L'episodio, tragico, di tanto in tanto viene tirato fuori per polemica politica. Ora per motivi di sicurezza. È l'incidente automobilistico che Beppe Grillo procurò il 17 dicembre 1981, quando il Movimento 5 stelle non era neanche un'idea e lui era solo un comico. Un incidente tragico. Morirono tre persone e Grillo fu condannato per omicidio colposo plurimo. Ebbene, ora Massimo Riberi sindaco di Limone Piemonte, sulle montagne del Cuneese, chiede al fondatore dei 5Stelle di rimuovere finalmente i rottami della sua vecchia Chervrolet che, a 39 anni di distanza, sono ancora abbandonati. Si tratta di una zona impervia in stile "Into the wild", scrive La Stampa che ha dato la notizia, paragonando le lamiere dell'auto al Magic Bus del film di Sean Penn.Infatti, denuncia il sindaco col comune piemontese, il mezzo - come quello che appare nella pellicola girata in Alaska - "attira troppa gente in un punto dove è fin troppo facile scivolare e farsi male". "Quel rottame non è un trofeo da mostrare ai turisti. Tanti continuano a fermarsi, per scattare fotografie come fosse un'attrazione. Invece bisogna avere rispetto delle persone che sono decedute in quella tragedia. Proverò a contattare Beppe Grillo, per collaborare insieme, trovare una soluzione condivisa e rimuovere definitivamente i resti del veicolo", annuncia Riberi. Insomma, il messaggio è chiaro: Grillo, chiama un carro attrezzi.
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Beppe Grillo, 39 anni dopo: "Pago di tasca mia la rimozione dell'auto", quella dell'auto per cui fu condannato per omicidio
Dopo 39 anni Beppe Grillo ha deciso di far rimuovere la carcassa dell'auto Chevrolet precitata nel 1981 sulle montagne di Limone in Piemonte. Un incidente tragico nel quale morirono tre persone, il comico ligure che era alla guida del mezzo si salvò gettandosi dall'auto prima che volasse nella scarpata. Ora finalmente, dopo le polemiche degli scorsi giorni che avevano riportato alle cronache l'episodio e la necessità di rimuovere l'auto, Grillo si è deciso e i costi dell'operazione saranno pagati dallo stesso fondatore del Movimento 5 Stelle, che ha assicurato al sindaco Massimo Riberi la sua disponibilità a pagare le spese.
"Il rottame attira troppa gente in un punto dove è facile scivolare e farsi male, non è un trofeo da mostrare", è l'appello lanciato dalle pagine del quotidiano La Stampa dal primo cittadino, subito accolto dal comico genovese, che ha telefonato a Riberi. "È stato gentile, disponibile e comprensivo - riferisce al giornale il sindaco - Mi ha detto che gli era dispiaciuto ricordare quel terribile episodio e mi ha invitato a procedere alla rimozione, garantendo che si accollerà le spese".
Il 7 dicembre 1981 Grillo era alla guida dell'auto in compagnia di amici dei quali era ospite a Limone. Dopo pranzo stavano facendo una gita lungo l'ex via militare, quando il suv precipitò. Morirono l'ex calciatore del Genoa Renzo Giberti, la moglie Rossana e il figlio di 9 anni. Illeso Grillo, condannato in via definitiva a 14 mesi con sospensione della pena.
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Alessandro Sallusti a Quarta Repubblica, Laura Castelli seppellita: "Una ragioniera ci spiega come risolvere la crisi economica"
"La vice ministra Laura Castelli è una ragioniera, con una laurea triennale: che questa signora venga a spiegare come si risolvono le crisi economiche...". Ad Alessandro Sallusti, in collegamento con Nicola Porro a Quarta Repubblica, basta una manciata di secondi per demolire politicamente e umanamente la grillina, protagonista nello scorso weekend di una contestatissima uscita sui ristoratori che a suo dire, per superare la crisi post-lockdown, dovrebbero cambiare lavoro.
"Ho trovato insopportabile la frase della Castelli - fa eco al direttore del Giornale quello del Tg2, Gennaro Migliore -, mi sarei aspettato che dicesse vi saremo vicini nell'affrontare questa crisi, noi per questo chiediamo che si dica che questo Paese deve ripartire con il sostegno delle istituzioni".
Ci vuole far chiedere l'elemosina. Vissani sbotta contro la Castelli
Anche Gianfranco Vissani sbotta contro il viceministro Laura Castelli che, vista la crisi, ha consigliato ai ristoratori di cambiare mestiere. Vissani è stato ospite di "Quarta Repubblica", la trasmissione condotta da Nicola Porro su Rete4. Lo chef punta il dito contro l'incapacità del governo di risolvere i problemi della categoria. Con parole durissime.
"Cambiare mestiere, visto che dieci milioni di persone lavorano in questo settore, mi pare proprio un problema - attacca Vissani - I politici stanno scherzando. La signora Castelli, forse ha una ricetta. E allora ci faccia vedere che ricetta ha. Io sono 55 anni che sto dentro una cucina e stiamo sentendo tante stupidaggini in televisione. Sapete benissimo che gli altri Paesi della Comunità Europea, hanno dato soldi per mantenere attività. Noi non abbiamo preso una lira, una lira. Cosa vogliono pretendere i politici? Che andiamo a chiedere l'elemosina in giro? Non vogliamo soldi, vogliamo aiuti. Il mio locale per 4 mesi è stato chiuso, perché devo andare a pagare l'immondizia?".
Giuseppe Conte, Dagospia attacca il premier: "Trattati in Europa? Come ci trascina nella mer*** e ci porta la Troika in casa"
Come stanno davvero le cose, in Europa? Come procede la trattativa condotta a suon di video, tweet e dichiarazioni roboanti da Giuseppe Conte? Una sintesi, brutale ed efficace, arriva da Dagospia, che in primis ripropone un tweet del presunto avvocato del popolo, il quale affermava il lontanto 18 maggio: "La proposta franco-tedesca (500 miliardi a fondo perduto) è un primo passo importante nella direzione auspicata dall'Italia. Ma per superare la crisi e aiutare imprese e famiglie serve ampliare il Recovery Fund. Fiduciosi in una proposta ambiziosa da parte della Commissione europea", concludeva il premier. Parole che, ora, gli si ritorcono contro in modo devastante.La tesi di quel tweet viene infatti smontata in modo durissimo da Dago: "Dopo il cazzaro verde, abbiamo il cazzaro con la pochette! A Bruxelles accordo vicino sul Recovery Fund: 310 miliardi in prestiti, 390 a fondo perduto, presi dal bilancio europeo", premette Dago. Che poi aggiunge: "In pratica l'Ue ci ripresterebbe una parte del nostro contributo al budget Ue (15 miliardi all'anno). Non basta: i soldi arriverebbero a babbo morto, dal 2021 in poi!". Insomma, un fallimento totale. "Per evitare il crack, Conte sarà costretto a chiedere all'Ue un prestito. E a quel punto l'Italia ha l troika in casa", rimarca. Ma non è finita: "Una vittoria di Pirro che il Conte-Casalino proverà a rivendere come un trionfo, dimenticando che il 18 maggio scorso diceva che la proposta di 500 miliardi a fondo perduto era solo un primo passo, ma da ampliare... (certo, per finire nella mer***)", conclude Dagospia. Qualcosa da aggiungere?
Coronavirus, Paolo Becchi a Giulio Tarro: "La grande menzogna sulla seconda ondata. Immunità di gregge? Siamo vicini"
Paolo Becchi - "Libero" ha pubblicato il 6 luglio una sua intervista che ha avuto molta diffusione. Vogliamo in questa nuova intervista sviluppare alcuni temi, considerato che ora si parla di un possibile prolungamento dello stato di emergenza, cosa che costituirebbe un unicum in tutta Europa - peraltro, giusto ieri sono state registrate solo tre vittime legate al virus, il numero più basso da febbraio. Con la conseguenza tra l'altro di trasformare milioni di italiani in ipocondriaci che per scongiurare il pericolo sono disposti a subire umilianti vessazioni e a additare come untore chiunque non indossi anche ad agosto la mascherina o beva un aperitivo con gli amici.
Giulio Tarro - È proprio così. Con tutte queste paure stanno tra l'altro indebolendo il sistema immunitario di una intera popolazione. Ma mi lasci aggiungere una cosa. Sono loro che dovrebbero aver paura di una cosa, vale a dire che si scopra che i contagiati in Italia (molti asintomatici) sono decine di milioni, e per questo oggi moltiplicano i tamponi che risultano quasi tutti negativi. Questo non significa che tante persone non siano mai state contagiate, ma che le persone sono nel frattempo guarite..
B. Decine di milioni di contagiati in Italia?
T. A fine marzo veniva pubblicato sul "Corriere della Sera" uno studio di Luca Foresti e Claudio Cancelli secondo il quale gli italiani contagiati dal virus sarebbero stati almeno 11 milioni e 200 mila. Uno studio dell'Università di Oxford stimava tra il 60% e il 64% di popolazione italiana contagiata dal Covid-19 a fine marzo, mentre l'Imperial College ipotizzava almeno 6 milioni di contagiati in Italia. Allora eravamo a metà della curva gaussiana dell'epidemia, pertanto alla fine della stessa possiamo considerare il numero dei contagiati addirittura raddoppiati.
«Ha fatto troppi disastri, se ne vada»: Rocco Casalino “processato” dagli alleati di governo
Nuova puntata dell’infinita querelle tra il deputato renziano Michele Anzaldi e Rocco Casalino. Che poi è come dire nuova puntata dell’infinita querelle tra Italia Viva e Giuseppe Conte, dato che per lo più non si capisce dove finisca uno e inizi l’altro. “Suggerisce tutto, perché Conte legge sempre”, dice lo stesso Anzaldi, che torna a chiedersi come mai l’ex Grande Fratello resti “sempre lì”, nonostante i numerosi incidenti in cui è incorso nel suo ruolo di portavoce del premier.
La bordata di Anzaldi a Casalino
I dubbi e le perplessità del renziano non sono nuovi. Ma nuovamente Il Giornale li rilancia con un articolo in cui si traccia un profilo di Casalino. Articolo intitolato con un virgolettato di Anzaldi, che prontamente lo ha rilanciato sulla sua pagina Facebook. «”Un altro sarebbe stato già sostituito”. Ecco la parabola di Casalino». Insomma, par di capire che mentre Conte non può essere disturbato perché impegnato nella difficilissima trattativa di Bruxelles, nella sua maggioranza c’è chi sceglie di parlare a nuora perché suocera intenda.
La beffa: i migranti in fuga dalla quarantena erano ospiti di un ex agriturismo gestiti da una Coop
Restano tutt’ora in fuga i migranti, tutti tunisini, scappati sabato scorso da una struttura di Gualdo Cattaneo. Le autorità li avevano trasferiti dopo lo sbarco e una prima accoglienza ad Agrigento perché svolgessero la quarantena nella cittadina in provincia di Perugia. Dei 23 fuggiti su 25, infatti, solo due sono stati rintracciati, mentre a questo punto appare sempre più complicato ritrovare gli altri. “Appena le operazioni di trasferimento saranno ultimate, chiuderemo la struttura denominata Il Rotolone fino a nuove disposizioni”, ha annunciato il sindaco, Enrico Valentini. Fin da subito il primo cittadino aveva criticato l’operazione “non concordata” con la comunità locale.
Una decisione presa dall’alto
I migranti, infatti, erano ospitati in un ex agriturismo gestito da una cooperativa, che insiste su un territorio in cui, complici le stradine di campagna, come riferisce Il Giornale, è facile darsi alla macchia. Una struttura dunque probabilmente inadeguata a garantire il controllo sulla quarantena dei migranti, necessaria anche in presenza di un primo tampone negativo come nel loro caso. Tanto più in un’area che, come ricordato dal primo cittadino e non solo, ha già vissuto la drammatica esperienza della zona rossa. “Non sapevamo praticamente nulla di questa accoglienza. Per questo avevo detto no, per una questione di sicurezza. Ci troviamo ancora in piena emergenza sanitaria e Gualdo Cattaneo ha vissuto il dramma di una zona rossa per un focolaio di coronavirus”, ha detto il sindaco alla stampa locale, sottolineando che “il mio compito è rassicurare i cittadini e garantire la calma sociale”.
Roma, incendio al campo rom di via Candoni. I residenti tappati in casa. Meloni: «Inaccettabile»
È proprio il caso di definirla una “domenica di fuoco” quella appena trascorsa dagli abitanti della Magliana e da chi transitava in zona. Un grande incendio si è sviluppato nei pressi del campo rom di via Candoni, costringendo alcuni residenti a rimanere chiusi dentro casa per non respirare il fumo denso che aveva avvolto la zona. Le fiamme hanno mandato in tilt la viabilità e molti romani sono rimasti bloccati nel traffico congestionato per ore.
È proprio il caso di definirla una “domenica di fuoco” quella appena trascorsa dagli abitanti della Magliana e da chi transitava in zona. Un grande incendio si è sviluppato nei pressi del campo rom di via Candoni, costringendo alcuni residenti a rimanere chiusi dentro casa per non respirare il fumo denso che aveva avvolto la zona. Le fiamme hanno mandato in tilt la viabilità e molti romani sono rimasti bloccati nel traffico congestionato per ore.
Incendio al campo rom di via Candoni, le conseguenze
La polizia locale è stata costretta a chiudere via della Magliana (nel tratto tra via del Fosso della Magliana e via Candoni) e l’Anas la Roma-Fiumicino in entrambi sensi di marcia, bloccando tutti i romani che rientravano dalla domenica passata nel litorale nord della Capitale tra Fregene, Fiumicino e Maccarese. Dalle prime notizie sembrerebbe siano stati dati alle fiamme i rifiuti accatastati ai margini dell’area, gli stessi gettati dai rom che vi risiedono. Il campo rom di via Candoni non perde occasione per salire alla ribalta della cronaca cittadina: pochi giorni fa grazie a un accoltellamento e una rissa, l’8 luglio scorso, invece, a causa di un altro incendio.
Coronavirus, aperto un fascicolo su Giuseppe Conte: "I reati ipotizzati sono epidemia colposa e omicidio colposo plurimo"
Tutto parte da un tweet dell'avvocato Carlo Taormina. Questo: «Una voce mi dice che la procura di Roma, da me investita con tre denunzie sulla gestione dell'emergenza Coronavirus, abbia trasmesso gli atti al tribunale dei ministri contro Giuseppe Conte e altri. Darò conferma». E la conferma dovrebbe arrivare, completate le ultime verifiche, domani. Ma tant' è: il penalista non è riuscito a trattenersi. «Non ce l'ho fatta a non darvi la notizia che nessun organo di stampa e televisivo può avere», ha aggiunto su Facebook. Del resto qualcosa si è mosso, dopo che la scorsa primavera Taormina - già parlamentare, già sottosegretario all'Interno con Silvio Berlusconi - aveva presentato un corposo incartamento a piazzale Clodio per chiedere di fare luce sulle mosse del governo per contrastare la diffusione del Covid-19 in Italia.
Ora, a qualche mese di distanza dalla presentazione della denuncia («una denuncia e tre integrazioni», chiarisce), arriva la notizia che dalla procura di Roma il prezioso carico - «14 faldoni», precisa l'avvocato - avrebbe preso la strada del Tribunale dei ministri, ovvero la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati eventualmente commessi dal presidente del Consiglio e gli altri componenti del governo. La denuncia principale, spiega il penalista, riguarda la «gestione dell'emergenza» nel suo complesso. Ovvero i «ritardi accumulati» nella messa a punto delle misure anti-epidemia pur nella «consapevolezza» della gravità della situazione fin dal mese di dicembre. Secondo Taormina, e carte alla mano («ho allegato la documentazione del ministero della Salute»), l'esecutivo avrebbe avuto consapevolezza del pericolo «imminente» almeno trenta giorni prima della proclamazione ufficiale del primo stato di emergenza nazionale, l'8 marzo scorso. «Un ritardo costato oltre 30mila morti», attacca Taormina, «nonostante l'Istituto superiore di sanità avesse dato parere favorevole alle chiusure».
Antonio Misiani come la Castelli: "Niente proroga fiscale, le partite Iva non stanno peggio degli altri". FdI, Pd e renziani, è rivolta
Al Ministero dell'Economia sono fuori controllo. Antonio Misiani, viceministro del Pd, riesce forse a fare peggio della collega M5s Laura Castelli, che al Tg2Post, di fronte alla crisi, aveva consigliato ai ristoratori di cambiare lavoro. Il vice di Roberto Gualtieri, di cui è collega di partito, in un'intervista a La Stampa ha affrontato il tema del mancato rinvio delle scadenze fiscali, che ha provocato la protesta delle partite Iva e dell'opposizione e l'annunciato sciopero dei commercialisti. "In questo Paese bisogna anche iniziare a dire che le imposte vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali - afferma -. E non credo che le partite Iva stiano peggio degli altri. Abbiamo già concesso rinvii, aiuti e sgravi, dunque presentarci come arcigni nemici dei contribuenti è una caricatura. Ed è chiaramente strumentale da parte delle opposizioni".
Parole pesanti che hanno scatenato furenti reazioni bipartisan. "Dopo la scemenza del viceministro Castelli sui ristoratori oggi è la volta di Misiani che per giustificare la mancata proroga delle tasse afferma che le partite Iva non stanno peggio di altri - attacca Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d'Italia e componente della commissione Finanze alla Camera -. Dichiarazioni gravi che dimostrano l'odio e la mancanza di rispetto di questo governo verso chi produce e campa del proprio lavoro. Forse, il sottosegretario dimentica che per 3 mesi le partite Iva non hanno potuto emettere neanche una fattura a causa dei decreti del suo governo. Concedere la proroga era e rimane un atto di buon senso prima ancora che di giustizia sociale, per dare un po' di ossigeno e liquidità alle partite Iva che dal governo hanno avuto tanti proclami e pochi aiuti. Ma ormai è chiaro che l'esecutivo rossogiallo sta portando avanti una operazione di ingegneria sociale finalizzata a distruggere il mondo produttivo per costruire una Italia non fondata sul lavoro, come vuole l'art. 1 della nostra Costituzione, ma su sussidi e redditi di emergenza. Fratelli d'Italia non glielo permetterà".
Amantea, l'esercito controllerà gli immigrati positivi
Lo sbarco di 13 bengalesi con il coronavirus aveva provocato scontri e blocchi stradali nella cittadina calabrese. I soldati presidieranno la struttura in cui gli stranieri sono ospitati. Nessuno entra e nessuno esce. Ma i cittadini locali continuano a protestare
REGGIO CALABRIA - Alla fine ad Amantea si è deciso di schierare l'esercito. Dopo un'intera giornata di tensioni, blocchi stradali, proteste e sit-in contro il trasferimento in paese dei 28 migranti bengalesi salvati dal Mediterraneo, di cui 13 risultati positivi al Covid19, la Prefettura di Cosenza ha deciso di affidare ai militari la sicurezza della struttura in cui sono ospitati.
Amantea, residenti si sdraiano a terra contro l'arrivo di 13 migranti positivi al coronavirus
Dal capoluogo bruzio, dove sono impiegate nell'ambito dell'operazione "Strade sicure" - si è deciso nel corso di una riunione estesa anche alle forze armate e al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria - le pattuglie sono state dirottate nel piccolo centro della tirrenica e schierate attorno allo stabile. Se per difendere i migranti dalle proteste o evitare che qualcuno si allontani, nessuno lo ha detto. Di certo, le regole sono chiare. Nessuno entra e nessuno esce. Solo medici, infermieri e personale autorizzato a portare cibo e beni di prima necessità sarà autorizzato ad entrare nella struttura.
Castelli chiedi scusa. L'assedio dei ristoratori a Montecitorio
Il viceministro Laura Castelli "chieda scusa. Si apre con questo cartello la manifestazione voluta dal neo nato movimento M.I.O. che oggi ha chiamato in piazza Montecitorio un centinaio di persone. Erano in realtà molte di più le adesioni ma la Questura ha dato l’ok per questo numero viste le necessarie norme sul distanziamento da rispettare in era Covid.
Hanno scelto il nome Invisibili per scendere in piazza perché si sentono trascurati, non visti e soprattutto offesi dalla parole della viceministra Castelli che nonostante la smentita sulle pagine di questo giornale, aveva detto loro in sostanza di cambiare mestiere vista la situazione post pandemia che mette a rischio migliaia di attività. «Parole a dir poco assurde - fa sapere Paolo Bianchini, Presidente del Movimento - che hanno ottenuto la giusta indignazione da parte della categoria e che non potevano, però, passare inosservate da chi in questo momento sta facendo una fatica assurda a mantenere in piedi l’attività. Di voglia di lavorare ce ne è tanta, ma se non c’è liquidità né la prospettiva minima di clienti che consumano nei locali, come si può chiedere a questa categoria di dare oltre o addirittura di cambiare mestiere?». Per carità il settore sa bene che un cambiamento nel modo di operare ci dovrà per forza essere.
Ristoratori in piazza: a cambiare mestiere non ci pensiamo proprio
Eccoli schierati in piazza Montecitorio, gli Invisibili, per protestare contro un Governo che non li ascolta. Questa mattina i ristoratori ed esercenti venuti da più parti d'Italia saranno un centinaio e non di più, visto che è il limite imposto dalla Questura di Roma per rispettare il distanziamento nell’era Covid. Ma come adesioni sono state almeno il triplo e chi ha organizzato la protesta, il neonato Movimento M.I.O. Italia, aderente a Federturismo Confindustria, se lo aspettava.
Hanno scelto il nome Invisibili per scendere in piazza perché si sentono trascurati, non visti e soprattutto offesi dalla parole della viceministra Castelli che nonostante la smentita sulle pagine di questo giornale, aveva detto loro in sostanza di cambiare mestiere vista la situazione post pandemia che mette a rischio migliaia di attività. «Parole a dir poco assurde - fa sapere Paolo Bianchini, Presidente del Movimento - che hanno ottenuto la giusta indignazione da parte della categoria e che non potevano, però, passare inosservate da chi in questo momento sta facendo una fatica assurda a mantenere in piedi l’attività. Di voglia di lavorare ce ne è tanta, ma se non c’è liquidità né la prospettiva minima di clienti che consumano nei locali, come si può chiedere a questa categoria di dare oltre o addirittura di cambiare mestiere?». Per carità il settore sa bene che un cambiamento nel modo di operare ci dovrà per forza essere.
«Non siamo certo fermi ad aspettare di chiudere – incalza Roberta Pepi, segretario nazionale e coordinatrice per Roma di M.I.O. - nel mio piccolo, nel mio ristorante in via Panisperna, ho per esempio adottato una tipologia di menù non digitale ma rispettosa delle regole anti Covid che il cliente può portarsi a casa ma che resta cartaceo. Un modo per continuare a fidelizzare chi consuma nel mio esercizio perché sono profondamente convinta che la nuova strada passi per una maggiore qualità e un migliore rapporto con la clientela». Altro che cambiare mestiere. I ristoratori, gli chef e tutto l’indotto del settore non ci pensa proprio. Vuole sopravvivere e continuare a far sentire forte e chiara la propria voce. L’indignazione alle dichiarazioni di un’importante figura del Governo è stata praticamente unanime. Ciò nonostante chi manifesta oggi in un luogo emblematico come Montecitorio altro non vuole che un incontro proprio con la viceministra chiamata in causa. Soprattutto perché ci sono scadenze fiscali importanti da onorare tra pochi giorni e i ristoratori non vedono proprio come ce la potranno fare a pagarle. «Altro che sospensione dei pagamenti – tuona Claudio Pica, Presidente Fiepet Confesercenti, che condivide la protesta di questa mattina – se da una parte il Governo dice di essere al nostro fianco, dall'altra non fa altro che posticipare di qualche mese scadenze fiscali che oggettivamente gran parte di noi non sarà in grado di pagare. E poi cosa succederà, ci chiameranno evasori?».
Giuseppe Conte, il consiglio europeo è un bagno di sangue. Accordo lontano
Accordo ancora lontano al Consiglio Ue. Seconda giornata del vertice decisamente intensa, con le trattative per il Recovery fund che si sono infiammate viste le diverse vedute dei Paesi, in particolare di quelle frugali. Per provare a ridurre le distanze nel negoziato, si è partiti questa mattina con un Consiglio più ristretto, al quale hanno partecipato solo in sette: la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il premier italiano Giuseppe Conte, quello spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro olandese Mark Rutte, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen. La situazione, però, non ha visto alcuna accelerazione, finché Michel, con l’obiettivo di sbloccare le trattative una volta per tutte, ha messo sul tavolo una nuova proposta di compromesso, che prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto, che scenderebbero da 500 a 450 miliardi, e un rafforzamento di 15 miliardi della Resilience Recovery Facility, ovvero dei prestiti, mentre l’ammontare totale del Recovery Fund resta a 750 miliardi.
Il problema, però, riguarda sempre i Paesi frugali, i quali starebbero puntando i piedi sui sussidi. Secondo fonti diplomatiche, infatti, Svezia, Olanda, Austria e Danimarca hanno presentato una posizione in cui chiedono di non andare oltre i 150 miliardi di sussidi come dotazione massima. In riferimento a questo, il premier Conte ha parlato in un video sui social di «fase di stallo», con il negoziato che «si sta rivelando molto complicato, più complicato del previsto. Sono tante questioni su cui stiamo ancora discutendo che non riusciamo a sciogliere - ha aggiunto -. Stiamo cercando e dobbiamo trovare una sintesi perché è nell’interesse di tutti, ma certo anche mantenendo bene le coordinate più importanti, a partire dal fatto che gli strumenti devono essere proporzionati alla crisi ed effettivi, cioè efficaci. La nostra risposta deve essere pronta, collettiva, solida, robusta».
I rottami dell'incidente di Grillo ancora sui monti: "Se li venga a prendere"
Schedatura per i presunti omofobi su Google. Idee marchiate a fuoco
Basta essere contro l’utero in affitto, o dire di credere ancora nella famiglia tradizionale. Basta criticare le adozioni gay. O dire che i termini madre e padre non possono essere cancellati con un colpo di penna. E arriva il bollino rosso su internet. Come? Esiste una estensione di Google Chrome che si occupa di segnalare in rosso nomi e pagine di utenti ritenuti colpevoli di omofobia. In pratica una lista di proscrizione prima che entri in vigore la legge Zan. Si chiama Shinigami Eyes e così viene definito: “un componente aggiuntivo del browser che evidenzia pagine e utenti di social network transfobici e trans-friendly con colori diversi”. Il colore rosso indica omofobia, il verde indica siti e persone trans-friendly. Bollati col rosso politici come Matteo Salvini e Giorgia Meloni o come l’ex ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. E testate non allineate come La Verità e Libero. E ancora Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri, Mario Giordano e Paolo Del Debbio.
Pillon: stigma sociale come con gli ebrei
“Ovviamente io sono in cima alla lista – commenta il leghista pro-family Simone Pillon – con un bel rosso carminio che spicca in ogni mia pagina o contenuto. Mi consola essere in buona compagnia, con tanti amici della Lega, tutti i ragazzi e le ragazze del family day e perfino qualche femminista ritenuta TERF (cioè contraria a riconoscere i trans come femmine). Questa storia mi ricorda, sia pur con un ben diverso livello di violenza, quella di un pazzo criminale che costrinse i figli d’Israele a cucirsi una stella gialla sul petto. Si comincia così, puntando il dito e marcando con un colore diverso per evidenziare lo stigma sociale. Sappiamo come finisce. Tutto questo accade oggi, mentre la legge zanscalfarottoboldrini ancora non è in vigore. Immaginate domani…”.
Coronavirus, immigrati infetti a bordo della Sea Watch: ricoverati in ospedale
Inizialmente era stato qualificato come “sospetto caso di tubercolosi”. Ora è arrivato l’esito positivo del tampone rino-faringeo Covid-19. Un immigrato sbarcato a Porto Empedocle dalla “Sea Watch” è stato ricoverato a Malattie infettive dell’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta dove è giunto alle ore 2 circa della notte fra domenica e lunedì.
E anche un secondo immigrato, che era imbarcato sulla “Sea Watch”, è stato trasferito all’ospedale di Caltanissetta. Ma per lui si è ancora in attesa dell’esito del test per stabilire se abbia o meno il Coronavirus. In mattinata, inoltre, sono stati fatti i tamponi a tutti i clandestini della Sea Watch. E anche per loro si è in attesa dell’esito. Così Agrigento Notizie.
Il portavoce della Sea Watch, Giorgia Linardi, protesta: “Abbiamo ricevuto una mail da parte dell’Usmaf (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera) che ci comunicava l’obbligo di effettuare la quarantena. Siamo rimasti un po’ stupiti, anche per una differenza di trattamento con altri casi. In questo momento l’equipaggio è isolato e attendiamo che la situazione si sblocchi”.
Gianfranco Vissani, ira dello chef a Stasera Italia contro il governo: "Voi non capite come siamo messi"
Gianfranco Vissani torna a scagliarsi contro il governo per la situazione in cui si trovano gli italiani. Ospite di Veronica Gentili a Stasera Italia, il programma di Rete Quattro, lo chef non si smentisce e ancora una volta non le manda a dire. "Noi siamo un piccolo paese, non siamo Roma, Milano, Londram siamo ristoratori che lavorano magari con la moglie in cucina, siamo una piccola realtà - esordisce per poi proseguire -. Noi siamo l'unico Paese che vive in queste condizioni e voi non vi rendete conto". Vissani si appella affinché si faccia qualcosa: "Voi non vi rendete conto di come siamo messi, dai bar agli ambulanti fino alle pasticcerie". Inutile dire che anche lo chef umbro è preoccupato per la data dell'arrivo degli aiuti europei. Sempre poi che arrivino.
"Scandalo Csm mancanza di rispetto verso Falcone e Borsellino”, la bordata del capo dell'Antimafia milanese
Alessandra Dolci (Direzione Dist. Antimafia): “Scandalo Csm mancanza di rispetto verso Falcone e Borsellino”. Cittadini e Istituzioni si sono incontrati per osservare alle ore 16.58 (ora in cui perse la vita il Magistrato Paolo Borsellino) un minuto di silenzio accompagnato dalla sirena dei Vigili del Fuoco presso il giardini Falcone-Borsellino, hanno partecipato alla commemorazione: Alessandra Dolci (Procuratore Aggiunto, coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia), Lucilla Andreucci (referente di Libera Milano), Roberto Cenati (Anpi Milano), Monica Forte (presidente della Commissione Antimafia della Regione Lombardia), Michela Ledi e Angela Portosi (Agende Rosse) e Nando dalla Chiesa. Ha accompagnato la cerimonia l’intervento musicale di Raffaele Kohler alla tromba.
Padre Zanotelli contro i bus gratis agli anziani: «Meglio darli ai migranti, ne hanno più bisogno»
Padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano caro alla sinistra, non ha perdonato la politica in favore degli italiani in vigore in alcune regioni d’Italia. Al Corriere del Trentino, dice esplicitamente cosa non gli va giù.
“Sono rimasto colpito dalla vicenda dei bus”, ha detto il frate rosso. “Togliere la gratuità dei viaggi ai richiedenti asilo per darla agli anziani che non ne hanno necessità“, ha attaccato padre Zanotelli.
Il missionario trentino oggi opera a Napoli, precisamente nel Rione Sanità. Ha quasi 82 anni ma non solidarizza con i suoi coetanei. Per lui prima i migranti, poi gli italiani. E pazienza se hanno dedicato una vita al loro Paese. “Il Trentino ha bisogno di missione, di tornare al Vangelo, a quei valori che erano parte della società trentina“, tuona ancora padre Zanotelli, per il quale non c’è Vangelo e non ci sono valori nel garantire agevolazioni agli italiani più deboli, offrendo loro strumenti per una vita maggiormente dignitosa. Lo spettro di visione del missionario camboniano prevede un futuro senza identità per il Paese: “I tanti paesi semivuoti del Trentino dovrebbero promuovere un progetto come quello di Riace, ripopolarsi con i migranti. L’orizzonte è un’umanità plurale, come diceva Pierre Lucien Claverie“.
Don Vitaliano benedice le Sardine: "Sono come i miei no-global"
Diciannove anni fa, nei giorni del G8 di Genova, don Vitaliano Della Sala era uno dei volti del movimento no-global, uno degli esponenti più impegnati. “Faccio ancora il no-global”, dice sorridendo. Oggi è parroco di due parrocchie a Mercogliano, in provincia di Avellino, il suo paese: non fa più parte di movimenti, racconta di lavorare sul campo con lo stesso impegno. “In quegli anni facevamo molta teoria, giustamente, poi però i confronti bisogna tradurli in realtà e azioni concrete. Molti di noi lo stanno facendo in modi diversi. Casarini attraverso l’impegno verso i migranti, io continuo a fare il prete e mi occupo di poveri lottando contro il neoliberismo sfrenato. Lo facciamo concretamente. Nessuno si è pentito di quello che ha fatto, anzi ognuno di noi sta cercando di realizzare a modo suo un altro mondo possibile”.
Don Vitaliano ama le Sardine
Tracce dei movimenti no-global, don Vitaliano le vede ancora oggi: ‘In quali movimenti rivedo il nostro impegno? A me piace molto, da ‘vecchio’, quello che fanno le ‘Sardine’. Guardo con interesse, se mi invitano vado volentieri. E’ bello che ci sia sempre un gruppo di giovani che non si arrende alla violenza di chi comanda, al fatto che i poveri siano sempre più schiacciati, all’arroganza della politica”.
Rischio Coronavirus in Africa e sbarchi di immigrati in Italia: ecco cosa c’è da sapere
Roma, 24 feb – “Il Coronavirus non dovrebbe tradursi in una nuova e ingiustificata ansia collettiva verso le persone che vengono salvate in mare; e neanche servire da pretesto per impedire alla Ocean Viking di riprendere le missioni di salvataggio nel Mediterraneo Centrale”. Questo è il post pubblicato da Medici senza frontiere, una delle due ONG della nave Ocean Viking, in seguito alla quarantena di 14 giorni in rada imposta in seguito allo sbarco degli immigrati a Pozzallo. Come se gli umanitari fossero al di sopra delle normative di contenimento del Coronavirus varate da un Paese sovrano perché auto dichiaratisi portatori di anticorpi divini.
Nella notte tra sabato e domenica in piena emergenza Coronavirus, il governo giallofucsia ha autorizzato lo sbarco dei 276 immigrati a bordo della nave Ocean Viking a Pozzallo. Le iniziative introdotte per limitare i possibili contagi da Coronavirus sono state la quarantena degli immigrati nell’hotspot di Pozzallo e quella dell’equipaggio della Ocean Viking in rada nelle acque antistanti la cittadina siciliana per un periodo non inferiore ai 14 giorni. Il sindaco Roberto Ammatuna ha richiesto un cordone delle Forze dell’Ordine intorno all’hotspot per scongiurare possibili fughe degli immigrati. Ancora prima dello sbarco, Ammatuna aveva assicurato che a bordo non erano presenti casi sospetti di Coronavirus.
In seguito ai controlli effettuati al momento dello sbarco, cinque immigrati sono stati trasferiti all’ospedale Maggiore di Modica, tre di questi ricoverati nel reparto malattie infettive per problemi respiratori (uno con una sospetta tubercolosi).
Meglio tardi che mai. Anche "Repubblica" scopre la palazzopoli Benetton
Dopo una settimana anche "Repubblica" scopre la palazzopoli Benetton. Oggi il quotidiano di via Cristoforo Colombo titola "Palazzo Inps, business Benetton". E ancora: "In piazza Augusto Imperatore l'edificio ceduto per 150 milioni alla Edizione property la società controllata da Atlantia".
E pensare che Il Tempo aveva già anticipato tutto in vari articoli apparsi nelle edizioni in edicola alcuni giorni fa. Il nostro quotidiano aveva scritto: "Tesoro agli ordini dei Benetton. Il governo Conte affidò a una società partecipata dalla famiglia di Ponzano Veneto la vendita del palazzo-gioiello al centro di Roma. Che così fini in mano ai contestati proprietari di Autostrade". Come dire, Repubblica meglio tardi che mai.
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