Scuola, la ministra Azzolina nel mirino degli studenti in rivolta, insieme a docenti e famiglie. Licei occupati. Cartelli e proteste a viale Trastevere. Scioperi e tanto, tanto, malumore, misto a preoccupazione. Indignazione. Disorientamento. Il caos scuola al suo ultimo atto, travolge la ministra grillina Azzolina. La quale, spalle al muro, di fronte all’onda d’urto della protesta studentesca (e delle famiglie dei ragazzi). Travolta da polemiche e criticità, riesce a replicare solo con un semplice “tornate a scuola”. Ma dove? In aule con le finestre aperte? Come? Con mezzi pubblici sovraffollati? E a condizione di una doppia turnazione disagevole e a dispetto di una didattica al 50% che si è rivelata “fallimentare”.
Azzolina nel mirino di prof, studenti, famiglie: la scuola in rivolta
E allora, solo per rimanere entro i confini della capitale e nelle ultime ore di proteste e recriminazioni, a Roma il liceo Kant è occupato. Presidiato dai blindati della polizia e oggi, al culmine di una settimana di mobilitazione, con i genitori schierati al 100% con i ragazzi in rivolta contro lo scaglionamento degli orari. E il rimedio non risolutivo di una didattica a distanza che, ancora oggi, hanno bollato come «inadeguata a garantire il diritto allo studio». Specie laddove, come in moltissimi istituti del Paese, incombe l’incubo della mancanza di connessione e l’assenza di strumenti tecnologici idonei a seguire le lezioni online. E non che le cose, dalla periferia al centro, vadano meglio.
Il governo si occupa solo di Sanremo. Speranza diventa pr del Festival
La sola emergenza sanitaria che conta per questo disastroso governo che per fortuna andrà via è quella del Festival di Sanremo. Di cui si fa pr niente meno che Roberto Speranza.
Il ministro della Salute avrebbe chiesto al Comitato tecnico scientifico di stilare dei protocolli di sicurezza per gli artisti al Festival di Sanremo ma ha ribadito il "no" al pubblico in sala. Speranza avrebbe inviato una lettera al coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, dopo le richieste ricevute dalle associazioni del comparto discografico, chiedendo la messa a punto di un protocollo sanitario ben definito per gli artisti sul palco e dietro le quinte. Nella missiva il ministro chiederebbe che queste indicazioni vengano fornite «in tempo utile», ribadendo che per quanto concerne gli spettacoli che si svolgono in sale teatrali come il Festival, restano vigenti le disposizioni previste dall’ultimo Dpcm che consentono lo svolgimento degli spettacoli in assenza di pubblico.
Non è escluso che la vicenda della lettera possa essere arrivata sul tavolo della Rai. In realtà nei giorni scorsi la Rai aveva chiarito che al Festival non ci sarebbe stato pubblico pagante, ma che l’Ariston sarebbe stato trasformato in studio televisivo con un pubblico formato da coppie di figuranti conviventi, contrattualizzati e quindi parte integrante dello spettacolo.
Vaccino, la lezione di Musumeci a Conte: "Altro che causa, requisiamo le fiale delle multinazionali"
Continua a tenere banco il caso dei ritardi nella consegna dei vaccini Pfizer, con il viceministro Pierpaolo Sileri che a Domenica In ha ammesso che le dosi previste per gli over 80 dovranno slittare di quattro settimane. Il commissario Domenico Arcuri e il premier Giuseppe Conte hanno minacciato di fare causa, intanto da Nello Musumeci è arrivato un consiglio su come eventualmente muoversi. “Durante la prima fase dell’emergenza pandemica - ha ricordato il governatore della Sicilia - ai confini degli Stati si requisivano materie prime, mascherine e ventilatori. Oggi mi chiedo: perché non si pensa a requisire le fiale dei vaccini prodotte nei Paesi dell’Unione Europea? Non vorrei che, mentre oltreoceano il nuovo presidente Biden si dice pronto ai ‘poteri della guerra’ per la produzione dei vaccini, dalle parti nostre vi sia un atteggiamento remissivo nei confronti di multinazionali che non possono produrre da noi, firmare contratti con impegni precisi e poi, magari, vendere a prezzi maggiori dove meglio conviene”. E allora per Musumeci la soluzione migliore sarebbe la seguente: “Requisire i vaccini delle multinazionali: è questo che gli italiani si aspettano”.
Caos vaccini, niente seconda dose ai furbetti. Moderna protegge dalle varianti britannica e sudafricana
Mentre imperversa il caos dei vaccini fra accuse e controaccuse, minacce di iniziative legali contro le aziende produttrici che hanno dirottato le dosi promesse verso altri Stati e accertamenti sui furbetti che si sono fatti vaccinare saltando la fila, l’azienda statunitense Moderna fa sapere che, dagli studi emerge “un’attività neutralizzante” nei confronti delle mutazioni “emergenti” in particolare per quanto riguarda quelle provenienti da Regno Unito e Sudafrica.
“La vaccinazione con il vaccino Moderna ha prodotto titoli neutralizzanti contro tutte le principali varianti emergenti testate, comprese ‘B.1.1.7’ e ‘B.1.351’, identificate per la prima volta rispettivamente nel Regno Unito e nella Repubblica del Sud Africa“, rivela l’azienda riportando alcuni risultati del lavoro scientifico disponibile al momento in versione pre-print.
“Siamo incoraggiati da questi nuovi dati” ammette Stéphane Bancel, Chief Executive Officer di Moderna.
“Rafforzano la nostra fiducia sul fatto che il vaccino anti-Covid di Moderna possa essere protettivo contro queste nuove varianti” del coronavirus Sars-CoV-2 “individuate”.
“Mentre cerchiamo di sconfiggere il virus che ha causato la pandemia – dice il Ceo di Moderna – crediamo che sia fondamentale essere proattivi mentre si evolve”,
“Per un’abbondanza di cautela e sfruttando la flessibilità della nostra piattaforma mRna – ha spiegato Bancel – stiamo promuovendo un candidato vaccino di richiamo contro la variante del Sudafrica per determinare se sarà più efficace nell’aumentare i titoli” anticorpali “contro questa e altre potenziali varianti future”.
Eli Lilly, ecco gli anticorpi monoclonali che riducono mortalità e ricoveri del 70%. Roberto Burioni: "Muoviamoci"
"I nostri anticorpi monoclonali riducono la mortalità e i ricoveri per Covid 19 del 70%". Il trattamento con la combinazione di due anticorpi neutralizzanti funziona: ad annunciarlo oggi è stata la casa farmaceutica "Eli Lilly and Company" che ha reso noti i risultati della fase 3. Unico limite? Questi farmaci vanno somministrati in fase precoce (ma in ospedale). "Ottime, ottime, ottime notizie. Il cocktail di anticorpi monoclonali umani della Eli Lilly (peraltro prodotti in Italia, a Latina!) riduce il rischio di ospedalizzazione e di morte del 70%. Da notare, nessun morto tra i pazienti trattati" scrive sui social Roberto Burioni, virologo dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Adesso muoviamoci" dice il virologo.
Eli Lilly è l’azienda americana che aveva ottenuto dalla Fda il via libera all’uso emergenziale del trattamento anti-Covid a base di anticorpi monoclonali. Si tratta del primo trattamento di questo genere a ricevere l’approvazione. Ma l'Agenzia del Farmaco Italiana si era subito messa contro. “Sugli anticorpi monoclonali da Eli Lilly nessuna proposta di cessione gratuita e poi dev’essere approvato da Ema” aveva dichiarato in una nota. L’Agenzia del farmaco aveva anche precisato come l’Ema esprimeva“un giudizio assai cauto sulle possibilità di approvare il Bamlanivimab sulla base dello studio di fase 2 che evidenziava benefici moderati e ha richiesto ulteriori dati a supporto” specificando che “l’autorizzazione emergenziale concessa negli USA dalla FDA prevede un livello di evidenze scientifiche inferiore rispetto all’approvazione (completa o condizionata) effettuata da EMA”.
AstraZeneca: sui vaccini nessun obbligo con la Ue
Nessuno obbligo con l'Unione Europea. AstraZeneca mette le mani avanti sui ritardi nella distribuzione dei vaccini. «Appena avremo l’approvazione Ema, l’obiettivo è recapitare all’Ue 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, 2,5 circa in Italia»: è l’assicurazione del chief executive officer di AstraZeneca, Pascal Soriot, che in un’intervista a Repubblica replica alle accuse di Italia e Ue per i ritardi nelle consegne dei vaccini. «Non c’è alcun obbligo verso l’Ue», ha sottolineato Soriot, «nel contratto con gli europei c’è scritto chiaramente: ’Best effort’. Ossia: ’faremo del nostro megliò. Lo scorso agosto, l’Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto firmato tre mesi dopo Londra. Noi di AstraZeneca abbiamo risposto: ’Ok, faremo del nostro meglio. Ma non possiamo impegnarci contrattualmente perchè abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unitò. E così è stato. Non abbiamo dunque obblighi contrattuali con l’Ue, ma solo un impegno a fare il massimo». «Siamo stati piuttosto specifici con l’Ue», ha insistito Soriot, «anche noi siamo delusi: ci piacerebbe riuscire a produrre di più. A febbraio consegneremo all’Europa una quantità soddisfacente, simile agli altri produttori. Stiamo lavorando 24 ore su 24, sette giorni su sette per risolvere i problemi».
«La produzione del nostro vaccino», ha spiegato, «è composta da due fasi: una è la creazione del principio attivo in due stabilimenti in Belgio e Paesi Bassi, l’altra è la resa in farmaco, in due centri in Germania e Italia, ad Anagni (nella fabbrica Catalent, ndr), dove state facendo uno straordinario lavoro. Le difficoltà nascono nella prima fase. Alcuni siti generano più ’raccoltò, altri meno, come purtroppo accaduto in Europa. Queste disfunzioni capitano quando si aumenta la produzione a centinaia di milioni di dosi di un nuovo vaccino. Abbiamo due mesi di ritardo, ma risolveremo questi problemi». «Il contratto di fornitura con il governo britannico è stato firmato tre mesi prima di quello con la Ue», ha ricordato il numero uno del gruppo anglo-svedese, «abbiamo avuto il tempo di prepararci.
Crisi di governo e nuovo premier: tutti i nomi. Da Mario Draghi alla Cartabia
Se Conte non ce la fa, in lizza anche Di Maio, Franceschini e Guerini. In caso di maggioranza Ursula, ipotesi Casini
Roma, 27 gennaio 2021 - In pienacrisi di governo (qui le ultimissime di oggi), archiviate le dimissioni di Conte, è già partito il totonomi per Palazzo Chigi. La strada per il Conte ter appare in salita, i numeri al Senato non ci sono e il neonato gruppo dei Responsabili, al momento, non sembra sufficiente. La palla è nelle mani di Mattarella che avvia oggi le consultazioni. Senza le condizioni per un reincarico al presidente del Consiglio uscente, ecco che la rosa dei candidati alla poltrona di nuovo premier non sarebbe poi così ampia. Fermo restando che a un capo del governo serve una maggioranza: non si dovesse concretizzare, al Quirinale non resterebbe altro da fare che sciogliere le Camere e indire elezioni anticipate. Prima, però, il Colle è intenzionato a tentare tutte le strade possibili per evitare le urne. Ecco quindi chi potrebbe ambire - o meglio essere chiamato - a sedersi sullo scranno di Palazzo Chigi.
Governo, stop del Quirinale: a Mattarella è andato di traverso l'esecutivo Ciampolillo-Rossi
Non ha detto una parola il Capo dello Stato Sergio Mattarella ieri sera dopo avere parlato per una mezz'ora abbondante con il presidente del Consiglio dimezzato, Giuseppe Conte. Bocche cucite di tutti i collaboratori, e così la sola cosa filtrata è arrivata da palazzo Chigi: l'incontro sarebbe stato “interlocutorio”. E se ne capisce bene la ragione: il governo in questo momento non ha la maggioranza in Senato, e non ce l'ha in gran parte delle commissioni parlamentari a cominciare dalle delicatissime affari costituzionali e bilancio. Per stare in piedi avrebbe bisogno di una gambetta parlamentare: almeno dieci nuovi senatori in grado di formare un gruppo, e quindi fra i dieci ce ne vuole uno che possegga uno dei simboli presenti alle elezioni 2018. Ma non c'è, nonostante il presidente della Repubblica avesse posto questa condizione. Ma la caccia grossa del premier e dei suoi ha partorito assai poco prima del voto di fiducia in Senato, e il fascino del premier non ha colpito cuori sufficienti per mettere su una legione di “bimbe di Conte”, come si sono battezzate le sue seguaci sui social. Visto che tra una settimana, il 27 di gennaio, l'esecutivo rischia già subito grosso perché i renziani questa volta voterebbero contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e la sua relazione annuale sullo stato della giustizia, il premier ha al massimo un altro week end per trovare nuovi fan a palazzo Madama. Operazione non facilissima, perché Conte ha poche armi di seduzione.
Quella politica, di dare una casa ad eventuali centristi in fuga con un suo eventuale nuovo partito personale, non si costruisce in poche ore e soprattutto viene vista assai male dal principale alleato di governo, il partito democratico, che in quel caso secondo i sondaggi perderebbe non pochi elettori. Quella più semplice, la distribuzione delle ambitissime poltrone, ne ha solo tre a disposizione. E su quelle ci sono già gli occhi puntati di chi il passo l'ha già fatto. Nemmeno due ore dopo avere tradito il suo gruppo parlamentare l'ex azzurra Mariarosaria Rossi è stata avvistata dai cronisti all'interno di palazzo Chigi, dove incontrava Conte immaginiamo per andare subito al sodo. D'altra parte la Rossi è una imprenditrice, socia dell'ex marito nell'attività di recupero crediti e battere cassa è il suo mestiere. L'attività che invece conduceva in proprio, quella della gestione di call center, è stata liquidata con zero riparto proprio all'inizio dell'anno scorso. Ma anche in quella c'era il suo destino che si è compiuto nel voto di fiducia: si chiamava “Premier service srl”, ed è rinata come “servizio al premier”.
La sinistra dimentica che la Casellati è la seconda carica dello Stato: basta minacce
Il bavaglio alla seconda carica dello Stato: così i sostenitori del governo di sinistra vorrebbero ridurre Elisabetta Casellati, presidente del Senato colpevole di dire la verità. Ma non può parlare se dà fastidio a lorsignori.
Il capogruppo dei Cinquestelle a Palazzo Madama, Gianluca Perilli, parla di parole fuori luogo, intimandole persino di “non muovere accuse di scarsa trasparenza dell’Esecutivo nella gestione delle informazioni sulla pandemia”. Ancora più pesante il presidente dei senatori del Pd, Andrea Marcucci: “Il suo ruolo le imporrebbe una imparzialità che nei fatti fatica a dimostrare, e questo è un problema”.
I toni minacciosi sono legati ad una lucidissima intervista che la numero uno di Palazzo Madama ha rilasciato al Corriere della Sera. Nella quale ha pronunciato amare parole di verità: Sulla proroga dello stato di emergenza, ha detto la presidente del Senato, “prima di tutto occorre avere informazioni corrette, senza nascondere i risultati del Comitato tecnico. Se non abbiamo accesso alle informazioni, non possiamo dire nulla. Abbiamo bisogno di verità. Gli italiani sono stanchi di oscillare tra incertezze e paure, in una confusione continua di dati che impedisce tra l’altro di programmare il lavoro”.
Covid: Speranza non dice nulla. Alla Salute il ministro dell'omertà
“Non dice nulla”. Il ministro Roberto Speranza si avvale della facoltà di non rispondere. Se si squadernano i verbali della task foce anticovid istituita ad inizio pandemia, resi noti da Report e da Il Tempo, al ministero della Salute vige la consegna del silenzio. Taci, il nemico ti ascolta. Più emergono i dubbi sulle responsabilità per inerzia del ministro Speranza, più il silenzio è l’ordine impartito. Eppure ci sono troppi morti italiani. Un eccesso di sottovalutazione. Le indagini della Procura di Bergamo. No, il ministro “non dice nulla”. E invece dovrebbe decidersi a parlare. Soprattutto se non ha davvero nulla che possa preoccuparlo. Si chiama trasparenza, signor ministro.
Quei verbali illuminano sull’atteggiamento di Speranza rispetto al coronavirus. Megafono in mano, propaganda sul modello italiano, che però è miseramente fallita. Perché di mezzo c’è stato un libro stoppato al momento della distribuzione; e un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità che ci metteva a nudo, altro che i più bravi del mondo. E ora si capisce quanta frenesia c’era.
In quel maledetto 2020, il 29 gennaio – due giorni prima della proclamazione dello stato di emergenza in Italia – si riuniva la task force sul Covid. Calava nel capitolo eventuali varie e ignote la questione posta dal direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, sulla necessità di attuare il piano pandemico vigente. Quello del 2006…
3 febbraio, Speranza chiede alla task force informazioni sulla malattia e alla situazione di porti e aeroporti. E al rappresentante dello Spallanzani il tasso di mortalità del Covid rispetto ad altri virus. In consiglio dei ministri avevano appena deliberato lo stato di emergenza, ma senza sapere quindi nulla di concreto.
Chi di social ferisce… In un tweet su Biden la cronista posta: “Ho i brividi”. Il NYT la licenzia
Chi di social ferisce… In un tweet su Joe Biden una giornalista particolarmente entusiasta “cinguetta”: «Ho i brividi». Il New York Times la licenzia. Dunque: alla vista dell’aereo di Joe Biden che atterrava alla Joint Base Andrews, poco prima di insediarsi alla Casa Bianca, Lauren Wolfe, cronista nel New York Times, dà sfogo a tutto il suo ardore per l’elezione del nuovo presidente Usa. Al furore dem che nemmeno la fatidica elezione riesce a placare. Quel commento, però, l’ha pagato caro: con il posto di lavoro. Quelle poche battute “cinguettate” sul social creato da Jack Dorsey ormai 15 anni fa. E proprio nei giorni in cui i colossi del web erano in piena campagna oscurantista, ricorrendo alle forbici censorie. Intimando chiusure e blackout. Hanno sancito per la Wolfe l’addio coatto al quotidiano statunitense. Che la donna è stata costretta ad abbandonare, non senza senza strascichi polemici…
In un tweet la giornalista cinguetta su Biden: «Ho i brividi»
Nella più grande democrazia occidentale del mondo tutto è in discussione ormai. Specie in settimane come quelle in corso, in cui si dibatte di diritti violati con l’invasione di Capitol Hill. In giorni in cui, oltreoceano, critici e corsivisti animano la discussione mettendo all’indice la sottile linea di confine che separa libertà d’espressione e ambiguità del ruolo dei social. E quando ancora non si sono spenti gli echi polemici seguiti alla cacciata di Trump da Twitter e Facebook. Insomma, in piena fase di caccia all’untore social tra i disorganici e i dissidenti, anche il tweet, giudicato troppo esplicito, di Lauren Wolfe, finisce nel mirino. E motiva i vertici del blasonato quotidiano americano a procedere al suo licenziamento.
La magistratura e quel sistema che ha infettato la politica italiana
Il sistema con cui vengono decisi i vertici della giustizia condiziona anche la vita democratica del Paese. Ecco come: esce in libreria Il sistema, il libro scritto dal direttore Sallusti
"Sono consapevole di aver contribuito a creare un sistema che per anni ha inciso sul mondo della magistratura e di conseguenza sulle dinamiche politiche e sociali del Paese
Non rinnego ciò che ho fatto, dico solo che tutti quelli, colleghi magistrati, leader politici, uomini delle istituzioni, molti dei quali tutt'ora al loro posto, che hanno partecipato con me a tessere questa tela, erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo". Inizia così un lungo racconto, una lunga intervista che Luca Palamara, il magistrato al centro del sistema della magistratura, ora finito sotto la lente degli stessi magistrati, mi affida in questo libro Il Sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistraturaitaliana (Rizzoli). Il punto di partenza è: è possibile che quel sistema interno alla magistratura con cui venivano decisi in modo abbastanza discutibile i procuratori, i magistrati più importanti d'Italia abbia infettato, oltre che la magistratura, anche la vita politica italiana? In altri termini, è possibile che abbiano subito attacchi giudiziari molti governi, da quello di Prodi a quello di Berlusconi, a quello di Renzi, financo a quello di Salvini? È possibile che quel sistema abbia condizionato anche la vita democratica del Paese? Ecco, queste sono tutte le domande che io ho posto a Palamara in una lunga serie di incontri. Domande alle quali Palamara non si è sottratto. Ne esce uno spaccato di vent'anni di amministrazione della giustizia che, immagino e spero, faccia riflettere più d'uno.
Lo scaricabarile di Arcuri: i ritardi Pfizer per coprire il flop del piano vaccini
“Siamo davanti ad aziende che il venerdì ti dicono che il lunedì ti arriveranno i vaccini in misura minore. E non è come dire che un camion di merendine si è fermato perché ha bucato una gomma!”. Sa che tutti i riflettori sono puntati su di lui, e sa pure che ogni ostacolo che comparirà lungo la strada intrapresa dall’Italia verso l’immunità di gregge dal Sars-CoV-2 porterà diritto al suo nome. Alla notizia dei ritardi nelle consegne del vaccino anti coronavirus realizzato Pfizer, Domenico Arcuri è esploso di rabbia.
Alla radio, in tv, sui giornali: il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 – scelto da Giuseppe Conte in persona – ha puntato il dito urbi et orbi contro la nota casa farmaceutica americana, rea di aver danneggiato il piano italiano verso l’immunità di gregge. Nessuno si aspettava che così, di punto in bianco, Pfizer annunciasse, a metà gennaio, di dover congelare parte delle spedizioni destinate all’Unione europea – e quindi anche all’Italia – per motivazioni tecniche.
Il rallentamento della distribuzione delle dosi è ufficialmente dovuto ai lavori di potenziamento imbastiti in fretta e furia da Pfizer per migliorare la capacità di produzione dell’azienda americana. Data l’enorme richiesta di vaccini, la casa farmaceutica ha dovuto spegnere i motori delle proprie strutture così da prepararle a uno sforzo maggiore. Risultato: molti Paesi membri dell’Ue, trovatisi con meno vaccini del previsto, hanno dovuto modificare i rispettivi piani di vaccinazione, con tutte le conseguenze sanitarie del caso.
Biden e gesuiti ora dialogano: il cattolicesimo verso la svolta a sinistra
Le alte gerarchie ecclesiastiche, in specie quelle che abitano in Vaticano, sembrano preferire l’opzione Biden a Trump: non è poi un mistero. Non ne esistono prove, perché la Chiesa cattolica non si schiera (la politica non è materia curiale). Però di indizi ce ne sono parecchi, a partire dalla rinnovata volontà di edificare un dialogo. Il che significa, in via indiretta, che il mandato precedente a questo non è stato percepito come fruttuoso dai sacri palazzi. Papa Francesco, per certa narrativa, è stata la nemesi del trumpismo. Le cose sono più complicate di così, ma è vero che Bergoglio è per il multilateralismo diplomatico, l’accoglienza dei migranti e la cooperazione internazionale: tutti focus su cui Trump non concordava a pieno.
La partita non è solo geopolitica, ma anche culturale: lo scontro in atto tra cattolici tradizionalisti e cattolici progressisti può modificare il cattolicesimo per come lo abbiamo conosciuto. La dottrina, per gli uni, è immutabile, mentre per gli altri sembra possibile assecondare i tempi. Come? Ad esempio accettando il fatto che un abortista come Biden possa essere considerato un presidente degli Stati Uniti cattolico. Dipendesse dal cardinal Raymond Leo Burke agli abortisti non verrebbe concessa l’eucaristia. Ma i tempi sono quelli che sono, e il conservatorismo cattolico è in netta minoranza nelle gerarchie e nell’organizzazione ecclesiastica.
Consultazioni, la nota del centrodestra: "Tutte le forze insieme al Quirinale", per Giuseppe Conte si mette male
Dal vertice del pomeriggio esce un centrodestra unito, coeso, compattissimo. Al termine dell'incontro a cui hanno preso parte tra gli altri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, in una nota è stato fatto sapere che "il centrodestra unito in tutte le sue componenti (Lega, Fi, FdI con rappresentanti di Udc, Cambiamo! - Idea e Noi con l’Italia) ha chiesto al Presidente della Repubblica di partecipare alle Consultazioni con una delegazione unitaria". Si attende, insomma, la risposta di Sergio Mattarella.
E ancora, la nota fa sapere: "Nel corso del vertice, il centrodestra ha ribadito la necessità che l’Italia abbia in tempi rapidi un governo con una base parlamentare solida, una forte legittimazione e non, invece, un esecutivo con una maggioranza raccogliticcia. La coalizione è pronta a sostenere in Parlamento tutti i provvedimenti a favore degli italiani, a partire dai ristori e dalla proroga del blocco delle cartelle esattoriali. Ferme restando le posizioni già espresse al Presidente della Repubblica nel corso dell’ultimo incontro, il centrodestra si affida alla sua saggezza", concludono i leader.
Insomma, i leader compatti al Quirinale. Un chiaro messaggio a Giuseppe Conte, in particolare da Forza Italia: centrodestra unito e, a questo punto, determinato a sbarazzarsi di Conte. Nelle ultime settimane, infatti, si sono rincorse le indiscrezioni circa un "travaso" da FI verso una nuova maggioranza, che alla luce di questa compattezza appare più improbabile. Certo, schegge impazzite potrebbero comunque agire in autonomia e porsi al di fuori del partito.
Lega, "Da Report falsificazione dei fatti. Più che giornalismo pare una fobia"
Intervento per Affaritaliani.it di Giulio Centemero, deputato e tesoriere della Lega
Intervento per Affaritaliani.it di Giulio Centemero, deputato e tesoriere della Lega, dopo il nuovo attacco di Report a Matteo Salvini ("Ha un patto segreto con Bossi. Risorse per mantenere lo staff del Senatùr in cambio della rinuncia a 6 mln di mancati pagamenti all'ex avvocato di Bossi").
Ogni teoria è buona per dar contro alla Lega. Non importa se il racconto proviene da un soggetto, parlo di Belsito, condannato definitivamente per appropriazione in danno della Lega nonché principale artefice dei danni subiti dal partito nel noto procedimento sui rimborsi elettorali. L’aver occultato nei rendiconti le appropriazioni in Suo favore, infatti, avrebbe determinato, secondo i giudici, l’inattendibilità dei rendiconti e il conseguente sequestro dei conti. Per non parlare di Brigandí condannato in primo grado per infedele patrocinio commesso proprio ai danni delle Lega e per autoriciclaggio.
Per Conte i follower vengono prima di Mattarella. Incredibile sgarbo al Colle
Aquanto pare Conte ha fatto attendere il Colle. Prima del presidente vengono i follower... Il consiglio dei ministri per annunciare le dimissioni del premier si è concluso, ma Giuseppe Conte ha chiesto di poter posporre l’appuntamento al Colle alle 12.
Le voci che girano parlano della volontà del presidente del Consiglio di spiegare la situazione in un video per i social prima di lasciare Palazzo Chigi in direzione Quirinale.
Il che appare abbastanza incredibile, ogni forma istituzionale gettata come se non fosse sostanza.
È bene recuperare invece serietà in una crisi creata tutta all’interno di una maggioranza fragilissima, in cui l’unica opzione salvezza arriva dalla creazione di un gruppo parlamentare al Senato composto da quelli che hanno già faticato a far raggiungere quota 156 al Conte 2.
E costoro dovrebbero offrire la garanzia per un terzo governo del premier in finta pace con Matteo Renzi, che non vogliono più come alleato determinante. Si stanno cacciando nel solito vicolo cieco...
Resta da vedere ovviamente che cosa nel penserà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che fa sapere di esigere soluzioni solide e non pasticciate per portare avanti la legislatura. Ma Conte preferisce pensare ai social....
Un milione senza cassa integrazione. Gasparri sbotta: via i grillini dall'Inps
Il dato è che un milione di lavoratori aspettano ancora la cassa integrazione. "È inutile che l’Inps si arrampichi sugli specchi colta in fallo da un giornale", attacca il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che spiega: "Al 31/12/20 là domande ancora giacenti per la Cassa Integrazione ordinaria erano CiGO 33.000 pari a circa 300.000 lavoratori; per il FIS le domande giacenti erano 33000 pari a circa 240.000 lavoratori; per la CIGD le domande giacenti erano 109.000 pari a circa 400.000 lavoratori. In totale siamo a circa 1milione di lavoratori in attesa. Le notizie diverse diffuse non sono vere. Basta con gli inadeguati grillini al vertice dell’INPS", scrive il senatore azzurro.
Il riferimento è ai dati riferiti al mese di novembre e riportati oggi sulle pagine di "Repubblica" secondo cui sono più di un milione i lavoratori in attesa della cassa Covid. "Repubblica" scrive che ci sono circa 200mila pratiche in giacenza, un terzo delle quali risalenti addirittura al mese di marzo".
Così l'accordo tra Pfizer e l'Unione europea ci danneggia
In un primo momento, sembrava che l’Unione europea fosse riuscita a stipulare con Pfizer un contratto super vantaggioso. Dati ufficiosi suggerivano che Bruxelles pagasse ogni dose realizzata dal colosso farmaceutico americano la bellezza di cinque dollari in meno rispetto agli Stati Uniti, e addirittura 13,50 in meno di Israele. Dopo una manciata di settimane dall’inizio della campagna di vaccinazione, partita lo scorso 27 dicembre, la realtà ha tuttavia preso una piega inaspettata. Pfizer ha annunciato la riduzione delle consegne dei suoi vaccini in Europa per prepararsi ad aumentare la propria capacità produttiva.
Risultato: niente più spedizioni – o comunque molte meno dosi inviate del previsto – finché i lavori di potenziamento delle strutture dell’azienda non saranno terminati. Tempo stimato: due o tre settimane. E così, tutti quei Paesi che già si sfregavano le mani, pronti a iniettare le seconde dosi ai cittadini immunizzati con la prima iniezione, hanno dovuto rivedere i loro piani. Molti governi sono quasi a secco di antidoti e, per questo motivo, si sono letteralmente infuriati con Pfizer. Che, dal canto suo, fa spallucce e dà l’apparenza di badare molto di più al business che non all’emotività di qualche leader o commissario europeo frustrato dall’accaduto.
Covid, calano contagi e morti (420) ma aumentano le multe ai cittadini e le chiusure dei negozi
Sono 8.561 i contagi da coronavirus in Italia resi noti oggi, 25 gennaio, secondo i dati del bollettino della Protezione Civile pubblicato sul sito del ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 420 morti. che portano il totale a 85.881 dall’inizio dell’emergenza legata all’epidemia di covid-19. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 143.116 tamponi, con un tasso di positività che sfiora il 6% (5,98). Nel calcolo sono compresi anche i test antigenici effettuati. Risalgono i ricoveri in terapia intensiva, dove rispetto a ieri ci sono 21 persone in più.
I morti di Covid calano, aumentano le sanzioni
Nella giornata ieri, per il rispetto delle misure anti Covid 19, le forze di Polizia hanno controllato 81.281 persone, di cui 1.534 sanzionate e 34 denunciate. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali o attività, sono stati sanzionati 82 titolari. 25 le chiusure imposte. Lo rende noto il Viminale sulla pagina ufficiale Twitter sulla base dei dati pubblicati sul sito. Un dato in crescita, nelle ultime settimane, anche alla luce dell’inasprimento delle misure in alcune regioni.
Giuseppe Conte si dimette: le ultime 48 ore di telefonate disperate. La carta delle 12 poltrone: "A chi ha offerto ministeri"
Riparte dalle ultime 48 ore, Giuseppe Conte. Il premier ha annunciato le proprie dimissioni al Consiglio dei ministri di martedì mattina e salirà al Quirinale per rassegnarle al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nonostante i partiti della maggioranza siano sempre più divisi sul da farsi (appoggiare un Conte-ter o riprendersi Italia Viva cambiando premier?), l'avvocato di Foggia sembra determinato nel provare a rilanciarsi assicurando al Capo dello Stato di avere in mano una maggioranza allargata e solida, alla Camera ma soprattutto al Senato. "Per il progetto che viene definito di Salvezza Nazionale - scrive Repubblica - sarà allora indispensabile chiudere il contenzioso con Matteo Renzi e calamitare almeno una parte di centristi e dei responsabili di Forza Italia".
Due sono le carte da giocare in questo scenario: la volontà di molti (compreso Mattarella) di non andare ad elezioni anticipate a ridosso del semestre bianco e la possibilità di distribuire poltrone ministeriali a chi fino a oggi è rimasto all'asciutto. I retroscena parlano di un Renzi che chiede per sé tre ministeri (prima ne aveva 2). Sperano anche i senatori Udc Paola Binetti e Antonio Saccone e chissà, qualche onorevole in uscita da Forza Italia (anche se Silvio Berlusconi nega). Si parla di "spacchettamenti" di ministeri per moltiplicare fino a 12 i posti a disposizione, di sondaggi privati tramite il capo di gabinetto del premier, Alessandro Goracci. Si prova il tutto per tutto, insomma, e lo slittamento dell'incontro con Mattarella (stizzito) è servito proprio a guadagnare qualche ora. Il tempo di fare una manciata di telefonate. Anche se il clima a Palazzo Chigi non è dei migliori: "Stavolta non è affatto detto che riuscirò a farcela", sarebbe stata la confidenza di Conte ai suoi.
Crisi di governo, Salvini: «Basta giochi di palazzo, siamo al disastro: la parola vada agli italiani»
Appreso che domani mattina, dopo il Consiglio dei ministri per formalizzare l’inevitabile passo indietro, il premier salirà al Colle, Salvini commenta tempi e approccio della crisi di governo. E sottolinea polemicamente: «Basta pasticci. Giochini di palazzo. E compravendita di senatori». Il numero uno della Lega, che oggi ha postato sui social gli incontri avuti con lavoratori e imprenditori, torna a ribadire con forza la sua contrarietà all’inciucio in extremis. A come Conte e i suoi hanno gestito la crisi ormai endemica. Rispetto alla quale, il leader del Carroccio, intercettato dai cronisti a Torino, incalza e dichiara: «Non è questo il governo che può accompagnare l’Italia fuori da disastro». E quindi: «Usiamo le prossime settimane per ridare la parola al popolo. E poi avremo per 5 anni un governo e un parlamento seri e legittimati. Non scelti dal palazzo. Ma voluti dagli italiani».
Salvini sulla crisi di governo: «Dimissioni di Conte? Avrebbe già dovuto darle»
Poi, in un emblematico quanto esaustivo riepilogo sullo stato dell’arte, Salvini aggiunge: «Conte si dimetterà? Avrebbe già dovuto farlo, non ha i numeri». E non solo. «C’è un piano vaccinale fermo. Ci sono le scuole riaperte in una città si e in una no. Ci sono 2 milioni di posti di lavoro a rischio e noi stiamo in ballo degli umori di Conte, Renzi, Di Maio, Zingaretti e delle trattative di Tabacci e Mastella? E irrispettoso. Disgustoso. È volgare e deprimente». «Spero – prosegue dunque il leader del Carroccio – che gli italiani tornino ad avere un governo serio e stabile il prima possibile. L’Italia non può rimanere immobile in attesa della compravendita di senatori in cambio di non si sa che cosa. Siamo in un momento grave. Piuttosto che tirare a campare con un governicchio e ammucchiate, è meglio ridare la parola agli italiani e poi stare tranquilli per 5 anni», ha aggiunto. «Mi aspetto che prevalgano il buonsenso e l’amore per il Paese. Ci sono aziende in crisi e lavoratori in difficoltà, quindi mi auguro che se non hanno i numeri per governare si facciano da parte», ha concluso Salvini lapidario.
Conte, dimissioni oggi: le ultime notizie politiche in diretta
Oggi : un passaggio alle nove del mattino in Consiglio dei ministri, poi quello formale al Quirinale. Domani pomeriggio il presidente della Repubblica aprirà le consultazioni. Il premier si è arreso perché domani il governo sarebbe andato sotto al Senato nel voto sulla relazione del ministro della Giustizia Bonafede: un passaggio sgradito ai 5 Stelle. E soprattutto perché in una settimana non ha preso corpo la pattuglia di «costruttori». Da oggi Conte ricomincia la caccia. Lo farà con un appello «a tutte le forze moderate e liberali che hanno a cuore il destino dell’Italia». In concreto, gli servono 12-15 senatori ( come spiega Alessandro Trocino). «È il momento della verità — ha preso atto il premier, a quanto raccontano fonti di governo ( e scritto da Monica Guerzoni) — Adesso capiremo se ad aver innescato le dimissioni delle ministre di Italia Viva siano state questioni di merito, o se l’obiettivo era un altro».
Ore 10.00 - I vescovi italiani: «Trovare soluzione al servizio dei cittadini» La Chiesa «non è di questa o di quell’altra parte. Quello che ci sta a cuore è il bene di ogni persona e di ognuno insieme agli altri, quello di cui c’importa è la vita delle persone, quello che sosteniamo è il nostro Paese». Così il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), card. Gualtiero Bassetti. «Guardiamo con attenzione e preoccupazione alla verifica politica in corso in uno scenario già reso precario dalla situazione che stiamo vivendo. Auspichiamo che la classe politica collabori al servizio dei cittadini, uomini e donne, che ogni giorno in tutta Italia lavorano in operoso silenzio e che si giunga a una soluzione che tenga conto delle tante criticità».
9.57 - Conte ha comunicato ai ministri l’intenzione di dimettersi Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha comunicato ai ministri la decisione di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni.
Ore 9.46 - Casini: «Con le dimissioni Conte ha una chance» «L’accanimento per andare in Parlamento sulla relazione Bonafede era una sciocchezza. Se oggi Conte va al Quirinale con la possibilità di avere il reincarico è perché non è stato battuto in Parlamento». Lo ha detto a Skytg24 il senatore Pier Ferdinando Casini, che ha anche detto di sperare che, al contrario delle smentite di ieri, proprio il Pd abbia consigliato al premier il passo delle dimissioni.
Ore 9.43 - Bonaccini (Regioni): «Serve un governo forte» «Ci siamo lasciati alle spalle un 2020 terribile con la speranza che il nuovo anno possa davvero essere quello della ripartenza e della speranza. Serve però senso di responsabilità da parte di tutti, a partire da chi guida il Paese e le istituzioni. Serve un governo solido». È il monito che arriva da Stefano Bonaccini, presidente della giunta regionale dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza Stato-Regioni. Il nuovo esecutivo, per Bonaccini, dovrà portare l’Italia «fuori dalla pandemia con la più grande campagna vaccinale della storia, con un piano di ricostruzione che per la prima volta può contare su risorse straordinarie che vengono dall’Europa, con la capacità di essere vicino ai territori, alle categorie economiche che soffrono di più, alle preoccupazioni delle famiglie e alle inquietudini dei più giovani. Si può fare e bisogna farlo».
Governo in crisi, scandalo Cig, gaffe mondiali. Meloni: “Lunedì nero, l’Italia non merita questo schifo”
“L’Italia non si merita questo schifo”. A ribadirlo, al termine di una giornata particolarmente mortificante per il Paese, è stata Giorgia Meloni. In un post su Facebook, la leader di FdI ha messo in fila, infatti, le notizie del giorno sul fronte politico e sociale, arrivando all’unica conclusione possibile.
Il mortificante bollettino di questo lunedì
“Bollettino lunedì 25 gennaio: l’Italia rischia di essere esclusa dai Giochi olimpici di Tokyo 2021; le imprese sono in ginocchio e i ristoratori manifestano in piazza; l’Europa bacchetta l’Italia per i ritardi sul Recovery Fund; emerge un buco da quasi 16 miliardi di euro nei conti dell’Inps; un milione e duecentomila lavoratori sono ancora in attesa della Cig che non arriva”, ha ricapitolato Meloni nel suo post, per poi arrivare alla domanda: “Cosa fa il governo davanti a tutto questo?”.
Meloni: “L’Italia non merita questo schifo”
Ecco, ha sottolineato Meloni, il governo “passa l’intera giornata a occuparsi di beghe di Palazzo. Conte sì, Conte no, Conte ter. Dimissioni sì, dimissioni no, dimissioni domani. L’Italia non si merita questo schifo“, ha concluso Meloni, che poco prima si era soffermata su un altro “scandalo” tutto in capo al governo, poiché targato super commissario Arcuri.
Ci siamo rotti dei tecnici, abbiate le p***e. Paragone disintegra la Terzi
Paragone contro Claudia Terzi a "Non è l'Arena". Il senatore è stato protagonista di un botta e risposta con l'assessore ai Trasporti della Regione Lombardia: 'Se lo metta in testa, da cittadino lombardo sono insoddisfatto della Regione Lombardia'.
E poi ci è andato giù ancora più pesante: "'Ci siamo rotti le scatole dei tecnici abbiate le p***e e siate politici".
Coronavirus, Walter Ricciardi: "Lockdown duro per un mese per tutti. Colori sbagliati e pochi vaccini"
I dati relativi a contagio, ricoveri e anche vittime da coronavirus, ora, stanno calando. Ma in Italia, così come in tutta Europa, dobbiamo fare i conti con gli enormi ritardi nella fornitura dei vaccini, un fattore in grado di cambiare i prossimi mesi di lotta alla pandemia. E così si fa sentire Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale intervistato da Messaggero, non trova di meglio da proporre che un nuovo lockdown. In barba al bollettino ai dati. "Le varianti di coronavirus sono un pericolo, tutti i zona rossa per un mese", afferma. Insomma, ancora tutto chiuso. Ancora lockdown. "Con i colori non si può controllare davvero il contagio", aggiunge, di fatto bocciando il piano del governo.
Dunque, sul ritardo dei vaccini, Ricciardi ha aggiunto: "Pfizer ha appena annunciato che tornerà alla normalità con le forniture, speriamo che si possa recuperare. Gli over 80 inizieranno tra febbraio e marzo. Ma io sono preoccupato, perché l’organizzazione di una vaccinazione di massa ancora non è stata perfezionata. Dobbiamo farci trovare pronti quando avremo un numero sufficiente di dosi. E poi abbiamo ancora troppi casi". Questa la ragione per la quale, secondo il consulente di Speranza, "serve per un mese che tutte le Regioni siano in fascia rossa. Un lockdown vero - ribadisce il docente di Igiene all’università Cattolica - L’apri e chiudi è uno stillicidio, le zone arancioni sono insufficienti. Altrimenti ci troveremo nella situazione drammatica che ora stanno vivendo Spagna e Portogallo", conclude. Insomma, l'ipotesi di rinchiudere tutti, ancora una volta, è concreta. Proprio nel momento in cui, bollettino alla mano, sembrava più lontana.
Sondaggi elezioni, c'è un chiaro vincitore. I nuovissimi numeri (clamorosi)
Sondaggio elezioni, Centrodestra al 49%, partiti di governo fermi al 37,7%
Centrodestra al 49%, partiti di governo fermi al 37,7%. In caso di elezioni politiche anticipate, al momento, sembra proprio che non ci sia partita. E' il risultato del sondaggio realizzato per Affaritaliani.it da Roberto Baldassari, direttore generale di Lab2101 e professore all'università Mercatorum, dove è docente di strategie delle ricerche di opinione e dei consumi.
Primo partito si conferma la Lega di Matteo Salvini con il 25,7%, stabile rispetto al 6 gennaio. Pd in calo dello 0,2 al 20,2%. Fratelli d'Italia al 16,7% (+0,1) e Movimento 5 Stelle al 14,6% (+0,2). Forza Italia scende al 6,6% e cede lo 0,3 mentre Azione di Carlo Calenda balza al 3,6% (+0,4). Liberi e Uguali e Italia Viva entrambi al 2,9%.
Prestito Fiat con garanzie dello stato, se gli Agnelli si riscoprono italiani
Polemiche sul prestito chiesto da Fiat Chrysler Automobiles per 6,3 miliardi di euro a Intesa Sanpaolo e garantito da SACE. Vediamo come stanno le cose.
l Decreto Liquidità continua a far discutere e stavolta proprio perché un maxi-prestito verrebbe erogato, grazie alla garanzia dello stato. Parliamo di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), che ha fatto richiesta a Intesa Sanpaolo di 6,3 miliardi di euro, con quest’ultima a sua volta ad avere richiesto sull’80% dell’erogazione la garanzia di SACE, la controllata di Cassa depositi e prestiti che assicura le società italiane. Il finanziamento servirebbe alla casa automobilistica italo-americana per salvaguardare le attività nel nostro Paese, dove il gruppo impiega direttamente 55.000 dipendenti in 16 stabilimenti e 26 poli di ricerca e sviluppo. Considerando l’indotto, composto da 5.500 imprese fornitrici, si aggiungono altri 200.000 posti di lavoro, così come 120.000 arrivano dalla rete di rivenditori e assistenza ai clienti.
Obbligazioni Fiat Chrysler in recupero dai minimi di marzo e ancora appetibili
In definitiva, FCA pesa attualmente per il 40% del fatturato italiano derivante dalla componentistica automotive. Eppure, trasversale nel mondo politico si è levata la richiesta al colosso di rimpatriare la sede fiscale, spostata anni fa nel Regno Unito, nonché quella legale, che si trova in Olanda, quest’ultimo un paese con cui abbiamo in corso una querelle politica rilevante sugli aiuti per affrontare l’emergenza Coronavirus. Dall’ex ministro della Giustizia del PD, Andrea Orlando, all’ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, per non parlare di esponenti della sinistra più radicale come Nicola Fratoianni e dello stesso Movimento 5 Stelle, tutti chiedono che FCA o rinunci al prestito garantito dallo stato o alla sua posizione fiscale all’estero.
Montichiari, primario arrestato: "Farmaci letali a pazienti-Covid", l'inchiesta che sconvolge l'Italia
Orrore all'ospedale di Montichiari, provincia di Brescia, dove è stato arrestato e messo ai domiciliari il primario, sospettato di omicidio per aver intenzionalmente somministrato a pazienti affetti dal Covid-19 farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare, causando la morte di due di loro durante la cosiddetta prima ondata pandemica. I militari dei Carabinieri del Nas hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Brescia.
I fatti risalgono a due mesi fa. In base ad alcune indicazioni relative alla possibilità che il decesso di alcuni pazienti fosse stato causato da pratiche mediche assunte consapevolmente da un medico, i militari hanno aperto un'indagine, che he consentito di analizzare le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, riscontrando in alcuni casi "un repentino, e non facilmente spiegabile, aggravamento delle condizioni di salute". Dunque, tre salme sono state riesumate per poi essere sottoposte a test autoptici e tossicologici.
"Il quadro accusatorio ipotizzato dagli esiti del procedimento penale e le fonti di prova che documentano la condotta criminosa del medico, sostanzialmente consistita nel somministrare a pazienti Covid medicinali idonei a provocare una letale depressione respiratoria, hanno rafforzato l’esigenza, condivisa dal Gip di Brescia, di disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del sanitario al fine di scongiurare il pericolo di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio", fanno sapere i carabinieri.
Covid 19, ora tutti “scoprono” il vaccino russo: alternativa a Pfizer, Moderna e AstraZeneca
Ora tutti “scoprono” il vaccino russo dopo che le case farmaceutiche occidentali hanno lasciato in braghe di tela l’Italia dirottando altrove le dosi promesse al commissario Arcuri.
“Visto quello che sta succedendo con i vaccini che abbiamo approvato, Pfizer e Moderna, che al momento non consentono di metterci al riparo con le dosi e l’annuncio di AstraZeneca che consegnerà una quantità minore di dosi, evidentemente avremo dei problemi con la campagna vaccinale. Credo quindi che si debba pensare a soluzioni alternative. L’Ungheria l’ha già fatto acquistando i vaccini russi. Facciamolo anche noi”, lancia la proposta all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria.
“Apriamo anche a noi a questo vaccino” russo “che alla fine è molto simile a quelli di AstraZeneca e J&J perché utilizza come vettore un altro virus (adenovirus)”, spiega Bassetti.
”L’efficacia del vaccino russo, stando ai dati, non è scoraggiante. Ora in emergenza l’obiettivo deve essere vaccinare il maggior numero di persone e per farlo servono dosi“, aggiunge l‘infettivologo.
“Ogni soluzione è buona nel momento in cui si posso aumentare le persone vaccinate – avverte Bassetti. – Poi nel 2022 arriveranno altri vaccini. E si potranno usare anche perché non sarà questa una vaccinazione ‘una tantum’, ma andrà ripetuta negli anni”.
Un Conte ter senza Conte: l'ipotesi tenta la maggioranza
Riapertura a Renzi e chiusura all'ipotesi urne anticipate: sono sempre più numerosi i politici ad allontanarsi dalle posizioni del premier
Morire per Conte? Anche no. I grillini iniziano ad avere più di qualche timore a restare a bordo della barca giallorossa timonata dal Giuseppi nazionale, anche perché quest'ultimo con l'idea di un partito tutto per sè sta già pensando al futuro prossimo.
Un futuro che invece, oltre ad agitare il sonno dei renziani dall'"alto" del 2%-3% dei consensi che attribuiscono loro i recenti sondaggi, fa venire i patemi d'animo ai pentastellati, totalmente refrattari all'idea di elezioni anticipate. Se è vero che i nodi vengono al pettine, infatti, qualcosa i "figli" del comico genovese dovranno pagare in termine di consensi, viste le giravolte con cui hanno sconsacrato i punti fermi del loro programma politico (l'alleanza col "partito di Bibbiano", le posizioni sul Mes e la questione doppio mandato, solo per citarne alcune).
Ecco perché i numeri risicati in Senato sono causa di tremori in casa grillina, specie se a Giuseppi dovesse balenare, perché senza alternative, l'idea di una chiamata alle urne. Dopotutto è l'uomo dei Dpcm notturni a sentirsi più forte in prospettiva, e questo crea un profondo solco tra le parti. Anche Beppe Grillo, primo sfegatato tifoso del premier, a cui aveva dedicato sul proprio blog l'hashtag "ConTe" per ribadire la stima infinita, se mai dovesse scegliere tra restare in sella al governo senza elezioni ma senza più Giuseppi in cabina di regia e ritorno alle urne ma con il sedicente avvocato del popolo dalla sua parte, di certo non si getterebbe su quest'ultima opzione. Non solo Grillo, tuttavia. Anche i ministri, in primis Alfonso Bonafede (pure lui a parole fedelissimo scudiero "Giuseppiano"), sarebbero sulla stessa lunghezza d'onda del fondatore del Movimento.
Giuseppe Conte, Franco Bechis: il padre di Olivia Paladino nel mirino dei pm, il caso dei contributi Inps
I familiari di Giuseppe Conte sono finiti nei guai. O meglio, il padre della sua fidanzata, Olivia Paladino, è finito sotto la lente della procura di Roma per mancati versamenti all'Inps. Nello specifico, il reato ipotizzato è ai danni dell'Istituto di previdenza sociale, cui non sarebbero stati versati né in tempo né in ritardo contenuto i versamenti dovuti per i dipendenti di alcune società. Come riporta Franco Bechis sul Tempo, al centro dell'inchiesta c'è l'Immobiliare di Roma Splendido srl, di cui oggi è amministratore unico il suocero del premier, Cesare Paladino. Si tratta della società che, tra le altre cose, possiede anche l'Hotel Plaza, albergo a cinque stelle di Roma. Sotto indagine ci sono i debiti con l'Inps riportati nel piano di risanamento del gruppo, sottoposto dai Paladino a Unicredit, per ottenere uno sconto da 15,5 a 4,5 milioni di euro. Nel documento, svelato sempre dal Tempo, si ipotizzava una rateizzazione della cifra da dare all'Inps in sei anni a partire dal 2021, per 871.307 euro complessivi. Non si tratta di una grande somma, se paragonata ad altri debiti tributari, ma non versare i contributi all'Inps costituisce reato, punibile con una pena che va dai 6 mesi ai 2 anni, qualora l'omissione superi i 150mila euro da versare.
A confermare tutto questo è il fratellastro di Olivia Paladino, Shawn Jhon Shadow, figlio di primo letto di Ewa Aulin, la mamma della fidanzata del premier e dell'altra sorella Cristiana. Shadow, infatti, era stato amministratore dell'Immobiliare Splendido fino al 2017. Al momento - come spiega il Tempo - nella società risulta ancora un debito con l'Inps di 50.380 euro relativi al 2017, di 163.380 euro relativi al 2018 e di 171.542,99 euro relativi all'anno 2019, oltre a quelli in essere del 2020. Tra l'altro, nonostante i mancati versamenti all'Inps, il gruppo dei Paladino ha anche chiesto ed ottenuto dall'Istituto di previdenza l'accesso alla cassa integrazione Covid per i suoi nove dipendenti.
Giuseppe Conte, indiscrezioni: tra poche ore al Quirinale per dimettersi. Passo indietro e appello ai partiti per un "ter"
L'ora delle dimissioni di Giuseppe Conte sembra essere arrivata. Potrebbero piovere già nelle prossime ore di oggi, lunedì 25 gennaio. Già, il presunto avvocato del popolo non ha i voti e lo ha capito: giovedì, sulla relazione di Alfonso Bonafede al Senato, pare destinato a crollare. Dunque, per paradosso, a Conte per restare al potere resta solo una via: quella del passo indietro, appunto, passo indietro del quale comunque non si è ancora definitivamente convinto (e, fosse per lui e lui soltanto, forse nemmeno lo farebbe, terrorizzato dalla possibilità di essere detronizzato). Le dimissioni gli servirebbero al varo di un Conte-ter, invocato dal Pd, spaventato dalle elezioni. Ma anche Luigi Di Maio caldeggia l'ipotesi, parlando di dimissioni anticipate di Conte come unica soluzione.
Il punto è che se il premier cadesse al Senato su Bonafede, "non potrebbe avere un reincarico da Sergio Mattarella": glielo hanno spiegato, chiaro e tondo. E ovviamente l'argomento ha fatto breccia in Conte, pronto a tutto per la premiership. Insomma, tutti si attendono l'ascesa al Quirinale di Conte tra stasera o al massimo domani. E poi? E poi Conte proverebbe a trovare una nuova maggioranza per un nuovo governo, a quel punto senza Alfonso Bonafede e, magari, con Matteo Renzi (contro il quale però c'è il veto grillino). Dunque, in questo contesto, briga Dario Franceschini, che cerca i voti necessari a sopperire all'eventuale estromissione di Italia Viva: un governo con Pd, M5s, Leu e allargato a forze "liberali e centriste", dunque pezzi di Forza Italia (sempre più in ebollizione) ma anche esponenti di IV che, a quel punto, abbandonerebbero Renzi (se quest'ultimo, come detto, venisse escluso). Insomma, ore decisive per capire che ne sarà di Conte, del governo e dell'Italia.
Indagati i familiari di Conte
C’è una inchiesta della procura di Roma sui bilanci del gruppo guidato da Cesare Paladino, il suocero di Giuseppe Conte, papà di Olivia, la compagna del premier. L’indagine ha il numero di registro 34401/20 e le ipotesi di reato sono quelle previste dalla legge 74 del 2000, a iniziare da quelle contenute nell’articolo 10 bis, sull’omesso versamento di ritenute dovute e certificate. Il reato ipotizzato è ai danni dell’Inps, a cui non sarebbero stati versati né in tempo né in ritardo contenuto i versamenti dovuti per i dipendenti di alcune società. Al centro dell’inchiesta c’è l’Immobiliare di Roma splendido srl di cui oggi è amministratore unico proprio il suocero del premier. È la società che oltre a numerosi altri cespiti è proprietaria anche delle mura dell’Hotel Plaza, il cinque stelle gestito dalla stessa famiglia Paladino attraverso una altra società controllata.
L’indagine della procura ha ad oggetto proprio i debiti con l’Inps riportati nel piano di risanamento del gruppo sottoposto dai Paladino al principale creditore bancario, Unicredit, per ottenere quello sconto da 15,5 a 4,5 milioni di euro svelato l’altro giorno proprio da Il Tempo. In quel documento si ipotizzava una rateizzazione del dovuto all’Inps in sei anni a partire dal 2021 per 871.307 euro complessivi. Cifra minore rispetto ad altri debiti tributari, ma non versare i contributi all’Inps fa scattare il reato penale (con pena possibile compresa fra 6 mesi e due anni) al di sopra dell’omissione di 150 mila euro da versare. Ed è quel che contesta la procura agli amministratori del gruppo. Conferma attraverso il suo avvocato di avere ricevuto la notizia dell’indagine con la richiesta di elezione di domicilio il cognato del premier Shawn Jhon Shadow, figlio di primo letto di Ewa Aulin, la mamma della fidanzata del premier e dell’altra sorella Cristiana. Shawn Jhon infatti era stato amministratore dell’Immobiliare splendido fino al 2017, in un periodo in cui quella immobiliare aveva assunto la forma giuridica della sas. Ma l’indagine riguarda anche il bilancio di quell’anno e sicuramente quello dell'anno successivo. Al momento nella Immobiliare Roma Splendido risulta ancora un debito residuo con Inps di 50.380 euro relativi al 2017, di 163.380 euro relativi al 2018 e di 171.542,99 euro relativi all’anno 2019, oltre a quelli in essere del 2020. Il suocero di Conte per altro era stato messo sull’avviso dal sindaco e revisore unico, Barbara Piconi, nella sua relazione pubblicata in calce al bilancio 2018 dell’immobiliare, avvertendo «che la situazione debitoria verso il fisco potrebbe attenuarsi nel caso di conclusione positiva e dunque con il pagamento dell’ultima rata prevista nel piano delle adesioni alle cd "rottamazione bis e ter" ma ciò non toglie la responsabilità penale connessa alle soglie di punibilità che la scrivente ha rammentato all’amministratore nel corso delle verifiche trimestrali esortandolo ad adempiere entro i termini prestabiliti».
Come gli Agnelli hanno rapinato l’Italia lungo un intero secolo
Gioanin lamiera, come scherzosamente gli operai chiamavano l’Avvocato, ha succhiato di brutto; ma prima di lui ha succhiato suo padre; e prima di suo padre, suo nonno Giovanni. Giovanni Agnelli Il Fondatore. Hanno succhiato dallo Stato, cioè da tutti noi. E’ una storia della Fiat a suo modo spettacolare e violenta, tipo rapina del secolo, questa che si può raccontare – alla luce dell’ultimo blitz di Marchionne – tutta e completamente proprio in chiave di scandaloso salasso di denaro pubblico. Un salasso che dura da cent’anni. Partiamo dai giorni che corrono. Per esempio da Termini Imerese, lo stabilimento ormai giunto al drammatico epilogo (fabbrica chiusa e operai sul lastrico fuori dai cancelli). Costruito su terreni regalati dalla Regione Sicilia, nel 1970 inizia con 350 dipendenti e 700 miliardi di investimento. Dei quali almeno il 40 per cento è denaro pubblico graziosamente trasferito al signor Agnelli, a vario titolo. La fabbrica di Termini Imerese arriva a superare i 4000 posti di lavoro, ma ancora per grazia ricevuta: non meno di 7 miliardi di euro sborsati pro Fiat dal solito Stato magnanimo nel giro degli anni. Agnelli costa caro. Calcoli che non peccano per eccesso, parlano di 220 mila miliardi di lire, insomma 100 miliardi di euro (a tutt’oggi), transitati dalle casse pubbliche alla creatura di Agnelli. Nel suo libro – “Licenziare i padroni?”, Feltrinelli – Massimo Mucchetti fa alcuni conti aggiornati: «Nell’ultimo decennio il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L’aiuto più cospicuo, pari a 6059 miliardi di lire, deriva dal contributo in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno in base al contratto di programma stipulato col governo nel 1988». Nero su bianco, tutto “regolare”. Tutto alla luce del sole. «Sono gli aiuti ricevuti per gli stabilimenti di Melfi, in Basilicata, e di Pratola Serra, in Campania». A concorrere alla favolosa cifra di 100 miliardi, entrano in gioco varie voci, sotto forma di decreti, leggi, “piani di sviluppo” così chiamati. Per esempio, appunto a Melfi e in Campania, il gruppo Agnelli ha potuto godere di graziosissima nonché decennale esenzione dell’imposta sul reddito prevista ad hoc per le imprese del Meridione. E una provvidenziale legge n.488 (sempre in chiave “meridionalistica”) in soli quattro anni, 1996-2000, ha convogliato nelle casse Fiat altri 328 miliardi di lire, questa volta sotto la voce “conto capitale”. Un bel regalino, almeno 800 miliardi, è anche quello fatto da tal Prodi nel 1997 con la legge – allestita a misura di casa Agnelli, detentrice all’epoca del 40% del mercato – sulla rottamazione delle auto. Per non parlare dell’Alfa Romeo, fatta recapitare direttamente all’indirizzo dell’Avvocato come pacco-dono, omaggio sempre di tal Prodi. Sempre secondo i calcoli di Mucchetti, solo negli anni Novanta lo Stato ha versato al gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire. Un costo altisssimo è poi quello che va sotto la voce”ammortizzatori sociali”, un frutto della oculata politica aziendale (il collaudato stile “privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite”): cassa integrazione, pre-pensionamenti, indennità di mobilità sia breve che lunga, incentivi di vario tipo. «Negli ultimi dieci anni le principali società italiane del gruppo Fiat hanno fatto 147,4 milioni di ore di cassa integrazione – scrive sempre Mucchetti nel libro citato – Se assumiamo un orario annuo per dipendente di 1.920 ore, l’uso della cassa integrazione equivale a un anno di lavoro di 76.770 dipendenti. E se calcoliamo in 16 milioni annui la quota dell’integrazione salariale a carico dello Stato nel periodo 1991-2000, l’onere complessivo per le casse pubbliche risulta di 1228 miliardi».
I vaccini slittano di un mese. Sileri svela i ritardi per gli over 80
«Come accaduto la scorsa settimana, da domani in Italia arriveranno un quinto di dosi in meno del vaccino Pfizer-BioNTech. La priorità, dunque, verrà data a coloro che dovranno fare il richiamo e, solo nel caso in cui dovessero avanzare dosi, si potrà andare avanti con la vaccinazione del personale sanitario e del personale e dei degenti delle Rsa. Fra due settimane, quando verosimilmente ci sarà già stata l’approvazione del vaccino di AstraZeneca e Pfizer tornerà a fornire a pieno regime le dosi previste, avremo a disposizione tre vaccini che ci consentiranno di procedere in maniera più spedita alla vaccinazione. In sostanza, dovremo far fronte a un ritardo complessivo di un mese per l’inizio della vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per quella che riguarderà il resto della popolazione». Così il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri a "Domenica In" su Rai1.
https://www.facebook.com/watch/?v=851142432119043
«Non dimentichiamoci però - aggiunge - che questo è un momento storico unico e che non solo il nostro Paese, ma il mondo intero, si ritrova a trattare qualcosa di straordinario. A fronte di una crescente richiesta di dosi da parte di ogni Paese va dunque messo in conto che possano sorgere ostacoli perché le aziende non riescono a soddisfare le crescenti esigenze. A mio avviso, per risolvere questo problema nella linea produttiva occorrerebbe predisporre un accordo quadro per conto terzi a livello europeo che consenta ad altre aziende di produrre i vaccini. Una sinergia necessaria e straordinaria come il periodo che stiamo vivendo».
Covid, Zangrillo all’attacco: i colori hanno fallito. Oggi sono stati 11.629 i casi e 299 le vittime
Nelle ultime 24 ore in Italia si sono registrati 11.629 nuovi casi di Covid-19 su 216.211 tamponi (molecolari e antigenici): il tasso di positività risale dal 4,6% al 5,3%. Si registrano 299 vittime. Ieri i nuovi casi erano stati 13.331 su 286.331 tamponi e 488 i morti.
Il Covid non molla, Zangrillo all’attacco
Aumenta il numero dei posti occupati in terapia intensiva: 2.400 i pazienti ricoverati in rianimazione, 14 in più. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 120. Nei reparti ordinari sono invece ricoverati 21.309 pazienti, in calo di 94 unità. E risale anche il numero degli attualmente positivi: sono 499.278, con un +444 rispetto a ieri.
Zangrillo: contro il Covid i colori hanno fallito
Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e rianimazione all’ospedale San Raffaele, torna a bocciare la strategia delle regioni a colori contro il virus. “Rispetto delle norme, educazione civica a cure corrette”. Sono le ‘regole’ per “convivere e vincere” il Covid. “I colori hanno fallito“.
Zangrillo aveva criticato la strategia dei colori anche alla vigilia dell’ultimo Dpcm in particolare affermando che le misure punitive come le zone rosse non erano giustificate. “Io – aveva detto – lavoro e osservo: le strutture sanitarie della mia regione non sono in sofferenza. Dal 22 dicembre nel mio ospedale ricoveriamo una media di 4 pazienti Covid al giorno. I medici sul territorio fanno la loro parte e purtroppo continuano a morire molte persone indipendentemente dall’infezione virale”. Da qui il monito: “Basta con i titoli ad effetto dei media che servono solo a disorientare, spaventare e proporre banalità”.
Vaccini, l’immunità di gregge slitta al 2022. Palù (Aifa): non proteggiamo 4 mln di over 80
Il presidente del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli lo ha detto senza mezzi termini. Con questi ritardi nella consegna dei vaccini l’immunità di gregge slitta dal 2021 all’anno successivo.
La mancata trasparenza sui contratti dell’Europa
Poi c’è il tema della mancata trasparenza sui contratti dell’Europa con le case produttrici dei vaccini. I cui dettagli restano sconosciuti agli stessi deputati europei che non riescono ad avere accesso alle informazioni.
Palù: una cosa sorprendente
“La cosa che sorprende – ha detto il presidente dell’Aifa Giorgio Palù commentando le parole dell’europarlamentare belga Marc Botenga che ha denunciato la mancanza di trasparenza dei contratti – non è tanto la necessità di trasparenza per i cittadini che in queste cose entrano solo di riflesso ma che i governi che si riconoscono nell’Unione europea non siano a conoscenza dei contratti”.
Elezioni Portogallo, Marcelo Rebelo De Sousa confermato presidente al 1° turno
Il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, appoggiato da destra moderata e socialisti, è stato rieletto con il 61,6% dei voti
Il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, appoggiato da destra moderata e socialisti, è stato rieletto con il 61,6% dei voti, secondo i risultati parziali che coprono il 98% dei collegi elettorali. La socialista Ana Gomes e il candidato di estrema destra Andre Ventura (Chega) sono arrivati quasi appaiati al secondo e terzo posto. Sorprende in particolare la performance dell'esponente della destra radicale, alleata della Lega.
Il Portogallo ha i tassi più alti al mondo di nuove infezioni quotidiane da coronavirus e di morti ogni 100mila abitanti, secondo un conteggio della Johns Hopkins University, e il suo sistema sanitario pubblico è attualmente sotto enorme pressione. Ma Rebelo de Sousa, 72 anni, ha sempre mantenuto un'alta popolarità ed sempre stato considerato il chiaro favorito del voto. Professore di diritto ed ex personaggio televisivo, come presidente ha costantemente ottenuto un punteggio di approvazione del 60% o più. Noto per le sue strette di mano vigorose, come quella riservata a Donald Trump.
Lo schiaffo Usa all’Italia: suona il primo allarme per Conte
Francia, Germania, Regno Unito e Giappone. Sono questi i Paesi con cui l’amministrazione Biden ha voluto avviare i primi contatti diplomatici dopo l’insediamento del nuovo presidente. Ed è un doppio segnale che arriva da Washington: da una parte le priorità strategiche dell’America; dall’altra l’assenza evidente dell’Italia dai piani della Casa Bianca. Almeno in un primo momento post-transizione.
La nota della Casa Bianca è molto netta. Nel documento pubblicato dall’amministrazione si legge che Jake Sullivan “ha sottolineato la volontà dell’amministrazione Biden di rafforzare l’Alleanza transatlantica ed affermare la nostra disponibilità a lavorare con gli alleati europei per una serie di priorità condivise, comprese le questioni relative a Cina, Iran e Russia”. E per questo dossier, Washington sembra aver scelto Parigi e Berlino per l’Unione europea, il Regno Unito per confermare l’asse atlantico, mentre Tokyo è la prescelta per il fronte del Pacifico.
Una scelta precisa che indica anche quale possa essere la strategia intrapresa da parte della nuova amministrazione americana: non ci sarà totale discontinuità su alcuni punti con il suo predecessore, in particolare sul Pacifico e quindi sulla Cina. Diverso invece per quanto riguarda i rapporti con l’Europa e i dossier che coinvolgono sia le potenze Ue che gli Usa. In questo caso, la parola d’ordine di Biden sembra essere quella del dialogo, con Washington pronta a trattare con Berlino e Parigi come interlocutori nell’Unione europea e con il Regno Unito, che resta in quella special relationship con anche dopo il cambio di amministrazione. Del resto già da tempo Boris Johnson aveva mostrato una certa divergenza con Donald Trump, confermata in ultima analisi anche dall’accordo con Bruxelles oltre che dalla differente visione riguardo la gestione del coronavirus e i rapporti commerciali con la Cina.
"Tg1 indecente sulla Lombardia". E il caso ora finisce in Vigilanza
Deputati e senatori leghisti della Commissione Vigilanza Rai hanno convocato il direttore del Tg1 per chiarimenti sui servizi andati in onda sul Tg1
Non si placa la polemica sulla Lombardia finita in zona rossa per un errore nel calcolo di dati da parte del ministero della Salute.
La vicenda, che sta penalizzando un'intera regione, i cittadini e l'indotto economico, ha innescato una serie di polemiche a catena e ora anche la Commissione di Vigilanza Rai scende in campo. I consiglieri della Lega in commissione hanno riscontrato, infatti, una serie di infrazioni commesse dal Tg della rete ammiraglia di viale Mazzini a danno della regione Lombardia proprio sulla questione Rt e dati.
I deputati e senatori della Lega in Commissione Vigilanza Rai (Giorgio Bergesio, Massimiliano Capitanio, Dimitri Coin, Fusco Umberto Fusco, Elena Maccanti, Alessandro Morelli e Simona Pergreffi) chiedono che il direttore del Tg1, Giuseppe Carboni, dia spiegazioni in commissione la messa in onda di alcuni servizi del Tg1 delle 20 del 23 gennaio considerati tendenziosi. "La Lega chiederà con urgenza la convocazione del direttore del Tg1 in Vigilanza - si legge in una nota ufficiale degli esponenti leghisti - gli indecenti e falsi servizi confezionati questa sera per giustificare il disastro del ministero della Sanità sulla zona rossa in Lombardia sono solo la punta dell'iceberg".Nel mirino dei deputati e dei senatori della Lega - che compongono la Commissione Vigilanza Rai - anche la mancata messa in onda di approfondimenti e servizi adeguati su fatti di rilevanza nazionale e internazionale. Inaccettabile per la prima rete: "Dopo aver bucato i fatti di Washington e dopo non essersi accorta della crisi di governo, la Pravda del direttore Carboni oggi ha dato sfoggio di un becero giornalismo a tesi, piegato sulle menzogne del ministero della Sanità".
Lombardia in zona rossa, l'accusa di Attilio Fontana: "Manipolati i dati a scopo propagandistico"
Attilio Fontana nutre più di un sospetto. La Lombardia è finita per una settimana in zona rossa e il tutto per un errore. Un fatto gravissimo che ha provocato danni ulteriori ai lavoratori e ai cittadini. "Ai professionisti della mistificazione della verità, ribadisco ancora una volta - ha tuonato il governatore della Regione in una nota - che i dati richiesti alla Lombardia sono sempre stati forniti con puntualità e secondo i parametri standard. Semmai qualcuno a Roma dovrebbe chiedersi come mai Regione Lombardia abbia dovuto segnalare il 'mal funzionamento' dell'algoritmo che determina l'Rt dell'Iss". Le cifre infatti sono state rettificate dopo che i guariti hanno determinato un Rt "peggiorativo". Una svista? Non per il leghista : "Chi sostiene il contrario lo deve dimostrare con atti concreti e non manipolando la realtà a uso propagandistico".
Giorgia Meloni al ministro Spadafora: “Spudorato, sprechi 400mila euro per celebrare i comunisti”
Governo di spudorati. Senza ritegno. Soldi degli italiani usati per “fare festa” al Pci. Giorgia Meloni sfoga tutta la sua indignazione rilevando l’ultima delle sortite di un esecutivo che lascia sconcertati. “Governo giallorosso spudorato: il Ministro dei Giovani e dello Sport, Vincenzo Spadafora, stanzia 400 mila euro per le celebrazioni della fondazione del partito comunista italiano. Ecco come vengono spesi i soldi degli italiani: mentre la Nazione è in ginocchio, le famiglie sulla soglia della povertà e migliaia di imprese rischiano di chiudere, Conte, Di Maio e Zingaretti si occupano di foraggiare le ricorrenze comuniste. Che amarezza“.
Meloni a Spadafora: “Mentre l’Italia è in ginocchio”
Il decreto attuativo a firma del ministro Spadafora parla chiaro: «I progetti per le iniziative culturali e celebrative del centenario della fondazione del Partito comunista italiano» saranno finanziate con «euro 200.000 per ciascuno degli esercizi finanziari 2020 e 2021». Dunque, quattrocentomila euro di fondi pubblici. Denari da spendere per potenziare «l’approfondimento delle attuali conoscenze sugli eventi e le motivazioni storico, sociali e culturali, che portarono alla fondazione del Partito comunista italiano». E per i giovani? Colpisce che a finanziare le celebrazioni della storia del Pci sia il ministro dei Giovani; colpisce che con soldi pubblici lo si faccia in un momento disastroso per tanti giovani e categorie professionali umiliate dalla pandemia e dalle elemosine di governo
Roma, Matteo Salvini fa tremare Virginia Raggi: "La Lega e i romani ti manderanno a casa"
"Prepara gli scatoloni, a primavera la Lega e i romani ti manderanno a casa". Il leader della Lega Matteo Salvini fa tremare la sindaca della Capitale Virginia Raggi dopo l'ennesimo terremoto che ha scosso il Campidoglio. Con una nota diffusa poco dopo le 22 la Raggi ha messo all'angolo il suo vice Luca Bergamo rimuovendolo e riprendendosi le deleghe alla Cultura. Stessa azione contro l'assessore allo Sviluppo economico e al Lavoro Carlo Cafarotti. Il motivo? "Diversità di visioni politiche per il futuro di Roma" si legge nella nota diffusa. L'affondo del leader della Lega arriva subito: Salvini twitta l'avviso di sfratto al primo cittadino ricordando tutti i licenziamenti della sindaca dall'inizio del suo mandato e il conseguente disastro in Campidoglio: "Raggi in questi anni ha licenziato 2 vicesindaci, 17 assessori, un capo di gabinetto, un capo del personale, 6 tra alti dirigenti e dirigenti in Acea, 7 in Atac, 5 in Ama". Poi avverte: "Prepara gli scatoloni, a primavera la Lega e i Romani ti manderanno a casa". Ore contate?
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