Il segretario della Lega prende la parola e prende le difese di due delle tre persone agli arresti domiciliari (più una quarta in rapporti di parentela con un indagato) da ieri nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita di un immobile e su altri filoni legati ai fondi Lega.
“Siamo tranquillissimi .- ha detto Salvini -, da anni cercano soldi in Russia, in Svizzera, a San Marino, in Lussemburgo, Liechtenstein, ma non ci sono. Conosco due delle tre persone, sono persone oneste, corrette e quindi dubito che abbiano chiesto o fatto qualcosa di sbagliato. Pero’, ho piena fiducia nella magistratura “. Matteo Salvini a ‘Radio anch’io’ su Radio Rai 1, rispondendo a una domanda sull’inchiesta sulla Film commission Lombardia che ha coinvolto 3 commercialisti vicini alla Lega, ora agli arresti domiciliari. E ha continuato: “Io stesso vado a processo e sara’ un processo politico. La Lega i soldi che prende, li prende per le donazioni degli italiani, non andiamo a chiedere soldi ai russi, ai film… ma rispetto tutti e siamo tranquilli”. E infine: “Conto che si risolvera’ in nulla. Lei si ricorda del senatore Siri, per mesi sui giornali come la persona piu’ cattiva e truffaldina del mondo? Ne ha piu’ sentito parlare? No, perche’ non ha fatto niente”.
“Bomba” in arrivo sui cieli dell’Ente nazionale per l’aviazione civile. Sul tavolo c’è il suo futuro e la sua trasformazione a quanto pare per nulla indolore. E’ una vicenda che rischia di passare in silenzio, tanto che i sindacati della funzione pubblica hanno proclamato lo sciopero dei lavoratori dell’Enac contro la riforma dell’ente.
“In questi ultimi due giorni – si legge in una nota congiunta di
FpCgil, Fit Cisl, Cisl Fp, Uil Pa, Flp, Usb Pi e Cida – siamo
stati raggiunti da una serie di agenzie che riportano le
dichiarazioni rilasciate dalla Ministra dei trasporti e delle
infrastrutture Paola De Micheli, la quale annuncia l’intenzione di
avviare la riforma il comparto aereo e l’Enac”.
“Ciò che la ministra tralascia di affermare pubblicamente o che non intende far conoscere, però – proseguono -, è che l’incomprensibile riforma
che si vuole imporre all’Enac contro la volontà dei lavoratori,
ovvero la sua sostanziale privatizzazione e trasformazione in Ente
pubblico economico dal 1 gennaio 2021,condurrebbe fuori dal
perimetro pubblico un ente che di fatto perderebbe la sua capacità
di esercitare con le dovute garanzie di indipendenza, imparzialità
e trasparenza i poteri pubblici autoritativi attribuitegli dalle
norme vigenti in materia di regolazione, vigilanza, controllo del
trasporto aereo e sicurezza del volo che garantiscono la sicurezza
dell’intera collettività, piegandolo alle logiche proprie del
libero mercato e del profitto che nulla hanno a che fare con i
principi istitutivi dell’Enac”
Non scuote la politica l’accelerazione dell’inchiesta della procura di Milano che ha portato agli arresti domiciliari per tre commercialisti vicini alla Lega. “Piu’ inchieste contro la Lega uguale piu’ voti alla Lega. Sono terrorizzati e provano a gettare fango sulla Lega”. Lo dice il senatore di Forza Italia, Francesco Giro.
Assedio continuo contro la Lega di Matteo Salvini. L'ultimo atto, l'arresto di tre commercialisti vicini al Carroccio coinvolti in un'inchiesta milanese sulla vicenda Lombardia Film Commission e la compravendita di un immobile a Cormano, nel Milanese. A loro sono contestati a vario titolo i reati di peculato, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La reazione del leader è arrivata nella mattinata di venerdì 11 settembre. Intervenuto a Radio Anch'Io su Rai Radio 1, a proposito dei tre commercialisti coinvolti nell'inchiesta, Salvini ha tagliato corto: "Siamo tranquillissimi, da anni cercano soldi in Svizzera, Lussemburgo, Liechtenstein e non trovano mai nulla. Ho piena fiducia nella magistratura, non sono tutti Palamara. Conosco due di quelle persone e mi fido, sono persone corrette. Io credo che si risolverà in nulla", ha concluso il leghista. Evidente, insomma, un cambio di registro: fiducia in una magistratura, confidando nel fatto che non siano tutti come Luca Palamara.
Ecco i nuovi banchi con le rotelle appena arrivati nel Comune di Cadoneghe in provincia di Padova. Quando arriva il carico dei 165 nuovi banchi per le scuole, il sindaco Marco Schiesaro è allibito. E filma tutto. Il video è stato poi ripreso e pubblicato sul suo profilo Twitter dal leader della Lega Matteo Salvini. Un solo commento: "Vergogna". I banchi sono bassissimi, sembrano per bambini dell'asilo, ma invece sono destinati agli studenti più grandi. Oltre all'altezza da "puffi", non c'è spazio per scrivere, sono tutti in plastica e si smontano con troppa facilità. Per il sindaco "non fanno nemmeno bene alla postura dei ragazzi". E, soprattutto, "è impossibile sapere chi li ha costruiti", spiega il primo cittadino. Top secret. E i genitori dei ragazzi sono imbufaliti: "Altri soldi buttati".
A forza di non muovere un dito e fare finta che nulla sia accaduto sulla fornitura di mascherine fantasma alla sua Regione Lazio il governatore Nicola Zingaretti dopo il danno ora rischia anche la beffa. Come si ricorderà in piena emergenza Covid il Lazio anticipò la bellezza di 14 milioni di euro per la fornitura di 7,5 milioni di mascherine Ffp2 e Ffp3 per un valore complessivo di 35,8 milioni di euro.
A prendere quei soldi fu una strana azienda che mai aveva prodotto mascherine, come la Ecotech srl di Roma, nata nel 2014 iniziando un’attività di «commercio all'ingrosso di articoli per l'illuminazione e di materiale elettrico vario per uso domestico». A far compiere il passo falso della Regione Lazio che quei soldi sborsò sulla fiducia senza però ottenere le mascherine dovute c’era il fatto che i proprietari della Ecotech, Sergio Mondini ed Anna Perna, avevano assicurato di avere i canali giusti in Cina grazie al loro socio Hongyi Pan che effettivamente era nato nella antichissima città di Ningbo nella provincia dello Zhejiang. Ma evidentemente i canali non erano quelli giusti, perché di mascherine non si è vista l’ombra. Anzi, scoppiato lo scandalo prima Zingaretti ha scoperto che le garanzie (assicurazione) dell’azienda fornitrice erano fasulle, e poi dopo mesi ha provato a chiedere indietro almeno quell’anticipo erogato non si sa su quali basi, ottenendo indietro solo una piccola parte, tanto è che nelle casse regionali mancano ancora oltre 11 milioni di euro. Non sono certo la velocità nel difendere le proprie ragioni e la tutela dei soldi pubblici le caratteristiche principali della gestione regionale di Zingaretti, anzi. Ma ora si rischia proprio per quel motivo una beffa clamorosa. I vertici della Ecotech che risultavano irreperibili a ogni richiesta, prima di spiegazione dell’accaduto, e poi di restituzione dell’anticipo non andato a buon fine, hanno capovolto la vicenda, sostenendo davanti al Tar del Lazio che le vere vittime sarebbero loro, che il contratto firmato dalla Regione Lazio deve essere onorato fino all’ultimo centesimo pagando anche gli oltre 24 milioni di euro che mancano e addirittura si chiede al tribunale di accertare «i danni subiti e subendi da parte della società ricorrente a causa delle determinazioni assunte dalla Regione» guidata da Zingaretti. In un primo momento sembrava che Ecotech chiedesse al Tar di sospendere anche gli atti di revoca del loro contratto che sia pure tardivamente sono stati assunti dalla Regione Lazio, ma poi ha chiesto al tribunale amministrativo una decisione sul merito delle loro ragioni. E la richiesta non è stata respinta perché considerata irricevibile. Anzi, è stata fissata per la trattazione di merito dei tre ricorsi udienza pubblica per il 9 marzo 2021. Così ha deciso a metà luglio la sezione Prima quater del Tar del Lazio nel giudizio promosso per Ecotech dagli avvocati Andrea Abbamonte e Giorgio Quadri contro la Regione Lazio difesa dall'avvocato Rodolfo Murra e l'Agenzia di protezione civile del Lazio che invece ha scelto di non costituirsi e quindi di non farsi difendere. Un pezzettino di beffa c’è già stato, perché il Tar non avendo deciso chi fra Ecotech e Zingaretti abbia ragione, ha stabilito di compensare «fra le parti in causa le spese della presente fase di giudizio». Non si tratterà di gran soldi (la cifra non è indicata espressamente), ma intanto il costo di quelle mascherine mai ricevute è riuscito miracolosamente a lievitare un altro po’. Speriamo che il risultato finale non sia una clamorosa beffa per le finanze pubbliche quando nella prossima primavera arriverà la decisione di merito. Nel frattempo il caso politico e anche giudiziario proseguirà, perché su quella commessa sta indagando anche la procura di Roma che al momento è partita dall’ipotesi di una Regione parte lesa perché l'istituzione lo è, ma verranno approfondite anche le decisioni adottate da dirigenti e amministratori regionali che potrebbero anche loro avere leso le finanze pubbliche.
No, che nessuno provi a buttarla sull’impeto visibilmente alterato e poco lucido della donna congolese che ieri ha aggredito Matteo Salvini a Pontassieve, strappandogli il rosario dal collo, la camicia e vomitandogli addosso una maledizione. No. Che la signora fosse o meno presente a se stessa, quanto accaduto è un quadro che come cornice ha il sistematico tamburellare della criminalizzazione, l’implicita chiamata alle armi contro il nemico da abbattere e il male assoluto. Va avanti così da quando Salvini è diventato segretario della Lega. E se vogliamo quanto successo ieri si incardina in una antologia del momento in cui c’è qualcuno che “passa ai fatti”.
Accadde, per fare qualche esempio, a Bologna nel 2014, quando Matteo Salvini, nel tentativo di visitare un campo rom, fu quasi raggiunto da una torma di attivisti dei centri sociali che riuscirono a sfondargli il lunotto dell’automobile. Oppure a Viareggio, 2015, quando il leader della Lega, appena salito sul palco, fu quasi colpito da un sasso scagliato, sempre dai civilissimi antagonisti. Gesti potenzialmente in grado di mandare lui, o chi è fisicamente attorno a lui, al Creatore. Così come allora il clima era quello della definizione del mostro, oggi non è cambiato. Di una virgola. E il fatto di Pontassieve nasce in un contorno ben preciso. A partire dal lungo post di un’associazione locale che definisce Salvini “ospite non gradito” della città, è che poi è stato condiviso dalla Sindaco. Ricordiamo, per gli amanti della democrazia, che l’ “ospite non gradito” è legittimamente impegnato in un tour elettorale a sostegno di Susanna Ceccardi per le elezioni regionali in Toscana. Per non parlare, poi, l’atmosfera di paura creata per “accogliere” il suo arrivo in città. Tanto che un ristorante dove era programmato un appuntamento conviviale con elettori, simpatizzanti e candidati ha revocato la disponibilità ad ospitare l’evento per via di pesantissime minacce di morte ricevute. Quella dei locali che si tirano indietro dall’ospitare appuntamenti elettorali di Salvini è un altro genere molto gettonato.
Con la stessa naturalezza si potrebbe dire che alla sinistra Willy serve più da morto che da vivo. La sentenza per l’omicidio di Colleferro già punta sulla politica, quella di destra, ovviamente, ed è indice diun clima che campa di odio permanente. Mettiamo assieme quel che succede.
A Colleferro una creatura ammazzata per difendere un suo amico. Balordi, mostri, delinquenti gli hanno fatto la pelle a prescindere dal colo- re. Mai maestri del pensiero unico sparano su Matteo Salvini e Giorgia Meloni: li additano come responsabili morali del pestaggio. Riemerge dall'oblò Rula Jebreal che si inventa «l'indottrinamento fascista». Alessia Morani - che per di più sta comodamente seduta al governo - punta il
dito contro la destra e si beccale repliche che merita. Poi, ieri, l'ennesimo tentativo di aggressione ad un comizio di Salvini, in una Toscana dove la sinistra impazzisce ad ogni sondaggio che legge. Viviamo nell'Italia in cui il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ogni giorno aizza pure lui contro «le destre». E un'ossessione, si prepara ad una cocente umiliazione elettorale e ha bisogno del nemico.
In questo clima oggettivamente brutto, capita anche il nostro quotidiano, preso di mira perche ́spiattella verità ad una politica che campa di bugie. Da sinistra registriamo minacce esplicite e silenzi imbarazzati. Un assessore di Zingaretti,come quello alla sanitàAlessio D'Amato, che punta ad intimidire il gruppo editoriale che guida Il Tempo. È molto grave quello che sta accadendo alla nostra testa ha fatto bene lo stesso Salvini a reagire con nettezza e coraggio: «Sostegno e solidarietà al direttore e alla redazione del quotidiano Il Tempo, minacciati indegnamente dall'assessore regionale alla Sanità del Lazio, D'Amato, per alcuni articoli. Dovrebbe dimettersi immediatamente: cosa ha da nascondere? Imbarazzante anche il silenzio di Zingaretti, a poche ore dall'aggressione di Grillo a un inviato Mediaset. Pd e 5Stelle sognano la stampa al guinzaglio:per chi non si inchina arrivano minacce e aggressioni fisiche». Anche altri esponenti politici sono intervenuti,ad esempio da Forza Italia, come la deputata Erica Mazzetti: «Chi ancora oggi pensa di mettere il bavaglio ai giornalisti, agisce con metodi figli di una vecchia ideologia sconfitta dalla storia».
Il Pd le prova tutte pur di raccattare qualche voto in più alle Regionali. Ma questo supererebbe ogni limite. A denunciare quanto sta accadendo nella regione di Giuseppe Conte è Giorgia Meloni che su Twitter scrive: "Vorrei sapere se Michele Emiliano sia a conoscenza di questa speculazione sui malati in Puglia. È normale che una paziente oncologica riceva per posta pubblicità elettorale con indicazioni di voto per l’ex capo della Task Force pugliese per l’emergenza Covid-19 Pier Luigi Lopalco?". Quest'ultimo candidato con il Pd.
In calce il post di una signora che indignata spiega: "C'è posta per me. Vedete un po' cosa ci si inventa per ottenere voti da pazienti oncologici. Io mi vergognerei...Va beh, Lopalco è una delusione grandissima. E chi diffonde dati a scopi elettorali dei pazienti ancora di più". Le foto diffuse dalla stessa signora tolgono ogni dubbio: ecco i santini elettorali che lei, paziente oncologica, avrebbe ricevuto per posta. Sopra, il faccione di Lopalco.
Un vero e proprio atto di accusa, quello dei governatori di centrodestra. Conte e i suoi hanno tenuto nascosto tutto, nell’emergenza coronavirus. E loro sono stati costretti ad agire al buio. Per questo, mettono nero su bianco quello che è accaduto e si rivolgono direttamente a Mattarella. «Signor Presidente», scrivono, «le notizie che si susseguono in questi giorni, dopo la desecretazione dei verbali del Cts, ci spingono a rivolgerci direttamente a Lei». Lo fanno ♫anche in virtù dell’imparzialità e dell’alto ruolo che ricopre». La lettera – pubblicata sul Corriere della Sera – è dettagliata e dura.. I governatori fanno «appello alla grande e profonda sensibilità e umanità» che Mattarella «ha dimostrato».
I governatori a Mattarella: Palazzo Chigi non ha voluto la collaborazione
«Non c’è stata occasione, in questi lunghi e durissimi mesi, in cui ognuno di noi – osservano – non abbia trovato nella Sua persona un interlocutore sempre attento». Però ora «è il momento della chiarezza. Un atto dovuto a tutti i cittadini anche di fronte all’Europa. Purtroppo ricordiamo bene le tante volte in cui il governo non ha voluto, nella sostanza, una reale collaborazione con tutte le forze politiche». Non l’ha voluta «nella gestione della terribile crisi sanitaria prima e nelle conseguenze negative sull’economia dopo. Una fase che non solo non si è conclusa, ma che rischia di penalizzare ancor più la struttura produttiva del nostro Paese».
Le sentenze dei Tribunali vanno rispettate, a meno che ti chiami Nicola Zingaretti e la fai sempre franca. Il presidente della Regione Lazio in barba a una recentissima sentenza del Consiglio di Stato, ha nominato l’8 settembre scorso (illegittimamente) Andrea Sabbadini, direttore della Direzione regionale centrale acquisti della Pisana. Era il 17 luglio scorso quando, il Consiglio di Stato, ha emesso una sentenza che ha posto fine al contenzioso, in corso da molti anni, tra la stessa Regione Lazio (a guida Zingaretti) e i dirigenti di ruolo in servizio presso l’ente.
In particolare, accogliendo tutte le censure formulate dalla difesa della Direr Dirl Lazio, i togati consiglieri di Stato hanno accertato l’illegittimità delle procedure di conferimento poste in essere dalla Regione Lazio che ha proceduto, senza tenere in alcun conto i limiti percentuali fissati dalla legge, ad affidare incarichi dirigenziali a soggetti esterni al ruolo. Sempre secondo principi ribaditi dai giudici di Stato, tutti gli incarichi assegnati per le strutture dirigenziali di base, affidati a soggetti esterni dal 2013 ad oggi, sono illegittimi e, in quanto tali, vanno revocati con decorrenza immediata.
Andrea Sabbadini è privo della qualifica dirigenziale e è solo funzionario di categoria D incaricato oltre i limiti previsti dall’articolo 19, comma 6 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e s.m.i., al quale era stato conferito, a far data dal 1 gennaio di quest’anno «l'incarico di dirigente dell’Area Tributi, finanza e federalismo della Direzione regionale Bilancio, Governo Societario, Demanio e Patrimonio» con un contratto triennale da 90mila euro all’anno.
L’ALTRA FACCIA DEL RECOVERY PLAN / Il papocchio della rete pubblica
La cessione vantaggiosa della quota di FiberCop al fondo americano pone degli interrogativi sul futuro della digitalizzazione nel Mezzogiorno. Perché la quota non si è ceduta a Cdp che non voleva il super rendimento e che si era dichiarata disponibile ad assorbire una quota dei debiti Tim? Se una società dello Stato fa una buona offerta perché non si avvia almeno una trattativa? Che cosa c’è sotto? È bene che il presidente Conte si occupi della grana
Lo sviluppo del Mezzogiorno italiano è diventato la priorità dell’Europa. Lo hanno capito tutti. Fuori dall’Italia. Anche i falchi olandesi e austriaci che hanno un problema con le loro comunità nazionali, tutelano alla grande i loro interessi, ma non si mettono più di traverso rispetto a ciò che serve per risolvere il problema europeo. In casa lo ha capito di sicuro un ministro di valore, Amendola, che di mestiere questo fa. Parla con l’Europa. Sa bene che se non vi sono equità sociale e territoriale, i nuovi livelli essenziali di prestazione, le infrastrutture di sviluppo ingiustamente sottratte, siamo fuori dal piano europeo e l’Italia tutta si prepara a uscire dal novero dei Paesi industrializzati consumata nel bozzolo di egoismi miopi dei potentati regionali del Nord. Siamo arrivati al punto finale di una storia ventennale che ha sistemato provvisoriamente i conti toscano-emiliani e lombardo-veneti con i soldi di sviluppo indebitamente sottratti alle popolazioni meridionali. Per uscire insieme da questa bruttissima pagina di storia bisogna cambiare le teste e abbandonare vecchie pratiche, ma purtroppo non è così. La vicenda della rete pubblica mancata della fibra ne è l’esempio più evidente.
In Campania ancora 249 positivi, due irpini a Monteforte e Montoro
CAMPANIA -Ancora 249 casi positivi al covid, su 7.900 tamponi eseguiti in tutta la Regione Campania, con il trand per la provincia di Avellino che resta basso, con due soli casi registrati nei comuni di Monteforte Irpino e Montoro. Nel bollettino diffuso ieri dall’Unità di Crisi Regionale, la Campania è seconda in Italia per casi positivi, dietro solo alla Regione Lombardia.
Dei 249 casi, 45 sono di rientro (20 dalla Sardegna, 25 da Paesi esteri) e 16 contatti stretti di precedenti casi di rientro. Con ieri sono da considerare esauriti i tamponi arretrati legati ai rientri dall’estero e da altre regioni.
Si conclude così la fase ‘operazione filtrò del piano sicurezza e prevenzione messo in atto dalla Campania, che dal 12 agosto scorso ha reso obbligatorio lo screening per chi rientra.
E nel reparto malattie infettive dell’ospedale Moscati di Avellino, crescono anche i ricoveri, con otto persone in degenza: oltre al cinquantenne di Monteforte arrivato qualche giorno fa in reparto, ci sono 3 uomini – uno di 60 di Avellino (al centro del cluster attivo tra il capoluogo, Mercogliano e Solofra), un altro sempre di Avellino di 69 anni e uno di Mercogliano di 57 anni – due donne – una di 85 anni di Montemarano e una di 75 anni di Montemiletto – e altri due degenti sono stati trasferiti ad Avellino dagli ospedali di Pozzuoli e Napoli. Resta l’allerta anche a Casina del Principe di Avellino, dopo la comunicazione di qualche giorno fa di una persona risultata positiva al covid, e tra i partecipanti ad una mostra tenuta all’aperto lo scorso 3 settembre nell’atrio della struttura cittadina.
La Commissione rimpiange la riforma Fornero, ma si studia un ulteriore abbassamento dell’età pensionabile
L’incontro sulle pensioni programmato per ieri 8 settembre è slittato in avanti. Il 16 si affronteranno i temi da inserire nella legge di bilancio (proroga di opzione donna, dell’Ape e quant’altro), mentre il 25 saranno all’ordine del giorno le linee generali del disegno di legge delega che dovrebbe ‘’superare’’ la riforma Fornero, alla scadenza del regime derogatorio previsto nel decreto n.4/2019 ovvero nell’opera omnia del Conte 1. Come se fosse una giaculatoria, governo e sindacati non perdono l’occasione per riconfermare l’intangibilità di ‘’Quota 100’’.
E’ lecito chiedersi se questa misura potrebbe diventare, su diversi fronti, un classico ‘’casus belli per errore’’. Nel supernegoziato di Bruxelles sul Recovery Fund questa Quota 100 fu indicata, dai governi dei Paesi ‘’frugali’’ come la prova provata della inaffidabilità del nostro Paese nel seguire un percorso di riforme generosamente finanziato dalla Ue, a carico dei partner più virtuosi.
La Commissione, del resto, è stata molto esplicita nelle Raccomandazioni indirizzate al governo italiano. Una di queste trasuda di nostalgia per la riforma Fornero: ‘’attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica’’. Sul versante opposto, l’ostilità alimentata dai sovranisti di casa nostra nei confronti delle ‘’condizionalità’’ a cui è sottoposta l’erogazione dei prestiti (anche di quelli a fondo perduto) si sta concentrando sul terreno ‘’sensibile’’ delle pensioni. Salvini non perde l’occasione, nei comizi, per schierare la Lega sulla linea del Piave del suo ‘’capolavoro’’, dimenticando che si tratta di un provvedimento a termine.
Grande la confusione intorno alla lavagna. Nel caos totale le immissioni in ruolo degli insegnanti. La chiamata veloce da altre regioni è un flop. L’incolpevole ministro Lucia Azzolina assicura di avere ben altri dati: “2500 trasferimenti su diecimila domande.” I sindacati rintuzzano: “sono meno di 400.” Grande è la confusione perché, di certo, a proposito del ministro, vi state interrogando sull’uso della parola “incolpevole”. Ed è invece l’unica cosa chiara. Nella tragedia chiamata scuola, infatti, la colpa non è di Azzolina. Ma di chi l’ha trasformata in ministro.
Alle cinque già in funzione ne serviranno altre anche per chi arriva via terra, come in Friuli
Cinque sono già in funzione, ma il Governo cerca altre navi da destinare alla quarantena dei migranti che sbarcano via mare ed anche di quelli che arrivano via terra. Lo prevede un nuovo bando «per la formazione di un elenco di unità navali battenti bandiera italiana e/o comunitaria funzionali all’assistenza e sorveglianza sanitaria dei migranti».
Si punta, dunque, a creare una vera e propria flotta per ridurre l’impatto dell’accoglienza a terra che sta creando problemi in diverse aree, «in modo - si legge sul bando - da poter fronteggiare con tempestività e modalità semplificate le ricorrenti emergenze sanitarie derivanti dall’arrivo dei migranti sul territorio nazionale».
Le navi devono essere conformi alle prescrizioni sanitarie indicate dal ministero della Salute ed essere in grado di raggiungere, «entro le 24 ore successive alla sottoscrizione del contratto di noleggio, le coste della Sicilia, della Calabria, della Sardegna o del Friuli Venezia Giulia o di altro luogo sul territorio nazionale ove si verifichi il contesto emergenziale».
Gli operatori economici interessati possono presentare apposita istanza al ministero dei Trasporti entro le 10 del 15 settembre, indicando le generalità dell’armatore, il nome dell’unità navale e il numero di cabine (tre le tipologie previste dall’elenco: 285, tra 286 e 360, da 361 a 460.
Indagini anche sulla moglie e su altri due rappresentanti delle forze ordine
Siena, 9 settembre 2020 - Interdizione di un anno dal pubblico ufficio per il comandante della polizia municipale di Siena e per la moglie, anch'essa vigile urbano. La misura cautelare è stata disposta dal gip del tribunale di Siena Roberta Malavasi su richiesta della magistratura nell'ambito di un'inchiesta che vede i due indagati per stalking e per accesso abusivo ai sistemi informatici protetti delle forze di polizia, partita dopo la denuncia di una donna.
Insieme a loro risulterebbero indagati in concorso per accesso abusivo almeno altri due rappresentanti delle forze dell'ordine. Secondo quanto si apprende gli indagati avrebbero più volte messo in piedi un sistema per accedere abusivamente alla banca dati delle forze di polizia e ottenere informazioni private su una cittadina che ha sporto denuncia. Tra le persone offese anche i familiari della donna. Nelle scorse settimane il comandante della polizia municipale si era avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al magistrato e ora dovrà essere ascoltato dal gip. Per l'uomo e per la moglie è stato disposto anche il divieto di avvicinamento alle persone offese.
A strattonare il leader leghista è stata una ragazza. Lamorgese esprime solidarietà. Ieri un locale del comune fiorentino aveva rinunciato a ospitare un pranzo con il leghista per le minacce ricevute
Matteo Salvini è stato aggredito a Pontassieve, in provincia di Firenze, dove si trovava per la campagna elettorale per le regionali in Toscana. Al leader leghista è stata strappata la camicia e il rosario. Immediato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno identificato l’aggressore in una ventenne originaria del Congo, che ha urlato “io ti maledico” contro Salvini.
“Il Paese ha bisogno di una campagna elettorale serena, basata su un confronto leale e rispettoso di tutte le posizioni politiche, lontana dalle estremizzazioni dei toni e dei comportamenti” ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, “per questo, ogni forma di violenza e di intolleranza, anche solo verbale, deve essere condannata ed isolata per garantire a tutti i protagonisti delle competizioni elettorali la piena libertà di manifestare il proprio pensiero”.
“Ognuno può avere idee politiche, calcistiche, religiose diverse, ma la violenza no: la camicia me la ricompro, ma strappare dal collo un rosario che mi ha regalato un parroco è una cosa che non sta né in cielo né in terra, e quella persona si dovrebbe vergognare” ha commentato Matteo Salvini. “La cosa bella che mi porto via da Pontassieve - ha aggiunto - non è quella poveretta là, ma è una signora che mi ha detto ‘Matteo, io non la penso come te, ma ti chiedo scusa a nome di quella deficiente, se vuoi ti offro un caffè’”.
Federlegno lo aveva detto, mesi fa. E’ impossibile partecipare ad un bando che in un mese pretende che i banchi siano pronti entro il 14 settembre. Gli associati rifiutarono di partecipare a quelle condizioni…. e presentarono delle offerte in base alle reali capacità produttive e con le loro tempistiche. Il commissario Arcuri affidò loro quindi una commessa di 500mila banchi.
Ma ad oggi…. si conoscono i nomi solo delle aziende ci Federlegno che stanno lavorando ai 500mila pezzi, mentre di chi dovrà produrre i restanti 2 milioni… beh… è nebbia fitta sulla loro ufficiale identità.
Ora il ministro dell’istruzione lo ammette. “I 2,4 milioni di banchi arriveranno entro il 30 ottobre, ma ribadisco che c’e’ un ritardo di 20 anni. In due mesi lo recuperiamo. Da qui a ottobre verranno distribuiti tutti i banchi singoli, che rappresentano una delle tante misure per garantire la sicurezza nelle scuole. Sono misure anche abbastanza rigide”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, ospite ieri sera a ‘Porta a Porta’.
La notizia non viaggia per ora sulle principali agenzie stampa ma viene affrontata in un taglio basso sul Corriere.it. Di che si tratta? E’ una bomba a orologeria, perché, come si legge, “È in arrivo la mannaia del Governo sui provvedimenti che le Casse di previdenza hanno adottato in favore degli iscritti. A causa del Covid, molte casse private di previdenza hanno scelto di aiutare gli iscritti con riduzioni e dilazioni contributive. Ma l’effettiva efficacia di queste delibere arriva solo con l’approvazione da parte ministeri vigilanti, Mef e Lavoro, che però sembrano non avere alcuna intenzione di avallare questi aiuti. In particolare, pare esistere la contrarietà del Ministero dell’Economia a rinviare al prossimo anno il flusso di entrate dagli enti privati”.
In altre parole, lo Stato si gira dall’altra parte quando i lavoratori sono autonomi e rappresentano la fascia medio alta del Paese trattandosi di liberi professionisti indispensabili per tutti ma, a quanto pare, non per Palazzo Chigi
“A cadere sotto la scure del Mef e del Lavoro – prosegue il Corriere – potrebbero essere, in particolare, i provvedimenti già adottati nel pieno del lockdown dagli enti previdenziali di ingegneri e architetti, veterinari, periti industriali e geometri che consentono ai professionisti di saldare il debito contributivo fino a metà del prossimo anno. Gli avvocati addirittura fino al marzo 2022 (pagando gli interessi). Meno problemi avrebbero dovuto esserci invece per le delibere della Cassa dei dottori commercialisti e dell’Enpam (medici). I due enti di previdenza, infatti, hanno si concesso un po’ di sollievo agli iscritti rinviando i termini di versamento, ma con saldo finale comunque entro la fine dell’anno”.
I primi a essere tagliati fuori sono stati i consulenti del lavoro col loro ente previdenziale. «Abbiamo spiegato che, con il risparmio previdenziale accumulato nel tempo dai nostri iscritti e con la nostra saggia gestione, non ci sarebbe stata alcuna ripercussione sulla sostenibilità dell’Ente in termini di copertura nel medio e lungo termine», commenta il presidente dell’Enpacl, Alessandro Visparelli, al Corsera.
Tutto l'orgoglio del professor Alberto Zangrillo a CartaBianca, il programma di Bianca Berlinguer in onda su Rai 3, tornato con la nuova stagione nella serata di martedì 8 settembre. Ospite in collegamento, il medico del San Raffaele che ha in cura Silvio Berlusconi, è costretto a difendersi nuovamente dalle accuse di chi punta il dito contro di lui per aver detto, parecchie settimane fa, che "il virus è clinicamente morto". Circostanza che trova discreto fondamento nel numero di vittime e ricoveri che, in Italia, sta mietendo il Covid-19. Eppure, Zangrillo, è costretto a giustificarsi, spiegarsi, fare distinguo per l'ennesima volta. Interpellato dalla Berlinguer sul punto, spiega: "Ho sempre evocato il buon senso. Dissi che il virus era clinicamente morto, e ho già detto che forse è stata un'espressione stonata nel modus, ma non credo questo possa aver indotto i vacanzieri a fare di tutto e di più", conclude Zangrillo, ed è semplice cogliere un riferimento ai focolai in Sardegna, in Costa Smeralda. Insomma, smettetela di additarlo come il "responsabile" per la ripresa dei contagi. Ma, si è visto proprio con la vicenda-Berlusconi, la "caccia all'untore" è un drammatico sport che sembra piacere assai agli italiani.
Piccole, grandi e indirette lezioni a chi, come Carlo De Benedetti giusto per fare un nome, insulta e sfregia un uomo malato, Silvio Berlusconi al San Raffaele per coronavirus. Piccole, grandi e indirette lezioni che, in questo caso, arrivano da Mauro Corona, lo scrittore e opinionista di CartaBianca, il programma di Bianca Berlinguer in onda su Rai 3 ripartito ieri, martedì 8 settembre. Nelle sue riflessioni iniziali, Mauro Corona infatti ha affermato: "Non sono mai stato politicamente dalla parte di Berlusconi, ma sulla malattia di una persona non si possono pubblicare messaggi farabutti e vigliacchi. Manderò a Berlusconi tutta l’energia buona delle mie montagne perché guarisca. E so che guarirà", ha concluso lo scrittore. Lezioni di stile a De Benedetti, insomma.
La Tari non si ferma, pagate e andrà tutto bene. Altro che la retorica a pappagallo delle settimane del confinamento totale, l’unica cosa che non conosce crisi in Italia sono le tasse. Virus o no. In questi giorni, ad esempio, molti ristoratori di Roma sono sconsolati ed infuriati. Il motivo? Gli stanno recapitando le cartelle per pagare la Tari, la tassa sui rifiuti relativa al primo semestre 2020 (quello dove c’è stato il lockdown con i mesi di chiusura e senza incassi) e - per chi li ha ancora - stanno arrivando pure le richieste di pagamenti di vecchi conguagli. “Pensavamo di essere su ‘Scherzi a Parte’ - spiega a “Il Tempo” Paolo Bianchini, presidente del Movimento Imprese Ospitalità Italia (M.I.O.) - perché soltanto così potevamo spiegarci le notizie che arrivavano da Roma, di cartelle con i conguagli Ama, in alcuni casi per decine di migliaia di euro, recapitate ai ristoratori della Capitale. Mi è bastata però qualche telefonata per capire che siamo di fronte all’ennesimo schiaffo alla categoria, che versa già in condizioni disperate. Non è bastato - si infuria Bianchini - il blocco di tre mesi dell’attività; non sono bastate le ferree regole igienico-sanitarie imposteci per la riapertura; non sono bastate le promesse, mai mantenute, di liquidità a fondo perduto; non è bastato il crollo delle presenze turistiche. Adesso, a Roma cercano di uccidere la ristorazione attraverso una persecuzione assurda e fuori da ogni logica: si sono fermate addirittura le cartelle di Equitalia riscossione, per dare respiro alle imprese, e spuntano fuori, in piena crisi, i conguagli da pagare subito oltre al primo semestre 2020. O c’è un disegno per massacrare definitivamente il settore – e in questo caso ce lo facciano sapere – o siamo alla follia pura. I ristoratori – sottolinea Bianchini – sono alla fame e non staranno a guardare il Governo e le altre istituzioni che lavorano per affossarli definitivamente. Dateci aiuti, non bollette da pagare: la morte della ristorazione comporterebbe, a catena, la fine di intere filiere produttive e il collasso del sistema economico italiano. Il premier Conte e gli ‘scienziati’ che sono al suo fianco cerchino di capirlo, prima che sia troppo tardi”. Quando chiediamo a Bianchini cosa faranno sulla Tari i ristoratori romani che lui ha interpellato ci risponde che “buona parte gli ha detto chiaramente di non avere in questo momento i soldi per pagare le cartelle che hanno ricevuto in questi giorni di settembre dove la Tari ed i conguagli si vanno ad assommare ad altre numerose scadenze fiscali. Vede Lenzi, stiamo parlando in alcuni casi di cifre cospicue, oltre i 22mila euro da versare entro fine mese!”.
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