Sul virus cinese l'Oms ha lanciato l'allarme sul fenomeno della "infodemia", ovvero sull'enorme quantità di informazioni che rende difficile avere indicazioni affidabili e riconoscere fonti sicure. Qui le principali bufale sul tema
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel suo report sul coronavirus 2019-nCoV del 2 febbraio, ha lanciato l’allarme sul fenomeno della “infodemia”, cioè sulla «sovrabbondanza di informazioni – alcune accurate altre no – che rende difficile per le persone trovare fonti sicure e indicazioni affidabili quando ne hanno bisogno».
Per contrastare questa emergenza, l’Oms sta cercando di individuare quali sono le notizie false più diffuse – per esempio su cure e misure preventive che andrebbero adottate – e di rispondere sul proprio sito e sui propri canali social (tra cui Weibo, Twitter, Facebook, Instagram, LinkedIn, Pinterest). Andiamo allora a vedere tutte le principali notizie false che sono circolate negli ultimi giorni sul coronavirus 2019-nCoV, in Italia e non solo.
Lo ha detto il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci: "I controlli predisposti dal Governo nazionale sono pochi". E intanto ci sono altri tre casi di Coronavirus in Sicilia
Senza giri di parole, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci è un fiume in piena e va dritto al'attacco. Nel mirino, ancora una volta, il Governo nazionale, reo a dire del governatore siciliano di non effettuare alcun controllo (o pochi controlli) dei turisti in arrivo in Sicilia. "Ecco perché qualche giorno fa avevo detto ai turisti di rinviare il loro arrivo in Sicilia - spiega Musumeci - Qui lo Stato non esercita alcuna vigilanza quando arrivano i passeggeri nei porti e negli aeroporti. I controlli negli aeroporti siciliani sono solo per i viaggiatori che arrivano da Roma o dai Paesi extra-Schengen: un cittadino che arriva dalla zona gialla non è controllato. Il mio invito è alla prudenza. Se potete, evitate di arrivare in Sicilia. Lo ha detto anche Zingaretti, ma nessuno si scandalizza. Lo dico io e diventa un problema. Il fatto è grave e la responsabilità è del Governo nazionale".
Musumeci ribatte le sue convinzioni nel corso della trasmissione televisiva "Quarta Repubblica". E ha fatto anche ilp unto sull'approdo della Sea Watch la scorsa settimana a Messina: "Penso tutto il peggio possibile di un Governo che non ha avvertito la sensibilità di proteggere nè i migranti nè la comunità siciliana - dice Musumeci - L'approdo della nave è avvenuto poche ore dopo l'esplosione del primo contagio in Sicilia, in un albergo di Palermo: un momento di sbigottimento, preoccupazione e ansia per un popolo che da anni continua a seguire il calvario dei migranti, che riceve i vivi e i morti dei barconi. Il tutto di fronte all'indifferenza delle comunità europee e al finto buonismo delle autorità italiane".
Il Coronavirus stava per travolgerci. Il governo era al corrente del pericolo ma litigava per il festival di Sanremo. Questa l’accusa, supportati dai fatti, di Libero.
Cinque gennaio 2020.All’attenzione del governo un documento di tre pagine dal titolo inquietante: «Polmonite da eziologia sconosciuta». Ovvero: cause sconosciute. E’ l’inizio certificato dell’epidemia in Italia.
Ne abbiamo parlato:
Altro bollettino della Protezione civile, altre brutte notizie sul coronavirus. Ad oggi, domenica 29 marzo, in Italia i casi totali (compresi guariti e deceduti) sono 97.689, con un incremento in un giorno di 3.815 infetti (su un totale di 5.187 positivi in più). I decessi invece salgono a 10.779, 756 più di ieri.
Per quanto riguarda i guariti, questi raggiungono i 646, per un totale dall'inizio della pandemia di 13.030. Altro dato sconcertante quello legato ai malati in terapia intensiva: si tratta di 3.906 persone, esattamente 50 in più rispetto alla giornata di ieri. Dei malati complessivi, 27.386 sono ricoverati con sintomi e 42.588 sono quelli in isolamento domiciliare.
«Questo virus ci farà ancora male. Non per settimane, per mesi e mesi. Il vaccino non c’è e se andrà bene torneremo ad abbracciarci tra un anno, se andrà male tra due…». Lo ha detto Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, in un’intervista rilasciata ad Avvenire.
«Riapriamo. Perché non possiamo aspettare che tutto passi. Perché se restiamo chiusi la gente morirà di fame. Perché la strada sarà una sola: convivere due anni con il coronavirus», ha aggiunto l’ex premier, per il quale «bisogna consentire che la vita riprenda. E bisogna consentirlo ora. Sono tre settimane che l’Italia è chiusa e c’è gente che non ce la fa più. Non ha più soldi, non ha più da mangiare. I tentacoli dell’usura si stanno allungando minacciosi specialmente al Sud. Senza soldi vincerà la disperazione e si accende la rivolta sociale. I balconi presto si trasformeranno in forconi; i canti di speranza, in proteste disperate». E ancora: «Serve un piano per la riapertura e serve ora. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le Chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire».
Il senatore toscano ha anche detto: «Ogni tipo di richiesta di denaro va sospesa: tasse, affitti, mutui. Chi è stato chiuso regge se gli elimini le scadenze o se gli offri una straordinaria iniezione di liquidità. È la sola strada: lo Stato deve dare garanzie alle banche e le banche devono garantire liquidità. Senza chiedere modulistiche infernali, deve bastare un modulo di richiesta sulla base del fatturato dell’anno prima e la garanzia dello Stato».
Flavio Briatore scalda i motori in attesa della puntata di Non è l'arena di domenica 29 marzo, il programma di Massimo Giletti su La7 dove mister Billionaire sarà ospite in collegamento. Da giorni scatenato sull'emergenza coronavirus, tra critiche al governo e proposte costruttive, l'imprenditore su Twitter, annunciando la sua partecipazione al programma, torna a mettere l'esecutivo nel mirino: "Domani sera a Non è l'arena. Il governo sapeva: il 5 gennaio il ministro Speranza, che ci ha fatto perdere la speranza, sapeva del Corona e manda nota di 3 paginette parlando di sintomi - rimarca -. Non lo mandano neanche ai medici di base, non compriamo materiale sanitario fino al 21 febbraio", conclude Briatore in un tweet dove vengono nuovamente messe in luce tutte le gravi responsabilità del governo nel dilagare dell'emergenza.
Le toccanti immagini di Maria Vittoria Morano che al Tg3 #Basilicata non riesce a trattenere le lacrime leggendo la notizia della morte di Diego
Uno strazio davanti al quale Maria Vittoria Morano, conduttrice del Tg3 regionale della Basilicata, non riesce a trattenersi. Si parla della morte del piccolo Diego, il bimbo di 3 anni scomparso e trovato morto, una vicenda terribile in un'Italia già scossa dal coronavirus. E la Morano, leggendo la devastante notizia, nel dettaglio leggendo le parole di cordoglio del presidente della Regione, Vito Bardi, non è riuscita a trattenere la commozione. In lacrime, nell'edizione delle 14 di sabato 28 marzo. Un video toccante, diventato subito virale in rete. Diego, per la tragica cronaca, è stato trovato morto a Metaponto di Bernald, in provincia di Matera.
In provincia di Bergamo continuano a crescere i contagi, che hanno sfondato quota 8mila, e non si placa la polemica sulla mancata creazione di una zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Il Giorno racconta l’ira dei sindaci, scaturita dal fatto che l’Istituto superiore di sanità, in una nota tecnica del 2 marzo scorso, aveva raccomandato al governo l’isolamento immediato e la chiusura dei due paesi della Valle Seriana, poi diventati lazzaretti d’Italia. “La decisione doveva essere di governo e Regione - ha sottolineato Claudio Cancelli, sindaco di Nembro - dovevano dare maggior peso alle valutazioni tecniche-epidemiologiche dell’Iss che dicevano che era opportuno fare anche qui una zona rossa. Dovevano prendersi la responsabilità. Invece hanno continuato a rimandare e ritardare e intanto il contagio si allargava a tutta l’area”. Quando tra il 7 e l’8 marzo è arrivato il decreto che ha comportato misure restrittive per tutta la Lombardia, ormai il danno era fatto.
Dopo l’esperienza del virus, sappiamo che l’eventuale minaccia totalitaria che si annida nel futuro potrà essere una dittatura sanitaria. Dittatura globale e/o nazionale, giustificata da norme anticontagio. Vi invito a un viaggio letterario e forse un po’ profetico nel futuro globale, partendo dai nostri giorni.
Stiamo sperimentando sulla nostra pelle che nel nome della salute è possibile revocare la libertà, sospendere i diritti elementari e la democrazia, imporre senza se e senza ma norme restrittive, fino al coprifuoco. È possibile mettere un paese agli arresti domiciliari, isolare gli individui, impedire ogni possibile riunione di persone, decomporre la società in molecole, e tenerla insieme solo con le istruzioni a distanza del potere sanitario. Più magari un vago patriottismo ricreativo e consolatorio, da finestra o da balcone… Nessuno mette in discussione la profilassi e la prevenzione adottate, si può dissentire su singoli provvedimenti, su tempi, modi e aree di applicazione; ma nessuno vuol farsi obiettore di coscienza, renitente, se non ribelle, agli imperativi sanitari vigenti. E comunque tutti li accettiamo col sottinteso che si tratta di un periodo breve, transitorio, uno stato provvisorio d’eccezione. Ma se il rischio dovesse protrarsi, si potrebbe protrarre anche la quarantena e dunque la carcerazione preventiva di un popolo. Disperso, atomizzato, in tante cellule che devono osservare l’obbligo di restare separate (ecco come sterilizzare il populismo).
Il segretario nazionale Fiore: "Gli italiani in rivolta ci troveranno al loro fianco"
“Conte o Draghi facce della stessa medaglia: è dittatura sanitaria, gli italiani in rivolta troveranno Forza Nuova al loro fianco”. E’ questa la presa di posizione di Fn Lucca.
“In un clima di terrore informatico-poliziesco in cui Zuckerberg ci avverte, bontà sua, che sta per chiudere i social (rei di mettere in discussione le verità del deep State) e Cairo, Berlusconi e YouTube vogliono imporre agli italiani la lettura esclusiva dell’epidemia che diffondono i media ufficiali – si legge nella nota – si profila, con le sponsorizzazioni bipartisan di Giorgetti, Monti, Cacciari e Renzi, l’avvento del governo Draghi, dopo le voci insistenti su un esecutivo di unità nazionale e l’editoriale programmatico dell’ex presidente della Bce sul Financial Times, il segretario nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore illustra la linea dura del suo movimento politico”.
“Ho rischiato di finire in rianimazione e non ci potevo credere dopo tanti giorni passati con la febbre a chiedere invano un tampone”.
Lo denuncia un contagiato 60enne, intervistato dal giornale locale di Roma, ora ricoverato nel reparto di terapia semi-intensiva dell’ospedale Umberto I di Roma.
“Il 7 marzo mi è venuta la febbre – ha rivelato – e ho seguito le istruzioni. Il 9 sono stato messo in contatto con lo Spallanzani per il monitoraggio a distanza, ogni quattro ore mandavo temperatura e sintomi: febbre tra 37,5 e 38, tosse ma non avevo problemi respiratori ancora. E ritenevano che non fosse il caso di farmi il tampone”.
Per una settimana ha chiesto alle autorità di fare il tampone. Nulla. E quando la febbre è salita ancora è arrivata la visita a casa, con diagnosi di broncopolmonite.
A quel punto il 60enne ha implorato, di nuovo, di fare il test, ma la risposta è stata ancora negativa.
Lunedì 23 marzo la situazione è precipitata. Il paziente racconta: “Ho avuto un attacco di 30 minuti di tosse e sono andato nel panico. Mercoledì mi sono svegliato con la febbre a 39,7 e facevo fatica a parlare. Di pomeriggio hanno deciso di ricoverarmi”.
La ricetta rilanciata da Matteo Renzi in un'intervista ad Avvenire ha fatto molto discutere: "Basta, riapriamo tutto. Fabbriche, scuole, uffici, negozi e chiese devono tornare a marciare da subito, altro che prolungare i divieti oltre il 4 aprile", ha proposto il leader di Italia Viva nel bel mezzo dell'emergenza coronavirus. Tesi che ha raccolto una valanga di critiche, comprese quelle della comunità scientifica, che ha bollato Renzi come "incosciente". E al coro dei critici si aggiunge Alessandro Sallusti, che verga un durissimo editoriale su Il Gioranle di domenica 29 marzo, dal titolo: "La famiglia Renzi getti la mascherina".Il direttore parte subito in quarta. "Le crisi di astinenza, si sa, danno alla testa. Matteo Renzi non ce la fa più a non apparire tutte le sere nei tg, a sparigliare i giochi politici nei talk show serali (salvo poi rimangiarsi tutto la mattina dopo in Parlamento)". Ed insomma, in questo contesto sarebbe nata l'intervista ad Avvenire. Sallusti spiega poi che anche lui sarebbe "felice se per incanto non domani ma oggi tutto potesse tornare nella norma o giù di lì". Peccato però che il fratello medico "nella trincea (lui la paragona a un lazzaretto) del Policlinico di Milano" e i tanti amici "alle prese con parenti più di là che di qua" facciano capire a Sallusti come "l'ipotesi di riaprire l'Italia oggi non solo sia impraticabile, ma sia un'autenica cazz*** che solo un politico incosciente in crisi di astinenza poteva sparare".
No, la battaglia di Piero Chiambretti contro questo maledetto coronavirus non è ancora finita. Il conduttore di Cr4-La Repubblica delle Donne, infatti, resta ricoverato all'Ospedale Mauriziano di Torino, dove si trova dallo scorso 17 marzo e dove è morta la mamma Felicita, anche lei colpita dal Covid-19. A rivelare quanto ancora per il conduttore Mediaset sia dura ci pensa un'amica, Wilma Ghia, intervistata dal settimanale DiPiù: "Combatte in ospedale - ha spiegato -. Prego per lui. Mai avrei immaginato che sarebbe stato colpito da questa tragedia". Dunque, sulla mamma Felicita ha aggiunto: "Se era felice suo figlio, era felice anche lei, che aveva intuito il talento del suo ragazzo. Il suo segreto era quello di farlo sentire libero". Infine, Wilma conclude sottolineando che "per Chiambretti, aver perso Felicita nello stesso ospedale in cui si trovava ha costituito la disperazione più grande. Non si può accettare. Questo virus è riuscito ad allontanare le persone che non si erano mai separate, come loro", ha concluso.
Morto l'ex ministro di Nicolas Sarkozy di coronavirus. Un caso che sconvolge la Francia. Ha infatti perso la vita l'ex ministro francese e presidente del consiglio dipartimentale dell’Hauts-de-Seine, Patrick Devedjian. La notizia è stata data dal dipartimento parigino. L'ex ministro, di origine armene, era stato nominato ministro per l'emergenza finanziaria nel 2008 da Sarkozy, nel bel mezzo della crisi economica. Ricoprì la carica di ministro per l'emergenza finanziaria per due anni. Devedjian aveva 75 anni. A colpire, anche le tempistiche fulminee con cui il coronavirus lo ha portato via: l'annuncio di essere stato contagiato era arrivato soltanto tre giorni fa. Si è spento in ospedale a Nanterre.
l premier Giuseppe Conte stavolta apre a qualche domanda dei giornalisti durante la conferenza del sabato sera, sempre in diretta sul profilo personale di Facebook, dove ormai il traguardo dei 2 milioni e mezzo di seguaci è vicinissimo. Il presidente del Consiglio si è presentato con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: entrambi sono stati interrogati sulla posizione dell’Italia in relazione alle ultime dichiarazioni di Ursula Von Der Leyen. Poco prima della conferenza, la presidente della commissione europea ha escluso categoricamente un piano per i coronabond.
“La nostra proposta non è rimessa a lei, ma all’eurogruppo”, esordisce Conte che poi dichiara che in ballo c’è “un appuntamento con la storia. Non c’è uno Stato membro che si salva da solo, si tratta di dimostrare di essere all’altezza. L’Italia è consapevole della reazione poderosa che la storia ci chiama ad operare. Non passerò alla storia come chi non ha fatto nulla per l’Europa, mi batterò fino all’ultima goccia di sudore”. Anche il ministro Gualtieri è costretto ad ammettere che le parole della Von Der Leyen “sono sbagliate, mi dispiace che le abbia pronunciate”.
Il terrificante bollettino del coronavirus si aggiorna di ora in ora. E adesso, nel mondo, sono stati superati i 30mila morti. Un dato sconvolgente, reso ancor più terribile dal fatto che un terzo di questi decessi è stato registrato in Italia, dove sono più di 10mila. In prospettiva, preoccupa anche la situazione della Spagna, salita a quasi 5.700 morti con l'impennata di 832 vittime registrata nelle ultime 24 ore. Negli Stati Uniti, la drammatica conta degli scomparsi è per ora ferma a 2mila persona. Un dato che, però, è probabilmente sottostimato. E in modo clamoroso, pesantissimo. In primis, si pensi alle cifre fornite dalla Cina, che giorno dopo giorno diventano sempre meno convincenti. Senza tenere poi conto, ed è quanto sta avvenendo in Italia così come in tutto il mondo, delle vittime del coronavirus che per le ragioni più disparate, come morire all'interno della propria casa, non vengono registrate come tali.
Francesca Valente racconta l’incredibile storia dell’italoamericano che fondò in California il colosso bancario americano
Quanto gli immigrati italiani, e i loro discendenti italoamericani, abbiano contribuito alla crescita degli Stati Uniti, è una realtà che dobbiamo continuare a ricordare, soprattutto in un periodo storico come questo, nel quale, di immigrazione, si parla in termini ostili, collegandola al dibattito politico, e ai “gravi danni” che comporterebbe a livello globale — la narrazione dell’immigrazione come minaccia, lo sappiamo, è uno dei cavalli di battaglia dell’Amministrazione Trump, ma certo non solo di Trump.
Poi, quando lo facciamo, quando ricordiamo quanto l’estro italiano abbia fatto per l’America, finiamo sempre per pescare nel paniere delle arti, del design, della moda, della cucina, del cinema, dell’automobile. Raramente infiliamo le banche nella lista, dimenticandoci, per esempio, di un nome che ha scritto la storia del sistema bancario moderno, americano e internazionale.
Parliamo di Amadeo Peter Giannini, il padre della Bank of America, il colosso che, nel 1904, nacque con il nome di Bank of Italy.
Dopo il documentario A Little Fellow di Davide Fiore, di cui vi avevamo parlato nell’aprile del 2018, riportiamo l’attenzione sul personaggio grazie a Francesca Valente e alla nuova biografia A.P. Giannini. Il banchiere di tutti.
Questo dettagliatissimo viaggio attraverso la vita di Giannini è uscito in e-book in versione bilingue per The Mentoris Project, una collana di romanzi e biografie sulla vita di grandi personalità italiane e italo-americane. Un progetto, questo, promosso dalla Barbera Foundation, con l’obbiettivo d’ispirare il lettore attraverso ogni singolo volume, e fargli “scoprire come apportare il proprio positivo contributo alla società” — istituita da Robert J. Barbera, la Barbera Foundation promuove iniziative educative che valorizzano la storia e la cultura e che possano servire come fonte d’ispirazione per i giovani. Il nome della collana racchiude filosofia e finalità del progetto: attraverso il racconto di storie d’eccellenza e genio, è il libro stesso, a farsi mentore. All’interno della collana, vite di uomini e donne che hanno cambiato la storia: scienziati, inventori, esploratori, pensatori e creatori.
C'è anche chi, dall'alto del suo super-scranno europeo, di fatto difende questa Europa, che all'Italia falcidiata dal coronavirus riserva soltanto schiaffoni. Si parla di Paolo Gentiloni, ex premier e attuale commissario per gli Affari Economici, il quale in un'intervista a La Stampa fa il punto su come Bruxelles possa aiutare l'Unione, dunque anche il nostro Paese, in questo momento drammatico: "Abbiamo quattro priorità - spiega -. Ragionare sul dopo di una emergenza sanitaria che durerà almeno sino a quando avremo un vaccino; proteggere il lavoro attraverso meccanismi europei; tutelare il tessuto produttivo, sostenendo ogni impresa, grande o piccola che sia, e così la competitività del sistema; avanzare nella correzione del nostro modello in modo sostenibile". Quattro punti chiari, se non fosse che poi Gentiloni aggiunge: "Se gli obiettivi orizzontali sono chiari - e credo che non si possa non condividerli a livello europeo - gli Stati sapranno impegnarsi, consapevoli che occorrono politiche comuni per evitare che la crisi della pandemia aumenti la divergenza economica tra i Paesi". Insomma, si dice certo del fatto che gli Stati sarebbero consapevoli del fatto che servono "politiche comuni". Forse, a Gentiloni, sfugge la posizione della Germania, giusto per pescare una carta dal mazzo. O quella di Ursula von der Leyen, che ha nuovamente chiuso agli Eurobond. L'ex presidente del Consiglio, dunque, aggiunge: "Confido che tutti lavorino per trovare un'intesa".
Una "elemosina" giusta giusta per acquistare l'uovo di Pasqua. Matteo Salvini commenta caustico e amaro i 400 milioni di euro annunciati dal governo per aiutare le famiglie tramite i Comuni. "Significano circa 7 euro a testa. Caspita, non sarà un po’ troppo?", chiede polemico il leader della Lega. "Forse pensavano all’uovo di Pasqua, ma agli Italiani serve ben altro! Noi vogliamo collaborare per il bene del Paese, ma servono coraggio, idee chiare e tutti i soldi necessari! Senza svendere porti, aeroporti, palazzi e monumenti...". Il riferimento è alla proposta del dem Zanda, che ha pensato all'ipoteca di palazzi storici come Montecitorio per reggere l'aumento del debito pubblico a fronte dell'emergenza coronavirus.
“Ho rischiato di finire in rianimazione e non ci potevo credere dopo tanti giorni passati con la febbre a chiedere invano un tampone”. È la storia di un 60enne, intervistato da Repubblica direttamente dal reparto di terapia semi-intensiva dell’ospedale Umberto I di Roma. L’uomo ha raccontato i dieci giorni da paura passati da solo in casa con il virus, senza che nessuno accogliesse la sua insistente richiesta di sottoporsi al tampone. “Il 7 marzo mi è venuta la febbre - ha rivelato - e ho seguito le istruzioni. Il 9 sono stato messo in contatto con lo Spallanzani per il monitoraggio a distanza, ogni quattro ore mandavo temperatura e sintomi: febbre tra 37,5 e 38, tosse ma non avevo problemi respiratori ancora. E ritenevano che non fosse il caso di farmi il tampone”.La storia è andata avanti per una settimana, poi la febbre è salita ancora ed è arrivata la visita a casa, con conseguente diagnosi di broncopolmonite. A quel punto il 60enne ha implorato di fare il test, ma la risposta è stata ancora negativa. E si arriva così a lunedì 23 marzo, quando la situazione è precipitata: “Ho avuto un attacco di 30 minuti di tosse e sono andato nel panico. Mercoledì mi sono svegliato con la febbre a 39,7 e facevo fatica a parlare. Di pomeriggio hanno deciso di ricoverarmi”. In ospedale finalmente l’uomo è stato sottoposto al tampone, ovviamente positivo, ed è stato necessario anche l’intubazione. Adesso è fuori pericolo: “Faccio fatica a parlare ma sto meglio. Questa bestia è insidiosa, ti entra dentro e in poche ore ti devasta. Restare a casa con il virus per dieci giorni non si può. Forse è per questo che muore tanta gente”.
A Vallerano, da ieri, nella gestione sanitaria della struttura è subentrata la Asl Roma 2 e nella gestione del vitto è subentrato il Comune di Roma
Due morti in poche ore a causa del coronavirus. E' il bilancio tragico che arriva da due case di riposo del Lazio, la Giovanni XXIII di Vallerano e quella di Nerola.
La prima vittima aveva 82 anni, un uomo "con patologie pregresse" ospite nella casa di riposo di via Galeffi gestita dalla Fondazione Sorelle della Carità: è morto nella notte. E' la seconda vittima del coronavirus ospite nella struttura di Vallerano, a Roma.
Una questione delicata sulla quale la Regione Lazio, dalla giornata di ieri, ha voluto aprire la cosiddetta Unità di Crisi Covid-19, attivata per gestire al meglio la situazione emergenziale che si è creata.
Martedì risultavano positivi 13 anziani e 5 operatori.Oggi la Pisana, dopo aver confermato il secondo decesso, ha annunciato che "si sta predisponendo anche il trasferimento di 3 ospiti dalla casa di riposo verso le strutture ospedaliere" della Regione.
La nostra intervista alla dirigente dell’Agenzia per la tutela della salute: «I problemi sono la carenza di infermieri e medici e di protezioni»
L’INTERVISTA
Dopo il caso dei 12 morti in un mese alla casa di riposo Cortellona di Mortara, il direttore generale dell’Ats di Pavia, Mara Azzi, spiega come l’Agenzia per la tutela della salute sta fronteggiando il rischio che le residenze per anziani diventino delle vere e proprie bombe virali.
Sindacati e operatori chiedono tamponi per tutti, con l’obiettivo di arginare il contagio nelle residenze socio-assistenziali e per anziani. Si può fare?
«Per gli ospiti delle residenze non sono previsti al momento tamponi, che avrebbero solo un significato statistico: questo perché tutti gli ospiti sono trattati comunque come pazienti Covid, quindi come se fossero positivi».
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