Durante la puntata di Fuori dal Coro in onda su Rete 4, Vittorio Feltri analizza il delicato momento che sta vivendo Matteo Salvini all'interno della Lega. "Esistono pericoli per Salvini - spiega il direttore editoriale di Libero - la cui leadership viene messa in discussione in questi giorni. La cosa mi dispiace perché lui ha portato la Lega dal 4% al 34% alle Europee, è stato capace di una cosa prodigiosa. Non si capisce come mai, quando si è messo nel governo gialloverde e ha fatto bene da Ministro dell'Interno. Poi è nato un governo e un altro ancora, nel quale è entrato insieme non solo al Movimento Cinque Stelle che aveva lasciato per motivi polemici, ma anche con Forza Italia, questo va bene, e addirittura con gli ex Comunisti, il Partito Democatico. Questo ha sconcertato l'elettorato, che non ha capito più nulla e ha perso stima e fiducia in Salvini".
Poi Feltri parla dei rapporti di forza all'interno del centrodestra. "Tensioni con Meloni? Lei non c'entra in questa cosa, ha raccolto i voti che gli italiani le hanno dato e non può essere accusata di qualcosa. La Lega adesso ha tutto l'interesse di rimanere agganciata a Fratelli d'Italia per fare un governo che possa funzionare. Solamente in questo caso può rimontare di molti punti. Certo è che bisognerà che i leghisti importanti, come i governatori, sostengano Salvini altrimenti sarà costretto a mollare l'osso e tornare a casa. Ma non sarebbe giusto, quando le cose vanno bene il merito è di tutti, mentre se vanno male la colpa è solo sua e viene presi a calci nel c... ".
La femminista rossa Lidia Ravera plaude la Meloni: “S’è meritata la vittoria, la sinistra sulle donne è indietro”
“Giorgia Meloni è una avversaria politica. Ovvio che non festeggio la sua vittoria anche se sono certa che se l’è meritata: noi donne fatichiamo di più, siamo più empatiche, più capaci di comunicare, meno ingessate nel gergo astratto e iniziatico della politica. Più dirette. Più libere anche, se non scimmiottiamo gli uomini, se non facciamo ‘le uome‘. Probabilmente sono tutti fattori che hanno influito sullo straordinario successo di Giorgia Meloni: dal 4% fino ai fasti del 25 settembre”. Parola della scrittrice Lidia Ravera, storica femminista sessantottina, comunista mai pentita, autrice del best seller generazionale “Porci con le ali”. La Ravera commenta così, all’Adnkronos, i risultati delle elezioni che hanno assegnato la vittoria al partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, con una posizione sorprendente, senza lagne sulle fantomatiche modifiche della legge 194 e senza processi alle intenzioni sui diritti delle donne messi a rischio dalla Meloni, secondo il main streaming della sinistra.
Truffa sulle mascherine, la Corte dei Conti accusa Zingaretti: danno erariale da 11 milioni di euro
La Corte dei Conti del Lazio, in seguito all’esposto della consigliera regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, sulla fornitura di mascherine anti-Covid, accusa il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, candidato al Parlamento, insieme con il responsabile della Protezione civile, Carmelo Tulumello, di un danno erariale del valore di 11,1 milioni di euro.
È la Verità a svelare quelli che sono gli esiti della denuncia presentata da Chiara Colosimo in relazione alla vicenda della fornitura di mascherine anti-Covid.
Per i pm contabili, il governatore e il dirigente avrebbero causato quel buco con gli affidamenti alla cieca alla Ecotech Srl di Frascati per la fornitura di milioni mascherine. Contratti in gran parte pagati in anticipo e che – scrive La Verità – alla fine non sono stati onorati”.
“Adesso – rivela il quotidiano – la Corte dei conti sembra pronta a chiedere la restituzione del denaro direttamente ai due ‘indagati’, visto che la Ecotech non è mai riuscita a restituire gli anticipi incassati e subito girati ai subfornitori, la svizzera Exor Sa e l’inglese Giosar Ltd, società straniere, ma con titolari italiani”.
Feltri: “Festeggeremo il 25 settembre, la liberazione dai comunisti” E canta l’inno “Letta ciao”
Festeggerremo una nuova liberazione. Data, 25 settembre. Liberazione dai comunisti. Un Vittorio Feltri che si lascia trasportare dal clima di euforia per la vittoria storica della destra di Giorgia Meloni, verga anche un inno ad hoc, con la complicità dell’addio di Letta alla segreteria del Pd, sia pure in differita. “Una mattina mi son svegliato, o Letta ciao, Letta ciaio, Letta ciao ciao ciao…”. Ironia e non solo. “Benvenuti tutti nel paese reale. Finalmente i comunisti sono sconfitti”, esordisce dalle colonne di Libero. “Le elezioni ci hanno affrancato -speriamo per sempre- dai cosiddetti progressisti. Quelli che combattono i morti di settant’anni orsono, ossia i fascisti: gente ignota alle ultime tre o quattro generazioni. Evidentemente prendersela con i defunti porta scalogna”.
Feltri racconta la sua giornata, dopo avere appreso la definiva e larga vittoria del centrodestra a trazione FdI. La gente al bar Basso di Milano fgli si è fatta incontro per “celebrare con me il trionfo della destra politica. Un po’ imbarazzato sono stato al loro gioco e alla fine mi sono pure divertito. Forse ho esagerato nella esultanza, ma la mia città era scossa da un’aria frizzantina, fresca, che incitava all’allegria”. C’era aria di nuovo – racconta- un clima inedito. “Per la prima volta dopo tanti anni i conservatori nella nostra Nazione, in cui non c’è nulla da conservare se non l’ottimismo, sono riusciti a sorridere dopo una elezione”. Così, prima un po’ in imbarazzo, poi si è lasciato trascinare, si è unito ai festeggiamenti. Non prima di avere mandato una messaggino a Giorgia.
Elezioni, Giorgia Meloni non spaventa la finanza: mercati senza scosse
Niente panico sui mercati perla vittoria del centrodestra guidata da Fratelli d'Italia. I mercati hanno fatto spallucce e gli analisti hanno spiegato che «non c'è un caso Italia». Gli investitori hanno al contrario apprezzato più il fatto che dalle urne sia uscita una maggioranza chiara. Dunque lo spauracchio dello spread e della fuga dei capitali, brandito dalla sinistra a corto di argomenti concreti, non ha sortito alcun effetto. Milano (con Londra) proprio ieri è stata l'unica piazza finanziaria a chiudere con il segno più (Ftse Mib +0,67%) mentre il resto d'Europa è rimasto in negativo preoccupata da una possibile recessione causata dalla crisi energetica e dalla politica aggressiva della Bce, confermata dalla presidente Christine Lagarde. E sono state proprio le parole del capo di Eurotower ad aver provocato tensioni nel mercato dei titoli di Stato e ad aver spinto all'insù lo spread tra Btp e Bund che ha chiuso in rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell'apertura. Tradotto: sul mercato secondario significa che il tasso del decennale si è attestato al 4,516% rispetto al 4,41% dell'apertura dopo aver toccato il livello più alto da settembre 2013. Movimenti più legati alla situazione internazionale, ai timori di recessione e alle parole del capo della Banca centrale europea, che ha mandato un alert ai mercati con la possibilità di nuovi rialzi dei tassi di interesse.
Elezioni 2022, il centrodestra prenota la presidenza della Regione Lazio
Se, insieme con le elezioni politiche, si fosse votato domenica scorsa anche per le regionali nel Lazio, il centrodestra avrebbe stravinto. Dati alla mano, la coalizione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ha ottenuto il 44,82%, contro il 26,12% del centrosinistra. Una partita senza storia. Per quanto riguarda il voto di lista, Fratelli d’Italia ha preso il 31,44%, Forza Italia il 6,87%, la Lega il 6,11%. Quanto al centrosinistra, il Pd ha ottenuto il 18,32%.
I dati però dicono anche altro. A Lazio 1, comprendente Roma città, il centrodestra ha ottenuto il 37,6% contro il 31,5 del centrosinistra. Mentre a Lazio 2 - le province del Lazio - il centrodestra ha superato quota 50%, attestandosi sul 53,14% contro il 20,64% della sinistra. Il Pd, però, andava in coalizione con Alleanza Verdi e Sinistra (3,89%), +Europa di Emma Bonino (3,33%) e Impegno Civico di Luigi Di Maio (0,58%). Fuori dalla coalizione di centrosinistra, il movimento 5 Stelle (14,8%) e il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi (media regionale dell’8,54%: 11,09 a Lazio 1 e 5,95 a Lazio 2). Se tutti i partiti dell’area progressista andassero uniti la partita per le elezioni regionali sarebbe apertissia e si risolverebbe con una sfida all’ultimo voto. Il tema delle alleanze tiene banco in un Partito democratico dilaniato da polemiche e scontri interni che coinvolgono anche il gruppo capitolino.
Elezioni 2022, l'exploit di Giorgia Meloni domina sulla stampa internazionale: le reazioni
La vittoria di Fratelli d'Italia alle elezioni politiche del 2022 campeggia sui siti web delle principali testate mondiali. «Il partito di estrema destra di Giorgia Meloni guida le votazioni in Italia - si legge sul Nyt -. I primi risultati suggeriscono che potrebbe essere il prossimo primo ministro italiano, la prima donna a ricoprire la carica e la prima con radici post-fasciste. I risultati finali non sono ancora disponibili e ci vorranno ancora settimane prima che si insedi il nuovo parlamento italiano e si formi un nuovo governo». Per Le Monde, «Giorgia Meloni e il suo partito post-fascista Fratelli d’Italia ottengono un successo strepitoso». Il prestigioso quotidiano transalpino pubblica una lunga biografia della leader di destra nella quale si sottolinea che «Meno vivace e imprevedibile del suo rivale Matteo Salvini, che a lungo l’ha emarginata, Giorgia Meloni è riuscita a tenere insieme la borghesia, orfana di Silvio Berlusconi, e la destra radicale. Ancora più forte, colei che incarna fisicamente la romanità, è riuscita a non risvegliare l’atavica sfiducia del nord del Paese nei confronti della Capitale, e questo spiega la sua spettacolare ascesa».
Roger Federer, addio tra lacrime e applausi. L'ultimo match alla Laver Cup
L'ultima notte del re. Roger Federer ha giocato a 41 anni la sua ultima partita da professionista, l’ha fatto in doppio con il suo grande amico e rivale di sempre Rafa Nadal. La coppia ormai ribattezzata sul web ’Fedal’ è stata sconfitta dagli americani Frances Tiafoe e Jack Sock, che si sono imposti con il punteggio di 4-6, 7-6, 11-9 nella sfida tra Europa e Resto del Mondo alla Laver Cup. Al termine dell’incontro, il campione svizzero si è sciolto in lacrime e al centro del campo ha ricevuto l’abbraccio di compagni, avversari e del pubblico.
Quando i giocatori di entrambe le squadre sono stati presentati prima dell’incontro all’Arena O2, Federer è stato l’ultimo ad emergere da un tunnel che porta sul campo. I tifosi, già abbastanza rumorosi per Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray e gli altri, si sono alzati per una lunga standing ovation dedicata a Federer mentre sollevavano le fotocamere del telefono per catturare il momento. L’addio al tennis della leggenda svizzera, vincitore di 20 titoli del Grande Slam, segue quello di Serena Williams, vincitrice di 23 titoli major in singolare, agli US Open tre settimane fa dopo una sconfitta al terzo turno. Inevitabilmente quando due campioni di quel calibro smettono di giocare ci si interroga sul futuro di un gioco che entrambi hanno dominato per decenni.
Federer ha annunciato il suo addio nel corso di un toccante videomessaggio sui social la scorsa settimana, spiegando che il suo ginocchio destro, operato per ben tre volte, non è in grado di permettergli di continuare a giocare. In totale Federer ha vinto 103 titoli nel tour maschile, con 1.251 vittorie in partite di singolo, secondo solo a Jimmy Connors nell’era Open. Tra gli altri record, quello del più anziano numero 1 del Mondo a 36 anni nel 2018 e le 10 finali consecutive del Grande Slam, vincendone otto, dal 2005 al 2007.
Papa Francesco, la frase choc sulle bombe pietrifica i fedeli: "Si vede che è di moda"
Papa Francesco è tornato a chiedere "ai capi delle Nazioni la forza di volontà per trovare subito iniziative efficaci che conducano alla fine della guerra" in Ucraina. Lo ha fatto durante l'Angelus a Matera rivolgendo il suo pensiero al "popolo martoriato". Bergoglio ha parlato anche di Birmania: "Si vede che è di moda bombardare le scuole" ha spiegato a proposito dell'istituto colpito.
Aeroplanino Di Maio si schianta sul Pd: fuori dal Parlamento, adesso rischia di tornare allo stadio…
Nel collegio più blindato di Napoli, quello di Fuorigrotta che includeva anche il centro storico della città, nonostante le promesse di dare più reddito di cittadinanza a tutti e i voli da aeroplanino nelle trattorie, poco consoni al ruolo di ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ha perso clamorosamente, nonostante il sostegno a naso turato del Pd. E rischia di non entrare neanche in Parlamento, proprio lui, “rotto” a qualsiasi poltrona.
Di Maio non decolla neanche con il suo partito
Il suo partitino, Impegno Civico, infatti, è dato intorno allo 0,7%, ben sotto quella soglia dell’1% che consentirebbe di portare voti al centrosinistra di Letta ma che in caso di mancato raggiungimento di quello “sbarramento” farebbe distribuire quei resti agli avversari. Un vero e proprio “schianto”, per il Di Maio “volante”, ma i conti si faranno solo domani mattina. Secondo il primo Instant Poll Quorum/Youtrend per SkyTg24 il collegio di Napoli Fuorigrotta dove la sfida è fra Di Maio (centrosinistra) Sergio Costa (M5s) e Maria Rosaria Rossi di Forza Italia: i tre sono separati da pochissimi punti. Costa è accreditato del 29,6%, Di Maio del 28,1%, Rossi del 27,7%. Più staccata, al 6,1% Mara Carfagna di Azione/Italia Viva. Secondo le proiezioni, poi, Di Maio è già ufficialmemte ko.
“Luigi Di Maio sconfitto nel collegio di Napoli Fuorigrotta”, scrive su Twitter Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, che ha postato il tweet di YouTrend. Una sentenza vera e propria.
Senato, centrodestra al 44,4%. Centrosinistra al 26,1%. Lotito eletto a Campobasso
Senato, questi i dati aggiornati. In base ai dati del Viminale, quando sono state scrutinate 57.679 sezioni su 60.399, è in testa la coalizione di centrodestra con il 44,43% mentre quella di centrosinistra è al 26,18%. Il Movimento 5 Stelle è al 15,24% e il terzo polo al 7,68%. Italexit è all’1,88%, Unione Popolare all’1,33%.
Claudio Lotito è stato eletto senatore in Molise. Il presidente della Lazio ha vinto la sfida nel collegio uninominale dove era candidato per il centrodestra. Lotito ha atteso i risultati nell’albergo di Campobasso che nell’ultimo mese è stata la sua residenza molisana. Poi nel, cuore della notte, ha commentato la vittoria. “Io in questa campagna elettorale ho messo cuore, passione e sentimenti autentici – ha detto – che sono stati recepiti dai molisani. Gli abitanti di questa regione mi sono entrati nel cuore e hanno capito la mia totale disponibilità. Ora porterò le loro istanze in Parlamento con la stessa determinazione che ho impiegato nella campagna elettorale”. Lotito infine ha ribadito che manterrà gli impegni presi nelle ultime settimane: “I molisani non saranno traditi perché lo meritano, questa è una terra fantastica che è stata troppo dimenticata negli ultimi anni e che ha bisogno di una voce in Parlamento”.
Meloni, è la notte della vittoria: “Al governo per unire gli italiani. È il tempo della responsabilità”
«Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso, vi sorprenderete a fare l’impossibile».
Con una frase di San Francesco, Giorgia Meloni ha concluso il suo intervento all’Hotel Parco dei Principi, sede del comitato elettorale di FdI.
A far da colonna sonora al suo intervento due brani di Rino Gaetano (Il cielo è sempre più blu e A mano a mano). Il santo d’Assisi e la colonna sonora pop deve aver spiazzato molti dei duecento giornalisti stranieri, suggestionati dalla “mostrificazione” di FdI e della sua leader, una narrazione dettata dalla sinistra italiana per tutta la campagna elettorale.
Il discorso di Giorgia Meloni, accompagnato e dagli applausi dei militanti di FdI, molti con gli occhi lucidi per l’emozione, è stato quello di un premier in pectore. «L’Italia ha scelto noi e noi non la tradiremo, come non l’abbiamo tradita mai. È importante capire che, se saremo chiamati a governare questa Nazione, lo faremo per tutti, per tutti gli italiani, con l’obiettivo di unire questo popolo. Di esaltare quello che lo unisce piuttosto che quello che lo divide».
Piazza del Popolo fa venire il mal di pancia ai “giornaloni”: le bizzarre tesi per negare il successo
La sintesi estrema del messaggio arrivato da piazza del Popolo la fa oggi Libero in prima pagina: «È la volta buona». All’interno è spiegato che «il centrodestra è pronto». Un messaggio sempre restituito dai leader in questa campagna elettorale e ora certificato anche dai cittadini che si sono ritrovati nella più simbolica delle location politiche romane: «Libertà, orgoglio e unità: è la piazza che ci crede». Di «clima di festa», che azzera «le tensioni che hanno segnato altri comizi, complici le azioni di disturbo organizzate da vari gruppi di oppositori» parla anche Il Giornale. La manifestazione di ieri è stata senza sbavature, con l’unica pecca di un certo ritardo nell’avvio del comizio vero e proprio.
Quelli che… «la piazza era piena, ma non pienissima»
Una circostanza che non ha smorzato l’entusiasmo delle migliaia e migliaia di persone che in un pomeriggio lavorativo hanno raggiunto l’impervio centro di Roma per dire, anche loro, che «siamo pronti». Una roba che ha fatto venire più di qualche mal di pancia ad altre latitudini politiche e deve aver provocato qualche grattacapo a chi quella piazza doveva raccontarla puntando su criticità che non ci sono state. Come uscirne, allora? Uno dei leitmotiv di questa ardua, se non impossibile narrazione è stato la consistenza dei numeri. «Piena, ma non pienissima», ha sentenziato Repubblica. Stesso racconta anche su La Stampa: «La piazza in verità non è proprio strapiena. Anzi». E, vabbè, ognuno cerca le consolazioni che può, anche a dispetto di un colpo d’occhio che non lascia dubbi sulla partecipazione.
Matteo Salvini contro Ursula Von der Leyen: sull'Italia parole disgustose
Matteo Salvini contro Ursula Von der Leyen. La presidente della Commissione europea ha minacciato malcelate ritorsioni nei confronti dell'Italia nel caso in cui le elezioni del 25 settembre porteranno il Paese in una situazione difficile. «Se l’Italia andrà in una situazione difficile - ha detto Von der Leyen - ci sono gli strumenti come nel caso di Polonia e Ungheria».
Le parole della presidente della Commissione europea hanno mandato su tutte le furie Matteo Salvini che ha attaccato frontalmente l'esponente Ue. «Quelle di Ursula Von der Leyen sono parole disgustose - ha tuonato Salvini ai microfoni di Radio Capital - Cosa vuol dire "se le cose vanno in una direzione difficile?" Se non vince la sinistra? Questa signora rappresenta tutti cittadini europei. Pensi piuttosto a mettere un tetto al prezzo del gas».
Il leader della Lega ha parlato anche ai microfoni di Mattino 5. Tema la futura squadra di governo e la lista dei ministri: «Squadra di governo? - ha risposto Salvini - Aspetto il voto degli italiani. Qualche nome comunque» per i ministri «ce l’ho. Penso che un avvocato come Bongiorno sarebbe una garanzia. È una donna con gli attributi». Salvini ha affrontato anche il tema delle imminenti elezioni e del futuro del centrodestra al governo. «Il centrodestra penso sia in vantaggio di oltre 15 punti e la Lega farà un ottimo risultato, specialmente dove governa - ha detto Salvini a Radio Capital - E il centrodestra avrà l’onore e l’onere di governare questo Paese e aiutarlo finalmente a risollevarsi. Cambiare la Costituzione? Vediamo cosa votano domenica gli italiani. Per la Lega, prima di pensare a una modifica che, per essere attuata, necessita 2 o 3 anni, ci sono altre priorità, come le bollette. Serve un decreto per bloccare il caro bollette subito». Il leader della Lega ricorda anche che «la Costituzione riguarda tutti e dovrà essere cambiata coinvolgendo tutte le forze politiche».
Covid, Letta si turba perché Meloni parla contro il «modello cinese». Bassetti: «Ha ragione lei»
A guai a chi glieli tocca. Enrico Letta prende malissimo le critiche alla gestione del Covid e a Roberto Speranza che ne è stato l’artefice. Del resto, in questa campagna elettorale il segretario dem ha più volte rivendicato che lui, Speranza, «è una delle nostre risorse più importanti», che è «il nostro punto di riferimento». Va da sé, che ieri, quando Giorgia Meloni ha avvertito che «l’Italia non sarà più un esperimento del modello cinese per il Covid» e ha detto «basta con il ”modello Speranza”», Letta si sia sentito colpito nel vivo.
Letta prende d’acido quando gli toccano Speranza
«E così, a 3 giorni dal voto, Meloni getta la maschera sul Covid. Parole agghiaccianti sul modello cinese. I vaccini e la gestione Speranza hanno salvato decine di migliaia di vite. Questa sera in un colpo solo la destra offende i nostri morti e si butta in pasto ai novax», ha scritto Letta su Twitter. Per la verità Meloni le critiche al “modello Speranza” le esprime da sempre e non ora, a tre giorni dal voto. Da quelle fatidiche prime giornate, in cui si chiusero i voli dalla Cina, ma non quelli che vi arrivavano facendo scalo, fino a poche settimane fa, quando ancora si parlava di come rientrare a scuola e ricordava la prolungata sordità del governo sulla ventilazione meccanica. Tra questi due estremi temporali, c’è tutto il resto: la vigile attesa; le chiusure; il Green pass; i soldi spesi non per la campagna vaccinale, ma per un numero di dosi di entità incomprensibile; il paragone con gli altri Paesi per il numero di morti straordinariamente alto a fronte di restrizioni straordinariamente forti.
Mascherine fantasma, Zingaretti sotto inchiesta. La Corte dei Conti: "Deve restituire 11 milioni"
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sarebbe accusato dalla Corte dei Conti di un danno erariale di oltre 11 milioni di euro. Il segretario del Pd e candidato al Parlamento, insieme al responsabile della Protezione Civile Tulumello, avrebbero provocato la voragine nei conti pubblici affidando alla Ecotech Srl di Frascati la fornitura di milioni di mascherine. I contratti sarebbero stati pagati in anticipo ma in larga parte non onorati. Di tutto questo si parla nell'articolo pubblicato da Giacomo Amadori su La Verità. Per questo la Corte dei Conte sarebbe pronta a chiedere la restituzione del denaro direttamente a Zingaretti e Tulumello.
In passato i riflettori sulla vicenda erano stati accesi anche da Chiara Colosimo di Fratelli d'Italia. E' una storia fatta di affidamenti, revoche e nuovi affidamenti di contratti. Sulle colonne de "La Verità" parla anche il coordinatore dell'avvocatura della Regione Lazio che conferma: «Queste cose sono cose personali eh, sono investiti personalmente Zingaretti e Tulumello, la Regione come ente non c'entra nulla. Si difendono con avvocati privati. La responsabilità per danno erariale è personale di Zingaretti e Tulumello».
Boldrini, Murgia e le altre mute sulle donne iraniane: sono troppo prese ad attaccare la Meloni
La morte di Mahsa Amini massacrata di botte e uccisa perché dal suo velo spuntava una ciocca di capelli, “intollerabile” per i precetti islamici, ha infiammato le piazze reali e virtuali: le donne iraniane hanno inscenato proteste senza precedenti. Una pagina drammatica ed eroica dei diritti delle donne, che tuttavia non interessa alle nostre “sinistre” paladine. Come scrive Libero, «lorsignorine sono impegnate da settimane a spiegarci il rischio di un’affermazione del fascismo patriarcale immaginario nel caso in cui vinca le elezioni l’unica donna leader di partito in Italia. È un compito che le assorbe a tal punto, da far loro perdere per strada le gesta delle donne iraniane, che contro l’effettivo patriarcato nazislamico mettono in gioco la vita». Le donne iraniane non interessano alle donne del Pd. Non una parola a distanza di oltre 48 ore da parte di Laura Boldrini. L’emerita presidente della Camera dei deputati, candidata con il Pd alle elezioni del 25 settembre, è troppo presa dalle contestazioni contro la Meloni e dalla campagna elettorale. «Meloni, auspicando la vittoria di Vox, getta la maschera di moderata», ha twittato la Boldrini. Le donne iraniane non la appassionano.
Ucraina, Michele Santoro a valanga a L'aria che tira: su cosa ha ragione Putin
Michele Santoro torna a L'aria che tira nel giorno in cui il presidente russo Vladimir Putin annuncia una nuova fase nella guerra in Ucraina con la "mobilitazione parziale" e il richiamo dei riservisti. Il giornalista che si batte da mesi contro l'invio di armi all'Ucraina commenta gli ultimi sviluppi del conflitto nella puntata di mercoledì 21 settembre del programma condotto da Myrta Merlino su La7. Innanzitutto il discorso di Putin è più che altro un messaggio "interno" rivolto all'ala "più guerrafondaia" del potere di Mosca, dice Santoro secondo cui molti "falchi" in patria imputano al presidente la colpa non aver chiuso il conflitto quando c'era l'opportunità. Un discorso di propaganda, è vero, ma "c'è un elemento di verità. Non è la guerra tra Ucraina e Russia, ma è la terza guerra mondiale come ormai dice solo Papa Francesco dove anche la controffensiva ucraina viene pianificata dagli Stati Uniti". Per Santoro l'America c'è dentro con tutte le scarpe, basti pensare ai missili a medio raggio che hanno cambiato il corso della guerra nelle ultime settimane. "I cannoni ucraini colpiscono grazie ai satelliti e alle analisi dei flussi telefonici", tutte attività coordinate dagli americani. "In Ucraina per la prima volta si sta facendo una guerra senza la presenza in campo degli Usa ma gli americani questa guerra la stanno combattendo", argomenta l'ex volto di tanti programmi Rai.
Enrico Letta, il ladro di concetti: poco serio (e poco patriottico)
Ma «dire queste tre parole, Dio, Patria, Famiglia» non «significava intendere una sola, patriarcato»? Almeno questo sosteneva Letta l'altro giorno, prima di cambiare idea all'indomani. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Enrico (non esattamente un patriota come quell'altro Enrico, Toti) riscopriva d'emblée il patriottismo, ma a modo suo. E diceva che bisogna votare il Pd per due ragioni: la prima è «il patriottismo, quello di chi persegue l'interesse della nazione ben sapendo che esso passa dall'Europa. Europeismo è patriottismo. Credibilità è patriottismo. Reputazione internazionale è patriottismo». Detto da uno che il giorno prima era andato in Germania a chiedere sostegno a un Paese che fa alla grande i propri interessi e mica i nostri, a cominciare dal gas, non pare esattamente la strada migliore per difendere gli interessi nazionali. Ma la verità è che Letta è talmente a corto di idee e di parole d'ordine che finisce per rubarle agli altri. Prima le critica, anzi le demonizza, e poi le fa proprie, rovesciandone il significato. Ci aspettiamo che ora Letta adotti anche i concetti di Dio e di Famiglia, intendendo il primo come sinonimo di Ateismo e il secondo come Unione esclusiva tra persone dello stesso sesso.
Giorgia Meloni fulmina la giornalista: "Quando mi candiderò in Ungheria...". Risposta da ko
Una risposta lapidaria. Giorgia Meloni congela le polemiche riesplose dopo il voto contrario di Fratelli d'Italia e della Lega ad una relazione del Parlamento europeo che contro l'Ungheria, ritenuta non più una democrazia. A margine di un comizio elettorale a Bari, una giornalista inviata della trasmissione In Onda su La7, chiede a Meloni un chiarimento riguardo la sua posizione su Viktor Orbán.
#inonda "Quando mi candiderò in Ungheria..."
— La7 (@La7tv) September 17, 2022
La reazione a sorpresa di Giorgia Meloni dopo le domande della giornalista di In Onda Ludovica Ciriello https://t.co/P2AvZKeVQA
Per Meloni bagno di folla a Bari. L’urlo finale: “Emiliano, guarda un po’ la Stalingrado d’Italia”
Bagno di folla per Giorgia Meloni a Bari. Un’accoglienza calorosa e entusiasta tanto che alla fine del comizio la leader di FdI mostrando la piazza gremita grida: “Emiliano, guarda un po’ la Stalingrado d’Italia“. Così Meloni ha fatto riferimento a quanto detto dal presidente della Puglia secondo cui Bari sarebbe stata per la destra come Stalingrado durante la seconda guerra mondiale. Invece la città non ha fatto mancare partecipazione, sorrisi, applausi.
Meloni ha anche chiarito ai giornalisti: “Va bene tutto ma io la campagna elettorale la sto facendo in Italia, mi fate parlare tutto il giorno dell’Ungheria. Ma secondo lei mi devo candidare in Ungheria?“. “La gente non ce la fa con le bollette – ha aggiunto – non ha il posto di lavoro, non sa che fare a scuola e sono tre giorni che parlo dell’Ungheria“, ha aggiunto. “Quando mi candiderò in Ungheria, risponderò sull’Ungheria. A Letta non gli andate a chiedere dell’Ungheria”.
Poi ha toccato tutti i temi su cui FdI ha insistito in questa campagna elettorale: andare avanti per il merito e non perché si ha la tessera del Pd, abolire il reddito di cittadinanza per non tenere i giovani sul divano e per aiutarli davvero a lavorare e a risollevare le sorti dell’Italia, aiutare il made in Italy. Si può fare ma non sarà facile: Giorgia Meloni ha sottolineato che FdI è cresciuta così tanto perché “io non accetto scorciatoie”. Perché – ha detto – per me la politica significa anche saper dire di no e non solo fare promesse.
È vero, Mosca ha finanziato i partiti italiani: per anni il Pci ha intascato milioni di dollari dal Kgb
Nelle ore calde delle notizie dei fondi da Mosca all’indirizzo di partiti e politici stranieri, nella quale l’Italia risulta ufficialmente esclusa dal dossier di Washington, si torna a parlare della storia dei finanziamenti da Mosca per l’Italia. La memoria del pesce rosso dei media ai tempi dei Social ha relegato nel dimenticatoio i fatti passati alla storia.
Fatti che riguardano ad esempio i vecchi dirigenti del Partito Comunista Italiano, alcuni divenuti dirigenti del Pds, Ds, Pd. Dirigenti che per mezzo secolo hanno beneficiato di un fiume di rubli infinito, illecito, da parte di servizi segreti stranieri. Erano i tempi della guerra fredda, del Muro di Berlino. E loro avevano scelto la parte sbagliata della storia, senza mai fare ammenda. Senza che nessuno abbia mai chiesto loro di fare abiure.
Con grande onestà intellettuale, l’ex segretario del Pd Walter Veltroni intervistando il dirigente del Pci, Aldo Tortorella gli aveva fatto parlare anche di quella pagina oscura. Ma soprattutto ne fanno cenno numerosi atti in commissione Stragi e in Commissione Mitrokhin. Atti ufficiali, non veline buttate in pasto ai media o interviste taroccate in campagna elettorale.
Silvio Berlusconi, indizio prima del voto: "Qualcosa si sta muovendo"
I leader hanno solo pochi giorni per convincere gli elettori. E così ecco che la campagna elettorale cambia radicalmente. Un esempio? Silvio Berlusconi. Prima titubante sul reddito di cittadinanza, ora più convinto che mai di volerlo addirittura aumentare. "Estenderlo a tutti i cittadini che sono in povertà: 4,7 milioni di italiani", ha detto il numero uno di Fratelli d'Italia. Un'uscita non passata inosservata ad Antonio Polito, che sulle colonne del Corriere della Sera commenta così il cambio di rotta: "Qualcosa si sta muovendo. Forse tradisce il fatto che uno spostamento elettorale è in corso al Sud, nell'area di confine tra l'astensionismo e i destinatari del reddito di cittadinanza? E magari che Forza Italia ha bisogno vitale di una trasfusione di sangue meridionale per non cedere di schianto? Se ci abbiamo visto giusto, e qualcosa sta succedendo nel Mezzogiorno, chi ne è il beneficiario?". L'indizio arriva dalle parole di Giuseppe Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle, con i sondaggi che lo davano in forte crescita, appare più sicuro di sé. Il merito? Proprio il reddito di cittadinanza, su cui l'ex premier sta basando la sua campagna elettorale. Ma non solo, perché Polito ricorda la promessa fatta a Giorgia Meloni di una "guerra civile" se viene abolito il cavallo di battaglia a Cinque Stelle.
Raffaele Fitto, la confessione: "Ecco perché FdI ha difeso Orban in Europa"
«Quando Giorgia Meloni dice "è finita la pacchia" sottolinea un fatto: che è giunta l'ora, e noi ci auguriamo che sia il 25 settembre, di un governo autorevole perché legittimato dagli elettori. Un governo che dopo oltre dieci anni torni in Europa per puntare i piedi in difesa degli interessi italiani ma anche per costruire una comunità europea forte e capace di correggere i suoi errori. Cambiare non contro l'Europa. Dentro l'Europa». È un fiume in piena Raffaele Fitto - europarlamentare e copresidente di Ecr, sherpa meloniano a Bruxelles, candidato al rientro a Roma nel plurinominale di Lecce-Brindisi. In questi anni ha affiancato la numero uno di Fratelli d'Italia nella costruzione della leadership di Ecr. Adesso il percorso è un passo da un traguardo clamoroso: i "conservatori" potrebbero arrivare a guidare la terza economia d'Europa.
Gli avversari agitano lo "spettro continentale" di un governo di centrodestra a guida Meloni. Per i vostri partner europei che cosa sarebbe invece?
«La Meloni guida i Conservatori europei: una delle più antiche e prestigiose famiglie della politica internazionale. Oltre ad essere presente in quindici Paesi Ue, il partito attualmente ha la responsabilità del semestre europeo con il premier ceco Petr Fiala. I nostri alleati del PiS esprimono il primo ministro in Polonia. Il recente boom dei Democratici svedesi segnala la forte crescita di tutti i membri del gruppo Ecr. Le proiezioni sulle elezioni italiane sono ottime, così come quelle del 2023 per la Spagna. Dall'altra parte c'è solo il vano tentativo di provare a fermare con gli insulti un trend più che positivo che vede gli europei dare sempre più fiducia alle idee della grande comunità guidata da Giorgia».
Lollobrigida: «Draghi? Nel 2021 ha dato del dittatore a Erdogan, l’anno dopo si è seduto accanto a lui»
Basta con la campagna d’odio contro la destra che sta avvelenando la campagna elettorale, giunta ormai agli sgoccioli. “Consideravamo il ministro Lamorgese poco capace di interpretare il suo ruolo. Lo abbiamo detto in più occasioni. Però una campagna elettorale è una cosa seria. Si deve garantire il rispetto della legge”. Così Francesco Lollobrigida, in una lunga intervista ad Adnkronos Live, dopo le ennesime provocazioni ai comizi di Fratelli d’Italia. Che fortunatamente non sono degenerate grazie al comportamento civile dei militanti, ha aggiunto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Che ha passato in rassegna tutti i temi caldi dell’attualità. Smentendo le fake news sulla collocazione internazionale del partito di Giorgia Meloni e sul Pnrr.
Lollobrigida: siamo con l’Occidente in un quadro europeo
FdI è dalla parte dell’Occidente in un quadro europeo. “Un comportamento che abbiamo già interpretato dall’opposizione. “Certo – puntualizza Lollobrigida – in Europa dobbiamo riuscire a fare quello che hanno fatto le altre Nazioni. Cioè difendere anche gli interessi del nostro popolo”. Sulle sanzioni nessun dubbio. Sono utili ma Bruxelles deve ‘risarcire’ gli Stati che pagano un prezzo più alto. “Abbiamo chiesto un fondo perequativo sul modello della Brexit. Oggi noi siamo più danneggiati di altri. E quindi chiediamo alle Nazioni occidentali di mettere mano al portafoglio. Per aiutarci a sopportare i danni che le nostre aziende subiscono”.
Escalation di violenze, l’affondo di Meloni: «Parlano di Europa, ma il loro modello è Ceaușescu»
L’anomalia italiana sta nel plotone d’esecuzione messo in piedi da settimane contro Giorgia Meloni. Costretta a ribattere quotidianamente alle accuse più disparate, tutte accomunate dal rappresentare un pericoloso mostro per la democrazia, che gli piovono addosso da avversari, mainstream e stampa. Con buona pace del pluralismo delle idee.
Meloni: parlano di Ue ma il loro modello è Ceaușescu
“In nessuna democrazia evoluta l’unica opposizione al governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di ministri, cariche istituzionali e grandi media”, scrive sui social la leader di Fratelli d’Italia dopo l’escalation di contestazioni ignorate dal Viminale. “E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il governo consente scientificamente provocazioni. Che potrebbero facilmente sfociare in disordini – durante la campagna elettorale – nelle manifestazioni politiche dell’opposizione. Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceaușescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare”.
Annalisa Chirico inchioda Lamorgese: "La situazione rischia di degenerare"
"Lamorgese si conferma un ministro unfit": Annalisa Chirico ci va giù pesante e parla in questi termini dell'attuale ministra dell'Interno. Nel suo tweet, poi, la giornalista ha continuato: "I comizi di Fdi sono diventati un tiro al bersaglio con insulti e atti di prevaricazione che rischiano di degenerare". Il riferimento è al clima d'odio nei confronti della leader Giorgia Meloni. Lei stessa tra l'altro ha denunciato l'accaduto.
"Una signorina che mi dava della pu****a in piazza è finita a La7 intervistata come grande riferimento della sinistra - ha denunciato la Meloni -. Stamattina, alla quinta volta, ho chiamato il ministro Lamorgese e ho detto: mai lei si rende conto che significa far arrivare dei contestatori che ti insultano, non viene il dubbio che a un certo punto qualcuno possa innervosirsi, che possano esserci dei problemi? Io ringrazio Dio, ringrazio Fratelli d'Italia, ringrazio il nostro popolo, perché fin qui nessuno ha risposto alle provocazioni".
Lamorgese si conferma un ministro unfit. I comizi di Fdi sono diventati un tiro al bersaglio con insulti e atti di prevaricazione che rischiano di degenerare. Meloni dice: l’ho avvisata direttamente ma niente. Il ministro non fa. Perché? Qualcuno vuole l’incidente?
— Annalisa Chirico (@AnnalisaChirico) September 18, 2022
Quarta Repubblica, Giorgia Meloni: "Neanche una volta in due anni", come umilia Letta
Giorgia Meloni è stata ospite in studio a Quarta Repubblica, la trasmissione di Rete4 condotta da Nicola Porro. La leader di Fratelli d’Italia è partita dalle recenti dichiarazioni di Enrico Letta, secondo cui la sinistra negli ultimi dieci anni quando ha governato ha dovuto rimediare ai “casini” combinati dalla destra nel 2011. “Vediamo quanto li ringrazieranno gli italiani per il lavoro straordinario, sento dire a Letta cose abbastanza ridicole”, ha dichiarato la Meloni.
“Stanno giocando a dire che noi non siamo in grado di governare - ha aggiunto - mettono in mezzo i poteri internazionali, loro ormai sono convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani perché più interessati alla protezione di alcuni poteri. Io sono presidente dei conservatori europei da due anni, eppure non ho mai fatto un’intervista internazionale prima della caduta del governo: questo perché ero all’opposizione e non andavo in giro a parlare male dell’Italia”.
Crosetto prefigura la disfatta della sinistra: «FdI? Può arrivare anche al 30%». E non è solo un’ipotesi
«In questi ultimi dieci anni, dimostrando coerenza, Giorgia Meloni è riuscita ad assumere una credibilità che adesso la porterà a essere il primo partito». Guido Crosetto non ha dubbi sull’imminente affermazione elettorale del centrodestra, e della leader di Fdi in particolare. E pregustandone già il sapore che si profila (forte dei sondaggi degli ultimi mesi soprattutto) dimostra di non temere di apparire spavaldo o scaramanzie di sorta. Tanto che, a sette giorni dal voto, ai microfoni di Rtl 105 il co-fondatore di Fratelli d’Italia affida il suo pronostico sulle urne. Quanti voti prenderà Giorgia Meloni? Previsioni? «Il 28% o 30%», risponde l’imprenditore piemontese, fiducioso negli elettori. Crosetto sente odore di vittoria: «Fratelli d’Italia può arrivare anche al 30%» Ma anche convinto del buon operato di Fratelli d’Italia, e confortato dai pregressi storici e politici del Belpaese. «Conosco la storia dell’Italia – spiega infatti Crosetto –. Abbiamo avuto il primo governo che metteva insieme il M5S e la Lega. Abbiamo avuto governi in cui c’erano partiti che si odiavano, si contraddicevano. E però li abbiamo avuti e sono andati bene a tutti. Ora il centrodestra, che ha dei punti di differenza, che i suoi leader sono comunque riusciti a limare, sta costruendo un programma su cui tutti si riconoscono. Perché mai dovrebbero fare più paura? Mi sembrerebbe una contraddizione»…
Omnibus, bufera Rixi-Romano: “soldi a Letta dai francesi”, “conseguenze pesantissime”
La faida elettorale continua tra le forze di centrodestra e centrosinistra. Siamo agli sgoccioli della campagna, fra pochi giorni ci saranno le elezioni e i partiti sono chiamati a sparare le ultime cartucce a disposizione per accaparrarsi i voti degli ultimi indecisi. Nella puntata di Omnibus, trasmessa su La7 nella mattinata di lunedì 19 settembre sotto la conduzione di Gaia Tortora, è andato in scena un botta e risposta tra il parlamentare del Partito Democratico Andrea Romano e il membro della Lega Edoardo Rixi.
“Sull’Europa bisogna essere molto chiari, e per quanto riguarda il Pd il programma per migliorarla è altrettanto chiaro” afferma il dem, che poi attacca la coalizione avversaria: “E’ un rischio alto quello che l’Italia corre. Una destra formata da Meloni e Salvini, con Berlusconi che pattina, che dice che il modello è Orban deve preoccupare tutti gli italiani. Perché le conseguenze anche materiali di un eventuale isolamento italiano, se vincesse la destra, sarebbero pesantissime. Dobbiamo lanciare un allarme per le tasche degli italiani”. La parola passa quindi all’ex Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti nel Conte I, che replica: “A me quello che dispiace di questa campagna elettorale è che il Pd invece di avere delle idee per governare il Paese continua ad incitare l’odio sulla destra. Noi vorremmo capire cose normali, che normalmente si discutono in una campagna elettorale, e che non riguardano la posizione nel mondo dell’Italia. Il nostro Paese è geograficamente in Europa e ci resterà, così come nella Nato e cercherà di difendere le sue posizioni a livello geopolitico”.
Roma, le educatrici protestano in Campidoglio: "Nidi allo sbando e graduatoria farlocca"
"Dopo due anni di emergenza sanitaria e di impedimenti legati alla possibilità di esprimere il nostro dissenso il "Coordinamento Contro la Precarietà" è pronto a scendere in piazza domani mattina per ribadire a gran voce che la “storia dell’ultimo Concorso pubblico per educatori di asilo nido del Comune di Roma è diventata una lunga triste storia, vissuta dai precari, maggiormente donne, madri, educatrici ed educatori’’ spiegano Alessandra Pelonero, Daniela Olivieri, Gabriella Rossi e Romina Abruzzetti del Coordinamento Contro la Precarietà (CCP).
‘’Si tratta di professionisti - spiegano le maestre precarie di lunga data - che si sono visti azzerare i sacrifici di anni di supplenze giornaliere con una procedura concorsuale messa a bando senza ascoltare la voce dei lavoratori, a colpi di prepotenti accordi tra il Dipartimento Risorse Umane, la ex Giunta 5 Stelle e la consenziente firma della parte sindacale. Accordo che non ha visto l’avallo da parte del Coordinamento. Contro la Precarietà che nel suo ruolo di Rsu, richiedeva di inserire a verbale la propria Nota di Dissenso. Tale Nota, con un anticipo di quattro anni, già denunciava le criticità ad oggi emerse palesemente. Nonostante aver presagito tutto quello che oggi è accaduto, siamo state confinate nell’isolamento e nel silenzio insieme agli intenti di giustizia contro ogni convenienza. Ad oggi vogliamo ringraziare in particolare quei Consiglieri Comunali che con voto trasversale approvavano il 5 aprile scorso una mozione importantissima, madre dell’attuale Memoria di Giunta Capitolina. Questo è stato il primo segno di ascolto attivo che vede i rappresentanti di diverse forze politiche unirsi per accogliere il grido disperato delle educatrici ed educatori, impegnati, ormai da anni, nel richiedere una graduatoria di merito, ripulita da eventuali mendacità ed errori sui punteggi assegnati. Il Coordinamento Contro la Precarietà ricorda che la Delibera di Giunta Capitolina del 28/07/2022 QM3318, votata da maggioranza e opposizione, suggellata con un impegno politico espresso chiaramente dal Sindaco e dall’Assessore Pratelli durante la Conferenza Stampa del 29 luglio 2022, è direttamente applicabile in quanto atto supremo. Durante la suddetta conferenza, il Sindaco e la Giunta Capitolina presentavano il piano assunzionale del settore educativo scolastico con l’emanazione di due atti paralleli ma consequenziali:
Giorgia Meloni attacca Luciana Lamorgese: non tutela i nostri comizi
Le minacce di morte, gli attacchi social, gli assalti ai banchetti. E, soprattutto, le continue contestazioni ai comizi. Al culmine di una campagna elettorale ad altissima tensione Giorgia Meloni non tiene più la rabbia e si sfoga sui social, chiamando in causa direttamente la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. «Mi aspetto delle risposte - scrive su Facebook - perchè manca una settimana al voto, il clima sta salendo e io non consentirò che si rovini la campagna elettorale di Fdi perché qualcuno non sa fare il suo lavoro». «Sono di ritorno da una manifestazione partecipatissima a Caserta - dice- ma devo denunciare qualcosa che non funziona. È la sesta manifestazione di Fdi nella quale ci ritroviamo all’interno della piazza dei contestatori. Ora, di media sono quattro gatti, insomma niente di preoccupante, il punto però è che devo capire come funziona la gestione dell’ordine pubblico perchè se consenti di insultare Fdi e Giorgia
Meloni in mezzo ai nostri sostenitori non viene in mente a nessuno che possa esserci il rischio che qualcuno a un certo punto innervosirsi e che questo possa produrre degli incidenti?». «Ho chiamato il ministro Lamorgese - riferisce - e le ho detto "scusi, non le viene il dubbio che facendo arrivare dei contestatori che insultano possono esserci dei problemi?". Ringrazio Dio, Fdi e il nostro popolo perché nessuno fin qui ha risposto alle provocazioni, però voglio capire dal ministro Lamorgese, da chi gestisce l’ordine se qui si sta cercando l’incidente per poi ringraziare che noi siamo inaffidabili, per poi scaricare su di noi e farci un po’ di campagna elettorale».
Salvini a Pontida con 100mila persone lancia l’affondo: abolire finalmente il canone Rai
Dal palco di Pontida Matteo Salvini abbraccia i centomila intervenuti e si dice orgoglioso di avere organizzato “la più grande manifestazione di questa strana campagna elettorale”. Quindi lancia la proposta: “Se anche la Rai tirasse un po’ la cinghia – dice – potremmo abolire quel canone che è finito in bolletta, come fanno tante televisioni pubbliche”. Una proposta che nessuno aveva mai sentito dal leghista e che qualcuno scambia quasi per la promessa sorpresa, annunciata nelle scorse ore.
I sei impegni della Lega
L’impegno della Lega e dei suoi dirigenti si racchiude in sei punti: stop bollette, autonomia, flat tax, Quota 41, decreti sicurezza e giustizia giusta. Prima si deve risolvere il problema che rischia di schiacciare il tessuto economico e sociale del paese, quello delle bollette. Ma poi arrivano in fila le bandiere leghiste. A partire dall’autonomia, che resterà a Pontida 2022 la parola più usata. A rivendicarla come una clava è Luca Zaia, che parla di necessità inderogabile, spiegando che “l’autonomia vale anche la messa in discussione del governo. Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione, chiunque vada a governare non avra’ scelte”.
Salvini: “Da Pontida mandiamo un bacione a Letta”
Con il segretario dem, Enrico Letta continuano le schermaglie, dopo la sfida portata dal dem a Monza, dove riunisce i suoi, non distante da Pontida. “Mi dicono che c’è Enrico Letta molto nervoso perché sta vedendo 100mila persone, gli mandiamo il bacione di Pontida, siamo gente per bene e accogliente”, dice a un certo punto. Poi avvisato del fatto che il leader del Pd ha definito Pontida una provincia ungherese replica: “Quelli di sinistra hanno una passione per la geografia, oggi è l’Ungheria, ieri la Russia, o la Finlandia….”.
Francesco Storace: tutti gli affari della sinistra con Cina e Putin
Ma quanto sono ipocriti a sinistra. Si riparano dai venti fragorosi sui finanziamenti russi al Pci con l'alibi del tempo trascorso («Siamo un'altra cosa»), dicono adesso. Come se sull'ambiguità delle relazioni internazionali dei figliocci di quel partito si debba solo risalire al tempo del Togliattismo. No, anche gli idoli di adesso hanno peccati da farsi perdonare e persino i loro cuginetti a Cinque stelle. Nel gioco delle relazioni pericolose spiccano tutti, a sinistra, e suscita davvero indignazione il loro accanimento su colpe inesistenti a destra. Spesso si sono fatti fare anche fessi da Mosca. Accadde a Romano Prodi e Massimo D'Alema, per la crisi energetica del 2007. All'epoca fu siglata un'intesa Eni-Enel con Gazprom, che in realtà ci mise in condizioni di sudditanza verso Mosca. E la partita la condusse con mano di spregiudicato mazziere l'ex cancelliere tedesco Schroeder. Sai che gliene fregava della fratellanza progressista...Venne poi il tempo di Enrico Letta.
Elezioni, Roy De Vita azzera lo spauracchio fascismo: la frase che infiamma i social
Incetta di mi piace e commenti positivi per Roy De Vita dopo un commento su Twitter. Il primario della Divisione di Chirurgia Plastica dell'Istituto Nazionale Tumori di Roma “Regina Elena” sta di frequente intervenendo sulle questioni legate alla politica italiana in vista delle elezioni del 25 settembre e stavolta si sofferma sul pericolo fascismo, un termine di cui abusano molti esponenti della sinistra, che additano troppo facilmente chi ha idee diverse dalle loro. “A furia di abusare della parola ‘fascista’ le si è fatto perdere il suo connotato. Ora serve semplicemente a definire una persona che non ti piace” la citazione pubblicata sul social network dal noto medico.
Anche Giorgia Meloni, ospite del Tg di La7, ha dovuto rispondere a una domanda sul tema dei presunti legami con la tradizione fascista: “Non è sostenibile la tesi che un partito che ha fatto tutte le battaglie per la libertà di lavoro, di pensiero, di voto, di impresa, e altro, battaglie che abbiamo fatto noi, possa essere considerato un partito che voglia portare un regime in Italia. Bisogna interrogarsi perché invece si vuole creare un mostro”.
Papa Francesco sconfessa la sinistra e loda l'Ungheria di Orban: colpo da ko al Pd
Papa Francesco ha ricevuto in udienza Katalin Novak, presidente dell’Ungheria ed ex ministro della famiglia, e l’esito dell’incontro non fa altro che far storcere la bocca alla sinistra a meno di trenta giorni dalle elezioni politiche in Italia. “Il Santo Padre si è particolarmente interessato alla politica della famiglia ungherese. Ha accolto con favore il fatto che i matrimoni siano raddoppiati e gli aborti dimezzati. Ha ringraziato per la difesa di famiglie tradizionali e cristiani perseguitati” le parole di Novak, che ha ricevuto i complimenti dal Santo Padre.
Come riferisce Libero si tratta di una vera e propria sconfessione pubblica per la sinistra, che cerca di trasformare ogni azione del Pontefice in un assist alla propria politica. Ma così non è, a partire dall’incontro in sé dopo le pesanti critiche alla nazione dell’est. “Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni bilaterali. Ci si è quindi soffermati su alcune questioni di comune interesse, quali la famiglia, la promozione della cultura della vita, i giovani e la situazione dei Cristiani in Medio Oriente” la nota del Vaticano. Quindi “famiglia” e “cultura della vita” non sono concetti così assurdi come vogliono far passare dal Pd. Che spesso tratta da mostro l'ungherese Viktor Orban.
I paletti di Leo (FdI) sui conti pubblici: “No all’extradebito, aliquote giù e basta tasse sulle case”
«La presidente Meloni ha detto che va fatto se necessario. E comunque ci sono alternative». Risponde così, sul Corriere della Sera, Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia, sull’ipotesi di creare un extra debito per finanziare il sostegno alle imprese e alle famiglie sul caro bollette. Le risorse contro il caro bollette, è la tesi di Leo e di Giorgia Meloni, in parziale disaccordo con Matteo Salvini, “ci sono già e vanno utilizzate”.
Leo corregge Salvini sull’extradebito
«Ci sono le risorse del maggior gettito Iva legato all’inflazione (6,2 miliardi) e gli extraprofitti che non sono stati recuperati adeguatamente perché l’attuale norma indica una base imponibile sbagliata, legata ai cicli di fatturazione e non ai ricavi che rappresentano il vero extraprofitto dell’energia», spiega Leo, secondo il quale le preoccupazioni di Salvini sono fondate ma – ribadisce “le risorse vanno cercate altrove: si può anche andare oltre i 13 miliardi. Ci sono i Fondi strutturali da riprogrammare (circa 20 miliardi), come si è fatto durante la pandemia”. «A noi interessa recuperare le risorse per fare un primo intervento sulle tasse: un segnale a imprese e famiglie».
Immigrazione, sempre peggio: oltre ai clandestini importiamo il traffico d’organi
Traffico d’organi, una nuova frontiera dell’orrore e della mercificazione dell’essere umano, sospinto dal business dell’immigrazione clandestina. A rivelarlo al pubblico il talk show televisivo di Rete 4 Fuori dal Coro, che ha fatto luce sull’inquietante traffico a danno di quegli immigrati che non disponendo del denaro chiesto dai criminali scafisti per poter affrontare la traversata che li porterà in Italia, decidono di vendere alcune parti interne del proprio corpo. Per condurre la loro inchiesta e confezionare il servizio la trasmissione tv e il giornalista Nicolò Calcagno si sono affidati all’esperto di sicurezza informatica Nicola Bressan.
Traffico d’organi, nuova frontiera dell’orrore
Bressan in poche ore, scandagliando il dark web — da tempo autentica terra di nessuno dove è possibile perfezionare scambi, transazioni e acquisti di ogni genere — ha trovato tracce concrete del business degli organi umani anche in Italia. Tra le inquietanti scoperte portate alla luce dal giornalista, addirittura una sorta di catalogo illustrato con un prezzario a indicare il valore per ogni singolo organo.
Le foto del flirt di Cecchi Paone: una gioia per il conduttore, un finimondo per il suo fidanzato ventenne
Le foto su Chi Magazine di Alessandro Cecchi Paone e del suo attuale fidanzato, Simone Antolini, 23 anni, hanno scatenato una ridda di commenti. Come sempre avviene quando escono sui giornali di gossip immagini dei vip e dei loro amori. Con l’aggiunta di battute omofobe. Ma i protagonisti come l’hanno vissuta?
Cecchi Paone: le mie foto con Simone? Un bel segno di normalizzazione
Per Alessandro Cecchi Paone, 60 anni, hanno rappresentato una vera gioia. “Sono contento di questa normalizzazione. Una volta queste foto erano rarissime. Adesso, invece, paparazzano le coppie gay come quelle etero, esattamente come mi accadeva quando mi paparazzavano con mia moglie. È un bellissimo segno di assoluta normalizzazione”. Poi l’ha buttata in politica: quelli che mi insultano votano tutti Lega o FdI… Quanta sicurezza in questa affermazione impossibile da verificare, ma andiamo avanti.
Tagadà, Luigi Di Maio e la verità sull'ipotesi larghe intese. La conduttrice inchioda il ministro
Luigi Di Maio non "tradisce" e giura fedeltà all’attuale presidente del Consiglio: “Larghe intese? Sì solo se c’è Draghi”. Durante la puntata di Tagadà, il programma sull’attualità di LA7, mercoledì 14 settembre, il ministro degli Affari Esteri si è prestato al gioco “A carte scoperte” (il politico di turno deve rispondere a domande circostanziate in 3 minuti).
Alla domanda della conduttrice Tiziana Panella sull’ipotesi larghe intese in caso di esito incerto delle elezioni politiche del 25 settembre, Di Maio ha fatto seguire un lungo silenzio imbarazzato. Dopo qualche attimo, ha balbettato: “Spero che ci sia un governo chiaro e che non ci siano instabilità. Credo e spero che le larghe intese non servano. Se proprio dovessero servire? Dipende… dipende…”. Da cosa? “Dipende da Draghi. Se c’è Draghi e se continua Draghi” ha aggiunto perentorio Di Maio, il cui “innamoramento” verso il premier continua indefesso anche sul viale del tramonto di questa legislatura.
Poi, il fondatore di “Impegno Civico” ha tirato una bordata a Matteo Salvini: “Cosa riconosco a Giorgia Meloni? Che sta annientando Salvini. E’ contrario al tetto del gas: è passato da prima gli italiani a prima Putin. Chiede lo scostamento di bilancio che nemmeno i suoi alleati vogliono, neppure Meloni.
Controcorrente, Silvio Berlusconi e i fondi da Mosca: gli unici li ha presi il Pci
Silvio Berlusconi affonda la sinistra sullo scottante tema dei finanziamenti da Mosca. Il presidente di Forza Italia rispedisce al mittente tutte le accuse e le insinuazioni. Se n'è parlato durante la puntata di "Controcorrente" in onda mercoledì di Rete4.
Copasir: "I partiti italiani non hanno ricevuto fondi dalla Russia"@berlusconi a #Controcorrente: "Gli unici fondi provenienti da Mosca sono quelli incassati dal Partito Comunista durante la guerra fredda" pic.twitter.com/HmrwmNsbMD
— Controcorrente (@Controcorrentv) September 14, 2022
"Forza Italia non è coinvolta in alcun modo in questa faccenda - ha detto Silvio Berlusconi davanti alle telecamere di Veronica Gentili - Il nostro finanziamento è quanto di più trasparente ci possa essere anche perché fino a quando la legge lo ha consentito me ne sono fatto carico integralmente io. Gli unici fondi provenienti da Mosca e dimostrati sono stati quelli che ha incassato il Pci durante gli anni della guerra fredda anche quando i missili nucleari sovietici erano puntati contro il nostro Paese. E tutto questo fa parte di una storia che non hanno mai voluto rinnegare".
Soldi russi ai partiti, esplode il caso. Copasir: "L'Italia non è coinvolta"
Tra una settimana saliranno sullo stesso palco, a piazza del Popolo a Roma, per chiudere la campagna elettorale. L'appuntamento, a 72 ore dal voto, è cerchiato in rosso perché dovrà restituire l'immagine di una coalizione compatta, pronta a governare il paese per i prossimi 5 anni. Eppure, nel centrodestra unito le divisioni non mancano come testimonia il differente approccio di Matteo Salvini rispetto a Giorgia Meloni (e Silvio Berlusconi) sul tema del caro-bollette.
Per il segretario della Lega la ricetta per contrastare gli effetti della crisi energetica su famiglie e imprese è soltanto una, ovvero uno scostamento di bilancio da attuare nell'immediato. "Con meno di 30 miliardi, a debito, l'emergenza non si argina", sottolinea il Capitano, senza smettere di pungere gli alleati, per nulla convinti che la strada da seguire sia quella indicata dal leghista. "Non capisco ritardi e tentennamenti sull'aiutare gli italiani a pagare le bollette di luce e gas.
Onestamente non capisco questa prudenza - confessa Salvini -. Perché i miei alleati sono così restii? Bella domanda...".
Nel mirino c'è soprattutto la presidente di Fratelli d'Italia, candidata in pectore per la guida di un prossimo governo di centrodestra. Palazzo Chigi però è anche nei pensieri di Salvini, che domenica tornerà a Pontida per lanciare il rush finale della Lega in vista del voto. E da qualche giorno il leader leghista non perde occasione per tirare in ballo Meloni sul caro bollette: "C'è la guerra, c'è il Covid, c'è l'inflazione, intervenire adesso non è un capriccio di Salvini, e mi domando perché Letta e Meloni dicano di aspettare l'Europa quando tutti gli altri paesi stanno intervenendo. A quelli che dicono di no dico che sono soldi ben spesi".
Giorgia Meloni, "collabora o reagiremo": chi minaccia la leader di FdI
L'olandese Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, in una intervista rilasciata a Repubblica ha detto che, la valutazione istintiva dei vertici Ue non è certa positiva; e Claudio Tito fa notare che la linea "meloniana" instilla il dubbio: che i Conservatori a guida Fratelli d'Italia (il gruppo all'Europarlamento è sostanzialmente egemonizzato dalla delegazione italiana) subiscano un'attrazione fatale dai Tories inglesi. Atlantisti ma antieuropeisti, dentro la Nato ma fuori dall'Ue. Nelle riunioni del gruppo Ppe, inoltre, molti chiederanno spiegazioni ad Antonio Tajani. E tutti nella rappresentanza del Pse si rivolgeranno ai colleghi italiani per capire cosa può cambiare nel nostro Paese. "Ci aspettiamo una cooperazione costruttiva", ha detto il commissario austriaco al Bilancio, Johannes Hahn. E tanto per essere più chiari, "se c'è un po' di razionalità, questa cooperazione ci sarà anche con un governo di centrodestra". Se invece non ci fosse, il discorso cambierebbe rapidamente.
Elezioni, pure Sanna Marin umilia il Pd: “Giorgia Meloni premier, che male c'è?”
Dopo Hillary Clinton, anche Sanna Marin frustra le speranze del Pd e dei suoi alleati. A domanda diretta, in conferenza stampa all'Europarlamento, se sia preoccupata o meno da un possibile approdo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, la premier finlandese ha risposto senza esitazione: «Gli italiani hanno il diritto di votare e scegliere il leader che secondo loro è più capace». Poche parole che non hanno provocato l'effetto sperato. Chi ama gridare alla «democrazia a rischio» è rimasto deluso. La destra italiana non fa paura all'Europa, come invece sostiene il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Eppure gli ingredienti per aspettarsi (a torto) una presa di posizione contro la leader di Fratelli d'Italia c'erano tutti. Marin, 37 anni tra due mesi, è considerata uno dei membri più a sinistra del partito socialdemocratico finlandese. Nel 2019 ha vinto le elezioni con un'agenda che al primo punto ha l'eguaglianza sociale e la lotta ai cambiamenti climatici. È cresciuta come figlia di una coppia omogenitoriale. I suoi genitori biologici si separarono quando lei era ancora piccola. In seguito la madre iniziò una relazione con una donna. Insomma, un suo j' accuse contro Meloni sembrava scontato. Anche i tempi erano giusti.
Nei giorni scorsi il Pd, Enrico Letta in testa, si è scagliato contro FdI per aver chiesto alla Rai di non mandare in onda un episodio di Peppa Pig (cartone animato seguitissimo dai più piccoli) in cui appare un nuovo personaggio, Penny Polar Bear, che vive con due mamme. Non è la prima volta che la ministra finlandese manda in cortocircuito la sinistra italiana. Poche settimane fa sono usciti alcuni video privati in cui Marin balla scatenata con gli amici. Niente di compromettente.
CartaBianca, Salvini al contrattacco: "Chi è stato pagato dalla Russia"
La risposta al dossier su Mosca arriva a CartaBianca. Qui Matteo Salvini, nella puntata di martedì 13 settembre in onda su Rai 3, passa al contrattacco: "Dicano nomi e cognomi: chi hanno pagato?". Il riferimento è alla notizia diffusa dall'intelligence Usa per cui la Russia avrebbe finanziato partiti di altri paesi con 300 milioni di dollari dal 2014. "Gli unici che hanno preso soldi dalla Russia in passato sono stati i comunisti e qualche quotidiano italiano - tuona l'ex ministro nello studio di Bianca Berlinguer -. Liberi di farlo... Io non ho mai chiesto soldi e non ho mai preso soldi. La Lega querela? Ci credo... L'emergenza di chi è davanti al televisore sono le bollette... Dicano nomi e cognomi: chi hanno pagato? Se la Russia ha pagato il Pd, è giusto che si sappia".
E sulla polemica dei viaggi a Mosca, Salvini mette le cose in chiaro: "L'unico paese straniero che nella mia attività politica mi ha offerto un viaggio tutto pagato e spesato, che poi non feci, furono gli Stati Uniti. Io non ci andai, altri ci andarono pagati dal governo americano, liberi di farlo". Lunedì il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, inviava un messaggio alle ambasciate con sede in Europa. Messaggio che ha sollevato parecchio clamore, in quanto si accusavano diversi Paesi - di cui comunque non si conosce l'identità - di aver beneficiato di finanziamenti "coperti" distribuiti dal Cremlino.
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