«Questo voto con affluenza minima indica che molti elettori del centrodestra nelle grandi città sono stati a casa indipendentemente dal candidato». È la riflessione con l’AdnKronos di Claudio Borghi, deputato della Lega, a ridosso della chiusura dei seggi nelle città al ballottaggio. «Bene mantenere Trieste, anche in altri centri importanti di minori dimensioni, da Desio a Sansepolcro a Lanciano, il centrodestra cresce», aggiunge.
Borghi: «È mancato il voto d’opinione»
«La mia interpretazione – conclude l’economista del partito di Matteo Salvini – è che sia mancato il voto di opinione, quella carica rivoluzionaria che ha sempre accompagnato la crescita della Lega e che, forse, la presenza al governo con il Pd e la conseguente continua ricerca di compromessi ha demotivato».
Nel derby di centrodestra ad Afragola vince Pannone, il candidato indicato da Fratelli d’Italia
Antonio Pannone è il nuovo sindaco di Afragola con il 51,35% (10.56 voti). Il nuovo primo cittadino, candidato con nove liste di centrodestra (tra cui FdI e Lega), è stato premiato nelle urne con un distacco di 553 voti sul candidato di centro, nelle cui liste però figurava anche la lista ufficiale di Forza Italia, Gennaro Giustino, fermo al 48,65% (9.953 voti). Un ballottaggio tirato fino all’ultimo minuto, al termine di un mese di campagna elettorale durissima, contrassegnata da episodi di violenza, da denunce per voto di scambio e con l’ombra delle infiltrazioni di camorra.
Il ringraziamento di Pannone agli elettori di Afragola
Il silenzio della sinistra sulle violenze degli anarchici a Milano: 2 arresti e 8 denunce tra i no green pass
La sinistra batta un colpo. Sono due le persone arrestate e otto quelle denunciate, a vario titolo per interruzione di servizio pubblico, violenza privata, istigazione a disobbedire alle leggi e per manifestazione non preavvisata, per il tredicesimo corteo No Green pass che si è svolto sabato pomeriggio per le vie di Milano. Lo comunica la questura di Milano. Degli oltre 100 manifestanti identificati, la Polizia di Stato sta valutando la posizione di circa 40 esponenti dell’area anarchica milanese e varesina per il deferimento all’autorità giudiziaria. Durante il corteo il drappello di anarchici ha più volte tentato di far deviare il percorso della manifestazione cercando di raggiungere «obiettivi sensibili» come Palazzo Lombardia, la stazione Centrale e la Camera del Lavoro (palazzo dei Sindacati).
Una centinaio di esponenti dell’area anarchica, in particolare quelli del Telos di Saronno (Varese), hanno cercato di prendere la testa del corteo No Green pass di Milano che ha contato la presenza di migliaia di persone. Gli anarchici hanno tentato sui bastioni di Porta Volta di far deviare tutto il serpentone verso la stazione Centrale ma non sono stati seguiti dal resto dei manifestanti. Dopo essere rientrati nella pancia del corteo hanno effettuato un secondo tentativo di far deviare il percorso. Una squadra di pronto intervento della Polizia è riuscita a sbarrare la strada ai manifestanti in via Moscova prima di largo La Foppa. Si sono registrati per alcuni minuti di tensione tra le prime file del serpentone e le forze dell’ordine in assetto antisommossa. E in tutto ciò la sinistra? Totalmente muta dopo le decine di dichiarazioni della scorsa settimana per quanto successo alla Cgil.
Ballottaggi, affluenza in calo rispetto al primo turno. Alle 19 ha votato il 26,71% rispetto al 31,65%
Non tocca il 10% alle 12 l’affluenza al voto per i ballottaggi. Secondo i dati del portale del Viminale Eligendo (63 Comuni su 63), alle 12 ha votato il 9,73% degli aventi diritto contro il 12,18% del primo turno. L’affluenza è in ulteriore calo rispetto al primo turno, (il dato diffuso dal Viminale non tiene conto delle comunali in corso in Friuli Venezia Giulia).
Sono cinque milioni gli elettori chiamati alle urne oggi e domani: 65, le città che devono rinnovare sindaci e consigli comunali. Le urne sono aperte fino alle 23, e ancora domani dalle 7 alle 15.
Ballottaggi, ecco i dati sull’affluenza a Roma
Roma: alle ore 12 ha votato il 9,36% (11,83% al primo turno). Nella Capitale si vota il ballottaggio tra Enrico Michetti del centrodestra e Roberto Gualtieri del centrosinistra. I due sfidanti hanno votato stamattina. Per entrambi il seggio era a Monteverde anche se in due scuole diverse. Il candidato di centrodestra Michetti, jeans, giubbotto e mascherina nera, ha votato presso il seggio di via Giovanni De Calvi e, ai cronisti che gli chiedevano una battuta, ha risposto “c’è il silenzio, non parlo”. Gualtieri, piumino smanicato sopra la giacca e mascherina chirurgica bianca e azzurra “tradizionale”, ha invece votato presso il seggio 1427 dell’istituto Federico Caffè in via Fonteiana 111. Anche per lui qualche foto ma nessuna dichiarazione.
Un altro rave party a Viterbo, alla faccia della Lamorgese. Ma ormai i “festini” selvaggi impazzano
La Polizia di Stato interrompe e sgombera un rave party ad Ancarano, nel viterbese, a poca distanza dal luogo nel quale, a Ferragosto, la ministra Lamorgese consentì lo svolgimento di una mega “festa” a base di droga e alcol (e un morto)facendo “accompagnare” i manifestanti all’autostrada al termine dell’evento senza nulla fare per ripristinare la legalità.
Confortati da quel precedente, gli organizzatori del rave ci hanno riprovato, ma stavolta a intervenire sono stati gli uomini del Commissariato di Tarquinia, con la Digos e i Carabinieri della Compagnia di Tuscania, che stamattina hanno avuto notizia dell’allestimento di una rave party abusivo nell’agro tra i Comuni di Tarquinia e Tuscania. Gli agenti hanno smontato le attrezzature musicali e allontanato i partecipanti all’iniziativa che sono stati tutti identificati. Si tratta di 56 italiani e 3 stranieri. Sono 19 le autovetture e 3 i camper trovati sul posto. Sono in corso accertamenti per risalire alla proprietà del terreno. Un approccio all’insegna della legalità, a differenza di quanto accadde ad agosto, sempre a Viterbo.
Trieste, Puzzer si dimette dal Coordinamento portuali. “Ma la protesta va avanti”
Stefano Puzzer si è dimesso dal Coordinamento dei portuali di Trieste. Lo ha reso noto attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Facebook. «In data odierna ho rassegnato le dimissioni dal Clpt di Trieste poiché è giusto che io mi assuma le mie responsabilità — ha fatto sapere — Una di queste, è la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di Ottobre. La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle ma io le ho pretese», conclude.
Puzzer, con un comunicato si dimette dal Cptl
Ita lascia a terra i dipendenti del call center
Ita è appena nata ma, a bordo, non c’è posto per tutti. Il taglio degli slot, vale a dire gli orari di partenza e di arrivo nei vari scali, si traduce in un altrettanto drastico taglio sugli aeromobili (ne restano solo 52) e sul personale (2.800 dipendenti quando prima erano oltre 10mila). Non proprio un buon inizio. Ma se gli “interni” non se la passano bene, chi lavorava in altre aziende per conto della vecchia compagnia di bandiera sta peggio.
I dipendenti del call center rimarranno a spasso
Negli ultimi 20 anni il contact center di Alitalia è stato gestito da Almaviva: 570 dipendenti nella sede di Palermo e 60 in quella di Rende a Cosenza. Ci si aspettava che quest’ultimi fossero assunti da Covisian, l’azienda che prenderà il posto del colosso guidato da Tripi. Invece non è così. Attenzione, però, il passaggio al nuovo call center non era una gentile concessione. C’è una legge a parlar chiaro. In questi casi si applica la cosiddetta clausola sociale. Ossia, la disciplina prevista dal comma 10 dell’art.1 della L. 20 gennaio 2016, n. 11: “In caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante”.
Giorgia Meloni svergogna Landini: “Perché quel grazie alla Lamorgese? Per la trattativa?”
Giorgia Meloni le canta come si deve a Maurizio Landini. Perché è davvero incredibile il “ringraziamento” del segretario della Cgil al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. “A seguito delle devastazioni nella sede della Cgil di sabato scorso, a opera di Forza Nuova, la Confederazione ha annunciato una manifestazione per oggi, alla quale ha aderito la triplice sindacale. Titolo della manifestazione ’mai più fascismi’ per richiamare la matrice dell’aggressione di sabato”. Ma non solo.
La Meloni nota proprio l’incredibile gesto del segretario della Cgil: “Oggi, dal palco di Piazza San Giovanni, Maurizio Landini ringrazia il Ministro degli Interni Lamorgese. Solo che intanto è emerso non solo che la Lamorgese sapeva della presenza in piazza di esponenti di Forza Nuova e della loro intenzione di assaltare la sede del sindacato, ma addirittura che il corteo fino alla Cgil sarebbe stato ’concordato’ con il Viminale. Mi sono persa: alla manifestazione ’mai più fascismi’ Maurizio Landini ringrazia la Lamorgese di aver trattato con i neofascisti perché arrivassero alla Cgil?” La leader di Fratelli d’Italia lo ha scritto su Facebook che arriverà dritto dritto anche a Landini e alla Lamorgese. Chissà chi dei due avrà il coraggio di rispondere alla Meloni, che ha colpito con precisione l’inutile svarione del capo sindacale.
Whirlpool, confermati i licenziamenti. Ma i sindacati manifestano contro il “fascismo”
Da una parte c’è l’ideologia («mai più fascismi»), e dall’altra c’è la realtà. Una realtà che ci dice che, saltate le trattative tra le parti e il governo, Whirlpool ha confermato che intende procedere con i licenziamenti nel suo stabilimento di Napoli. In pratica, dal 22 ottobre partiranno le lettere che comunicheranno a 321 lavoratori la cessazione del loro contratto di lavoro.
Whirlpool abbandonata
È l’ennesima, dura batosta per il mondo sindacale, che non è riuscito a tutelare i lavoratori. Non è un caso, del resto, che i dipendenti napoletani della Whirlpool abbiano più volte attaccato i loro rappresentanti, dando loro dei «venduti». Sarà che i sindacati ormai sono pieni di pensionati, e pertanto i lavoratori non rappresentano più una priorità. Fatto sta che, mentre andava in scena uno dei più clamorosi scioperi degli ultimi anni, quello dei portuali di Trieste, la trimurti Cgil-Cisl-Uil ha pensato bene di sfilarsi e di abbandonare i suoi iscritti al loro destino. Immagine plastica di un tradimento su tutta la linea.
Vaccino, Bruno Vespa: "Modifiche ai geni e sterilità, le rivelazioni dell'esperto sul siero". Adesso tutti muti
La vaccinazione in Italia prosegue bene, resta da convincere solo quella parte di popolazione che non si immunizza "per paura", spaventata da tutte queste fake news che circolano sul vaccino. "È vero che siamo l'unico Paese in Europa e tra i pochissimi al mondo ad avere il Green pass obbligatorio per chiunque debba lavorare. Ma siamo il Paese che ha sofferto di più sommando lo spaventoso numero di 130mila morti con le conseguenze devastanti per l'economia e la società", premette Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno.
"Abbiamo una ripresa da 'miracolo economico' e sarebbe da irresponsabili interrompere o semplicemente rallentare questo circuito virtuoso. Dobbiamo arrivare presto a coprire quel dieci per cento (forse anche meno) di persone da vaccinare che ci serve per raggiungere una ragionevole sicurezza globale", prosegue il direttore di Porta a porta. "La maggior parte di chi ancora non vuole vaccinarsi lo fa per paura".
La lobby del gioco e i soldi al pensatoio di Letta
Il premier nel 2011 ha ricevuto un finanziamento di sponsorizzazione da Lottomatica e Sisal
Tutto è incominciato con il servizio delle Iene sulle lobby che, secondo un collaboratore di un senatore, pagano alcuni parlamentari per fare pressioni e modificare le leggi in Commissione. Un assist perfetto, colto al volo dal Movimento 5 Stelle, che oggi si presenterà nell’aula di Palazzo Madama per denunciare «anni di intrecci di interessi tra la politica e la lobby del gioco». A leggere l’interrogazione sarà Giovanni Endrizzi, il senatore veneto che al Sert di Rovigo si occupa delle patologie generate dalla dipendenza dall’azzardo.
Il M5S chiederà l’attenzione del Parlamento soprattutto su un nome : Enrico Letta. Proprio il premier che nel 2011, quando era semplice deputato Pd, ha ricevuto un finanziamento come sponsor per il suo think tank VeDrò, da parte di Lottomatica e Sisal, due multinazionali dell’azzardo, la seconda dal 2010 presieduta dall’ex ministro di Prodi, Augusto Fantozzi. La cifra del contributo si aggira intorno ai 20 mila euro.
“Bella Ciao” e pugni chiusi: a piazza San Giovanni la passerella di sinistra beffa il silenzio elettorale
Pugni chiusi, Avanti popolo, bandiere rosse e l’immancabile Bella Ciao, che ha chiuso il comizio. Pardon, la manifestazione. A piazza San Giovanni oggi ha fatto sfoggio di sé tutto l’armamentario tipico della sinistra più a sinistra, ma a sentire gli organizzatori in piazza c’era «l’Italia». Si badi bene, però, non un’Italia qualsiasi, ma «l’Italia migliore» come non ha mancato di rivendicare la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris. Insomma, tutto come da copione, compreso l’immancabile vizio della sinistra di mettersi su un piedistallo, che in questo caso aveva la forma di un palco. Il palco antifascista.
Landini pressa il governo sull’agenda politica
Gli organizzatori hanno parlato prima di 100mila, poi di 200mila partecipanti. La Questura ha nettamente ridimensionato il dato a 60mila. Si tratta comunque di un numero di tutto rispetto, ma abbastanza per sostenere, come ha fatto il leader della Cgil, Maurizio Landini, che «tutta Italia vuole cambiare questo Paese»? Il leader Cgil non si è limitato a dire che «tutta Italia vuole chiudere con la violenza», ma anche che «vogliamo essere protagonisti del cambiamento economico. Tutto il governo assuma questa sfida e apra una fase di cambiamento sociale del Paese». Insomma, va bene l’antifascismo, va bene il ripudio della violenza, va bene la solidarietà, ma perché farsi sfuggire l’occasione di mettere in chiaro che qua si rivendicano anche i temi prettamente legati all’agenda politica?
Pasolini e quella profezia sugli antifascisti
«Nulla di peggio del fascismo degli antifascisti» scriveva Pier Paolo Pasolini sulle pagine del Corriere della Sera, nell’ormai lontano 16 luglio 1974, in Scritti Corsari.
Una frase che oggi suona più vera che mai nel contesto sociopolitico che il nostro paese sta attraversando, sempre più omologato e conformato ad una lingua tutta nuova: fatta di diffamazione e censura (in tutte le sue forme, anche storiche), verso i simboli del passato. Con una sinistra, come già lo era al tempo di Pasolini il PCI, sempre più asservita al capitale, burocratizzata e distaccata dal popolo e dalla realtà.
I sindaci rossi sfidano Letta e minacciano di farsi un partito: «Siamo noi a vincere. Vogliamo contare»
“Non capiscono che noi sindaci facciamo la differenza. Si ricordano di noi solo alle amministrative per poi dimenticarsi di noi alle politiche”. È l’accusa che serpeggia tra i primi cittadini della sinistra all’indirizzo dei vertici del partito. Tra i più arrabbiati il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che è anche sindaco a Bari. Che si sfoga con Repubblica e manda a dire a Letta che i sindaci non ci stanno a farsi mettere i piedi in testa. E che potrebbero anche decidere di contarsi al prossimo congresso.
I sindaci sfidano Letta: vogliamo contare di più
“O la musica cambia o faremo nascere un nostro partito dentro il Pd”. Una minaccia che ha il suo fondamento. Il Pd non valorizza i suoi sindaci, trascura il territorio e se ne ricorda solo a ridosso delle comunali. “Che il centrosinistra di solito vince, per poi soccombere alle elezioni generali”, fa notare Decano. La prova che l’asso vincente della sinistra è rappresentato dagli amministratori locali, non dai soloni di Roma.
Decaro a Letta: siamo noi a vincere le elezioni
“Negli ultimi 20 anni, le politiche le abbiamo sempre perse”, incalza il presidente dell’Anci, abbiamo governato con i voti degli altri. Se il 4 ottobre avessimo votato anche per il Parlamento, forse non avremmo avuto il medesimo esito delle amministrative. È qui lo sbaglio: pensare che il successo di 10 giorni fa dipenda da strategie nazionali replicabili tout court”. Insomma gratta gratta sono i sindaci che vincono le elezioni. E fa l’esempio delle europee del 2019. “Prendete me: nella stessa urna tutto il centrosinistra alle Europee fece il 21%, io arrivai al 67”.
Lo spettro del partito dei sindaci dentro il Pd
I sindaci che sono stanchi di aspettare e di coprire una classe dirigente lontana e litigiosa. E lanciano un messaggio molto chiaro al segretario. “Non ci basta più essere solo ascoltati, vogliamo entrare nei luoghi dove si prendono le decisioni, essere utilizzati per fare proposte al Paese. Invece nel Pd continuano a comandare le correnti che da quando c’è Letta sono persino aumentate”. Se non lo farà Decano paventa il rischio di un partito nel partito. Sta lanciando un’Opa sul Pd?, chiede la giornalista di Repubblica? Al prossimo congresso, se continua questo andazzo, il partito dei sindaci ci sarà. E farà sentire la sua voce, fa capire chiaramente Decano. Anche se non è detto che il candidato segretario debba essere un sindaco. In pole position Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, che tempo mal-sopporta i diktat romani. “Sappiamo vincere le elezioni e governare bene i territori. Per il Pd è un’opportunità”, insiste il primo cittadino di Bari. Letta è avvisato.
www.secoloditalia.it
Tamponi a 72 ore, Matteo Bassetti si infuria: "La più grossa stupidaggine da quando è iniziato il Covid"
Un’enorme stupidaggine”. Matteo Bassetti, Direttore Clinica Malattie Infettive Policlinico San Martino di Genova, non usa mezzi termini nel commentare la proposta di chi chiede di spostare a 72 ore il limite per la validità per avere il green pass per chi si sottopone ad un tampone rapido. L’infettivologo, ai microfoni di Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, si arrabbia sull’argomento: “È la più grossa stupidaggine che abbia sentito in un anno e mezzo. Il tampone ha senso se fatto a fresco. Se oggi faccio un tampone, secondo le regole vale fino a lunedì, quando rientro al lavoro. Se vogliamo avere delle sicurezze relative al fatto che ai non vaccinati non siano portatori di virus bisogna stringere di molto la finestra a 24 ore, non allargarla a 72”.
Massimo Cacciari contro la sinistra: "Allarme-fascismo? Realistico come un'astronave in un buco nero"
"Il pericolo 'fascista' è realistico come l’entrata di un’astronave in un buco nero": Massimo Cacciari smonta l'allarmismo che si è diffuso dopo la protesta No-Green pass a Roma, poi degenerata con l'assalto alla sede della Cgil e con scontri violenti tra polizia e manifestanti. Per il filosofo, è sbagliato paragonare i due momenti storici: "Le condizioni storiche, sociali, culturali di quel caratteristico fenomeno totalitario non hanno alcun remoto riscontro nella realtà attuale di nessun Paese". Basti pensare che un secolo fa, scrive Cacciari su La Stampa, il fascismo trovò l’appoggio di settori decisivi dell’industria, della finanza e di importanti apparati dello Stato. Cosa che adesso non avviene.
Secondo il filosofo, "i movimenti che si richiamano a quella tragedia sono farse, per quanto dolorose, che nulla politicamente potranno mai contare". Cacciari ha spiegato anche che "decenni di stati d'emergenza" certo non favoriscono un regime democratico. Allo stesso tempo però ha scritto: "Più difficile è tener salda quell’idea di democrazia, più diventa necessario. E, per carità, tranquilli: nessun fascismo sarà comunque nei nostri destini". Il pericolo che tutti rischiano di correre oggi è un altro, stando all'analisi fornita dal filosofo.
QUANDO LEONARDO SCIASCIA ANNUNCIO’ LA NASCITA DEL “CRETINO DI SINISTRA”
C’è un libro di Leonardo Sciascia, “Nero su Nero”, uscito nel 1979 e recentemente riproposto da Adelphi, che nelle sue ultime pagine contiene un annuncio clamoroso:
“Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’Epifania”.
Naturalmente è sempre stato facile (e lo è anche oggi) individuare, mettere all’indice e fustigare il cretino di destra, di centro o il cretino generico e apolitico. Ma quello di sinistra no. Tuttora si fa fatica a trovare segnalazioni delle sue gesta nelle narrazioni ufficiali del nostro tempo che sono i giornali.
Lo scrittore siciliano – pur avendo un rapporto di prossimità con la Sinistra – aveva notificato l’evento epocale della sua nascita sperando se ne seguissero le imprese, ma sapeva che sarebbe stato deluso.
Lui del resto aveva un interesse speciale per i cretini di ogni tipo. E proprio in quel libro aveva colto una svolta antropologica, lamentando il fatto che non ci sono più i cretini di una volta.
S’imponevano nuove tipologie di stupidità umana: “È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino… e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini”.
Vespa smaschera i compagni seguaci del Duce
Scrittori, giornalisti e artisti: erano molti quelli che volevano collaborare alla rivista fondata nel 1940 da Giuseppe Bottai, gerarca illuminato ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali
Il numero dei voltagabbana tra gli intellettuali alla caduta del regime fu clamoroso. Giuseppe Bottai era il politico più illuminato del fascismo sul piano culturale, ma anche il più feroce sostenitore delle leggi razziali. Ebbene, la sua rivista «Primato» fu pubblicata dal 1940 (quando le leggi razziali avevano già consumato i peggiori misfatti) e chiuse solo con la caduta del regime il 25 luglio 1943. In quegli anni, Bottai poté contare sulla fervida collaborazione del meglio della cultura italiana: Giorgio Vecchietti (condirettore), Nicola Abbagnano, Mario Alicata, Corrado Alvaro, Cesare Angelini, Giulio Carlo Argan, Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Arrigo Benedetti, Carlo Betocchi, Romano Bilenchi, Walter Binni, Alessandro Bonsanti, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Enzo Carli, Emilio Cecchi, Luigi Chiarini, Giovanni Comisso, Gianfranco Contini, Galvano Della Volpe, Giuseppe Dessì, Enrico Emanuelli, Enrico Falqui, Francesco Flora, Carlo Emilio Gadda, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Bruno Migliorini, Paolo Monelli, Eugenio Montale, Carlo Muscetta, Piermaria Pasinetti, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Vittorio G. Rossi, Luigi Russo, Luigi Salvatorelli, Sergio Solmi, Ugo Spirito, Bonaventura Tecchi, Giovanni Titta Rosa, Giuseppe Ungaretti, Nino Valeri, Manara Valgimigli, Giorgio Vigolo, Cesare Zavattini. Musicisti come Luigi Dallapiccola e Gianandrea Gavazzeni. Artisti come Amerigo Bartoli, Domenico Cantatore, Pericle Fazzini, Renato Guttuso, Mino Maccari, Mario Mafai, Camillo Pellizzi, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi.
Regno Unito sotto choc: David Amess è morto. Per il deputato conservatore fatali le molteplici coltellate
Il deputato conservatore britannico David Amess è morto dopo essere stato accoltellato più volte. Lo ha reso noto la polizia dell’Essex su Twitter. «Quando siamo intervenuti lo abbiamo trovato ferito. È stato curato sai servizi di emergenza, ma purtroppo è morto sul luogo», ha detto la polizia.
Sir David Anthony Andrew Amess, 69 anni, è stato accoltellato oggi durante un incontro con gli elettori, sedeva in parlamento per il partito conservatore da 38 anni, ma non è mai stato ministro. Deciso sostenitore della Brexit, si era impegnato in molte campagne per i diritti degli animali, compresa quella contro la caccia alla volpe. Di fede cattolica, era sposato e padre di cinque figli, fra cui l’attrice Katie Amess. Dal 1983 è stato il deputato del collegio di Basildon, per poi passare nel 1987 a quello di Southwest end. Era contrario all’aborto e al matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Green pass, il M5S ci ripensa e sconfessa Conte: si allarga a macchia d’olio il fronte del no
Per il M5S non è più tempo di post come quello apparso sul Blog di Beppe Grillo nel 2010, dal titolo: “Di vaccino si può morire”. Ed è stato lo stesso leader del Movimento Giuseppe Conte, ospite a ‘Di Martedì’, a ribadire l’attuale linea del M5S: favorevole al vaccino anti-Covid e al Green Pass. L’ex premier in quella occasione aveva affermato che “in passato” qualche “dubbio sui vaccini” è stato espresso da persone. Che poi “hanno abbandonato il Movimento”. Oggi il cambio di scena: nel giorno in cui entra in vigore l’obbligo sui luoghi di lavoro dal corpaccione parlamentare pentastellato trapela una certa insofferenza verso la misura. Mai del tutto amata dai grillini o almeno da una parte di loro.
Si allarga il fronte del no alla certificazione verde. Dopo avere “criminalizzato” Giorgia Meloni, che da subito aveva visto lungo sulle contraddizioni di questo provvedimento, ora i grillini fanno l’ennesima giravolta. I pentiti del Green pass. Il deputato Gabriele Lorenzoni per esempio si iscrive senza remore al fronte del No: “Imporre un tampone ogni due giorni sul posto di lavoro a chi ha scelto liberamente di non vaccinarsi”, rimarcacon l’Adnkronos, “è discriminatorio; perché individua in una condizione personale (il fatto di non essere vaccinato) una nesso di causalità per cui viene considerato un potenziale infetto, senza nessuna base scientifica”.
Soumahoro contro il Green pass: “Discriminatorio”. Anche lui è un pericoloso no vax?
Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano naturalizzato italiano, può essere definito molte cose, ma di certo alcune parole non le prenderei in considerazione: fascista, razzista, no vax sono alcune di esse. Certo, non è il colore della pelle a pregiudicare che rientri in queste categorie, quanto il suo impegno politico e le sue idee professate con forza. Eppure, anche lui è contro il Green pass, definito come “discriminatorio” a migliaia di follower.
Soumahoro, una vita di “sinistra”
Aboubakar Soumahoro ha espresso, un po’ come tutto il mondo della sinistra, solidarietà alla Cgil per l’assalto subito a Roma lo scorso sabato. “Sempre al fianco di chi subisce violenze squadriste perché come ieri oggi occorre Resistere”, ha scritto il sindacalista. E si dice anche sodale di Mimmo Lucano e padre Zanotelli, con i quali ha partecipato alla marcia della Pace di Assisi.
"Green pass follia istituzionale". Parla Edoardo Polacco, l'organizzatore della manifestazione del Circo Massimo
Da venerdì 15 ottobre il green pass è obbligatorio per accedere sul luogo di lavoro e la piazza torna a riunirsi per urlare il proprio dissenso verso questo provvedimento e per «difendere la Costituzione». È questo a grandi linee il manifesto politico della manifestazione “No green pass, sì alla Costituzione”, organizzata dall’avvocato penalista Edoardo Polacco, noto per aver difeso alcune delle mamme di Bibbiano. La manifestazione vedrà sul palco diversi interventi, tra politici, avvocati e medici. Contestualmente è stato proclamato anche uno sciopero generale ad oltranza di lavoratori e consumatori. Sebbene il promotore escluda il rischio di derive violente, lo stesso non pensa il Viminale che ha varato misure di prevenzione rafforzate e blindato tutti i palazzi istituzionali che potrebbero essere presi d’assalto da frange estremiste, proprio per la particolarità del tema oggetto della manifestazione.
Avvocato Polacco, qual è il suo parere in merito al provvedimento del green pass?
«Un parere ovviamente negativo. Si tratta di un provvedimento che lede l’articolo 1 della Costituzione italiana, motivo per il quale abbiamo proclamato lo sciopero del lavoro e del consumo. Hanno aderito anche aziende e persone che hanno il green pass, tra cui il colosso Ikea. Abbiamo invitato tutti a fermarsi e a non consumare. Occorre dare un forte segnale di democrazia».
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