Incetta di mi piace e commenti positivi per Roy De Vita dopo un commento su Twitter. Il primario della Divisione di Chirurgia Plastica dell'Istituto Nazionale Tumori di Roma “Regina Elena” sta di frequente intervenendo sulle questioni legate alla politica italiana in vista delle elezioni del 25 settembre e stavolta si sofferma sul pericolo fascismo, un termine di cui abusano molti esponenti della sinistra, che additano troppo facilmente chi ha idee diverse dalle loro. “A furia di abusare della parola ‘fascista’ le si è fatto perdere il suo connotato. Ora serve semplicemente a definire una persona che non ti piace” la citazione pubblicata sul social network dal noto medico.
Anche Giorgia Meloni, ospite del Tg di La7, ha dovuto rispondere a una domanda sul tema dei presunti legami con la tradizione fascista: “Non è sostenibile la tesi che un partito che ha fatto tutte le battaglie per la libertà di lavoro, di pensiero, di voto, di impresa, e altro, battaglie che abbiamo fatto noi, possa essere considerato un partito che voglia portare un regime in Italia. Bisogna interrogarsi perché invece si vuole creare un mostro”.
Papa Francesco sconfessa la sinistra e loda l'Ungheria di Orban: colpo da ko al Pd
Papa Francesco ha ricevuto in udienza Katalin Novak, presidente dell’Ungheria ed ex ministro della famiglia, e l’esito dell’incontro non fa altro che far storcere la bocca alla sinistra a meno di trenta giorni dalle elezioni politiche in Italia. “Il Santo Padre si è particolarmente interessato alla politica della famiglia ungherese. Ha accolto con favore il fatto che i matrimoni siano raddoppiati e gli aborti dimezzati. Ha ringraziato per la difesa di famiglie tradizionali e cristiani perseguitati” le parole di Novak, che ha ricevuto i complimenti dal Santo Padre.
Come riferisce Libero si tratta di una vera e propria sconfessione pubblica per la sinistra, che cerca di trasformare ogni azione del Pontefice in un assist alla propria politica. Ma così non è, a partire dall’incontro in sé dopo le pesanti critiche alla nazione dell’est. “Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni bilaterali. Ci si è quindi soffermati su alcune questioni di comune interesse, quali la famiglia, la promozione della cultura della vita, i giovani e la situazione dei Cristiani in Medio Oriente” la nota del Vaticano. Quindi “famiglia” e “cultura della vita” non sono concetti così assurdi come vogliono far passare dal Pd. Che spesso tratta da mostro l'ungherese Viktor Orban.
I paletti di Leo (FdI) sui conti pubblici: “No all’extradebito, aliquote giù e basta tasse sulle case”
«La presidente Meloni ha detto che va fatto se necessario. E comunque ci sono alternative». Risponde così, sul Corriere della Sera, Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia, sull’ipotesi di creare un extra debito per finanziare il sostegno alle imprese e alle famiglie sul caro bollette. Le risorse contro il caro bollette, è la tesi di Leo e di Giorgia Meloni, in parziale disaccordo con Matteo Salvini, “ci sono già e vanno utilizzate”.
Leo corregge Salvini sull’extradebito
«Ci sono le risorse del maggior gettito Iva legato all’inflazione (6,2 miliardi) e gli extraprofitti che non sono stati recuperati adeguatamente perché l’attuale norma indica una base imponibile sbagliata, legata ai cicli di fatturazione e non ai ricavi che rappresentano il vero extraprofitto dell’energia», spiega Leo, secondo il quale le preoccupazioni di Salvini sono fondate ma – ribadisce “le risorse vanno cercate altrove: si può anche andare oltre i 13 miliardi. Ci sono i Fondi strutturali da riprogrammare (circa 20 miliardi), come si è fatto durante la pandemia”. «A noi interessa recuperare le risorse per fare un primo intervento sulle tasse: un segnale a imprese e famiglie».
Immigrazione, sempre peggio: oltre ai clandestini importiamo il traffico d’organi
Traffico d’organi, una nuova frontiera dell’orrore e della mercificazione dell’essere umano, sospinto dal business dell’immigrazione clandestina. A rivelarlo al pubblico il talk show televisivo di Rete 4 Fuori dal Coro, che ha fatto luce sull’inquietante traffico a danno di quegli immigrati che non disponendo del denaro chiesto dai criminali scafisti per poter affrontare la traversata che li porterà in Italia, decidono di vendere alcune parti interne del proprio corpo. Per condurre la loro inchiesta e confezionare il servizio la trasmissione tv e il giornalista Nicolò Calcagno si sono affidati all’esperto di sicurezza informatica Nicola Bressan.
Traffico d’organi, nuova frontiera dell’orrore
Bressan in poche ore, scandagliando il dark web — da tempo autentica terra di nessuno dove è possibile perfezionare scambi, transazioni e acquisti di ogni genere — ha trovato tracce concrete del business degli organi umani anche in Italia. Tra le inquietanti scoperte portate alla luce dal giornalista, addirittura una sorta di catalogo illustrato con un prezzario a indicare il valore per ogni singolo organo.
Le foto del flirt di Cecchi Paone: una gioia per il conduttore, un finimondo per il suo fidanzato ventenne
Le foto su Chi Magazine di Alessandro Cecchi Paone e del suo attuale fidanzato, Simone Antolini, 23 anni, hanno scatenato una ridda di commenti. Come sempre avviene quando escono sui giornali di gossip immagini dei vip e dei loro amori. Con l’aggiunta di battute omofobe. Ma i protagonisti come l’hanno vissuta?
Cecchi Paone: le mie foto con Simone? Un bel segno di normalizzazione
Per Alessandro Cecchi Paone, 60 anni, hanno rappresentato una vera gioia. “Sono contento di questa normalizzazione. Una volta queste foto erano rarissime. Adesso, invece, paparazzano le coppie gay come quelle etero, esattamente come mi accadeva quando mi paparazzavano con mia moglie. È un bellissimo segno di assoluta normalizzazione”. Poi l’ha buttata in politica: quelli che mi insultano votano tutti Lega o FdI… Quanta sicurezza in questa affermazione impossibile da verificare, ma andiamo avanti.
Tagadà, Luigi Di Maio e la verità sull'ipotesi larghe intese. La conduttrice inchioda il ministro
Luigi Di Maio non "tradisce" e giura fedeltà all’attuale presidente del Consiglio: “Larghe intese? Sì solo se c’è Draghi”. Durante la puntata di Tagadà, il programma sull’attualità di LA7, mercoledì 14 settembre, il ministro degli Affari Esteri si è prestato al gioco “A carte scoperte” (il politico di turno deve rispondere a domande circostanziate in 3 minuti).
Alla domanda della conduttrice Tiziana Panella sull’ipotesi larghe intese in caso di esito incerto delle elezioni politiche del 25 settembre, Di Maio ha fatto seguire un lungo silenzio imbarazzato. Dopo qualche attimo, ha balbettato: “Spero che ci sia un governo chiaro e che non ci siano instabilità. Credo e spero che le larghe intese non servano. Se proprio dovessero servire? Dipende… dipende…”. Da cosa? “Dipende da Draghi. Se c’è Draghi e se continua Draghi” ha aggiunto perentorio Di Maio, il cui “innamoramento” verso il premier continua indefesso anche sul viale del tramonto di questa legislatura.
Poi, il fondatore di “Impegno Civico” ha tirato una bordata a Matteo Salvini: “Cosa riconosco a Giorgia Meloni? Che sta annientando Salvini. E’ contrario al tetto del gas: è passato da prima gli italiani a prima Putin. Chiede lo scostamento di bilancio che nemmeno i suoi alleati vogliono, neppure Meloni.
Controcorrente, Silvio Berlusconi e i fondi da Mosca: gli unici li ha presi il Pci
Silvio Berlusconi affonda la sinistra sullo scottante tema dei finanziamenti da Mosca. Il presidente di Forza Italia rispedisce al mittente tutte le accuse e le insinuazioni. Se n'è parlato durante la puntata di "Controcorrente" in onda mercoledì di Rete4.
Copasir: "I partiti italiani non hanno ricevuto fondi dalla Russia"@berlusconi a #Controcorrente: "Gli unici fondi provenienti da Mosca sono quelli incassati dal Partito Comunista durante la guerra fredda" pic.twitter.com/HmrwmNsbMD
— Controcorrente (@Controcorrentv) September 14, 2022
"Forza Italia non è coinvolta in alcun modo in questa faccenda - ha detto Silvio Berlusconi davanti alle telecamere di Veronica Gentili - Il nostro finanziamento è quanto di più trasparente ci possa essere anche perché fino a quando la legge lo ha consentito me ne sono fatto carico integralmente io. Gli unici fondi provenienti da Mosca e dimostrati sono stati quelli che ha incassato il Pci durante gli anni della guerra fredda anche quando i missili nucleari sovietici erano puntati contro il nostro Paese. E tutto questo fa parte di una storia che non hanno mai voluto rinnegare".
Soldi russi ai partiti, esplode il caso. Copasir: "L'Italia non è coinvolta"
Tra una settimana saliranno sullo stesso palco, a piazza del Popolo a Roma, per chiudere la campagna elettorale. L'appuntamento, a 72 ore dal voto, è cerchiato in rosso perché dovrà restituire l'immagine di una coalizione compatta, pronta a governare il paese per i prossimi 5 anni. Eppure, nel centrodestra unito le divisioni non mancano come testimonia il differente approccio di Matteo Salvini rispetto a Giorgia Meloni (e Silvio Berlusconi) sul tema del caro-bollette.
Per il segretario della Lega la ricetta per contrastare gli effetti della crisi energetica su famiglie e imprese è soltanto una, ovvero uno scostamento di bilancio da attuare nell'immediato. "Con meno di 30 miliardi, a debito, l'emergenza non si argina", sottolinea il Capitano, senza smettere di pungere gli alleati, per nulla convinti che la strada da seguire sia quella indicata dal leghista. "Non capisco ritardi e tentennamenti sull'aiutare gli italiani a pagare le bollette di luce e gas.
Onestamente non capisco questa prudenza - confessa Salvini -. Perché i miei alleati sono così restii? Bella domanda...".
Nel mirino c'è soprattutto la presidente di Fratelli d'Italia, candidata in pectore per la guida di un prossimo governo di centrodestra. Palazzo Chigi però è anche nei pensieri di Salvini, che domenica tornerà a Pontida per lanciare il rush finale della Lega in vista del voto. E da qualche giorno il leader leghista non perde occasione per tirare in ballo Meloni sul caro bollette: "C'è la guerra, c'è il Covid, c'è l'inflazione, intervenire adesso non è un capriccio di Salvini, e mi domando perché Letta e Meloni dicano di aspettare l'Europa quando tutti gli altri paesi stanno intervenendo. A quelli che dicono di no dico che sono soldi ben spesi".
Giorgia Meloni, "collabora o reagiremo": chi minaccia la leader di FdI
"È finita la pacchia", la frase che Giorgia Meloni ha urlato dal palco del comizio a Milano non fa dormire sonni tranquilli i Palazzi del potere europei. Nella corrispondenza di Claudio Tito per Repubblica si spiega che le rassicurazioni "europeiste" fornite nelle ultime settimane dalla leader di Fdi avevano indotto la "struttura" di Bruxelles a sospendere il giudizio, e persino ad accendere, pragmaticamente, una sorta di linea di credito, ma ora dopo il suo comizio "stile Vox" serpeggia il dubbio su "quale sia la vera faccia di Giorgia Meloni".
L'olandese Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue, in una intervista rilasciata a Repubblica ha detto che, la valutazione istintiva dei vertici Ue non è certa positiva; e Claudio Tito fa notare che la linea "meloniana" instilla il dubbio: che i Conservatori a guida Fratelli d'Italia (il gruppo all'Europarlamento è sostanzialmente egemonizzato dalla delegazione italiana) subiscano un'attrazione fatale dai Tories inglesi. Atlantisti ma antieuropeisti, dentro la Nato ma fuori dall'Ue. Nelle riunioni del gruppo Ppe, inoltre, molti chiederanno spiegazioni ad Antonio Tajani. E tutti nella rappresentanza del Pse si rivolgeranno ai colleghi italiani per capire cosa può cambiare nel nostro Paese. "Ci aspettiamo una cooperazione costruttiva", ha detto il commissario austriaco al Bilancio, Johannes Hahn. E tanto per essere più chiari, "se c'è un po' di razionalità, questa cooperazione ci sarà anche con un governo di centrodestra". Se invece non ci fosse, il discorso cambierebbe rapidamente.
Elezioni, pure Sanna Marin umilia il Pd: “Giorgia Meloni premier, che male c'è?”
Dopo Hillary Clinton, anche Sanna Marin frustra le speranze del Pd e dei suoi alleati. A domanda diretta, in conferenza stampa all'Europarlamento, se sia preoccupata o meno da un possibile approdo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, la premier finlandese ha risposto senza esitazione: «Gli italiani hanno il diritto di votare e scegliere il leader che secondo loro è più capace». Poche parole che non hanno provocato l'effetto sperato. Chi ama gridare alla «democrazia a rischio» è rimasto deluso. La destra italiana non fa paura all'Europa, come invece sostiene il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Eppure gli ingredienti per aspettarsi (a torto) una presa di posizione contro la leader di Fratelli d'Italia c'erano tutti. Marin, 37 anni tra due mesi, è considerata uno dei membri più a sinistra del partito socialdemocratico finlandese. Nel 2019 ha vinto le elezioni con un'agenda che al primo punto ha l'eguaglianza sociale e la lotta ai cambiamenti climatici. È cresciuta come figlia di una coppia omogenitoriale. I suoi genitori biologici si separarono quando lei era ancora piccola. In seguito la madre iniziò una relazione con una donna. Insomma, un suo j' accuse contro Meloni sembrava scontato. Anche i tempi erano giusti.
Nei giorni scorsi il Pd, Enrico Letta in testa, si è scagliato contro FdI per aver chiesto alla Rai di non mandare in onda un episodio di Peppa Pig (cartone animato seguitissimo dai più piccoli) in cui appare un nuovo personaggio, Penny Polar Bear, che vive con due mamme. Non è la prima volta che la ministra finlandese manda in cortocircuito la sinistra italiana. Poche settimane fa sono usciti alcuni video privati in cui Marin balla scatenata con gli amici. Niente di compromettente.
CartaBianca, Salvini al contrattacco: "Chi è stato pagato dalla Russia"
La risposta al dossier su Mosca arriva a CartaBianca. Qui Matteo Salvini, nella puntata di martedì 13 settembre in onda su Rai 3, passa al contrattacco: "Dicano nomi e cognomi: chi hanno pagato?". Il riferimento è alla notizia diffusa dall'intelligence Usa per cui la Russia avrebbe finanziato partiti di altri paesi con 300 milioni di dollari dal 2014. "Gli unici che hanno preso soldi dalla Russia in passato sono stati i comunisti e qualche quotidiano italiano - tuona l'ex ministro nello studio di Bianca Berlinguer -. Liberi di farlo... Io non ho mai chiesto soldi e non ho mai preso soldi. La Lega querela? Ci credo... L'emergenza di chi è davanti al televisore sono le bollette... Dicano nomi e cognomi: chi hanno pagato? Se la Russia ha pagato il Pd, è giusto che si sappia".
E sulla polemica dei viaggi a Mosca, Salvini mette le cose in chiaro: "L'unico paese straniero che nella mia attività politica mi ha offerto un viaggio tutto pagato e spesato, che poi non feci, furono gli Stati Uniti. Io non ci andai, altri ci andarono pagati dal governo americano, liberi di farlo". Lunedì il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, inviava un messaggio alle ambasciate con sede in Europa. Messaggio che ha sollevato parecchio clamore, in quanto si accusavano diversi Paesi - di cui comunque non si conosce l'identità - di aver beneficiato di finanziamenti "coperti" distribuiti dal Cremlino.
Fondi russi, "a 10 giorni dal voto...": sospetti sulla "manina" Usa, l'ambasciatore nel mirino
Mentre fonti di intelligence americane sostengono che non risulterebbe "niente di specifico sull'Italia" in relazione alle indiscrezioni sul rapporto dei Servizi segreti Usa che parlano di 300 milioni di fondi russi destinati a partiti stranieri in oltre 20 Paesi, in Italia la Lega di Matteo Salvini e anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni sono già finiti sotto accusa.
"Mai chiesti e mai presi soldi, rubli, dinaro o dollari dalla Russia. L’unica cosa che ho portato a casa da Mosca l’ultima volta che ci sono andato è stata Masha e Orso per mia figlia", sbotta il segretario del Carroccio durante una intervista a Rtl 102.5. "Strano che a dieci giorni dal voto arrivino queste fake news, sono dieci anni che ci sono inchieste e non hanno mai trovato nulla perché non c’è nulla". E ancora, dice Salvini: "Se deve intervenire il Copasir? Facciano quello che vogliono, approfondiscano, chiedano. Io non ho mai preso un rublo, chi aiuta la Lega lo fa in Italia".
Calenda e Di Maio si prendono a sberle. Volano parole grosse: «Vergognati», «incompetente»
Calenda e Di Maio, continua lo scontro a distanza. Volano parole grosse, un botta e risposta duro. A salire per primo sul ring è il leader di Azione. Le sue “riflessioni” su Giggino non passano inosservate. Alla Cna, Calenda sostiene infatti che un imprenditore non prenderebbe a gestire un’impresa «una persona che, ad esempio, ha fatto il venditore di bibite». E lo stesso dovrebbero fare i cittadini quando votano. Poi sferra l’attacco: «Un ragazzo che arriva legittimamente a fare il ministro, ma senza alcuna esperienza per farlo, e che pretende con boria e tracotanza di avere due ministeri perché uno non gli basta, dimostra di non avere senso del limite ed è destinato a schiantarsi»
Botte da orbi tra Calenda e Di Maio
«Caro Calenda, anche un venditore di bibite merita rispetto», la risposta di Di Maio. «La cultura dell’odio e del disprezzo che tu alimenti è classista e discriminante. Chi nella vita è stato meno fortunato di te e ha fatto lavori umili non può essere denigrato e messo ai margini della società. Quelle persone vanno aiutate e valorizzate. Quelle persone per me sono eroi. Dovresti solo vergognarti».
Meloni a Torino: la sinistra ha il terrore di perdere perché non può più piazzare gli amici degli amici
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a Torino, accusa gli avversari di non avere argomenti a parte la campagna di odio contro di lei. “La sinistra è nervosa non perché i sondaggi dicono che stiamo andando meglio noi. Non è il fatto di perdere, nella vita si vince e si perde, ma loro hanno un problema, hanno un’egemonia di potere e hanno il terrore di perderla perché non credendo più in nulla e non avendo più nulla da dire se perdono anche la possibilità di piazzare gli amici degli amici che hanno avuto in questi anni non sanno più come ricostruire la loro esperienza politica”.
“Loro sanno bene – ha continuato – che se centro destra e Fdi arrivano al governo, costruiremo una nazione in cui non si va avanti perché sei più amico o vicino alla sinistra, ma vai avanti se sei capace”, ha aggiunto.
“Io – ha aggiunto – non ho mai fatto un’intervista sulla stampa internazionale in cui ho parlato male dell’Italia perché io non parlo male dell’Italia fuori dai confini nazionali ecco la grande differenza che c’è tra noi e gli altri, tra noi e chi fa politica con odio e con rabbia”.
Mega profitti con gli aumenti dell'energia: +3.800%. Indaga la Procura di Roma
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo l’esposto sugli extraprofitti delle società energetiche presentato lo scorso 25 agosto da Verdi e Sinistra italiana. Nell’esposto, si chiede di verificare «se siano stati commessi reati di evasione e frode fiscale» e «se i reati dovessero trovare conferma di valutare se procedere nel sequestro preventivo delle somme evase». Ad indagare sarà ora la Guardia di Finanza.
Nell'esposto si parla di guadagni da capogiro e picchi del +3.800%, raggiunti grazie agli aumenti dell'energia derivanti dagli oltre 200 giorni di guerra in Ucraina. «L'esposto da noi presentato - spiega Angelo Bonelli di Europa verde - parte dalla constatazione che le società energetiche dovevano presentare un acconto pari al 40% della tassa prevista dal governo Draghi ma al 30 giugno hanno versato poco più di un miliardo rispetto ai 10 miliardi previsti. Se un cittadino non versa le tasse nella data prevista arriva l’Agenzia delle entrate e la Guardia di Finanza bussa alla porta».
Secondo quanto scritto nell'esposto "Eni nell'ultimo trimestre 2021, rispetto al periodo precedente, ha conseguito un utile del +3.870% pari a 2 miliardi di euro, sempre Eni nel primo trimestre del 2022 ha conseguito un utile del +670% per 7 miliardi di euro".
Finanziamenti da Mosca, Giorgia Meloni pronta a querelare Repubblica e Volker: "Fdi non prende soldi da stranieri"
Lo spettro delle ingerenze della Russia sul voto italiano agita nuovamente la campagna elettorale a pochi giorni dal voto del 25 settembre. La leader di fratelli d'Italia Giorgia Meloni smentisce e fa chiarezza sulle accuse di aver ricevuto fondi di Mosca: "Sono tutte verificabili le nostre forme di finanziamento. Sono certa che Fratelli d'Italia non prende soldi dagli stranieri" precisa la leader di Fratelli d'Italia.
In un'intervista al quotidiano La Repubblica, Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato col presidente Bush e inviato speciale per l'Ucraina con Trump accusa il partito di Giorgia Meloni di aver ricevuto "qualche aiuto da Mosca, come Lega e Forza Italia". E Meloni, nell'intervista di questa mattina a Radio24, annuncia la volontà di querelare sia il quotidiano La Repubblica che l'ex ambasciatore Usa alla Nato.
Massimo Cacciari asfalta Enrico Letta e Pd: "Sputare sangue? Sparano ca***"
Le parole del governatore pugliese Michele Emiliano - calorosamente applaudite da Enrico Letta, segretario del Pd -. non sono piaciute affatto a Massimo Cacciari. Ieri infatti il presidente di Regione ha detto che il centrodestra non passerà e che "devono sputare sangue". Sentito dall'Adnkronos, il filosofo ed ex sindaco di Venezia ha commentato: "Sparano caz**te e a volte sproloquiano anche con battute infelici". Secondo lui, tutta la campagna elettorale è da dimenticare: "Lo ha detto sul serio? Sputare sangue? Questa è una campagna elettorale in cui non c'è assolutamente niente, promesse insensate da una parte e dall'altra, prive di qualunque copertura e di qualunque buon senso economico e finanziario".
La strigliata, insomma, è rivolta a tutte le forze politiche e - nel caso specifico - alla sinistra: "Non seguo assolutamente nulla di questa campagna elettorale. È una cosa penosa". Analizzando la dichiarazione di Emiliano nel dettaglio, poi, Cacciari ha detto: "Sputare sangue è un'espressione che può avere sicuramente un uso ironico ed è una metafora che può essere usata anche ridendo tra amici: 'Ti farò sputare sangue per vincerti a tennis domani...'. Quindi dal punto di vista del dizionario non c'è dubbio che l'espressione può avere un senso addirittura amichevole".
“Da voi poche idee e molte fake news”. Ecco perché la Meloni ha vinto il duello con Letta
“Noto che anche oggi Enrico Letta ha parlato più di me che di loro…”, è la battuta finale di Giorgia Meloni, che strappa un sorriso a Enrico Letta. Quasi due ore di faccia a faccia, garbato, il tu confidenziale, ma con qualche colpo ravvicinato e senza suggestioni da inciucio. Letta sulla difensiva, Meloni più aggressiva, il primo a cercare di disegnare il centrodestra come inaffidabile e pericoloso, la seconda a rimarcare come solo da questo fronte politico gli interessi degli italiani stiano più a cuore di quelli dei burocrati europei.
Alla fine si contano diverse stoccate reciproche e qualche colpo al mento della Meloni a Letta: a prescindere dalle valutazioni su chi ha vinto il botta e risposta andato in onda sul sito del Corriere, sul quale i giornali domani si divideranno, l’unica certezza è che la Meloni ha evitato che il segretario del Pd potesse recuperare consenso rispetto all’abissale distacco attuale, non lasciandogli mai l’iniziativa e costringendolo ad inseguire, come sta accadendo già nelle piazze. Il fiatone dimostrato anche oggi, sul web, da Letta, segnala un affanno politico emerso in tutta la sua drammaticità anche nel confronto tra i “Sandra e Raimondo” della politica italiana. E questa è sicuramente una vittoria per Giorgia, che ha dimostrato di non scappare ma anche di reggere lo scontro ravvicinato.
Quarta Repubblica, Rizzo asfalta Conte e Letta: "Antifascismo da passerella"
Marco Rizzo mette nel mirino il Pd e il Movimento Cinque Stelle. Nel salotto di Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4, di fatto si parla degli attacchi che costantemente ricevono Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma ad essere nel mirino più di ogni altro è la leader di Fratelli d'Italia che subisce quotidianamente le stangate d'odio che arrivano da sinistra basate sulla retorica dell'antifascismo e la contestazione della fiamma nel simbolo di FdI.
Una campagna elettorale nauseante che ha portato la Meloni ad affermare che la sinistra ha ormai costruito una sorta di "mostro" su di lei. E la tattica del "mostro" a quanto pare non ha pagato: nei sondaggi prima del silenzio, la Meloni era saldamente in testa alle intenzioni di voto.
E Rizzo nel suo intervento a Quarta Repubblica ha smascherato l'ipocrisia di Conte e Letta affermando che "questo antifascismo del Pd e del Movimento Cinque Stelle è sola da passerella". Insomma il centrosinistra usa la retorica solo per raccogliere qualche consenso in più. E ora anche un estremista di sinistra come Rizzo punge che urla al pericolo "fascista" solo per fermare l'avversario politico.
FdI al democratico Emiliano: “Le parole sono pietre. A parti invertite sarebbe scoppiato il finimondo”
“Sputeranno sangue”. Parole come pietre quelle del governatore della Puglia, Michele Emiliano, all’indirizzo del centrodestra davanti a un Letta plaudente. Che scatenano le reazioni sdegnate di Fratelli d’Italia contro l’escalation di violenza verbale alimentata dalla sinistra. E spesso messa in atto dai ‘bravi ragazzi’ dei centri sociali. Alla replica a caldo di Giorgia Meloni dal palco di Milano (“Mi sono stufata dell’irresponsabilità che sto vedendo in questa classe politica”) seguono i commenti durissimi di molti esponenti di spicco del suo partito. Nel silenzio assordante della sinistra.
FdI contro Emiliano: parole gravissime
“Parole gravissime. Una frase del genere, non ha alcuna scusante”, dice il capogruppo di FdI al Senato Luca Ciriani. “Perché il confronto politico dovrebbe essere basato sempre sul rispetto dell’avversario. E invece dimostrano quel clima di odio e di istigazione alla violenza che il Pd ha portato avanti per tutta la campagna elettorale. Il tutto – continua Ciriani – amplificato da alcuni giornali e trasmissioni televisive. Che si sono fatti megafono di questa sinistra. Ma quello che aggrava le parole di Emiliano è che arrivino da un ex magistrato. Dal quale ci si aspetterebbe un atteggiamento più consapevole dei rischi. E delle possibili conseguenze che affermazioni cariche d’odio potrebbe avere”.
Gaffe continua: Letta tuona contro l’autonomia rafforzata, ma dimentica che l’ha voluta il Pd
Non solo pasticcione, ma anche apostata o, nella più benevola delle ipotesi, smemorato. Parliamo di Enrico Letta e della sua disastrosa campagna elettorale, che ieri ha registrato in quel di Taranto un altro caso di involontario umorismo. È stato quando il segretario del Pd ha tuonato contro il progetto di autonomia rafforzata, accusando la Lega di essere tornata «all’idea originaria di una Italia differenziata in cui c’è un Nord che va per conto suo e lascia al Mezzogiorno le briciole». E così torniamo al cortocircuito di Letta che chiede voti per il Pd affinché il Pd ci preservi dagli effetti delle riforme volute o votate dallo stesso Pd.
Letta a Taranto sbaglia bersaglio
È accaduto di recente con il Rosatellum, bollato come «la peggior legge elettorale di sempre», con il Jobs act e con il taglio del numero dei parlamentari. All’elenco, già corposo, aggiungiamo ora anche l’autonomia regionale rafforzata o differenziata che dir si voglia. Che intanto esiste perché nel 2001 la sinistra approvò (con soli 4 voti di scarto) la sciaguratissima riforma del Titolo V della Costituzione. E intanto è all’ordine del giorno perché nel 2018 l’ex-premier Paolo Gentiloni appose la propria firma in calce alle pre-intese siglate con i tre territori richiedenti: Veneto, Lombardia e la rossa Emilia Romagna del compagno Bonaccini.
Meloni avverte i partner europei: "È finita la pacchia per la Ue". Bagno di folla a Milano
Prima il passaggio al Gran Premio di Formula 1 di Monza, poi il grande comizio in piazza Duomo a Milano. Domenica tutta lombarda per la leader di FdI Giorgia Meloni, alla conquista dei voti del Nord, dove la sfida è nella sfida: battere il centrosinistra, certo, ma anche replicare il sorpasso sugli alleati - Lega in primis - già avvenuto alle amministrative di giugno.
«I sondaggi? Quello che mi interessa è battere i miei avversari non gli alleati. Vorrei che se il centrodestra arrivasse al governo riuscisse a restarci per cinque anni, e mi piacerebbe che tutti i partiti di centrodestra crescessero in questa campagna elettorale», assicura Meloni prima di salire sul palco della manifestazione nel luogo simbolo del capoluogo lombardo. I toni in mattinata sono già quasi da chi ha la vittoria in tasca: «Se una donna arrivasse per la prima volta alla guida del governo, significherebbe rompere un tetto di cristallo».
Anche se poi dal palco arriva il richiamo ai sostenitori: «Siamo pronti a governare» ma «non abbiamo ancora vinto niente». Dunque niente «distrazioni» e «il 25 settembre tutti a votare», l'appello della leader. E alla Ue, dove qualcuno si dice preoccupato, l'ex ministro risponde: «È finita la pacchia, anche l'Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali, come fanno gli altri».
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