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Vincenzo De Luca contro Lucia Azzolina sulla scuola: danno i numeri. Così diversi che uno dei due mente
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha chiuso per 15 giorni le scuole di ogni ordine e grado. Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, si è infuriata: “decisione gravissima, sbagliata e inopportuna”. Sempre lei sostiene che in Campania solo lo 0,075% dei contagi è nato a scuola, e il dato sarebbe addirittura inferiore a quello della media nazionale: 0,080%. De Luca risponde che solo ieri in Campania i positivi sono stati 1.127, e di questi più della metà (611, pari al 54,21%) sono contagi avvenuti nella scuola. C'è anche il dettaglio: 120 casi tra alunni e docenti sono stati comunicati dall'Asl Napoli 1, 110 dalla Napoli 2 Nord, 250 dalla Napoli 3 Sud, a cui si aggiungono 70 casi connessi, 61 dalla Asl di Caserta. E' evidente che uno dei due racconta balle. Ma visto che la sanità è sotto il controllo delle Regioni e che i dati nazionali provengono da quelli trasmessi dalle Regioni, tendo a immaginare che dei due non sia De Luca il ballista. Ma capite che c'è da sudare freddo a pensare che siamo in queste mani, perché è evidente che le autorità pubbliche danno i numeri ( per l'Azzolina alla scuola si deve lo 0,075% dei contagi, per De Luca il 54,21%) e i cittadini italiani possono solo impazzire. Perché in una situazione così grave e confusa, è diritto di tutti noi pretendere che ogni autorità sia seria e fugga come la peste la propaganda di cui si fa invece ampio uso. A questo punto si pone un dovere serio per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: verifichi se a dare numeri in libertà sia stato la sua ministra Azzolina o il governatore della Campania, e poi prenda le decisioni conseguenti. Se è un membro del suo governo ad avere fatto la politicante da strapazzo giocando con la vita se la salute della gente, pretenda entro pochi minuti dalla verifica le sue immediate dimissioni, perché non può fare parte di un governo che guida lo stato di emergenza in Italia. Se a mentire invece è De Luca, oggi stesso riunisca il consiglio dei ministri, impugni l'ordinanza di De Luca e faccia riaprire le scuole in Campania come per altro fece a febbraio quando analoga decisione venne presa dall'allora governatore delle Marche.
Leonardo, M5s chiede che Profumo si dimetta da AD dopo condanna Mps
ROMA (Reuters) - Il Movimento 5 Stelle ha chiesto che Alessandro Profumo lasci l'incarico di amministratore delegato di Leonardo in conseguenza della condanna a sei anni in primo grado nel processo Mps di cui era presidente.
"Alla luce della condanna ricevuta, ci aspettiamo che Alessandro Profumo, nell’interesse dell’azienda, rimetta il mandato da AD di Leonardo", si legge in un tweet dell'account verificato del Movimento.
Il titolo Leonardo, che già aveva aperto debole sulla notizia di ieri della condanna del manager, ha accelerato il ribasso e quota 4,49 euro in calo del 3,8%.
Ieri il Tribunale di Milano ha condannato a sei anni di reclusione Profumo e l'ex AD di Mps Fabrizio Viola al termine del processo di primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio in relazione ai derivati Santorini e Alexandria.
L'avvocato Adriano Raffaelli, unico legale delle difese presente alla lettura della sentenza, ha preannunciato il ricorso in appello degli imputati, aggiungendo che prima di altri commenti si dovranno "leggere le motivazioni di quella che riteniamo essere una sentenza sbagliata".
La società Leonardo dal canto suo ha precisato che non sussistono cause di decadenza dalla carica di amministratore delegato di Leonardo e ha espresso piena fiducia nella sua azione auspicando un percorso di continuità.
(Stefano Bernabei, in redazione a Milano Sabina Suzzi)
Alessia Morani contro Luigi De Magistris, rissa a L'aria che tira: "Ma lei lo sa che i Comuni non hanno ricevuto un euro?"
"Lei lo sa che i comuni non hanno ancora ricevuto un euro?". A L'aria che tira la rissa tra il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e la sottosegretaria all'Economia Alessia Morani del Pd è lo specchio della guerra sul coronavirus tra Stato centrale e regioni. "Sentir dire da un sindaco di una città importante come Napoli che le responsabilità sono sempre altrove francamente un po' mi avvilisce". E qui il sindaco ex pm si scatena: "Io mi prendo tutte le responsabilità del mondo, dite che è colpa mia che la sanità non funziona e siamo tutti contenti. Ma lei lo sa che i soldi non sono ancora arrivati e i Comuni non riescono a fare i bilanci? Come li finanziamo i servizi? Poi va bene, è colpa dei sindaci e il Paese fa come Ponzio Pilato e si lava le mani".
Varese, l'immigrato minorenne molestatore seriale: "Palpeggiate almeno 9 donne a caso tra i 13 e i 53 anni"
Una storia sconcertante da Varese. Un minorenne figlio di immigrati perfettamente integrati nella realtà locale è stato fermato con l'accusa di essere un molestatore seriale. Come riportato dal Quotidiano nazionale, il ragazzino avrebbe avvicinato e palpeggiato almeno 9 donne di età compresa tra i 13 e i 53 anni, tutto nel giro di pochi giorni. Gli episodi, infatti, si sarebbero verificati nella prima metà dello scorso settembre, in centro città. "Le vittime erano scelte a caso, non caratterizzate con precisione né per fattezze fisiche né per età", spiegano gli inquirenti. I familiari del giovane, sconvolti, hanno collaborato con le autorità: ora il giovane è stato affidato a una comunità educativa scelta con grande attenzione proprio per la delicatezza del caso.
Zangrillo: «Da 6 mesi dico che cosa bisogna fare e come evitare il black out negli ospedali»
«Come sostengo da almeno 6 mesi, insieme ai colleghi che di mestiere curano i malati, il problema non sono le terapie intensive. Quando arriviamo li abbiamo già perso». Lo scrive su twitter Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele e responsabile dell’Unità operativa di Terapia intensiva generale e cardiovascolare dell’Irccs San Raffaele di Milano.
Zangrillo: «Ecco la procedura per evitare il il black out negli ospedali»
Zangrillo posta anche un’immagine in cui viene spiegata la corretta procedura per evitare il “black out” degli ospedali. «Sì alla corretta informazione e “no” al sensazionalismo mediatico. Perché solo il primo produce un flusso ordinato al pronto soccorso e una gestione ottimale dell’assistenza clinica – riporta lo schema – Dal sensazionalismo mediatico derivano angoscia, disorientamento, somatizzazione e abbandono dei pazienti. Questo produce un flusso caotico nei pronto soccorso che a sua volta crea una inefficiente gestione clinica dei pazienti Covid e non Covid, arrivando al “blackout” dell’ospedale».
I commenti del web
Tantissimi i commenti al post di Zangrillo. Scrive un utente: «Zangrillo aiutaci tu con numeri veri delle Terapie intensive alcuni suoi colleghi sono fuori controllo mettono paura terrore tutte le volte che ascolti le loro interviste alla tv. Aiuto». E un altro chiede: «Avrebbe la stessa infographic in inglese? In Malaysia sarebbe molto utile. Ieri mio amico morto d’infarto perché solo certi ospedali sono autorizzati a mandare le ambulanze. Corpo sequestrato per Covid test. Risultato positivo e dichiarato morto di Covid». E un altro ancora: «Continuano a terrorizzare, imporre, chiudere. Mai fare quello che serve, come sigilare i confini. #IoStoconZangrillo».
Piazzapulita, coronavirus a Roma libero di circolare? "Zero tracciamenti, una vergogna". Gli errori di Zingaretti e Speranza
Tracciamenti zero, coronavirus libero di circolare a Roma. Il disastro di Nicola Zingaretti e del governo di Pd e in M5s in una manciata di minuti. Piazzapulita manda in onda un servizio in cui si testimonia lo sconcertante caos in cui versa l'Asl nella Capitale: ore di attese ai drive in per effettuare un tampone, positivi mai contattati per il tracciamento. Di fatto, un'autostrada per la nascita di cluster e focolai. Così avanza la seconda ondata dell'epidemia.
Milano, Berlusconi non corre. E Sgarbi candida Morgan. Il cantante: io sindaco? Sì, ma senza Bugo…
E’ durata 24 ore la “pazza idea” di candidare Silvio Berlusconi a sindaco di Milano. Secondo quanto riportava mercoledì il Messaggero, l’idea era di affidare a Berlsuconi il ruolo di allenatore di una squadra “di assessori per lo più composta da imprenditori o da eccellenze che hanno ben figurato nelle loro professioni che poi avrebbero il compito di essere operativi in prima linea sul campo”.
Milano, Berlusconi smentisce
Ma arriva oggi la smentita, affidata alle colonne del Giornale. Berlusconi non correrà come sindaco di Milano anche se è interessato a seguire da vicino l’iter che condurrà alla scelta del candidato del centrodestra anche perché Milano è la città che dovrà dare l’immagine di una rinascita nazionale dopo la drammatica crisi dovuta al Covid.
Il vertice tra Salvini, Meloni e Tajani
Oggi è previsto intanto un vertice a tre tra Salvini, Tajani e Meloni proprio per fare il punto sulle candidature per le elezioni comunali in città strategiche come Milano, Roma, Torino, Napoli e Bologna.
Bertolaso è un fiume in piena: il governo in estate ha dormito. Di Maio e Conte parlano a vanvera
Guido Bertolaso è un fiume in piena contro il governo che ha a suo avviso gravi responsabilità sulla gestione dell’epidemia. L’ex numero uno della protezione civile spiega che in Italia è ripresa a salire fortemente la curva dei contagi perché il governo durante l’estate ha dormito.
Bertolaso: d’estate il governo ha dormito, pensava alle regionali
”Stiamo parlando di una realtà istituzionale che ha completamente dormito nel corso dell’estate -dice Bertolaso- si preoccupavano dei sondaggi, di scrivere sui social, di organizzare le elezioni regionali, ma certamente non si sono preoccupati di prevedere l’arrivo della seconda ondata quando in tutto il mondo, dall’Oms ad esperti e scienziati dicevano che sarebbe arrivata”
Non hanno saputo prevenire
Secondo Bertolaso ”adesso sul possibile lockdown fa comodo richiamare tutti al senso di responsabilità degli italiani -sottolinea- ma non si fa così: dipende dal premier Conte e dai suoi uomini di governo. Loro dovevano mettere in piedi prima le misure necessarie ad evitare nuovi lockdown”. Mentre nei mesi scorsi ”sono state prese decisioni senza mettere in piedi una strategia in grado di prevenire situazioni come questa”.
Coronavirus, scontro istituzionale sulla scuola: "È il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina il vero problema"
Ancora una volta sotto i riflettori va Lucia Azzolina, che non perde occasione per distinguersi nel creare problemi. Difficile dire se anche da lei possa dipendere la “soluzione De Luca” con la chiusura di scuole e università in Campania, ma appare sempre più evidente che l’ostacolo principale ad una soluzione della questione trasporti e del connesso rischio Covid sia proprio la ministra dell’Istruzione.
Le Regioni sono in grande sofferenza perché è difficile dialogare con chi non mostra disponibilità: tra ministro e governatori si rischia l’incomunicabilità. E il conflitto. La Campania rischia di fare da detonatore. De Luca ha probabilmente voluto premere il pedale dell’acceleratore: ma certo è che se non arrivano sostegni dal governo prima o poi tutte le regioni saranno tentate da soluzione traumatiche per evitare ulteriori danni alle popolazioni residenti nei territori.
Eppure ci dovrebbe essere il massimo di cooperazione istituzionale. Che non significa che il governo comanda e le regioni obbediscono: la Costituzione prevede opportune forme di collaborazione. E chi sta nei territori ha maggiore conoscenza dei problemi di chi siede su una scrivania ministeriale.
Pensare di risolvere tutto da Roma significa vivere fuori della realtà. Perché ormai sta diventando innegabile quello che mostrano le immagini che circolano ovunque: il virus viaggia agilmente a bordo dei mezzi strapieni. Alla faccia del distanziamento sociale. E se le minime regole di precauzione diventano inutili perché non si riesce a farle rispettare, è il contagio a moltiplicarsi nel territorio. La differenza con l’estate appena trascorsa sta tutta qui: è ripreso il lavoro, si è cominciato a tornare a scuola, i trasporti hanno dovuto riprendere a funzionare. Come ogni anno.
Aver ridotto la capienza massima negli autobus dal 100 all’80 per cento non ha certo attenuato la potenza del Covid; anche perché i controlli sui numeri effettivi sono inesistenti; chi conta i passeggeri a bordo non si sa.
Coronavirus, è quasi lockdown? Il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia: "Basta terrorizzare i cittadini
"In queste ore si paventano scenari gravi. Ribadisco che il Paese non ha bisogno di stress e di minacciati provvedimenti che rischiano di creare sequele psicologiche gravi sulle persone più fragili e sui giovani, che invece dovremmo preservare. Poveri giovani, alla mancanza di fu turo che non siamo stati in grado di garantire, adesso aggiungiamo la paura oscura e medievale di periodi di segregazione. Siamo sicuri che questa sia la strada giusta? Io non credo". Lo sottolinea in un post su Facebook il diretto re sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia. E ancora: «Abbiamo bisogno di credere in noi stessi, protagonisti importanti, con i nostri comportamenti corretti, della sconfitta del virus. Questo lo spirito giusto - ribadisce Vaia - Abbiamo bisogno di buon senso, di tanto buon senso. E se invece di chiudere aprissimo sulle 24 ore ad esempio tutti gli esercizi commerciali, la grande distribuzione, magari a Natale per consentire un afflusso più ordinato e spalmato sulle 24 ore?», suggerisce il direttore. «E se organizzassimo gli ingressi negli uffici, nelle fabbriche o nelle scuole, su più turni di modo da alleggerire in questa fase i trasporti? Sono solo alcune delle idee. Certo la politica deve trovare le soluzioni, ma noi dobbiamo ribadire, con forza - conclude il direttore sanitario dello Spallanzani - che meritiamo di avere tutto aperto. Ma che questo dipende solo da noi!".
Coronavirus, Franco Locatelli del Cts: "Nessun dato fa un prevedere un lockdown, si può invertire la tendenza"
"Siamo certamente in tempo" per cambiare passo, dice, "ma dipende da come i singoli cittadini e, insieme, come Paese, siamo disposti a fare, perché questo possa avvenire. È quindi fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus. Non ci possiamo proprio più permettere deviazioni dalle buone regole". Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus, intervistato dal Corriere della Sera, non è allarmista e ritiene che si possa ancora invertire la marcia dei contagi da Covid-19.
"Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo, nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie". Per Locatelli "sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l'incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo".
Ma i trasporti hanno favorito la crescita dell'epidemia? "I mezzi di trasporto, soprattutto in alcune ore del giorno, certamente rappresentano un potenziale luogo dove possono formarsi assembramenti, da evitarsi nel modo più assoluto", risponde il numero uno del Css. Tuttavia, aggiunge, "non sono disponibili dati che possano far ricondurre la modifica del trend della curva dei contagi al loro utilizzo né, tantomeno, sono stati segnalati focolai.
Coronavirus, il Comitato Scientifico smentisce la ministra Azzolina: nessuno sa cosa accade nella scuola
"Il Cts continua a dire che la scuola è sicura. E' una deduzione che deriva dal fatto che si rispettano protocolli altrove ignorati o una convinzione scientifica?" La domanda è quella posta da Repubblica al coordinatore del Comitato Scientifico Agostino Miozzo. E il prof. smentisce la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina: "Nessuno di noi sa cosa accade dentro le scuole". "Su un piano scientifico - spiega bene Miozzo - Siamo ragionevolmente convinti che i contagi avvistati in aula arrivino dall'esterno, ma non c'è un testo sacro che lo certifichi. A marzo chiudemmo le scuole perché da sole valevano una crescita dello 0,4 dell'indice di contagio, ma poi siamo intervenuti con i distanziamenti, le mascherine, la ventilazione".
Un passaggio importante e fondamentale Miozzo lo fa anche su social e informazione pensando soprattutto ai giovani e bacchettando il governo: "Abbiamo sperimentato, da febbraio a maggio, il peso e la violenza delle sciocchezze scritte sui social. Mi chiedo, e chiedo al governo - dichiara Miozzo a Repubblica - è così difficile prendere cinque influencer con cinque milioni di follower a testa, far loro un rapido corso sul virus e poi chiederlo di spiegarlo, a modo loro, al pubblico che li segue?". Poi la mazzata: "Oggi offriamo. divieti da proibizionismo Anni Trenta, il contrario di quello che dobbiamo fare. Spiegare, spiegare..."
VIGANÒ: IN ATTO UN SUBDOLO E VILE TRADIMENTO DELLA CHIESA.
Carissimi Stilumcuriali, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ci ha inviato questa sua risposta a un saggio di padre Thomas Weinandy, che ci sembra estremamente interessante per valutare la situazione attuale della Chiesa, le radici della crisi e la realtà emersa dal Concilio Vaticano II. Buona lettura.
Reverendo Padre Thomas,
ho letto con attenzione il Suo saggio Vatican II and the Work of the Spirit apparso su Inside the Vatican il 27 Luglio 2020 (qui). Mi pare che il Suo pensiero possa esser riassunto in queste due frasi:
«Condivido molte delle preoccupazioni espresse e riconosco la validità di alcune problematiche teologiche e questioni dottrinali enumerate. Mi trovo tuttavia a disagio nel concludere che il Vaticano II sia, in qualche modo, la fonte e la causa diretta dell’attuale stato scoraggiante della Chiesa».
Mi permetta, reverendo Padre, di usare come auctoritas nel risponderLe un Suo interessante scritto, Pope Francis and Schism, pubblicato su The Catholic Thing lo scorso 8 Ottobre 2019 (qui). Le Sue osservazioni mi consentono di evidenziare un’analogia che spero possa contribuire a chiarire il mio pensiero e a dimostrare ai nostri Lettori che alcune apparenti divergenze possono trovare composizione proprio grazie ad una proficua disputatio che abbia come scopo principale la gloria di Dio, l’onore della Chiesa e la salvezza delle anime.
In Pope Francis and the Schism, Ella osserva, molto opportunamente e con l’acume che contraddistingue i Suoi interventi, che vi è una sorta di dissociazione tra la persona Papae e Jorge Mario Bergoglio, una dicotomia in cui il Vicario di Cristo tace e lascia fare, mentre parla e agisce l’esuberante argentino che oggi dimora a Santa Marta. Riferendosi alla gravissima situazione della Chiesa in Germania, scrive:
«In primo luogo, molti all’interno della gerarchia tedesca sanno che diventando scismatici perderebbero la loro voce e la loro identità cattolica. Questo non possono permetterselo. Hanno bisogno di essere in comunione con Papa Francesco, perché è proprio lui che ha promosso il concetto di sinodalità che stanno cercando di attuare. Egli, quindi, è il loro ultimo protettore.
Morta Jole Santelli, la presidente della Calabria aveva 52 anni: il dramma che sconvolge l'Italia. Berlusconi: "Un'amica"
Un dramma, un fulmine a ciel sereno: è morta Jole Santelli, presidente della regione Calabria. Soltanto ieri - mercoledì 14 ottobre- sera aveva avuto incontri istituzionali. Ancora non è chiara la causa del decesso, anche se alcune fonti riferiscono di un arresto cardiocircolatorio. La governatrice era malata da tempo, afflitta da un tumore. La Santelli è morta nella sua casa a Cosenza, dove è stata trovata in mattinata: inutile ogni tentativo di soccorso.
La notizia ha ovviamente sconvolto il mondo politico calabrese e l'Italia intera. Niente infatti faceva sospettare che le condizioni di salute della presidente fossero compromesse o peggiorate. Tanto che era stata proprio lei qualche settimana fa a smentire le voci su un presunto aggravamento della sua malattia, bollandole come "cattiverie". E per dimostrarlo aveva insistito per presenziare a diversi appuntamenti di campagna elettorale in tutta la regione. "Sono addolorato, eravamo amici da una vita'' ha affermato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, confermando la notizia. ''Jole è stata il stata il mio vicesindaco, mi è stata sempre vicina, una donna di una forza incredibile, non ho parole'', ha aggiunto.
Presidente della Calabria dal 15 febbraio 2020, 52 anni, è stata deputata dal 2001 al 2020. E ancora, è stata sottosegretaria di Stato al Ministero della giustizia dal 2001 al 2006 nei governi Berlusconi II e III, nonché sottosegretaria al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da maggio a dicembre 2013 nel Governo Letta. Il 9 dicembre 2019 le dimissioni da vicesindaco di Cosenza, dunque fu indicata da Forza Italia come candidata presidente per la Calabria, dove si era imposta al voto del 26 gennaio 2020.
Soragna, il consiglio comunale: "Apologia di comunismo è reato"
l comune di Soragna ha messo al bando il comunismo usando i contenuti della legge Fiano. Ora il sindaco Salvatore Iaconi Farina dovrà "avanzare al Governo la richiesta di perseguire penalmente con pene severe chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito Comunista"
Applicare i contenuti della legge Fiano, il provvedimento approvato alla Camera per punire le diverse forme di manifestazione dell'apologia di fascismo, al comunismo.
Comunismo al bando
Il consiglio comunale ha deciso di "mettere al bando" il comunismo con una mozione che si rifà ai contenuti della legge proposta da Emanuele Fiano. A proporla con un documento ufficiale il consigliere Maria Pia Piroli del gruppo "Soragna ci Lega". Questo impegna il sindaco Salvatore Iaconi Farina ad "avanzare al Governo la richiesta di perseguire penalmente con pene severe chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito Comunista", come scrive e riporta Libero.
L'ideologia marxista, si legge nel documento approvato dal consiglio comunale di Soragna è punibile se commesso "attraverso la riproduzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti, persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità, con pena aumentata se il reato dovesse avvenire per via informatica". A completare la richiesta la lunga lista di crimini commessi dai regimi comunisti, colpevoli di aver "cagionato la morte di oltre cento milioni di persone sotto il simbolo della falce e martello".
Per rafforzare il concetto, il documento ricorda che "ancora oggi il Partito comunista in molti paesi del mondo è sinonimo di feroci dittature o deboli democrazie, tra le più note: Corea del Nord e Venezuela".
Francia, perquisizioni a casa del ministro della Salute Véran: coronavirus, la bomba giudiziaria che fa tremare Emmanuel Macron
Altri guai per la Francia e per Emmanuel Macron dopo il coronavirus. Ma sempre di pandemia si tratta. Le forze dell'ordine hanno perquisito le residenze e gli uffici del ministro della Salute, Olivier Véran e del direttore generale della salute, Jérôme Salomon. Una procedura - spiega Bfm-tv - che si "iscrive nel quadro di un fascicolo giudiziario sulla gestione della crisi legata al Covid" da parte del governo francese. Le perquisizioni, sempre secondo l'emittente televisiva, riguardano anche l'ex premier Édouard Philippe e l'ex ministra della salute Agnès Buzyn nonché l'ex portavoce del governo, Sibeth Ndiaye.
Una vera e propria bomba giudiziaria sull'Eliseo che deve già fare i conti con un incremento esponenziale di contagi, tanto che lo stesso presidente è stato costretto a indire il coprifuoco. Niente più uscite dalle 21 alle 6 per le città più colpite nella speranza di "sistemare" i disastri della seconda ondata. Gli stessi che hanno visto Macron precipitare in termini di gradimento.
Rileggere la storia Comunismo e fascismo, due facce della stessa medaglia totalitaria. Ma il Pci fu un’eccezione
Secondo lo storico Alberto De Bernardi, bisogna condannarli allo stesso modo, perché costituiscono i due lati della tara che ha insanguinato l’Europa per gran parte del XX secolo. Ma il Partito Comunista Italiano è stato, con tutti i suoi limiti, un caso particolare nella storia del comunismo
La pubblicazione della risoluzione della UE “Sull’importanza della memoria per l’avvenire dell’ Europa” ha aperto in Italia un dibattito molto acceso che a distanza di diverse settimane non si è ancora spento, facendo dell’Italia un caso unico in Europa.
Leggere le fonti
Come molti storici, anche io ritengo sempre scivoloso ogni tentativo delle istituzioni politiche di definire una interpretazione condivisa del passato su cui costruire la memoria pubblica, perché si presta a omissioni e a superficialità, che gli storici hanno in più occasioni messo in evidenza: la memoria di eventi traumatici è difficilmente ricomponibile, quando vittime e carnefici sono ancora presenti e attivi nella sfera pubblica e soprattutto quando rimanda alla lunga guerra tra comunismo, fascismo e democrazia che ha insanguinato il secolo appena terminato; la storia, invece, può essere condivisa perché costruita su un approccio scientifico, anche se la stessa ricerca storica non è sempre esente da torsioni ideologiche e da punti di vista segnati da appartenenze politiche. La memoria infatti mira all’dentità, la storia alla verità.
In ogni caso l’elemento saliente e sorprendente della discussione apertasi del nostro paese è che fin dalle prime battute essa ha perso di vista il documento sia dal punto di vista dei suoi contenuti, che delle sue finalità, per concentrarsi su due questioni, che con quel documento hanno ben poco a che fare, ma che invece attengono alla irrisolta e ingombrante “questione comunista” nella cultura politica della sinistra italiana, nonostante siano passati trent’anni dalla caduta del muro di Berlino e dello scioglimento del partito comunista italiano.
Apologia di comunismo; paesi dove il comunismo è illegale.
Sono oramai tristemente note le vicende legate alla legge Fiano, una proposta del partito democratico che consiste in nuovo articolo nel codice penale, il 293-bis, che punisce con la reclusione da sei mesi a due anni “chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie”, specificando poi che il comportamento è punibile anche se commesso solo “attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità”. Al di là delle opinioni su questa proposta, è bene ricordare, che essa è il frutto della storia, nata e cresciuta nel tempo, in un paese insofferente oggi a quello che nemmeno un secolo fa era la idea. Ebbene questo tipo di evoluzione storica si è avuta anche in altri paesi dove protagonista non è stato il fascismo od il nazismo, ma un altro sistema totalitario; il comunismo. Ebbene esistono paesi e non sono pochi nei quali il comunismo è illegale ed è illegale qualsiasi sua espressione.
Polonia: il 25 settembre 2009, il Parlamento polacco ha approvato un emendamento al Codice Penale, quasi all’unanimità, che vieta la produzione, distribuzione, vendita, o possesso, in stampa o in registrazione, di tutto ciò che possa rappresentare simboli fascisti, comunisti o un qualsiasi altro tipo di simbolo totalitarista, anche tramite Internet. Le pene arrivano fino a 2 anni di reclusione.
Repubblica Ceca: dal 1º gennaio 2010, il codice penale della Repubblica Ceca, così come in Slovacchia, prevede la pena detentiva da 6 mesi e 3 anni per chiunque neghi, metta in dubbio, approvi o giustifichi i crimini dei regimi comunisti e nazionalsocialisti.
in Slovacchia esisteva già la L. 125/1996 “Sull’immoralità e l’illegittimità del sistema comunista”; dal 1º settembre 2011 nel codice penale slovacco sono state introdotte disposizioni in base alle quali è passibile di pena detentiva da 6 mesi e 3 anni per chiunque neghi, metta in dubbio, approvi o giustifichi i crimini dei regimi comunisti e nazionalsocialisti.
Ungheria: dal 24 luglio 2010, commette reato chiunque neghi, metta in dubbio o minimizzi in pubblico i crimini commessi contro la popolazione dal regime socialista e comunista; dal 1º gennaio 2013 è vietato l’uso pubblico di denominazioni legate ai regimi autoritari del XX secolo ricomprendenti il regime fascista guidato da Ferenc Szallasi (1944-1945) e il periodo socialista (1948-1990). In particolare, è fatto divieto di utilizzare “il nome delle persone che hanno giocato un ruolo di primo piano nella fondazione, sviluppo o mantenimento di regimi politici autoritari del XX secolo, o parole ed espressioni o nomi di organizzazioni che possono essere direttamente collegate ai regimi politici autoritari del XX secolo”.
“Mascherine? Non servono a niente, ci fanno solo respirare più virus e batteri” ► Prof. Bacco
Le direttive del Governo sono chiare: distanziamento sociale, niente assembramenti e utilizzo delle mascherine. Su quest’ultimo punto gli esperti però sono divisi. C’è chi in linea con l’esecutivo sostiene che si tratti di dispositivi necessari per la salute e la sicurezza dei cittadini e chi, all’opposto, sostiene non soltanto che siano inutili ma persino controproducenti.
Di questo avviso è il Prof. Pasquale Mario Bacco medico legale, ricercatore e membro del team di medici che lavorano per la società Meleam.
Il suo punto di vista è chiaro: “Mascherina assolutamente no”. Il motivo lo ha spiegato in questo intervento, in diretta con Francesco Vergovich e Fabio Duranti.
“Mascherine? Non servono a niente, ci fanno solo respirare più virus e batteri” ► Prof. Bacco
“Il virus passa attraverso le mascherine, è infinitamente più piccolo dei filtri che si possono creare. Certamente in ambiente sanitario, soprattutto quando certe cose non si conoscevano, è stato anche utile, ma oggi ha un effetto paradossale. Ci impedisce l’immunità di gregge che invece in questo momento andrebbe assolutamente favorita. E poi andrebbe cambiata continuamente!
“I TAMPONI UCCIDONO, CI VOGLIONO SCHIAVI” MA NESSUNO LI FERMA
LA FOLLIA NEGAZIONISTA
RADUNO NO MASK A ROMA, LA POLIZIA NON FA INDOSSARE LE MASCHERINE. SPERANZA: FANNO RABBRIVIDIRE
NEGAZIONISTI DEL COVID IN PIAZZA A ROMA, GLI INTERVENTI CHOC DAL PALCO
«Guarda sta manica de cojoni!». Il baffuto signore in bicicletta passa sul lungotevere e fotografa così la piazza pochi metri più sotto. Vicino alla Bocca della Verità, meno di 2mila persone a sfidare il sole e non solo quello. Sopra il palco un grande striscione: «Noi siamo il popolo». Lo sforzo di non farsi condizionare dal giudizio dell’impietoso ciclista si infrange sulle prime parole che escono dalle casse: «Il campo magnetico terrestre sta cambiando – dice una signora – avverrà tra 2 o 3 anni, ma vogliono nascondercelo con il 5G».
LUCA BIZZARI DALLA PIAZZA DEI NEGAZIONISTI COVID IRONIZZA IN DIRETTA FACEBOOK: “MORIREMO TUTTI E DIVENTEREMO CYBORG COL 5G”
All’improvviso la interrompono: «Scusate c’è una signora che si sente male, c’è un medico presente?». In effetti c’è. Si chiama Pasquale Mario Bacco, medico legale e ricercatore, fa parte dell’associazione l’“Eretico”. Anche lei con i “no mask”? «Le mascherine vanno buttate – spiega – con questo caldo sono un terreno di coltura per i germi davanti a bocca e naso». Forse per questo nessuno la indossa, a parte giornalisti e operatori. Qualcuno, semmai, la brucia a beneficio di telecamera.
Dpcm, Tommaso Cerno all'attacco del governo: "Nemmeno Mussolini arrivò a queste limitazioni della libertà"
Niente feste e reunion in casa se si è in più di sei, niente gite scolastiche, mascherina ovunque anche in casa. Del Dpcm di ieri, 12 ottobre, non c'è nulla di nuovo. Parola di Tommaso Cerno che, dagli scranni del Gruppo Misto, non ne lascia passare una al governo. "Il provvedimento - esordisce in una nota - fa venire nostalgia del grande Luciano Onder e un po' di invidia per le diagnosi del Dottor House. Prendi un gruppo di politicanti e trasformali in medici, con l'aiuto della passerella di virologi italiani che ormai inondano le televisioni, ed ecco un bel caravan di dilettanti alle prese con la pandemia".
Giuseppe Conte e i suoi giallorossi, in emergenza coronavirus, si sono superati: "Imboscate nelle case, limitazioni della libertà come nemmeno Mussolini fece, in nome di una scienza che se fosse esatta per prima cosa ricorderebbe a Zingaretti e Conte che le elezioni non le hanno mai vinte", prosegue il senatore senza mezzi termini. L'unica nota positiva? "Gli assembramenti senza giustificazione che vieteranno anche il Consiglio dei ministri che ne rappresenta l'essenza, evitando al Paese di subire il mobbing governativo a cui ormai l'Italia, sbagliando, si è abituata". In conclusione "più che la mascherina, Conte e company si mettano una maschera".
Coronavirus, Tommaso Cerno: "Ribellarsi a un governo in preda al delirio, ridicoli davanti al mondo intero"
"È venuto il momento che il popolo italiano si ribelli a un governo in preda al delirio", premette sparando ad alzo zero Tommaso Cerno. Nel mirino Giuseppe Conte, i dpcm, il caos-coronavirus. "Dopo avere gestito la prima ondata rendendosi ridicoli davanti al mondo intero, ci risiamo. Intere categorie economiche devastate senza ragione, inviti in televisione a spiare i vicini di casa, squadracce nelle case a contare i posti a cena. Spero che qualcuno cominci a dire no. L'autorità deve dimostrare al popolo l'efficacia delle restrizioni, altrimenti le stesse diventano arbitrarie, e contro l'arbitrio del potere è legittima la disobbedienza civile. Questo ennesimo Dpcm ha tutta l'aria di un provvedimento per l'emergenza di salute del governo e non del popolo italiano", conclude il senatore del Gruppo Misto.
La vera colpa di Trump: non aver iniziato nessuna nuova guerra
Prosegue in America lo scontro tra il Movimento anti-razzista, e i suoi potenti fiancheggiatori, e il presidente. Il conflitto non risparmia l’esercito, che un po’ ha preso posizione, nei suoi più alti comandanti, un po’ è stato tirato il ballo in maniera indebita.
Tutto inizia con la minaccia di Trump di schierare i militari per contrastare il Movimento, una delle tante sparate del tycoon prestato alla politica, senza alcuna base reale.
E che però ha infastidito gli alti comandanti dell’apparato militare, i quali hanno manifestato pubblicamente il loro dissenso sull’eventuale dispiegamento dell’esercito sul suolo americano, che in realtà non aveva alcuna possibilità di realizzarsi.
La vergogna di Milley e i militari alla Casa Bianca
La presa di posizione di alcuni generali ha dato modo ai media Usa, più o meno tutti schierati contro Trump, di martellare su una reale o supposta frattura tra il presidente e i militari, critica di certa efficacia politica perché tende a minare la sua capacità di svolgere il ruolo di Comandante in capo dell’esercito, ruolo che nel tempo è stato conferito al presidente degli Stati Uniti (al quale si associa un pericoloso “potere di guerra”).
Una conflittualità forse più apparente che reale quella tra Trump e i militari, ma che ha toccato il vertice dopo la presa di distanza del generale Mark Milley, presidente del Joint Chiefs of Staff, la più alta carica dell’esercito.
ILCORTO.EU
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