure quella foto che campeggiava ieri sulla prima pagina de Il Tempo ed eloquentemente descritta dall’editoriale di Franco Bechis, meritava più di un intervento. Un’ispezione. L’annuncio di controlli immediati. Oppure una smentita, impossibile peraltro. No, il Sant’Eugenio può sprofondare con tutti i suoi malati. Sì, siamo in zona gialla ma ci chiediamo quanto rossore come simbolo di vergogna possa esserci sulle facce del commissario all’emergenza e del governatore della regione Lazio".
Gli unici a parlare sono stati Fabrizio Ghera e Simona Baldassarre. Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Pisana ha presentato un'interrogazione a Zingaretti. "E’ roba da denuncia ogni secondo di ritardo nell’assunzione di provvedimenti seri - conclude Storace - Soprattutto se Arcuri e Zingaretti non pronunciano una parola".
Coronavirus, bollettino 24 novembre: 853 morti, record dal 28 marzo. I nuovi contagi 23mila
Il bollettino di lunedì 23 novembre rilasciato dal ministero della Salute sull'emergenza coronavirus in termini di vittime è sicuramente uno dei peggiori da quando è esplosa la seconda ondata. Il numero dei contagi passa decisamente in secondo piano dinanzi a quello dei morti, che oggi sono stati 853, molti in più rispetto ai 630 di ieri: è il dato più alto dallo scorso 28 marzo, quando nel pieno del lockdown fu toccata quota 889 decessi. I contagi invece sono stati 23.232 su 188.659 tamponi analizzati, sostanzialmente in linea con quelli degli scorsi giorni, anche se ormai sono uno degli indicatori meno utili per capire il reale stato della curva epidemiologica: i guariti invece sono stati 20.837, un numero massiccio che non ha inciso solo sugli isolamenti domiciliari ma anche sui reparti Covid, che hanno fatto registrare -120 ricoverati. La situazione del sistema sanitario nazionale rimane infatti molto seria, con il trend che può trarre in inganno ma che in realtà è drammatico: rispetto alla vigilia il numero di ricoveri in terapia intensiva è salito soltanto di sei unità, ma ciò significa che in rianimazione stanno morendo moltissime persone, che lasciano nel modo più drammatico il loro posto ad altri malati gravi, con l’Italia che continua a essere uno dei paesi al mondo con il più alto dato di mortalità in relazione alla popolazione.
Spadafora scopre la burocrazia: "Mi vergogno dell'Italia"
Alla fine anche il ministro dello Sport ha scoperto che il nostro è un Paese che muore di burocrazia. E che i cittadini aspettano rimborsi e "ristori" che dovrebbero essere erogati per le perdite subite per la crisi provocata dal coronavirus e che invece non arrivano. Sui suoi profili social Vincenzo Spadafora stamattina ha scritto: "Mi vergogno da Ministro per come funzioni la burocrazia nel nostro Paese e per lo stesso fatto di doverlo ammettere". Nel post sfoga tutta la sua impotenza e delusione: "Il decreto Ristori è stato approvato il 29 ottobre e ad oggi le risorse non sono ancora nella disponibilità del Dipartimento per lo Sport affinché possa erogarle alle Associazioni sportive dilettantistiche e Società sportive dilettantistiche che stanno soffrendo e rischiano di chiudere, forse per sempre". Poi racconta: "Sollecitiamo ogni giorno burocrati, che evidentemente non avvertono la drammaticità del momento e non sentono il peso delle loro (non) azioni, ad essere celeri negli adempimenti amministrativi che li competono. Ovviamente non bisogna generalizzare e la critica non è indistintamente per tutti ma di sicuro questi continui ritardi nell’erogazione di misure »emergenziali« sono un pessimo esempio e un pessimo servizio al Paese".
COVID I CONTAGI IN RELAZIONE AGLI ABITANTI
Dal bollettino del 23 Novembre rilasciato dal ministero della salute i contagiati sono 22.930 ,i morti 630 ,9 terapie intensive in più ,418 i nuovi ricoveri nel reparto Covid :attualmente i posti occupati sono 34.697 più altri 3.810 in terapia intensiva .A fronte di questi dati andiamo ad analizzare la vera presenza del virus nelle varie regioni : la classifica che determina il primato dei contagi e’ data dal maggior numero dei contagiati, il dato reale dovrebbe essere calcolato in relazione agli abitanti di conseguenza metteremo a confronto i numeri di otto regioni che hanno superato i 1.000 contagi con il relativo ordine dati dal ministero con i dati calcolati in relazione agli abitanti ;
(Numero abitanti rilevati al 30/06/2020 Fonte Wikipedia)
I servizi segreti spiavano Lucio Battisti: così nasce la leggenda sui finanziamenti alla destra
Lucio Battisti era sorvegliato dai servizi segreti italiani e statunitensi. Se ne parla in una video intervista, che domani esce su Rockol.it, con lo storico Aldo Giannuli.
Giannuli: io trovai la nota dei Servizi su Battisti
“Fui io a trovare la nota confidenziale dei servizi segreti che attribuiva a Lucio Battisti un ruolo di finanziatore dell’estrema destra“, racconta Aldo Giannuli al giornalista Michele Bovi.
Secondo i Servizi Battisti finanziava il Comitato tricolore
“Nel corso di un’indagine della procura della repubblica di Milano sulle stragi degli anni Settanta mi imbattei in una serie di documenti dell’Ufficio Affari Riservati, il servizio segreto del ministero dell’Interno. Tra quei fogli – rivela lo storico – vi era un’informativa che indicava Lucio Battisti come sovvenzionatore del Comitato tricolore. Organizzazione fondata da Mario Tedeschi, senatore del Movimento sociale italiano, per aiutare gli attivisti di estrema destra che avevano guai con la giustizia. Il Comitato tricolore svolgeva in sostanza a destra le funzioni che a sinistra erano prerogativa del Soccorso rosso”.
Viadotti senza manutenzione sulla Strada dei Parchi: 6 indagati, sequestrati 26mln di euro
“Ammaloramento” del calcestruzzo, danneggiamento delle canaline di raccolta dell’acqua e grave stato di ossidazione dei tondini in ferro delle armature sono solo alcune delle pericolose carenze riscontrate dalla guardia di Finanza su 7 giganteschi viadotti delle autostrade abruzzesi gestite dallo società Strada dei Parchi SpA.
Una situazione che ricorda molto da vicino quella del Ponte Morandi crollato a Genova. E che ha portato la magistratura a indagare sei persone e a sequestrare oltre 26 milioni di euro.
Le indagini hanno riguardato dapprima i viadotti autostradali della A24 denominati “San Nicola 1 ”, “San Nicola 2”,”Cerchiara”, “Cretara”, “Biselli”.
Poi gli accertamenti sono stati estesi anche ad altri viadotti della stessa tratta autostradale: “S. Nicola” e “Le Grotte”.
In definitiva le Fiamme Gialle hanno accertato che non vi è stata alcuna manutenzione ordinaria, in particolare in tutti e sette i viadotti teramani, niente riparazioni laddove necessarie e, soprattutto, la mancanza di opere necessarie a un pubblico servizio, non assicurando la funzionalità e l’esercizio in sicurezza dell’infrastruttura A24 nella tratta teramana da Isola del Gran Sasso a Colledara.
Sono le accuse contestate nel decreto di sequestro preventivo firmato dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, nei confronti degli indagati con cariche apicali della Strada dei Parchi spa.
Conte in tv: tosse e raffreddore. Bufera social: 'E la mascherina?'
Il premier in diretta a Otto e Mezzo su La7. Non passano inosservati i colpi di tosse. Polemiche sui social
Quei colpi di tosse sono di troppo. O meglio, non lo sarebbero in condizioni normali, ma nel pieno della pandemia da coronavirus sì.
Non è passato inosservato il ripetuto tossire di Giuseppe Conte, così come in molti hanno notato quel tirar su col naso e i cali di voce durante la diretta a Otto e Mezzo su La7. Sintomi che non sono sfuggiti neppure a Lilli Gruber, seduta allo stesso tavolo del premier. Entrambi senza mascherina.
Sulla salute del presidente del Consiglio si sono subito scatenati i social. Online c'è chi scherza: "Ma è humor nero notare i colpi di tosse e scatarratine di Conte?", scrive Nicola su Twitter. "La Gruber si allontana sempre più", sorride Antonella. Le fa eco Giuseppe: "Se continua così lei va a condurre su Rete4 per sicurezza". Per Luciano, invece, la conduttrice chiamerà a breve "le squadre di sanificazione dello studio".
Altri utenti si sono invece posti alcune domande. Una su tutte: perché il premier, con presunti sintomi simil-influenzali, non indossava Dpi nello studio televisivo? "Fossi la Gruber farei mettere la mascherina a Conte", dice Eugenio. Non sarebbe stato meglio concedere un'intervista da remoto? "Conte ha fatto il tampone prima di entrare in trasmissione? - si chiede Antonio - C'è una Gruber terrorizzata dalla sua tosse". Della stessa idea anche Massimo: "Non ha detto nulla di particolare, ma con la tosse e l'aria provata, Conte senza mascherina non promette nulla di buono". Nè per lui, né per la conduttrice. Anche se non manca chi ipotizza possa essergli semplicemente andata di traverso l'acqua.
A sinistra "non ce n'è Coviddi", pacifisti in marcia col no del Cts
Il popolo chiuso in casa, ma per fare la marcia della Pace in tempo di Covid hanno fregato pure Mattarella. Solo ora si conosce formalmente il parere che il Comitato tecnico scientifico posto dal governo a guardia del contagio da coronavirus aveva formulato sulla parata che ogni anno si svolge tra Perugia e Assisi. Nelle stesse ore era reso impossibile lo svolgimento di una manifestazione tradizionale come Eurochocolat (giunta alla 27ma edizione). Ma gli assembramenti – si sa - sono consentiti solo se rossi e progressisti. Come gli aperitivi sui Navigli; come le Feste dell’Unità; come i raduni di chi approda sulle nostre coste. Quella che era stata un’indiscrezione di quei giorni, ieri si è manifestata come notizia reale, perché è stato finalmente pubblicato, ad un mese e mezzo dalla riunione, il verbale completo del Cts dello scorso 8 ottobre. Che dice di più rispetto a quello che si era appreso allora.
Nonostante questo, probabilmente ignaro, il presidente della Repubblica mandava un messaggio augurale agli organizzatori del raduno pacifista, proprio alla vigilia. Scriveva Mattarella: «È importante che la Marcia sia stata confermata anche quest’anno. Mi auguro che i costruttori di pace diventino sempre più numerosi nel cantiere della pace. Siate generatori di pace». E faceva riferimento all’iniziativa che si svolgeva, come gli avevano riferito superficialmente in condizioni di rispetto per le norme sulla pandemia: «Per questo - prosegue la missiva - è importante che anche quest’anno la marcia sia stata confermata, nel rispetto delle condizioni di sicurezza imposte dalla pandemia».
Ma al Colle qualcuno aveva fatto sapere in quei giorni del no del Cts? Persino a Mattarella non si fanno conoscere i verbali dell’organismo? Come fece sapere la regione il «no» era legato sia alla marcia che alla versione «catena umana». Eppure si svolse lo stesso, con tanto di messaggio del Capo dello Stato. Se le «condizioni di rispetto» fossero state, il Cts avrebbe espresso un parere favorevole e non contrario.
La Raggi sfratta l’Istituto storico per il Medioevo ma i centri sociali restano occupati
Virginia Raggi sfratta l’Istituto storico per il Medioevo che ha la sua sede storica in piazza dell’Orologio, nel centro storico di Roma, dal 1924. L’Istituto, che ha una biblioteca di 100mila volumi e un archivio storico di importanza fondamentale, non ha mai chiuso i battenti neanche nell’ultimo periodo bellico.
Lo sfratto del Campidoglio
Ora arriva lo sfratto da parte del Campidoglio, ennesima riprova dell’inadeguatezza dell’ammnistrazione pentastellata. Il Comune aveva manifestato la necessità di rivedere in linea generale tutte le concessioni e i cànoni di affitto. Ma dopo un sopralluogo nell’aprile del 2017, non aveva più dato notizia delle sue intenzioni nonostante i numerosi solleciti inviati dall’Istituto. Finché il 1 ottobre non arriva la lettera che invita l’Istituto a sgomberare l’immobile entro 30 giorni.
Cardini: noi trattati come occupanti abusivi
Così racconta la vicenda lo storico Franco Cardini, che fa parte consiglio scientifico dell’Istituto: “Siamo insomma degli occupanti abusivi, al pari di tanti Centri Sociali, di Casa Pound, dei poveri migranti africani ecc. E la solerte Amministrazione Comunale c’informa che “è in corso un riordino gestionale del patrimonio capitolino per procedere all’assegnazione dello stesso in osservanza alle prescrizioni della normativa vigente in materia”, le modalità della quale sarebbero state formalizzate da una deliberazione dell’aprile 2015 (della quale, in ben cinque anni, non c’era stato modo di dir parola all’Istituto)”.
E che fine faranno i 100mila libri della biblioteca?
“Pertanto, l’Istituto stesso è (si legge nel comunicato amministrativo) “invitato a rilasciare bonariamente l’immobile, libero da persone e cose, entro 30 giorni dal ricevimento del provvedimento in parola”; e a pagare la somma di 4.465,84 euri, corrispondente al debito per affitti non corrisposti. In altri termini uno dei principali istituti pubblici di ricerca della capitale è sul lastrico, con i 100.000 libri della sua biblioteca, senza che l’Amministrazione Comunale si degni nemmeno di mostrarsi preoccupata per la sua eventuale nuova collocazione e disposta a collaborare per individuarne una”.
Frana su Di Maio il gruppo grillino alla Camera. La Siragusa lascia: “Il M5S ha svenduto l’anima”
Nel giorno in cui viene pubblicato il documento frutto degli Stati generali grillini e il Movimento si spacca su Berlusconi, un altro addio si registra nelle file del M5S alla Camera. Elisa Siragusa lascia, annuncio il suo addio in un lungo e duro post su Facebook in cui parla della “gestione disastrosa” dei vertici e di un Movimento che “ha svenduto l’anima”. Un addio che arriva al termine di settimane nelle quali la Siragusa aveva manifestato forti critiche nei confronti di Di Maio.
Le durissime accuse di Siragusa ai vertici del M5S
“Essere ad un bivio e dover scegliere quale strada prendere – scrive – Oggi, non a cuor leggero, ho scelto di lasciare il sentiero percorso finora, e di intraprendere una strada nuova, che si allontana definitivamente dal MoVimento 5 Stelle. Ho infatti appena inviato una lettera al Presidente Fico annunciando il mio passaggio al gruppo Misto. Ho letto così tanti attacchi e insulti ai colleghi che, prima di me, hanno fatto questa scelta, da sapere ormai cosa aspettarmi dai commenti degli, spesso anonimi, ‘leoni da tastiera’. Nonostante ciò, io lo capisco: io vi capisco. Posso capire la frustrazione e la delusione di alcuni di voi, perché sono stata anch’io al vostro posto”.
“Mi consideravano una grillina infiltrata”
“So anche che è facile accusare chi se ne va di non essere mai stato del MoVimento, di essere un ‘infiltrato’. Ma non è così – prosegue Siragusa -Mi sono iscritta al MoVimento 5 Stelle nel 2012, e in tutti questi anni l’ho sempre sostenuto e appoggiato. L’ho fatto perché mi sentivo parte di qualcosa di nuovo, di una rivoluzione culturale, di una speranza di cambiamento per il nostro Paese. Il MoVimento 5 Stelle è stato infatti un bel sogno. È riuscito a creare una comunità di persone convinte che esistesse un modo nuovo, più elevato, più etico di fare politica. Il sogno di Beppe Grillo era il mio. Ma i sogni svaniscono quando ti svegli e devi fare i conti con la realtà. Il mio risveglio è stato entrare in Parlamento, e capire cose che da fuori non era possibile vedere e comprendere”.
Giletti asfalta De Luca in diretta: “Lei è solo chiacchiere e distintivo. La smetta di dire ca***te”
“Sceriffo, lei è solo chiacchiere e distintivo”. Così nell’ultima puntata di Non è l’Arena, Massimo Giletti all’indirizzo di Vincenzo De Luca.
Giletti spara su De Luca: è solo chiacchiere e distintivo
Dopo la querela annunciata dal governatore della Regione Campania contro il conduttore, Giletti ha replicato pesantemente. Parole pesanti per respingere le accuse di falsità dei numeri sulla sanità campana mostrati nella puntata della settimana precedente.
“Lei governa una regione importante per questo paese, dovrebbe dire la verità, invece è solo chiacchiere e distintivo”. Il conduttore del programma su La7 insiste accusando il presidente della Campania di non nascondere i numeri veri sull’emergenza covid della regione, diventata zona rossa. Terapie intensive insufficienti, proclami in diretta facebook, mascella volitiva e tanta confusione.
Infermiere in pensione torna in servizio e muore di Covid
Il Covid 19 miete una nuova vittima tra gli operatori sanitari del Napoletano. Questa volta è toccato ad Alfonso Durante, infermiere di 75 anni in pensione che poco tempo fa aveva deciso di rientrare in servizio al 118 della Misericordia di Grumo Nevano per dare il suo contributo in un momento di forte emergenza.
Durante l’attività lavorativa si è contagiato ed è stato portato al Cotugno passando, in poco tempo, in terapia intensiva e infine è stato intubato. A dare la notizia della sua morte l’associazione "Nessuno tocchi Ippocrate".
Meloni: «Scoperte 22 società cinesi “apri e chiudi” per non pagare le tasse. La misura è colma»
“La Guardia di Finanza ha scovato 22 società cinesi ‘apri e chiudi’. Create ad hoc per fare false fatturazioni e permettere alle altre società cinesi di ottenere vantaggi fiscali. Per non pagare le tasse“. La denuncia è di Giorgia Meloni che da anni combatte, inascoltata, su questo fronte.
Meloni: scovate 22 società cinesi ‘apri e chiudi’
Una frode stimata di circa 40 milioni di euro sottratti al fisco italiano. “Sono anni che denunciamo le società “apri e chiudi” riconducibili a soggetti inesistenti. E abbiamo più volte presentato in Parlamento una nostra proposta di legge per difendere la legalità. E il commercio italiano dalla concorrenza sleale“.
Tutti gli extracomunitari che vogliono fare impresa in Italia – spiega la leader di Fratelli d’Italia – devono versare all’atto della costituzione della società 30mila euro, che saranno poi detratti dalle tasse nel corso degli anni. È arrivato il momento di stroncare il saccheggio del commercio predatorio. Il governo si schieri con i commercianti italiani e con la legalità, e approvi subito la nostra proposta che sarà ripresentata in manovra“.
Vittorio Feltri a Papa Francesco: "Perché tace sulla diffamazione subita da Angelo Becciu?"
Ogni giorno il Papa predica, e fa bene: è il suo mestiere. Affronta il problema della immigrazione, difende i poveri e i derelitti, non c'è argomento sociale che egli non tocchi. Sembra Landini, il sindacalista più scatenato del mondo. Naturalmente non intendo criticare il Pontefice che ha il diritto e forse anche il dovere di sollecitare i cristiani ad essere coerenti con il Vangelo. Io da non credente poi non posso occuparmi delle cose della Chiesa, pure perché mi interessano poco e niente. La questione che mi pongo è un'altra.
Di recente sua Santità ha praticamente preso a calci nel sedere il cardinale Becciu accusandolo di reati infami: tra l'altro di aver distratto somme ingenti girandole ad amici e parenti. Il porporato è stato degradato e cacciato quale ladro incallito. L'operazione mi è parsa strana, affrettata nonché abbastanza disgustosa. Soprattutto poco credibile. Per cui ho indagato e scoperto, tramite documenti inoppugnabili, che lo scandalo è una gigantesca montatura nella quale ha avuto una parte fondamentale il periodico L'Espresso che si è adoperato, forse in buona fede, affinché il povero Becciu fosse lapidato a vantaggio di altri figuri sfuggiti alla giustizia.