Sulla possibilità di collaborare con Giuseppe Conte, così come chiesto da Silvio Berlusconi, la porta di Matteo Salvini resta chiusa: "Abbiamo visto sul decreto scuola. Avevamo presentato, tra Camera e Senato, più di cinquanta proposte. Ce ne hanno accolte zero", ricorda il leader della Lega intervistato da Il Giorno. "Disponibilità del governo ad ascoltarci, ripeto, zero. Come sul decreto ripresa. A Silvio Berlusconi dico: per collaborare bisogna essere in due". Poi altro messaggio sulle regionali dopo le voci relative alla volontà della Lega di correre da sola senza accordo sui candidati: "Non voglio pensare che Berlusconi possa appoggiare un governo di centrosinistra o mettere in piedi qualcosa con Matteo Renzi. Quindi credo che il centrodestra sarà compatto. Certo, sulle candidatura chiedo di guardare avanti", sottolinea sornione Salvini.
Si parla poi di coronaviurs, della Lombardia, del perché non sono state chiuse Bergamo e Brescia. "Il pm di Bergamo ha detto che la chiusura spettava al governo - risponde Salvini -. Ma io non do dell'assassino a Conte come qualcuno dà a Fontana. Noi abbiamo chiesto in parlamento una commissione d'inchiesta sulle responsabilità dei cinesi, che sono sempre più evidenti. Più che prendersela con la Regione Lombardia, bisognerebbe chiedere conto alla Cina. Ma sappiamo che al governo c'è chi da quelle parti ha amicizie, e forse anche qualche interesse".
A Non è l'arena di Massimo Giletti si torna a parlare della scarcerazione dei boss mafiosi, il caso che ha sconvolto il Paese e travolto Alfonso Bonafede nelle settimane del coronavirus. Un caso di cui la trasmissione de La7 si è occupata a lungo, anche nella puntata di domenica 7 giugno, dove tra gli ospiti c'era il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
E in collegamento, il primo cittadino partenopeo non ha usato giri di parole, avanzando il peggiore dei sospetti: "Io l'altra volta le dissi che in questa vicenda sento molto la puzza di 'ndrangheta, l'organizzazione mafiosa che ha la capacità di arrivare dove nessuno lo può immaginare, lo conferma anche un vostro servizio - ricorda De Magistris, qui sotto il video -. Quando il ministero della Giustizia e il Csm misero in moto per allontanarmi dalla Calabria, 100mila calabresi, e io sono napoletano, firmarono per non farmi trasferire: avevano fiducia nello Stato, devo questo alla Calabria onesta che non è omertosa e connivente".
E ancora: "Bisogna comprendere cosa è successo. Se qualcuno si è mosso. Non è normale che non si sappia nulla. Il Paese merita rispetto. Bisogna comprendere cosa è successo, chi si è mosso", conclude e ribadisce De Magistris.
Franco Bechis nel suo pezzo sul Tempo racconta la storia dell'insegnante premiata al Colle che ha lavorato non sapendo di essere senza contratto. Illusa dall'apertura del ministro Azzolina a una proroga, la docente ha continuato a lavorare. Senza sapere che lo stava facendo gratis. "Il 2 giugno durante la visita a Codogno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva annunciato di volere insignire anche una giovane donna bionda di Vicenza che faceva la supplente della scuola primaria. Ecco nome e motivazione ufficiale della medaglia quirinalizia: 'Cristina Avancini, l'insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video -lezioni con i suoi studenti'". Qualche giorno dopo, nella trasmissione radiofonica Tra poco in edicola condotta da Stefano Mensurati su Radio Uno Rai, l'insegnante neo Cavaliera al merito della Repubblica ha raccontato la sua storia.
"Nel mio piccolo", ha raccontato, "non ho fatto assolutamente nulla. Ho continuato a fare la mia didattica con i miei bambini, con gli alunni della primaria, in un momento in cui le cose non erano chiare. Sono una precaria dell'insegnamento, avevo un contratto da supplente, perché sostituivo una collega che era in malattia, quindi sapevo che il mio contratto era comunque a termine. Era scaduto, ma c'era stata una finestra in cui il ministro Lucia Azzolina aveva lasciato ai dirigenti la possibilità di scegliere (una proroga). Quindi c'era questa finestra di incertezza e io ho continuato a fare il mio lavoro ma poi ho scoperto in realtà che il contratto non era stato rinnovato e quindi avevo lavorato gratis". Bechis chiede un cambio di marcia: un intervento di qualcuno che conta.
Paolo Mieli, ospite a Mezz'ora in più condotto su Rai Tre da Lucia Annunziata, ha dialogato con il magistrato e membro del Csm, Giuseppe Cascini, sul caso Palamara. Pur apprezzando i toni sinceri del magistrato e il mea culpa, a nome dei colleghi, sulle frasi contro l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, scoperte grazie al trojan inserito nel cellulare di Luca Palamara e intercettato dai magistrati di Perugia titolari dell'inchiesta che vede coinvolto l'ex presidente dell'Anm accusato di corruzione, l'ex direttore del Corriere della Sera non crede che possa succedere qualcosa di positivo all'interno della magistratura dopo lo scandalo.
"Le sue sono buone intenzioni, ma nella magistratura non cambierà niente. Come mai queste cose vengono fuori dai trojan e non c’è stato nessun magistrato che l’ha denunciate?", la replica piccata di Mieli.
Ha le idee chiare, Matteo Salvini. La Lega torna a salire nei sondaggi e sposta subito l'asticella più in alto: "Dopo Conte ci sono solo gli italiani, il loro voto per un governo stabile, che duri cinque anni - afferma in un'intervista a La Stampa -. Niente minestroni, sostegni esterni più o meno camuffati. Dobbiamo essere trasparenti, e dire che questa maggioranza non è in grado di affrontare il rilancio dell'economia". Insomma, elezioni politiche anticipate: questa la priorità e, per il leader del Carroccio, la necessità. "Gli italiani - riprende - verranno chiamati a votare per le regionali, comunali e per il referendum sul taglio dei parlamentari. Speriamo che per quella data in autunno la situazione sia tranquilla, visto che i dati sui contagi migliorano di giorno in giorno. E allora - rimarca Salvini - si chieda agli elettori di esprimere un governo che duri 5 anni e abbia le idee chiare".
Quando gli chiedono se è sicuro che in Europa preferiscano un governo Salvini-Meloni, il leghista replica: "Si accorgeranno presto cosa significa avere a che fare con un governo paralizzato. Altro che Stati generali dell'economia, che servono a chi non ha le idee chiare a prendere tempo". E ancora, altre bordate: "Se, come nel dopoguerra, ci fosse un De Gasperi, uno direbbe mi rassegno, ma noi abbiamo Bonafede e Azzolina. C'è la fila di aziende francesi pronte a comprare aziende italiane. Ho chiesto al Copasir di controllare".
Un senegalese aggredisce e insulta in totale stato di alterazione. A Savona in pieno centro va in scena l’integrazione tanto cara ai buonisti. Il video dell’immigrato che dà in escandescenze tra passanti impauriti che si tengono alla larga sta facendo il giro del web. Dopo essere stato rilanciato dal parlamentare della Lega, Alessandro Morelli. Accade a Savona in piazza Diaz. L’uomo fa quello che vuole. E’ padone. Successivamente si saprà che era noto alle forze dell’odine. Solo un passante gli si fa incontro tentando di fermarlo, fronteggiandolo. “Onore a quel signore…” commentano i più dai profili social.
Scena di ordinaria follia
Ma la rabbia per le immagini – che si aggiungono alle tante analoghe che quotidianamente vengono filmate e postate nelle vie delle città italiane – ricade tutta su una persona. La ministra Teresa Bellanova che si è presa a cuore la sorte dei tanti migranti clandestini da regolarizzare: ci sarà anche questo signore tra i 600mila migranti per i quali si effettuerà la sanatoria? E’ la domanda che riecheggia dai social. Sanatoria avanti tutta ci sarebbe da commentare. Bellanova complimenti: è la rabbia che i social fotografano.
Parigi, 29 gen – In Italia sulla questione sembra regnare una sorta di silenzio mediatico, eppure le proteste contro la riforma delle pensioni di Macron continuano ad infiammare la Francia. E, come spesso accade Oltralpe, le manifestazioni esprimono una certa “conflittualità”. Ieri è stato il giorno della rabbia dei vigili del fuoco, impegnata in duri scontri con la polizia. Tra maschere di Joker e bandiere dei pirati, il corteo partito da place del la Republique è stato fin da subito molto “colorito”. Non sono mancati come detto gli incidenti: numerosi video hanno fatto il giro dei social anche in Italia.
Uno in particolare ha raggiunto una certa viralità, testimoniando come non sia assolutamente facile gestire l’ordine pubblico per la polizia quando davanti ti ritrovi gente preparata e determinata. Nelle immagini si vede un piccolo plotone di agenti antisommossa affrontare caricare senza troppa convinzione un gruppo di pompieri. Il risultato è stato una “contro-carica” in stile rugbistico dei vigili del fuoco che ha causato la ritirata delle forze dell’ordine. Gli agenti ne sono venuti parzialmente a capo solo con l’utilizzo massiccio di lacrimogeni.
Roma, 7 giu – Gli Usa stanno attraversando la più profonda crisi dell’occupazione dalla Grande Recessione, quando la percentuale di disoccupati arrivò quasi al 25%. Solamente nel mese di aprile, infatti, ben 20,5 milioni di americani persero il lavoro conseguentemente ad un mese intero di assoluto lockdown, portando i disoccupati quasi al 15% della popolazione, triplicando così il valore del mese precedente.
Durante l’ultima settimana di marzo, però, l’amministrazione Trump ha firmato un accordo storico con i senatori democratici e quelli repubblicani, per un pacchetto di misure da duemila miliardi di dollari al fine di fronteggiare la crisi economica dovuta alla travolgente epidemia di coronavirus. I due trilioni sarebbero finiti nell’economia statunitense tramite agevolazioni fiscali, enormi finanziamenti alle imprese, e addirittura assegni ai cittadini: un’unione di prestiti ed emissioni a fondo perduto utile a far ripartire l’intero sistema economico degli Stati Uniti.
Roma, 6 giu – Il giornalista Nicola Porro si schiera apertamente contro lo sgombero della sede di via Napoleone III a Roma. E anche lui, come molti altri, ritiene che l’ordine pubblico non c’entri nulla ma sia solo una manovra elettorale e politica della Raggi e dei pm politicamente orientati a sinistra (con lo zampino dell’Anpi).
Porro: “Di 77 case occupate, pensano solo a CasaPound”
“Ho visto questa roba di CasaPound … è incredibile che di settantasette case occupate dai centri sociali l’unica che venga sgomberata e che ci sia un pm che sta indagando e che li vorrebbe mettere tutti in galera è ovviamente quella di destra”, dice Porro nel video. “Non è la mia destra” specifica il giornalista “io sono della destra liberale, loro della destra sociale. Non me ne frega assolutamente niente delle loro idee, anche se ovviamente le mie sono andato, insieme ad altre persone, a presentarle nel “covo” di persone normalissime, sono andato proprio nelle case occupate”.
“Pm Albamonte ha un conflitto di interessi”
“Sono contrarissimo a ogni forma di occupazione delle case perché per me si pagano gli affitti” premette Porro “ma è stupenda l’idea del giornale di vedere chi è il pm che si occupa di CasaPound”. “Questo Albamonte, ex capo del sindacato dei magistrati sulla scia dei Palamara, dei Cascini et cetera, fino a ieri aveva la foto dell’Anpi come immagine copertina di Facebook. Che sia un antifascista o un filopartigiano non mi scandalizza” dice ancora Porro “mi scandalizza però (come dice il leader di CasaPound Simone Di Stefano) che la denuncia per chiudere e sgomberare lo stabile di via Napoleone III arrivi dall’Anpi, la stessa associazione che ha così tanto spazio nel profilo Facebook del pm“. “Forse se sono un pm di queste simpatie, anche legittime, ho un po’ di conflitti di interessi” ironizza Porro.
Roma, 5 giu – “Dopo Conte ci sono solo le elezioni, la parola spetta agli italiani, non ci sono giochini di palazzo“. Così Matteo Salvini stoppa ogni possibile manovra sottobanco per trovare un’alternativa al governo Conte senza passare per il voto. Un avvertimento che è rivolto soprattutto al suo alleato nel centrodestra, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che da mesi si è messo a disposizione della maggioranza giallofucsia, a partire dal “sì senza se e senza ma” al Mes, la trappola Ue che potrebbe commissariare la nostra economia. In conferenza stampa a Napoli, il leader della Lega ribadisce di aver dato disponibilità al governo a collaborare fin da febbraio ma “ci hanno ignorato”, “adesso invece – fa presente Salvini – sono in difficoltà, perché la cassa integrazione non arriva e i soldi promessi in banca non ci sono”. La risposta del Carroccio è quella di dire “ci siamo, ma diamo un segnale concreto. Ci sono due proposte della Lega sul modello Genova e sul taglio delle tasse e Flat tax. Se vogliono collaborare – taglia corto Salvini – prendano in esame queste due proposte”. Anche perché, sottolinea, “l’Italia adesso è governata dalla Cgil, il governo è ostaggio della Cgil“.
Roma, 4 giu – Anche il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa interviene sul sequestro preventivo dell’immobile sede di CasaPound Italia. E si chiede se – per caso, solamente per caso – questa mossa non sia frutto dell’ossessione dimostrata dalla Raggi nel voler perseguitare le tartarughe frecciate, mentre al contempo chiude volentieri un occhio – spesso anche due – per le occupazioni dell’opposta estrazione politica di cui la Capitale pullula. «La vicenda dell’immobile di via Napoleone III in uso a Casapound torna nuovamente alla ribalta ma su oltre cento immobili occupati a Roma, in alcuni casi teatri anche di attività poco chiare, non leggo ne’ sento nulla. Non vorrei ci fosse un pregiudizio politico o ideologico del M5S e della sinistra alla base di questo accanimento», ha affermato La Russa ai microfoni dell’Agi.
Sulla vicenda si erano espressi in giornata anche Chiara Colosimo, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, e Daniele Giannini, consigliere regionale del Lazio della Lega. Medesimi i dubbi espressi: «Preso atto del sequestro preventivo dell’immobile di via Napoleone III, ci piacerebbe sapere perché la Sindaca Raggi non abbia sollecitato, con lo stesso fervore, lo sgombero dei ventitré palazzi occupati, presenti nella lista redatta dalla Prefettura a luglio dello scorso anno – ha attaccato Colosimo – Se invece il Primo Cittadino pensa di recuperare la fiducia di Zingaretti, con decisioni che guardano da una parte sola, si sbaglia di grosso. Basta leggere le dichiarazioni del senatore Astorre. Il Partito democratico cosi come la maggior parte dei suoi compagni grillini, l’hanno oramai scaricata».
Mosca, 6 giu – Dopo il rinvio dovuto al coronavirus che ha fatto slittare il voto dal 22 aprile al primo luglio, in Russia la campagna elettorale per il referendum sulla riforma costituzionale si appresta ad entrare nel vivo. All’interno del pacchetto di modifiche volute da Vladimir Putin vi è anche una norma che prevede l’inserimento nella Costituzione russa del concetto di matrimonio inteso esclusivamente come unione tra un uomo e donna. A sostegno di questa proposta, il tabloid d’informazione Federal News Agency ha realizzato uno spot contro le adozioni da parte di famiglie omosessuali. Nel video, ambientato in una ipotetica Russia del futuro (nel 2035), si vede un bambino in un orfanotrofio che scopre di essere stato adottato da una coppia di omosessuali. Uno di questi, vestito e truccato da donna, gli porge come regalo un abito femminile. “È questa la Russia che vuoi? Decidi il futuro del Paese. Vota gli emendamenti alla Costituzione”, l’appello della voce fuori campo.
Lgbt all’attacco
Ovviamente il video ha immediatamente suscitato i piagnistei delle varie associazioni Lgbt, secondo le quali lo spot “inciterebbe all’odio e all’ostilità”. Immediata la replica di Nikolay Stolyarchuk, amministratore delegato di Patriot Media Group, la società alla quale fa riferimento Federal Agency News, che spiega chiaramente come “il video è in linea con le leggi russe approvate sotto il governo di Putin che hanno messo fuorilegge la cosiddetta propaganda omosessuale. La questione principale non è combattere contro la comunità Lgbt, ma difendere l’istituzione della famiglia come unione di un uomo e una donna, e garantire che i partner dello stesso sesso non debbano essere autorizzati ad adottare i bambini”.
Roma, 5 giu – Doveva essere la punta di diamante della miriade di task force create dal governo Conte. E invece pare proprio che la squadra di Vittorio Colao sia arrivata al capolinea. Secondo le indiscrezioni, infatti, il presidente del Consiglio non ritiene più essenziale la task force guidata dall’ex ad di Vodafone, la quale doveva programmare la rinascita economica dell’Italia una volta terminata l’emergenza coronavirus. Palazzo Chigi avrebbe infatti chiesto una sensibile accelerazione per avere «una relazione pronta nelle prossime ore». Ma, il punto è questo, «il documento Colao sarà tra gli spunti di riflessione, ma non imposteremo il piano di rilancio su quello».
Ciao ciao Colao
Insomma, che cosa te ne fai di una task force che non fornisce soluzioni e piani dettagliati, ma solo «spunti di riflessione»? La risposta è, ovviamente, «nulla». E infatti sembra che Conte voglia disfarsi al più presto di una figura, quella di Colao, che non solo non ha mai convinto una fetta consistente del M5S, ma che in certi frangenti è anche diventata ingombrante per lo stesso premier: nelle ultime settimane non erano state poche le voci che volevano Colao come possibile successore di Conte a Palazzo Chigi.
Minneapolis, 4 giu – Siamo a Minneapolis città epicentro delle violenze che stanno devastando molte città Usa in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd. Negli Stati Uniti le differenze razziali non sono le uniche a creare tensioni, a quanto sembra infatti anche essere trans è ancora un problema: e lo ha imparato a sue spese Iyanna Dior, nata uomo, picchiata da una decina di saccheggiatori in un supermercato.
Il pestaggio sulla trans
La violenza a cui la Dior è stata sottoposta non le è giunta per mano di pericolosi suprematisti bianchi o oltranzisti religiosi, bensì dai neri della sua stessa comunità. Nel video, è possibile vedere la trans che cerca riparo in un supermercato dopo essere stata aggredita da una decina di neri intenti a saccheggiare lo stesso. Uomini e donne in egual misura prendono a pugni la trans, le saltano sopra, le tirano i capelli e si incitano l’un l’altro. A quanto rivelano i media americani, la rissa sarebbe scoppiata per colpa di un incidente stradale, di piccola entità, avvenuto qualche minuto prima.
Roma, 5 giu – E’ giusto dipingere l’afroamericano George Floyd come un martire? E’ giusto mettere a ferro e a fuoco una nazione per protestare contro la sua morte? Se lo stanno chiedendo – ovviamente sottovoce – in molti; per chi, invece, mostra il coraggio di porsi pubblicamente la questione, è bell’e pronta la graticola del politicamente corretto, messa in piedi dal fronte oceanico – o baraccone – dei bianchi soggiogati dal white guilt e delle minoranze etniche in preda agli afflati rivoluzionari. Se poi chi esprime dubbi sulla santità dell’afroamericano rimasto vittima delle forze dell’ordine di Minneapolis è una donna nera, per di più di tendenze conservatrici, apriti cielo: il minimo che le può capitare è quello di sentirsi chiamare house nigger, negro da cortile, condito da i soliti insulti a sfondo sessista e alle minacce di morte e di stupro – che in questo caso non offendono nessuno, perché il target non è di estrazione liberal-progressista.
E’ successo all’attivista conservatrice e afroamericana Candace Owens, che ad essere etichettata come house nigger ormai ci ha fatto il callo da anni, e la cosa, evidentemente, non la turba e non la smuove minimamente dalle proprie convinzioni. Proprio la Owens, fondatrice della Blexit, movimento che si propone di «liberare gli elettori neri dalle grinfie del Partito Democratico» è infatti intervenuta contro la martirizzazione di Floyd operata da media e istituzioni progressiste in tutto il mondo, postando un video di 18 minuti in cui espone i propri dubbi in merito.
Rischia il processo la deputata renziana, Giuseppina Occhionero, finita coinvolta nell’inchiesta “Passpartout”, che ruota attorno al suo ex collaboratore, il radicale Antonello Nicosia. Nicosia è accusato di aver fatto da “postino” per i boss in carcere, recapitandone i messaggi all’esterno. Ma in quelle carceri, a visitare i boss, il 46enne di Sciacca ci arrivò grazie alla Occhionero e alle attestazioni nelle quali lo indicava come suo collaboratore. Anche quando – sostengono gli inquirenti – non lo era.
Chiesto il rinvio a giudizio per Occhionero
Per questo per la deputata ex Leu, poi diventata renziana, è scattata l’accusa di falso, per la quale ora rischia il processo. I pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo, Francesca Dessì e Geri Ferrara, infatti, ne hanno chiesto il rinvio a giudizio. Oltre a Nicosia e Occhionero la richiesta riguarda altri quattro indagati. L’udienza preliminare ora è fissata per il 9 settembre.
Si terrà a Piazza del Popolo la manifestazione romana di domenica prossima organizzata da “6000 Sardine” per ricordare George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto a Minneapolis, negli Usa. Lo ha deciso per motivi di sicurezza la questura, preventivando la partecipazione di molte persone. Una previsione cui non è certo estranea l’annunciata marea di sigle che ha condiviso e patrocinato l’iniziativa. È persino scontato immaginare che la piazza di domenica mattina sarà utilizzata dal mainstream cultural-giornalistico per opporla a quella mobilitata unitariamente qualche giorno fa dal centrodestra. Facile immaginare la riproposizione del solito schema buoni-cattivi che ci allieta (si fa per dire) ormai da decenni.
La questura dirotta il corteo a Piazza del Popolo
C’è solo da auspicare che analogo (e odioso) doppiopesismo non contagi anche chi impartisce disposizioni alle forze dell’ordine, consentendo anche in questo caso alla Digos identificare eventuali manifestanti privi di mascherina. Esattamente com’è accaduto con il corteo guidato da Salvini, Meloni e Tajani il 2 giugno. Né più né meno. Si obietterà che dal giorno dopo sono venuti meno molti divieti, a cominciare da quello relativo alla mobilità tra le regioni, ma è altrettanto vero che l’imperativo categorico resta quello di non abbassare la guardia. Sotto il profilo politico, la manifestazione di domenica prossima segna il ritorno in campo delle Sardine dopo un letargo politico di ben tre mesi, durante i quali più d’un osservatore aveva persino ipotizzato che si fossero estinte.
È comparsa in un sottopasso nel quartiere Chiesa Rossa di Milano una nuova scritta contro il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che questa volta se la prende anche con il sindaco di Milano: « Sala zerbino».
La scritta, nella zona della periferia sud di Milano, è piuttosto lunga, occupando diversi metri del sottopasso. Altre scritte contro Fontana, rivendicate però dal Carc, il partito dei comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, sono finite nel mirino degli inquirenti nelle scorse settimane. «Solidarietà al presidente Fontana per le inaccettabili minacce e al sindaco Sala per le offese altrettanto ignobili. Le nuove scritte comparse in zona Chiesa Rossa sono l’ennesimo episodio che testimonia un clima d’odio che fa male a Milano e alla Lombardia. La politica si fa con confronti, anche aspri, ma non con la violenza e le azioni vili. Chi sceglie questa strada troverà in noi sempre una ferma condanna». Così in una nota la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani, a nome di tutta la Federazione. Era ora…
Greta Thunberg, in visita a palazzo Madama, un anno fa tirò fuori una borraccetta bordeaux. Appena qualche sorso, e così anche in Italia le bottiglie d'alluminio sono diventate di moda. Ma uno studio, basato su 24.000 analisi, demolisce l'ultima moda ambientalista. Lo scrive la Verità. Le borracce rilascerebbero nell'acqua quantità ai limiti di legge di metalli, ftalati e bisfenolo, cioè alluminio, cromo, piombo, nichel, manganese, rame e cobalto. La ricerca, commissionata dalla Fondazione acqua, è stata realizzata dal Dipartimento di sanità pubblica e malattie infettive dell'università Sapienza di Roma.
I risultati rivelano che i parametri consentiti non vengono superati. Ma il rilascio si aggiunge ai metalli spesso presenti nell'acqua potabile. Molte scuole dell'infanzia e primarie obbligano i genitori a dotare i figli di apposite fiaschette ecologiche. Pure il sindaco di Milano, Giuseppe Sala ha omaggiato i bimbi di 100.000 borracce d'alluminio, realizzate dalle municipalizzate milanesi, di cui il comune è socio. 40.000 recano il logo A2a, ramo energia e gas, e sono andate ai ragazzini delle medie. Altre 60.000, marchiate Metropolitane milanesi, per i bimbi delle elementari.
“Azzolina bocciata”. Due parole scritte su uno striscione che riassumono perfettamente il pensiero della Lega e del centrodestra sulla ministra dell’Istruzione e sul decreto Scuola. I deputati dell’opposizione hanno applaudito all’esposizione dello striscione, che però ha ovviamente alimentato tensioni in Aula e di conseguenza costretto il vicepresidente Ettore Rosato a sospendere la seduta di Montecitorio per qualche minuto. Alla ripresa non è poi mancato il severo richiamo all’ordine nei confronti del centrodestra, e in particolare della leghista Francesco Gerardi.
Prosegue quindi la maratona per il via libera definitivo al decreto Scuola: sono ancora un’ottantina i deputati iscritti a parlare per dichiarazioni di voto. Stamattina erano 172, ciò significa che il voto finale si terrà domani dopo le 11.30. Piovono le critiche nei confronti di Lucia Azzolina, che tra l’altro si è presentata in Aula con molta calma dopo mezzogiorno, e aumenta l’irritazione della maggioranza, racchiusa dalle dichiarazioni di Vito Crimi. Il capo politico del M5S ha definito “irresponsabile” l’atteggiamento di Lega e FdI che “alla Camera cercano di far saltare la conversione in legge del decreto Scuola”.
Virginia Raggi usa CasaPound per vestire i panni dell’antifascista dura e pura. Non altrimenti è possibile leggere la sua roboante dichiarazione: “Questa è una vittoria storica per la nostra città. Ieri era l’anniversario della liberazione di Roma dall’occupazione nazifascista. Con questo provvedimento possiamo dire di aver liberato Roma una seconda volta”.
Un’affermazione iperbolica e sproporzionata. Che ha una motivazione tutta politica. Raggi vorrebbe ritentare la corsa al Campidoglio ma sa che ha da offrire all’elettorato romano una lunga serie di fallimenti, di assenze, di incapacità. Non a caso proprio Nicola Zingaretti, capo del Pd alleato col M5S, non ha risparmiato strali rispetto all’ipotesi di una ricandidatura di Virginia Raggi. L’ha definita addirittura una sciagura. Per farsi accettare dal Pd e dalla sinistra, allora, la sindaca di Roma gioca la carta di CasaPound, cercando di fare breccia nei cuori rossi.
Una mossa che si rivela infantile, anche perché, come ha spiegato il leader delle tartarughe, Simone Di Stefano, la notifica del sequestro dell’immobile non è neanche arrivata. Parliamo, al momento, di una operazione tutta mediatica, di cui la Raggi si è subito servita per le sue personali ambizioni. “Non c’è nessuno sgombero in atto – ha detto Di Stefano – non è stato notificato nulla. Per quanto ci riguarda ne sappiamo quanto voi. Quando arriverà il sequestro faremo ricorso nelle sedi opportune. A Roma ci sono decine di immobili posto sotto sequestro che non sono ancora stati sgomberati”.
Hanno dato la loro vita per noi, e sono stati traditi. Sono gli infermieri, in prima linea da sempre. .
“Non sono un eroe”, è la voce ripetuta che si ascolta dal cortometraggio degli infermieri del Maggiore di Bologna. Abbandonati e venduti da un governo “traditore”. Nel video diffuso sui social si vede il premier Conte parlare in aula. Viene isolato il passaggio ipocrita nel quale il capo del governo esprime un “sentito ringraziamento”. Agli sforzi straordinari di medici e infermieri. “Che rischiano la vita per salvare quella degli altri”. E giù applausi per la gloria delle telecamere. Ma che cosa ha fatto concretamente il governo? Nulla. Nulla, denunciano gli infermieri.
Nel filmato alle parole di Conte seguono le immagini di infermieri all’opera. L’audio riporta frasi emblematiche. “Sono quello che hai picchiato”. “Sono quella a cui hai tirato un monitor.”. “Sono quella che accudisce i tuoi genitori quando non ci sei”. Ma non vogliono essere chiamati eroi. Siamo infermieri – scandiscono – dietro alla mascherina. E gridano agli uomini di governo “Vergogna. Ipocriti”.
Una rara faccia tosta. Che ha provocato critiche e ilarità da più parti. Terminato il mandato di commissario ad acta per l’emergenza Coronavirus in Emilia Romagna, Sergio Venturi fa autocritica.“Il lockdown? Se dovessi rifarlo domani, non lo rifarei come l’abbiamo fatto”. L’ex assessore alla Sanità lo dice candidamente in una lunga diretta organizzata dai Giovani democratici. Dove sta l’errore? Nella chiusura in blocco di un intero Paese. “Quando non ce n’è alcun bisogno”, rimarca. Come a dire “abbiamo sbagliato tutto”. E l’emergenza straordinaria che ha portato alla paralisi? Tutto falso. E la psicosi cavalcata dal governo e dai media? Dopo aver ignorato allegramente l’inizio dell’epidemia tra sorrisi e brindisi ai Navigli. Per non parlare dei rassicuranti annunci di Conte, “va tutto bene”.
Covid, Venturi ammette: “Abbiamo sbagliato tutto”
Insomma, taglia corto Venturi, “conviene intervenire nel piccolo. Questa è la lezione che abbiamo imparato quest’inverno”. Il “rammarico”, non da poco, confidato ai giovani democratici è che non si sia deciso da parte del Governo di includere una parte del Piacentino nella zona rossa della vicina Codogno. E ancora: “Ha senso impedire gli spostamenti da regioni molto ‘impestate’ alle altre. Ma disturbare il regolare interscambio tra le regioni del sud mi è sembrato un po’ eccessivo. In questo senso, nonostante le differenze politiche, mi è stata simpatica la presidente della Regione Calabria…”. Morale: non ci potremo più permettere una chiusura così prolungata.
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03-05-2024 22:30
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