Con l’attuale governo il teatro e la vita culturale rischiano di morire. E se lo afferma a chiare note un uomo della statura e del curriculum di Pierfrancesco Pingitore qualcuno al governo dovrebbe ascoltarlo. Fin’ora solo Fratelli d’Italia ha dato attenzione al settore dell’intrattenimento con proposte di legge puntualmente disattese. Dal governo, invece, calma piatta. Che potrebbe voler dire fallimento del settore. “Al Governo faccio l’appello di preoccuparsi in qualche modo della vita e della sopravvivenza del teatro italiano. Perché il teatro occupa decine e decine di migliaia di operatori, tra tecnici, attori, registi: lasciarlo andare alla deriva significa intanto fregarsene della sorte di tanta gente, che spesso lavora per passione e non per guadagno”. Non solo, si sfoga Pingitore, ma “un paese come l’Italia che lascia affogare la sua parte artistica, cinematografica, culturale, ma che paese è?”.
Pingitore al governo: “Ma che Paese siamo?”
Pingitore esprime tutta la sua amarezza per la chiusura del celebre Salone Margherita: il meraviglioso teatro liberty nel centro di Roma che il regista, sceneggiatore e autore ha animato
per decenni assieme all’indimenticabile Mario Castellacci. Ma ora chiude definitivamente i battenti. Ma non è solo il teatro a cui ha legato la sua carriera al centro della sua attenzione. Tutta la realtà dei grandi teatri romani, quelli storici, è alla deriva, senza che il governo Conte dimostri la minima sensibilità, sia culturale che economica. “Dal Sistina, che forse non riaprirà, al Brancaccio, ora il Salone Margherita…Trascurare questi beni preziosissimi è una cosa da selvaggi, da primitivi, da gente che non cura il proprio patrimonio artistico e anche spirituale”. E’ è l’affondo di Pingitore. A ciò aggiungiamo che anche altre realtà sono in grande sofferenza (Quirino, Sala Umberto, per citare i più noti) e cercano di resistere con mezzi propri.
Fca produce mascherine anti-Covid. E Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista, non ci sta. E annuncia battaglia. Sabato prossimo alle 14.30 il segretario generale del Partito Comunista dà appuntamento a Roma, in piazza Santi Apostoli.
"Fca raggiunge quota 100 milioni di mascherine prodotte per il Covid. I dispositivi sono stati realizzati tra Mirafiori e Pratola Serra e il volume di produzione - spiega una nota del gruppo - è destinato ancora a salire con la progressiva implementazione dei relativi macchinari. Si tratta di 19 linee nello stabilimento in provincia di Avellino e di 25 nella storica fabbrica torinese. Dopo i 5.5 miliardi di euro di dividendi per la fusione con la Peugeot e il prestito garantito dallo Stato di 6.3 miliardi di euro, dopo aver spostato la produzione della Panda in Polonia e aver la sede legale in Olanda, adesso producono pure le mascherine!!! I grandi capitalisti sanno fare molto bene i loro affari con la globalizzazione. Il governo PD-5Stelle li promuove, l’opposizione Salvini-Meloni tace. Restiamo solo noi a battersi contro".
Ore di fila e traffico cittadino paralizzato per poter fare il tampone al Drive-in covid di Santa Maria della pietà a Roma Nord. Cittadini stremati e struttura al collasso
È diventata insostenibile la situazione del drive-in Covid di Santa Maria della Pietà nella zona nord della capitale. Fin dalle prime ore del mattino chilometri di auto si mettono in fila per poter fare il tampone nel centro (ex struttura per malattie mentali) situato a Monte Mario aperto dalle 9 fino alle 18.
Il tempo medio per riuscire in quella che può definirsi “un’impresa” sfiora le sei ore, arrivando in alcune giornate anche a sette.
Questo fa sì che già alle sei di mattina una lunghissima fila di auto blocchi completamente la zona impedendo al normale traffico di scorrere. Già dalla metà di agosto quando il servizio della Asl-Roma1 era iniziato, c’erano state enormi proteste e qualche tafferuglio da parte di chi si era recato per poter fare un tampone ed era rimasto per ore in macchina sotto un sole cocente. Un periodo quello in cui molti romani erano in vacanza. Si può quindi solo immaginare come sia ora la situazione. Il traffico che confluisce dalla trionfale per dirigersi verso Monte Mario viene incanalato solo dopo che le auto hanno impiegato almeno un’ora per compiere meno di un chilometro: solo da un certo punto, infatti, le vetture vengono poi suddivise tra chi si reca in città e chi invece deve accedere a fare il tampone.
Acosa serve la mascherina se studenti e pendolari ogni mattina sono ammassati su autobus e vagoni della metropolitana? A puntare il dito contro le contraddizioni del governo di Giuseppe Conte e l'inadeguatezza delle misure anti-Covid è Francesco Storace sul sito 7Colli.
"Ok, dobbiamo indossare la mascherina sempre; poi, se saliamo su un autobus strapieno non vale il contagio? Finora ci eravamo abituati ad osservare tre regole chiave: la prima, quella igienica, lavarci spesso le mani. Ed è giusto", scrive il vicedirettore de Il Tempo. "Poi, ci hanno predicato il distanziamento sociale e se proprio non riuscivamo a stare oltre un metro almeno coprirci naso e bocca con la maschera. Adesso, il governo dice che non possiamo farne proprio a meno. Anche a dieci metri, a cento, a chissà che distanza, la mascherina diventa il nostro addobbo essenziale. Come le mutande, la canottiera, i calzini".
D'accordo, ma ai trasporti chi ci pensa? "Nel decreto di Conte non c’è traccia di prudenza nel trasporto pubblico. Anzi, si è addirittura aumentata, nelle scorse settimane, la presenza sui bus all’80 per cento della capienza dalla metà a cui era stata fissata. La prodigiosa idea del ministro De Micheli non è stata quella di far aumentare le vetture a disposizione, ma semplicemente quella di stare un po' più stretti a bordo. L’avvicinamento sociale… Un’autentica sciocchezza partorita da chissà quale fervida mente espone a rischi di contagio i nostri ragazzi", si legge nell'articolo pubblicato da 7Colli.
"L’80% dei mezzi pubblici con licenza di 'imbarco' significa affollare oltre ogni limite comprensibile in tempi di coronavirus autobus e metropolitane e uno si chiede a che possa servire una mascherina…. Comunque si mette in pericolo la salute dei passeggeri. Se non è vero, vuol dire che sono sciocchezze le misure propagandate finora"; spiega Storace che attacca: "E’ evidente che servono nuovi mezzi e se occorre anche ricorrendo al mercato privato, che ne ha molti disponibili. Ma ridurre gli spazi è una pazzia. Che ne è, poi, della promessa di modificare, scaglionare, gli orari di ingresso e di lavoro per non affollare eccessivamente i trasporti?". Solo promesse e progetti campati in aria: "A volte sembra di assistere a discorsi lunari rispetto a regole che dovrebbero essere elementari da comprendere. Ma chi governa, ai vari livelli, è più a caccia di fuochi artificiali che di soluzioni reali. Ormai siamo ad una specie di lockdown psicologico senza alcuna concreta prospettiva di fuoriuscita dalla crisi. Siate seri, per favore".
Si rivede Laura Boldrini. L'ex presidente della Camera, transumata da Sel a LeU e infine nel Pd, da qualche mese pareva aver perso la voce e la visibilità che l'alto scranno di Montecitorio le avevano garantito per 5 anni. Ma la pasionaria lanciata nel mondo come portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha trovato nuovo vigore sulla scia di una scandalosa vicenda internazionale. Che siano i 18 pescatori italiani sequestrati in Libia da inizio settembre e sotto ricatto delle milizie del generale Haftar? Niente di tutto questo. La presidenta è scesa in piazza a Roma per manifestare contro la Bielorussia, chiedendo ufficialmente al premier Giuseppe Conte di disconoscere "il dittatore Lukashenko". Ce n'è abbastanza per finire sbeffeggiata in rete dai sovranisti, con cui non è mai corso buon sangue. E infatti il profilo di riferimento su Twitter Radio Savana la prende di punta, parlando di "marea umana (sei, forse sette)".
Il decreto legge del governo Conte introduce l'obbligo di indossare le mascherine all'aperto. In un primo momento sembrava che tale disposizione fosse più blanda rispetto a quella della Regione Lazio. La bozza circolata a inizio giornata, recitava che "l'obbligo di avere sempre con sé, dispositivi di protezione delle vie respiratorie, con possibilità di prevederne l’obbligatorietà dell’utilizzo nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto, e in tutti i luoghi all’aperto allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi". La Regione Lazio invece recita più genericamente che l'obbligo di indossare la mascherina vale sempre "nei luoghi all’aperto, durante l’intera giornata". La differenza tra le due normative è subito saltata all'occhio del Codacons, che ha chiesto di annullare l'ordinanza regionale. Nel pomeriggio, però, il decreto legge è stato limato in senso più restrittivo, tanto da farlo assomigliare all'ordinanza regionale: "I dispositivi di protezione individuale dovranno essere indossati non solo nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, come già in passato, ma più in generale nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e anche in tutti i luoghi all’aperto. Si fa eccezione a tali obblighi, sia in luogo chiuso che all’aperto, nei casi in cui, per le caratteristiche del luogo o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi". Ecco allora che la mascherina sarà sempre obbligatoria in tutta Italia, a meno che non ci si trovi in situazioni particolari di "isolamento continuativo".
www.iltempo.it
Grande successo della manifestazione cinematografica internazionale organizzata da Antonio Flamini e Maria Pia Corbelli che ha aperto il sipario con il film” Waiting for the Barbarians diretto da Ciro Guerra con Jonny Deep e chiuso con i film “ Mission Possible diretto da Bret Roberts con Jonh Savage ,James Duval ,Chris Coppola Blanca Blanco ,l’attore italiano Vincenzo Bocciarelli presente alla proiezione con la giovane attrice Rebecca Pinocci e “ A score to settle “ diretto da Shwan Ku con Nicolas Cage .
La Kermesse si è conclusa al Teatro dei Rinnovati di Siena dove è stato consegnato il prestigioso riconoscimento come produttore internazionale ad Enrico Pinocci grazie anche al riscontro che sta riscuotendo nel mondo ( Amazon Prime - Stati Uniti ,Gran Bretagna ,Germania ,Austria ,Sky - Australia - New Zelanda - Grand Bretagna ed in altre 30 Nazioni ) il film “Mission Possible “regia di Bret Roberts con Jhon Savage, Chris Coppola, James Duval ,Blanca Blanco e Bret Roberts .
Gli altri premiati sono stati l’attore Vincent Riotta, l’attrice di Ferzan Opzeteck Serra Yilmaz,l’attrice Claudia Gerini e l’attore francese Christofhe Favre.
Deve aver sbagliato a dare titolo all'enciclica, Papa Francesco. Anziché «Fratelli tutti», avrebbe dovuto chiamarla «Fratelli Musulmani». Il documento papale pubblicato ieri pareva evocare nel nome la fratellanza con gli elementi della Natura, alludendo a «Fratello Sole, Sorella Luna»; oppure riscattare in positivo la fraternità tradita dai due primi fratelli nel racconto biblico, Caino e Abele; o addirittura celebrare una fraternità comunitaria in chiave patriottica, la stessa cui si inneggia in «Fratelli d'Italia». Macché, non c'era da illudersi. La fratellanza, nel testo vergato dal Papa, viene intesa nel senso giacobino della fraternité, per cui Fratelli diventa sinonimo di Compagni, al punto che il pontefice giunge a definire «non intoccabile il diritto alla proprietà privata». E ancora, viene declinata nel senso della «responsabilità fraterna» verso i migranti. Ma soprattutto, ed è ciò che più inquieta, la fraternità è interpretata dal Papa come legame, non paritario ma subalterno, con gli islamici. Non era mai accaduto finora nella storia della Chiesa che un Papa riconoscesse come sua primaria fonte di ispirazione per un'enciclica una delle massime autorità spirituali musulmane, il Grande imam di al-Azhar.
IL POVERELLO DI ASSISI
«In questo caso», scrive Francesco, «mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato per ricordare che Dio "ha creato tutti gli esseri umani uguali, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro". Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme». Al-Tayyeb, lo ricordiamo, è quell'imam che aveva rotto con Papa Benedetto XVI, dopo che questi aveva osato condannare la persecuzione dei cristiani in Egitto; ed è quello stesso imam che ha manifestato più volte posizioni antisemite, accusando gli ebrei di praticare l'usura, indicendo manifestazioni contro la «giudaizzazione» di Gerusalemme e appoggiando gli attentati suicidi in Palestina contro i «nemici di Allah»; ed è ancora quell'imam che aveva invitato i mariti a «picchiare le mogli disobbedienti», anche se solo con lievi «bacchettate».
“Mancano solo due tamponi in elaborazione tra quelli effettuati ieri. Tutti quelli processati sono negativi al Covid-19”, fa sapere il Calcio Napoli, smentendo che ci siano altri due positivi aggiunti a Zielinski, Elmas, come era trapelato nel pomeriggio. La smentita, secca e categorica, tranquillizza la società azzurra.
Juvemtus-Napoli, una partita in sospeso
Intanto, continua a tenere banco il caso di Juventus-Napoli. L’avvocato del club partenopeo, Mattia Grassani, ai microfoni di Radio Punto Nuovo ha precisato che “il Napoli non è indagato dalla Procura Federale”, sostenendo inoltre che “la partita con la Juve non può che giocarsi”.Grassani è tornato poi sul motivo per cui gli azzurri non sono partiti per Torino sabato scorso. “Il Napoli, dopo che il 3 ottobre ha ricevuto comunicazioni dalle Asl e dal Capo di Gabinetto della Regione Campania (‘I soggetti destinatari non possono allontanarsi dal domicilio comunicato’), ha chiesto chiarimenti alle Asl, in particolare alla Asl Napoli 2, sula compatibilità con la trasferta. Il 4 mattina, arrivano le risposte: per motivi di sanità pubblica, si deve rispettare l’isolamento fiduciario. A fronte di queste comunicazioni, il Napoli ha deciso di non rischiare un provvedimento penale per tutti i suoi tesserati, violando l’articolo 650 codice penale”, cioè la violazione di un provvedimento delle autorità.
Il post di Gianluca Fanti, segretario di un circolo Pd modenese, sui dl Sicurezza. Fdi: "La sinistra vuole governare senza il consenso dei cittadini"
"L'errore è stato concedere il diritto di voto" a chi pensa che gli africani vengano in Italia "per avere il wi-fi gratis". È questo il ragionamento pubblicato da Gianluca Fanti, segretario di un circolo Pd a Modena e membro della segretaria cittadina, a poche ore dal via libera del Consiglio dei ministri alla modifica dei decreti sicurezza scritti e voluti da Matteo Salvini.
Il post contiene un solo hashtag (#DecretiSicurezza) e riporta un testo dal contenuto lapidario. “L’errore - si legge - è stato concedere il diritto di voto a gente convinta che ci siano africani annoiati dal benessere della savana che a un certo punto decidono di farsi 6mila km a piedi, 8 mesi di carcere in Libia, rischiare stupri, fame e annegamento per avere il Wi-Fi gratis”. La frase sarà iperbolica (si spera). Ma riduce a barzelletta due questioni serie: la prima, quella delle migrazioni (che è un fenomeno ben più complesso di come lo descrive Fanti); la seconda, quella del principio della democrazia, secondo cui chiunque ha diritto di esprimere le proprie opinioni e votare chi gli pare e piace. Anche se ritiene di voler chiudere i porti per evitare agli stranieri di rubarci la connessione internet.
Lucia Azzolina come Laura Boldrini. Dichiara guerra agli stereotipi di genere nei libri di testo. Bando alle illustrazioni che fanno vedere una mamma in cucina e un papà al lavoro. Come se la scuola non avesse ben altri problemi: aule fatiscenti, docenti che non ci sono, sostegno avviato in ritardo, per non parlare dei banchi monoposto di cui molte scuole sono ancora in attesa.
Il ministero vigila sui libri di testo
“E’ uno stereotipo tristissimo – dice Azzolina – il ministero ha fatto degli accertamenti, sentendo gli editori, e credo che sono stereotipi che devono essere superati”. Lucia Azzolina lo ha detto ospite di ‘Nemmeno con un clic’ di Cinzia Leone sulla pagina Facebook del M5S, facendo riferimento ad alcuni libri di testo, soprattutto delle scuole primarie, in cui vi erano raffigurati una mamma che stirava e un papà che al lavoro.
ROMA – Dopo la positività del suo capo di gabinetto Stefano Castiglione, confermata dallo stesso collaboratore del sindaco, anche la sindaca Virginia Raggi si mette in autoisolamento in attesa del risultato del tampone.
Il primo cittadino fanno sapere dal Campidoglio, in aderenza alle linee guida nazionali, ha consultato il proprio medico curante che le ha inviato richiesta per l’effettuazione di un test diagnostico. Virginia Raggi si è recata in un ospedale pubblico per effettuare il tampone e, come prevedono le norme, rimarrà in autoisolamento in attesa dell’esito dei test. La sindaca continuerà a esercitare comunque le sue funzioni istituzionali.
Repubblica ha trovato un nuovo nemico da dare in pasto al pubblico atterrito dal Covid. Si tratta di Enrico Montesano. Reo di avere criticato la misura decisa da Zingaretti di imporre nel Lazio l’obbligo di mascherina all’aperto. L’attore aveva bollato la decisione come “inutile e dannosa”.
Montesano bollato come negazionista
Certi pensieri di questi tempi sono imperdonabili. Ed ecco che il povero Montesano viene forzosamente arruolato tra i “negazionisti”. Ecco che diventa nemico della pubblica salute. Subito scatta per Montesano, allora, la particolare attenzione di Repubblica, una delle testate più attive nel diffondere il panico da Covid 19.
Il titolo demonizzante e falso di Repubblica
Così aggi appare in homepage un titolo demonizzante sull’attore: “Negazionisti e sovranisti sabato a Roma per la Marcia della Liberazione. C’è anche Montesano“. Montesano parteciperà dunque a una marcia di negazionisti del Covid a Roma. Questo lascia intendere il titolo.
I RACCONTI DELL'ERA ATOMICA
Montano le proteste elettorali in Kirghizistan dopo le contestate elezioni dello scorso 4 ottobre. Un morto e quasi seicento feriti è il bilancio provvisorio delle manifestazioni. La commissione elettorale centrale ha annullato i risultati delle elezioni parlamentari dopo che i manifestanti hanno preso il controllo del principale edificio governativo in quel di Bishkek. Il presidente Sooronbay Jeenbekov ha fatto appello alla calma annunciando il tentativo di colpo di Stato: le persone scese nelle strade della capitale kirghiza hanno sequestrato un camion dei pompieri con cui sono riuscite a sfondare il cancello del palazzo del Parlamento, facendo irruzione all’interno dell’edificio. Le parole di Jeenbekov sembrerebbero confermare quanto mostrato in un video dell’agenzia di stampa Sputnik, che ritraeva alcuni reparti delle forze antisommossa unirsi e solidarizzare con i manifestanti.
Le controverse elezioni
A denunciare lo stato delle cose in Kirghizistan era stata l’Osce, la cui missione di osservazione aveva rivelato una serie di irregolarità, denunciando soprattutto la diffusa pratica della compravendita dei voti. A seguire, “in relazione a numerose violazioni durante il voto e il periodo pre-elettorale, in una riunione dei membri della Commissione elettorale centrale è stata presa la decisione di dichiarare le elezioni non valide”, ha dichiarato l’ufficio stampa della commissione elettorale (Cec) all’agenzia di stampa russa Tass. L’annullamento dell’esito elettorale arriva dopo che i manifestanti hanno fatto irruzione nelle sedi del Governo e del Parlamento e liberato l’ex presidente Almazbek Atambayev (che si trovava in un centro di detenzione del Comitato di Stato per la sicurezza nazionale dall’agosto 2019), l’ex primo ministro Sapar Isakov e alcuni altri politici.
LA FAVOLA DI GUALTIERI / I numeri di fantasia “obbligata” della tabellina del ministro
Il Sud continua a essere abolito dalla spesa pubblica produttiva. La stima di crescita obbligata che consente di fare scendere il debito espone tassi di sviluppo che se vai indietro negli ultimi venti anni di storia italiana fai fatica a trovarli. È appesa al nulla perché non c’è un programma di investimenti, non si sa chi decide e chi li fa. E se scattano i progetti panchina sono tutti al Nord. Sulla rete digitale siamo finiti in un pantano senza precedenti dove di tutto ci si occupa meno che di quello che serve. Il presidente Conte ha la rotta giusta e può ancora farcela ma a patto che spariscano gli elenchi di balle della De Micheli e che prenda lui in mano la regia della politica economica
Il Mezzogiorno continua a essere abolito dalla spesa pubblica produttiva e la sua classe dirigente continua a stare zitta preferendo ognuno trattare qualche briciola per sé e non tutti insieme esigere il molto di più dovuto non a ognuno di loro ma a tutti. Il miope egoismo dei potentati regionali del Nord e la rassegnazione incapace degli sceriffi del Sud allarga il solco del divario interno italiano. Adesso il re è nudo. La tabellina della “verità” uscirà ufficialmente lunedì ma il più ineffabile dei ministri dell’economia della storia recente, si chiama Roberto Gualtieri, la sta già facendo circolare a mani basse. Per potere scrivere nella tabellina che nel 2022 e nel 2023 il debito pubblico italiano comincerà a scendere si favoleggia di 45 miliardi di extra prodotto interno lordo e di investimenti pubblici che raddoppiano dal 2 al 4%. D’altro canto solo così possiamo fare una tabella così bella perché solo questa fortissima crescita potrà fare scendere già dal 2022 il debito e ancora un po’ di più l’anno dopo e, quindi, scriviamo che avremo una crescita reale nel 2021 del 6%, nel 2022 del 3,8% e nel 2023 del 2,5%.
Tic-tac, tic-tac. Inesorabile è il meccanismo. E dopo sette anni dall’arresto dell’ex politico Nicola Cosentino (e tre anni di carcere, giusto per gradire) non si può perdere di vista la sua assoluzione. Qualcosa (tic-tac) significa. Ora che anche Matteo Salvini entra, per dirla con Paolo Mieli, nell’albo d’oro “dei leader politici transiti per le aule giudiziarie” non si può che ascoltare il tic-tac. E manco tempo che Roberto Maroni accarezza l’idea di candidarsi a Milano col centrodestra ecco che –pum-pum! – anzi, tic-tac, inesorabile arriva la rognetta giudiziaria.
Tutto rinviato. Alla Camera il governo non raggiunge il numero legale e il voto per le risoluzioni sul nuovo Dpcm e le comunicazioni del ministro Roberto Speranza slittano. Immediata l'esultanza delle opposizioni che, finito l'annuncio del presidente di turno Ettore Rosato, si è trasformata in lunghi applausi e festeggiamenti. "Non c’è nulla da festeggiare", è intervenuto Rosato. Per il deputato della Lega, Edoardo Ziello, "la maggioranza, dopo questo fallimento parlamentare, deve togliere il disturbo da quest’Aula". Dal canto suo, il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Francesco Lollobrigida, ha affermato rivolgendosi alla maggioranza: "Scusatevi per strumentalizzare i malati, tentando di giustificare oggi la vostra assenza con questioni che nulla c’entrano". Poi il presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini, ha chiesto che "venga in Aula il premier Conte: vogliamo discutere con lui la proroga dello stato d’emergenza. La nostra è una proposta di buon senso". Puntuale è arrivato anche il commento di Matteo Salvini che su Facebook ha scritto: "La 'maggioranza' in Aula non riesce nemmeno ad avere il numero legale. Che buffoni!".
Sulla proroga allo stato d'emergenza il governo prepara un decreto legge. Dopo il dpcm, infatti, le misure anti-covid dovranno essere discusse in Parlamento. Proprio come richiesto stamane alla Camera dei deputati dai rappresentanti dell'opposizione.
E dietro lo scontro c'è anche una resa dei conti tra alleati di governo. Il Pd, infatti, avvisa Conte: non comandi più solo tu. Non puoi più giocare con i dpcm. D'ora in poi tutto dovrà essere accompagnato da decreti legge da convertire in Parlamento. Insomma l'aria nel governo sembra essere cambiata. Anche grazie all'opposizione.
Esultano le opposizioni, nell’Aula della Camera, sulla mancanza del numero legale in occasione del voto sulla risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni del ministro della Salute, Roberto Speranza, sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19.
«Non c’è nulla da festeggiare», le parole del presidente di turno dell’Assemblea, Ettore Rosato. Per il deputato della Lega, Edoardo Ziello, «la maggioranza, dopo questo fallimento parlamentare, deve togliere il disturbo da quest’Aula».
Dal canto suo, il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Francesco Lollobrigida, ha affermato rivolgendosi alla maggioranza: «Scusatevi per strumentalizzare i malati, tentando di giustificare oggi la vostra assenza con questioni che nulla c’entrano». Il presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini, ha chiesto che «venga in Aula il premier Conte: vogliamo discutere con lui la proroga dello stato d’emergenza. La nostra è una proposta di buon senso».
Vergognoso episodio di violenza registrato a Verona: un immigrato aggredisce un disabile italiano a calci nella schiena e schiaffi in faccia. E allora viende da chiedersi: che fine ha fatto il sogno buonista dell’accoglienza e della integrazione? Dove è svanito il miraggio del rispetto della dignità umana? Della difesa dei più deboli? Non sappiamo rispondere. Ma è certo che vicende come quella accaduta nella città scaligera, rivelano i risvolti da incubo di quei sogni. Il lato oscuro di quelle illusioni… Nel frattempo, riflettiamo sul fatto che, se non ci fossero le immagini a documentarlo, si stenterebbe a crederci. Di più: fa fatica e fa male guardare il video postato su Twitter dal sito RadioSavana, che documenta quanto accaduto a Verona. Dove, sullo sfondo suggestivo dell’Arena, in cima a una scalinata, assistiamo a una violenta rissa nata da un diverbio tra un disabile italiano, anche di una certa età, e un nutrito gruppo di immigrati nordafricani.
Dal racconto per immagini non si capisce bene come e quando la lite comincia. Di certo, rappresenta per entrambe le fazioni contendenti un momento per dare sfogo a rabbia e frustrazione represse. Nulla, però, può e deve giustificare la violenza gratuita che si scatena a colpi di calci nella schiena e sonori schiaffi in faccia inferti da giovani immigrati di colore all’italiano attempato. Solo e, sembra di intuire dal video, stordito. Frastornato. Incapace di rendersi conto di quanto gli sta accadendo. Gli si accostano minacciosamente in tre. Ma uno, in particolare, ripreso di spalle, gli punta il dito contro e lo ammonisce.
“Congratulazioni e auguri di buon lavoro a Roberta Tintari, eletta oggi sindaco di Terracina. La buona amministrazione, il buon governo e la coerenza di Fratelli d’Italia sono state ancora una volta premiate dai cittadini. Grazie anche a tutti quei candidati e militanti che si sono impegnati in prima persona per raggiungere questo risultato”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.Roberta Tintari succede a Nicola Procaccini, che è diventato parlamentare europeo. A puntare sul già vicesindaco facente funzioni è stata la coalizione formata da “Fratelli d’Italia”, “SIamo Terracina”, “Uniti e Liberi” e “Forza e coraggio”. Il sindaco facente funzioni ha battuto Valentino Giuliani, in una sfida tutta interna al centrodestra. Quest’ultimo era sostenuto da Lega, Forza Italia e la sua lista omonima, oltreché all’apparentamento, dopo il primo turno, con Gianfranco Sciscione. Lo scrutinio iniziato dalle ore 15.00. Roberta Tintari ha vinto nettamente col 53.61%. Valentino Giuliani si è fermato al 46.39%.
“Non è la prima volta che i pescatori siciliani sono vittime di un atto di pirateria dei Paesi nordafricani”. Così il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ricevendo i familiari dei 18 marittimi in mano alla Libia.
Musumeci: “Pagano il conto sempre i pescatori siciliani”
“Seguo con grande apprensione questa vicenda – ha detto Musumeci – e condivido la vostra preoccupazione. È mio dovere farlo, come presidente della Regione e come cittadino. Questa delle piraterie a danno dei nostri pescherecci è una storia vecchia che si ripete e di fronte alla quale i governi italiani non hanno mai saputo trovare un’intesa risolutiva con i Paesi nordafricani. A pagarne il conto però sono sempre i pescatori siciliani“.
“Ho più volte sollecitato l’intervento del governo Conte”
“Ho più volte sollecitato l’intervento del premier Conte e del ministro degli Esteri Di Maio. Il presidente del Consiglio mi ha assicurato l’impegno personale e immediato. È necessario l’intervento fermo del governo nazionale per fare un po’ di chiarezza su questa storia che sta toccando i cuori di tutti i siciliani, i quali partecipano e condividono la vostra ansia e le vostre preoccupazioni” ha detto Musumeci rivolto ai familiari. “Restare nell’incertezza non si può, è un continuo logoramento, vogliamo sapere la verità sulla sorte dei pescatori“.
Mutilazioni alle donne, gli stranieri le giustificano: “Non cambiamo la nostra cultura”: il reportage dell’orrore
“Non è che se vieni in Italia la cultura cambia, la cultura è cultura“. Inizia così un’inchiesta inquietante e allarmante realizzata dal Giornale sulle donne di cultura islamica che vivono in Italia e la pratica terribile dell’infibulazione: che noi occidentali aborriamo come barbara e umiliante per le donne, ma che invece viene addirittura rivendicata come segno di una tradizione che non si può e non si deve cancellare. Le parole sopra citate appartengono ad affida un migrante camerunense di 50 anni che lavora in un salone di bellezza a Roma. Afferma intervistato dal Giornale che la pratica dell’infibulazione è una pratica tutt’ora utilizzata nelle comunità di stranieri che sono sul nostro territorio nazionale. Naturalmente la pratica è vietata dal nostro ordinamento, con una pena che può arrivare fino alla reclusione a 12 anni. Pertanto le donne tornano nei paesi d’origine per essere sottoposte alla clitoridectomia.
“Secondo un’indagine condotta dall’università Milano Bicocca, in Italia sarebbero più di 85mila le straniere portartici di mutilazioni genitali femminili (Mgf). Di queste, da 5 a 7mila sono minori. È una pratica diffusa in Africa, nel sud della penisola araba e sud est asiatico che è arrivata anche in Occidente attraverso i flussi migratori”. Allucinante. La pratica viene considerata un rituale irrinunciabile per alcune mentalità tipica delle società a stampo patriarcale. L’infibulazione viene usata on chiave di fedeltà coniugale, per annientare il piacere sessuale femminile. Molti uomini, addirittura, la pretendono come condizione per contrarre il matrimonio. Parlare di integrazione in questo caso è quasi impossibile.
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Lunedì 18 Dicembre 2023 sono stati premiati i migliori cortometraggi arrivati alla 15° edizione del Concorso “ILCORTO.IT Festa Internazionale di ROMA...
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La premiazione della 15° edizione del Concorso Gran Premio “ilCORTO.it FESTA INTERNAZIONALE di ROMA 2023” (rivolto ai Registi e Filmaker italiani e st...
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Accetta tutto, rifiuta tutto, solo i necessari, conferma le mie scelte: quante volte mentre cerchiamo di navigare in santa pace su internet veniamo le...
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L’amministratore delegato di YouTube, Susan Wojcicki, ha annunciato mercoledì scorso che la piattaforma di condivisione video più famosa al mondo rimu...
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