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11 Aprile 2020 Le bugie di Conte
Odio e le menzogne e per onor di verità ritorno sull’argomento MES.
Quindi ricapitolando per fare chiarezza sulla confusione politica dell’avv. Conte: il 2 febbraio 2012 fu firmato il trattato per il Meccanismo europeo di stabilità (MES), divenne operativo l’8 ottobre dello stesso anno.
Il voto favorevole dell’Italia arrivò il 12 luglio, l’approvazione definitiva il 19 luglio.
Dunque all’epoca c’era un Governo tecnico guidato da Mario Monti, Salvini e la Lega (con Maroni segretario) votarono contro, Fratelli d’Italia non esisteva e Giorgia Meloni, all’epoca deputata del Popolo della libertà, era assente.
Detto questo, che è storia documentata, siamo ancora certi di poter essere tutelati dal un Presidente del Consiglio arrivato dal nulla auto incoronatosi avvocato del popolo?
La democrazia è a rischio con queste persone che hanno scambiato il Governo per la casa del Grande Fratello.
"Cura anti Covid con il plasma dei guariti anche a Roma"
Cura anti-Covid con il plasma dei guariti anche a Roma grazie all'alleanza di tre ospedali romani. "L'istituto Spallanzani, d'intesa con l'UO di Ematologia dell'ospedale San Camillo e il Dipartimento di Oncoematologia e Terapia cellulare e genica dell'ospedale Bambino Gesù, comunica che è in atto una sperimentazione sull'utilizzo del plasma iperimmune da pazienti convalescenti post-Covid". Lo rende noto lo Spallanzani di Roma nel bollettino medico di oggi.
C'è grande attesa per i risultati della cura messa a punto dal pneumologo di Mantova con il sangue iperimmune dei pazienti guariti dal coronavirus. Che fino a questo momento ha dato ottimi risultati finora salvando vite. Con pazienti Covid gravissimi, guariti in pochi giorni grazie alla trasfusione di plasma iperimmune estratto dal sangue donato volontariamente dalle persone che sono guarite dal Covid-19.
I primi. Gli istituti ospedalieri di Pavia e Mantova sono tra le strutture italiane che per prime hanno iniziato a sperimentare questa terapia sui pazienti affetti dal coronavirus con risultati incoraggianti, come ha spiegato il professor Giuseppe De Donno, direttore della struttura di pneumologia e terapia intensiva dell'ospedale di Mantova, nel corso di un'audizione in videoconferenza al Senato una settimana fa, il 14 maggio.
Salvini stronca Soros: "Un onore essere attaccato da uno speculatore nemico dell'Italia
Il finanziere: "Sono preoccupato perché il leader della Lega vuole portare il Paese fuori dall'euro e dalla Ue"
"Essere attaccato dal signor Soros, speculatore senza scrupoli e nemico dell’Italia, sostenitore dell’immigrazione clandestina e finanziatore di Ong di ultrasinistra, è per me un onore e una medaglia!". Matteo Salvini risponde per le rime a George Soros su Facebook, postando in grafica un virgolettato dello stesso Soros al De Telegraaf ("Sono particolarmente preoccupato per l’Italia perché il consenso a Salvini sta riprendendo slancio"). Oltre 1.500 commenti arrivano sulla bacheca del leader della Lega in meno di un’ora. I lettori di Salvini si dividono in due fazioni, chi si limita a dare ragione a l leader - "vai avanti", "se ti attaccano vuol dire che hai ragione" - e chi invece non risparmia insulti e accuse al finanziere ungherese. Che sono in maggioranza. "In un mondo normale questo personaggio starebbe in galera!", dice Marco. Per Frida "chi ha a che fare con lui gli è pari in meschinità e ipocrisia, insomma il Pd ne sa qualcosa, sono votati al dio denaro".
Lavoratori stranieri, giovedì 21 maggio sciopero dei braccianti contro il dl Rilancio. Il sindacalista Soumahoro: 'Non comprate frutta e verdura'
Una giornata di stop per i lavoratori e per i consumatori. Uno sciopero per far luce sulle condizioni di coloro che raccolgono la frutta e la verdura che arrivano nelle nostre case. E’ l’appello lanciato dal sindacato di base Usb e dal volto delle lotte per i diritti di chi si spacca la schiena nei campi, Aboubakar Soumahoro, per domani, giovedì 21 maggio, quando i braccianti si fermeranno per protestare contro la regolarizzazione varata dal governo. Un provvedimento giudicato insufficiente e che, secondo il sindacato, va a penalizzare alcune categorie rendendole “ricattabili”. “Il decreto Rilancio – si legge in una nota dell’Usb – non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità. Giovedì 21 quindi noi scioperiamo. Chiediamo alle consumatrici e ai consumatori di attuare in contemporanea uno sciopero della spesa: niente acquisti di frutta e verdura, in solidarietà agli invisibili delle campagne e delle periferie italiane. Chiediamo ai contadini e agli agricoltori, anch’essi schiacciati dallo strapotere della grande distribuzione organizzata, di unirsi alla nostra protesta”. Sui profili social di Aboubakar Soumahoro sono stati pubblicati alcuni video per spiegare le ragioni della mobilitazione, insieme a una sorta di vademecum per i consumatori che vogliano aderire alla protesta
La magistratura ha abbandonato Falcone. L'ultima accusa di Borsellino
Roma. Grazie a Radio radicale la parola torna a Paolo Borsellino. Basta esegeti e scimmiottatori. E’ il 25 giugno 1992, sono trascorsi trentadue giorni dalla strage di Capaci. Ne mancano ventiquattro all’eccidio di via D’Amelio. “Sono venuto questa sera per ascoltare perché, mai come ora, è necessario che io ricordi a me stesso e a voi che sono un magistrato. E poiché sono un magistrato debbo essere anche cosciente che il mio primo dovere non è quello di utilizzare le mie opinioni e conoscenze partecipando a convegni o dibattiti, ma esclusivamente per il mio lavoro”. La platea applaude, la commozione è palpabile. Borsellino fa professione di silenzio, in realtà è mosso da una irrefrenabile voglia di parlare.
“Giovanni Falcone è andato al ministero di Grazia e giustizia non perché aspirasse a trovarsi nella capitale in un posto privilegiato, non perché si fosse innamorato dei socialisti, non perché si fosse innamorato di Claudio Martelli. Ma perché, a un certo punto della vita, ritenne da uomo delle istituzioni di poter continuare a svolgere a Roma un ruolo importante e, nelle sue convinzioni, decisivo nella lotta alla criminalità mafiosa”. Borsellino si sente un superstite, chissà fino a quando. Il procuratore di Marsala arriva in ritardo all’assemblea dal titolo “Ma è solo mafia?”, promossa da La Rete. Radio radicale ripropone i trenta minuti del suo intervento, un atto d’accusa contro il corporativismo togato che ha emarginato e vilipeso Giovanni Falcone.
La bugia di Conte
Una parcella trovata dalle Iene lo smentisce: ha lavorato con Alpa
Giuseppe Conte non la racconta giusta sul suo passato di professore ordinario. L'inchiesta trasmessa ieri sera dalle Iene apre infatti seri dubbi sulla correttezza dell'esame - anno 2002 - con cui il giovane Giuseppe Conte si aggiudicò la cattedra di Diritto privato all'Università di Caserta. Il sospetto è che il capo della commissione giudicatrice, il professor Alpa, all'epoca fosse suo socio in uno studio legale, cosa che renderebbe ovviamente nullo il concorso.
La vicenda da tempo esce ed entra dalle cronache, sempre smentita con forza dal premier. Ma oggi le Iene mettono sul piatto una fattura cointestata ai due che dimostra l'inverso di ciò che sostiene il premier: Conte e Alpa, almeno in una causa da loro patrocinata, secondo il documento in questione erano parti dello stesso studio.
Vedremo come si giustificherà l'inquilino di Palazzo Chigi, certo che l'idea di essere governati da un primo ministro bugiardo non fa piacere e se così fosse non penso che la cosa possa finire a tarallucci e vino. Passino le piccole bugie e le furbizie contenute nel curriculum che presentò al momento dell'insediamento, legittimo formalmente il suo trasformismo spudorato (per guidare un governo però prima con la Lega e poi con il Pd ci vuole faccia tosta e pelo sullo stomaco) ma mentire agli italiani non è accettabile. Fior di premier e presidenti di tutto il mondo hanno resistito agli scandali più duri, nessuno è sopravvissuto a una stupida bugia.
Magistratura e corruzione, Renato Farina: "Quelle frasi di Nicola Gratteri già a febbraio", ora si capisce tutto
Forza, cari fratelli magistrati d'Italia, rivoltate un po' anche il vostro calzino. Ci sembrate un pochino timidi nel prendere sul serio un sano desiderio di autoriforma. Come avete già lavato e rilavato da circa tre decenni i calzini degli altri, specie dei politici e degli imprenditori, al punto che spesso la calza l'avete bucata causa l'uso dello stivaletto cinese, ora magari dirigetevi con la consueta moderazione e sobrietà a dare una spazzolatina anche ai pedalini vostri. Non è un appello ironico. Abbiamo bisogno di veder documentato da fatti e risultati che l'articolo 3 della Costituzione, che predica uguaglianza, vale anche all'interno dell'ordine giudiziario, il quale non è affatto al di sopra di ogni sospetto. Fate presto, l'allarme sociale ormai riguarda anche la affidabilità non più soltanto dei poteri legislativo ed esecutivo (i quali sono sottoposti comunque al vaglio elettorale) ma anche di quello relativo alla Giustizia, che non è sottoposto ad alcun giudizio tranne quello dei suoi associati. Il solo modo di rimediare alle brutte figure che i vostri leader - dirigenti sindacali o membri del Csm o distaccati nei ministeri - hanno fatto rivelando grazie ad un Trojan (uno solo, e guarda che casino) di che maneggi grondi il vostro mondo, è fare bene e imparzialmente il vostro dovere di controllo della legalità, controllando i peli sullo stomaco che le toghe rese trasparenti dalle intercettazioni hanno rivelato.
FONTE AUTOREVOLE
Non è che questa idea l'abbiamo pescata nel vaso della lotteria parrocchiale. Si tratta di trasformare in ipotesi investigativa la denuncia fatta da uno tra i procuratori più eminenti e coraggiosi, Nicola Gratteri, che dirige l'ufficio inquirente di Catanzaro. Non è fresca questa requisitoria pubblica: fu pronunciata il 9 febbraio, su Rai 3, da Lucia Annunziata. Il procuratore anti- 'ndrangheta per eccellenza non fu generico. Diede i numeri: «In magistratura c è un problema di corruzione. Possiamo parlare del 6-7%, non di più. Grave, terribile, inimmaginabile, impensabile, anche perché guadagniamo bene. Io guadagno 7.200 euro al mese, si vive bene, quindi non c'è giustificazione, non è uno stato di necessità, non è il tizio che va a rubare al supermercato per fame. Si tratta di ingordigia».
Franz Kafka: l’autore della “Metamorfosi” e i suoi incubi
Franzk Kafka, autore di romanzi e racconti come "La metamorfosi", "Il processo" e "Il castello", è uno dei massimi interpreti del Novecento. Esponente del romanzo esistenzialista e del realismo magico europeo, i suoi libri racchiudono gli incubi e i dolori di una vita drammatica - L'approfondimento sull'opera e la vita del grande scrittore
Franz Kafka, o – meglio – l’opera di Franz Kafka, ha avuto un’influenza talmente profonda nella letteratura europea e mondiale da meritarsi un aggettivo in grado di rifersi all’insieme delle tematiche sviscerate dai suoi libri più famosi. Un neologismo che possa identificarne l’assoluta unicità, la capacità di andare ben oltre la mera inserzione di elementi fantastici in una cornice quotidiana: “kafkiano”.
L’elemento magico che ritroviamo quando leggiamo Kafka, infatti, deriva soprattutto da una commistione di elementi grotteschi e surreali, la materializzazione in termini quasi psicanalitici ed esistenzialisti di un incubo.
Franz Kafka: prima di tutto un figlio
Kafka nasce a Praga, il 3 luglio del 1883, da una famiglia di origini ebraiche. È un ragazzino mingherlino e timido, il maggiore di sei figli, sottomesso all’autorità di un padre anaffettivo che non riesce a essere mitigata dalla madre, troppo debole per contrastare il marito. Dei risvolti psicologici – da manuale freudiano, potremmo azzardare – dell’infanzia e dell’adolescenza di Kafka, si ritrova eco in tutte le sue opere (e in particolare nella sofferta Lettera al padre scritta nel 1919): per questo motivo la sua storia famigliare è particolarmente importante per comprendere la sua carriera letteraria.
Ecco come l’Eurogruppo sbugiarda le bugie di Conte sul Mes
Le ultime comunicazioni del presidente dell’Eurogruppo, Centeno, svelano gli annunci farlocchi del governo Conte sulla possibilità di modificare il Mes e l’Unione bancaria. L’approfondimento di Giuseppe Liturri
L’Eurogruppo, organo informale che non redige verbali e, tuttavia, snodo fondamentale del processo decisionale dell’intera Ue, riserva sempre sorprese nei propri comunicati.
Subito dopo la riunione dello scorso 20 gennaio, il comunicato stampa del presidente Centeno ribadiva che sulla riforma del Mes, l’accordo in linea di massima è stato già raggiunto e gli aspetti sostanziali non sono più in discussione. Si tratta di solo di sistemare gli ultimi aspetti di natura legale, prima di far partire la procedura di firma.
Riguardo il completamento dell’Unione Bancaria, con in prima fila la garanzia comune sui depositi (EDIS), Centeno riferiva dell’invito ricevuto dai capi di governo nel continuare il lavoro avviato nei mesi precedenti e parlava di “package approach” in modo da realizzare avanzamenti in parallelo su tutte le aree tematiche in discussione. Che sono le seguenti 4, come poi abbiamo capito con la lettera pubblicata solo ieri:
Conflitto di interessi, tutte le bugie di Conte
Ieri abbiamo pubblicato un estratto da Quarta Repubblica che mostrava tutte le lacune della versione fornita da Giuseppe Conte sull’ultimo caso di conflitto d’interessi che gli viene rimproverato, secondo la quale egli avrebbe accettato l’incarico di redigere il parere sull’operazione Retelit per la società Fiber 4.0 quando ancora non immaginava di essere designato Presidente del Consiglio.
Ma non è il primo caso di conflitto d’interessi che gli viene attribuito, né è la prima volta che il premier s’involve nelle sue risposte. Ricordiamo anzitutto la famosa querelle sul fatto che fosse o meno socio in affari del professor Guido Alpa, suo mentore universitario. Nel curriculum scritto da lui stesso si legge che ”dal 2002 ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare”.
Ma, interpellato quand’era alla guida del governo gialloverde, dichiarò di non aver mai avuto una società con Alpa, nonostante circolasse una foto che riportava una targa in Piazza Benedetto Cairoli 6, a Roma, sede dello Studio Legale Alpa, con i nomi di Guido Alpa e Giuseppe Conte in bella vista. Ad aggravare il tutto, l’urgenza di un decreto, quello per salvare la Banca Carige, votato in tutta fretta nel gennaio 2019 con un Consiglio dei ministri lampo, durato appena 10 minuti, e la coincidenza per cui fino al 2013 il professor Alpa fosse consigliere d’amministrazione proprio di Carige.
C’è poi il caso del concorso universitario che Conte avrebbe dovuto sostenere per diventare professore di Diritto provato a La Sapienza di Roma. Una volta divenuto presidente del Consiglio, Conte aveva dichiarato: “Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda”. In realtà poi si scoprì che il premier aveva semplicemente chiesto lo spostamento dell’esame d’inglese, necessario per la valutazione finale, a causa di “impegni istituzionali”. Seguirono polemiche, finché arrivò la decisione definitiva: “Rinuncio alla cattedra per sensibilità personale”, anche se non c’è “nessun conflitto d’interessi”. Sarà, ma allora perché tutti questi distinguo e cambi di versione?
Anniversario morte di Almirante, Meloni: "Grande politico e patriota". Sui social è rivolta
Polemica per il post su Twitter della leader di Fdi in occasione dei 32 anni dalla scomparsa del fondatore del Msi. I commenti sul web: "Fu il firmatario delle leggi razziali e aderì alla Repubblica di Salò"
"Il 5 maggio 1942 #Almirante scriveva: 'llrazzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei... non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue' " ricorda a Meloni @manginobrioches, mentre @nicolabruniati scrive "Noi invece non dimenticheremo mai che è stato un collaborazionista dei nazisti e un firmatario delle leggi razziali. Beata te che ce la fai a dimenticare. Beata te".
Una via intitolata a Giorgio Almirante, la destra genovese ci riprova
Genova. La destra genovese ci riprova, l’ultima volta era stata nel 2018 con una mozione in consiglio comunale da parte di Fratelli d’Italia. Gianni Plinio (Casapound) e Giorgio Bornacin hanno chiesto al sindaco Marco Bucci di intitolare una via o una piazza, a Genova, a Giorgio Almirante.
I due esponenti dell’estrema destra, decani della politica cittadina, riportano alla memoria il 38esimo anniversario della scomparsa dello storico segretario nazionale del Msi, partito di ispirazione fascista, ed ex repubblichino. Il tutto quando mancano poche settimane al ricordo del 30 giugno 1960, il giorno in cui i movimenti di piazza a Genova impedirono lo svolgimento del congresso del Msi.
“E’ giusto e doveroso onorare un grande italiano come Giorgio Almirante – dicono Plinio e Bornacin, che aggiungono – siamo orgogliosi di aver militato nel Msi da lui guidato e di essere stati i suoi massimi collaboratori in Liguria”. I due proseguono: “Almirante gode tuttora anche della stima dei più leali tra i suoi avversari, era molto legato a Genova che lo applaudiva nei suoi affollati comizi in piazza della Vittoria e anche per il ricordo di Ugo Venturini primo caduto degli anni di piombo colpito a morte nell’aprile 1970 a poca distanza da lui”.
32 anni fa moriva Giorgio Almirante, storico uomo politico della destra italiana
(biografieonline.it) Giorgio Almirante nacque a Salsomaggiore, in provincia di Parma, il 27 giugno 1914. Il padre, attore, direttore di scena di Eleonora Duse e di Ruggero Ruggeri e poi regista del cinema muto, apparteneva ad una famiglia di attori e di patrioti, con ascendenti appartenenti all’alta nobiltà di Napoli. Il piccolo Giorgio visse quindi i suoi primi anni seguendo la famiglia da una città all’altra, fino a che gli Almirante si stabilirono a Torino, dove intraprese studi regolari. Successivamente, si trasferì con la famiglia a Roma, dove si iscrisse all’università nella Facoltà di Lettere.
Parallelamente agli studi, intraprese la carriera di cronista praticante presso “Il Tevere”, quotidiano fascista diretto all’epoca da Telesio Interlandi. Vi rimase fino al luglio 1943, ormai trentenne. Conseguita la laurea in lettere e l’abilitazione all’insegnamento di materie classiche, dopo sei anni di praticantato gratuito, viene nominato da Interlandi caporedattore e, poco dopo, anche segretario di redazione della nuova rivista “La Difesa della razza”, inizialmente diretta dallo steso Interlandi.
Cresciuto dunque in piena epoca fascista, come gran parte dei suoi coetanei, militò nelle organizzazioni giovanili fasciste, ma durante il regime non andò oltre la carica di fiduciario del GUF della facoltà di lettere dell’università di Roma. Quasi cinquant’anni dopo, avrebbe ammesso di essere stato allora razzista e antisemita in buona fede e per motivi politici (come molti giornalisti italiani poi passati all’antifascismo); la collaborazione alla “Difesa della razza fu”, di tutta la sua vita, l’unica esperienza che sconfessò completamente, pur conservando un ottimo ricordo di Interlandi. Inoltre, è noto che Almirante, durante il periodo della Repubblica di Salò, salvò dalla deportazione in Germania un suo amico ebreo e la famiglia di questo, nascondendoli nella foresteria del ministero della Cultura popolare a Salò.
GIORGIO ALMIRANTE (Msi), una destra che parla al cuore della gente
«Vorrei tanto che, quando non ci sarò più, si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: “facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”». Si tratta di una delle tante retoriche del più grande oratore politico italiano del dopo guerra: Giorgio Almirante.
Biografia – Laureato in lettere, Giorgio Almirante è stato il padre della Destra italiana, una Destra leale, democratica e persino cavalleresca. Le sue radici affondano nel fascismo, un partito scomparso ma ancora oggi molto discusso e combattuto da idee divergenti. Giorgio Almirante proveniva da una famiglia di origine aristocratica, e gli Almirante erano stati duchi di Cercepiccola, quando ancora il comune molisano si chiamava Cerza Piccola, 1691.
Nato a Salsomaggiore Terme il 27 giugno del 1914, e cresciuto in piena epoca fascista, giovanissimo aderì al partito di Mussolini, partecipando alla Seconda Grande Guerra e, anche alla distruzione del Partito Fascista, Almirante mai lo rinnegò, continuando anzi a rimanere fedele a Mussolini nonostante che nel 1943 il Duce fosse stato sfiduciato e incarcerato al Gran Sasso.
Quanto guadagna Matteo Renzi, leader di Italia Viva?
Ma quanto guadagna Matteo Renzi?
Recentemente si è parlato dell’acquisto della villa di Matteo Renzi a Firenze comprata col ‘prestito’ da 700 mila euro del finanziatore di Open
L’ex segretario del Pd, ora leader di Italia Viva, secondo i documenti consultati da L’Espresso ha acquistato la nuova casa a Firenze anche grazie ai soldi ricevuti dalla madre dell’imprenditore Riccardo Maestrelli.
Nell’estate del 2018, Matteo Renzi aveva appena comprato una casa da 1,3 milioni di euro in una delle più belle zone di Firenze.
Dalla dichiarazione patrimoniale depositata a Palazzo Madama, Renzi segnalava solo la proprietà del 50 per cento del nuovo immobile.
Ma, allora, quanto guadagna Matteo Renzi? A quanto ammonta lo stipendio del leader di Italia Viva? Scopriamolo in questa guida di Letto Quotidiano.
Roberto Burioni insultato dalla "no-mask": "Non mi sembra in forma. Si metta la mascherina e basta balle"
“Ho combattuto per anni contro i no-vax, adesso è arrivato il momento dei no-mask”. Roberto Burioni si prepara alla nuova battaglia sorta ai tempi del coronavirus, e lo fa postando un messaggio ai limiti del delirante che ha ricevuto da parte di un’insegnante di yoga nonché fitness trainer professionista. “Non uso farmaci da anni, ho impiegato 46 anni per essere così in forma - si legge nel testo ricevuto dal virologo marchigiano - a vederla, senza offesa, lei non mi sembra così in forma quanto me… Se ci tenete così tanto a guadagnare sulla nostra pelle, direi che prima di imporre vaccini a noi, dovreste fare voi da cavie e dare il buon esempio”. Ma non è tutto: “Si vergogni dei soldi che ruba ai cittadini italiani per raccontare menzogne. Un’ultima cosa, se la metta lei la mascherina”. Burioni ha replicato con grande educazione: “Ricordate che per il coronavirus vale lo stesso discorso che valeva per i vaccini: con la salute non si scherza”.
Ho l’asma: devo comunque indossare la mascherina?
Con l’inizio della fase 2 del Covid-19, gli italiani possono ricominciare a uscire. Ma indossare la mascherina potrebbe causare disagi a chi è soggetto ad allergie respiratorie o riniti… Un vademecum spiega come convivere
Inizia la fase 2 e la possibilità di uscire dalle proprie case va a braccetto con l’obbligo di indossare la mascherina in tutti quei luoghi dove il distanziamento sociale non può essere garantito.
Chi soffre di asma allergico o rinite è però preoccupato che indossare una mascherina che copre le alte vie respiratorie possa ostacolare la respirazione.
Nemmeno a farlo apposta, ora che abbiamo un po’ più di libertà di movimento siamo nella stagione dei pollini.
Come fare quindi? L’associazione allergologi e immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito) tranquillizza che le mascherine non rendono assolutamente più difficile respirare e propone un vademecum in cinque punti.
Stretta di Orban contro i trans: non potranno più cambiare sesso legalmente
Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza un testo che elimina la possibilità di cambiare sesso sui documenti anche se ci si è sottoposti a una operazione, cosa prima permessa
L'Ungheria fa un passo indietro per quanto riguarda i diritti Lgbti+. Il Paese guidato dal premier nazionalista Viktor Orban ha eliminato ogni riconoscimento giuridico delle persone transessuali, e ora non sarà più possibile cambiare il genere sui propri documenti, anche se ci si è sottoposti ad un'operazione per il cambio di sesso.
La nuova legge
La nuova legge, che impone di mantenere legalmente immutato il genere con il quale si è stati registrati alla nascita, è stata approvata dal Parlamento con i 134 voti della coalizione di governo, 57 contrari e quattro astensioni, nonostante Orbán abbia pieni poteri a tempo indeterminato grazie al provvedimento di emergenza legato all'emergenza coronavirus. In base al testo il genere è ora definito come "il sesso biologico basato su caratteristiche sessuali primarie e cromosomi". Una mossa denunciata come "triste e scandalosa" dalle organizzazioni Lgbt.
Feltri: "Meglio il saluto romano. E' più igienico della stretta di mano"
Vittorio Feltri senza filtri, come sempre. Questa volta nessun duello tv, a far stracciare le vesti alle anime belle di sinistra è un editoriale apparso su Libero di oggi, dove il direttore difende il saluto romano. “Se il saluto incriminato è romano, risalente cioè all’impero di Giulio Cesare e successori, che ci importa se poi fu adottato dai fascisti? Sempre romano rimane, pertanto perché dovrebbe essere vietato?“. Feltri fa riferimento all’episodio degli studenti di un liceo di Cuneo, colpevoli di aver salutato romanamente e condannati per questo alla “rieducazione” con l’obbligo di studiare la resistenza e le “storie dei migranti”.
Studenti obbligati a “frequentare gli stranieri”
“Alcuni scolari, rei di aver fascisticamente salutato per gioco, non soltanto sono stati redarguiti ma perfino condannati a subire corsi di riabilitazione democratica: devono studiare in cosa consistesse la Resistenza e, non bastasse, saranno obbligati a frequentare gli immigrati. Già, gli stranieri trasformati in strumenti di punizione per studenti giudicati scapestrati e ignoranti”.
A Torino la rabbia degli ambulanti: “Basta prenderci in giro, con queste regole non sopravviviamo”
Manifestazione non autorizzata indetta dal Goia, sotto la Prefettura di Torino: “Se lavorare non è un diritto, pagare le tasse non è più un dovere”
A Torino esplode la rabbia degli ambulanti. Con una manifestazione non autorizzata, dalle 8 del mattino circa 300 persone si sono ritrovate in piazza Castello, fuori dalla Prefettura per manifestare contro le decisioni del Governo reputate troppo penalizzanti e che non consentono loro di lavorare.
Se i banchi alimentari, dopo qualche intoppo, non si sono mai fermati, quelli non alimentari riapriranno mercoledì. A non convincere sono però le regole, reputate troppo restrittive dagli ambulanti: “Questo costringerà la categoria a non poter tornare a svolgere la propria attività in modo corretto e fluido nonostante che la stessa si è offerta di dotarsi dei dispositivi di sicurezza e aiutare le forze dell'ordine a non fare creare assembramenti all'interno dell'area mercatale”.
“Mercati come quelli di Torino, Venaria e Chivasso adotteranno misure restrittive quali la chiusura dell’area, entrate e uscite contingentate, delocalizzazioni delle aree”, spiega Giancarlo Nardozzi, presidente nazionale del Goia. Il dito è inevitabilmente puntato contro il premier Conte: “Il primo ministro ha più volte parlato di ripartenza e convivenza con il virus e riteniamo che il mercato sia il luogo più adatto visto che è all'aria aperta a differenza delle grosse distribuzioni che in questi mesi hanno potuto lavorare nonostante che gli spazi all'interno non sono stati restrittivi come lo si chiede agli ambulanti”.
La rabbia degli infermieri: “Dal governo un euro di aumento”
Chi non ricorda le immagini strazianti di medici, infermieri, operatori sanitari distrutti dalle ore di lavoro e dai turni massacranti dovuti all’emergenza da coronavirus? Le foto e i video imperversavano in televisione, sui giornali, sui social. Sembra ormai tutto dimenticato, almeno dal governo, che ha deciso di ricompensare il loro sforzo con un aumento di solo un euro per ogni turno di lavoro fatto. Suona un po’ come una presa in giro. Vale così poco il loro sacrificio? Sembra proprio di sì.
A Torino, che ormai ha ripreso a vivere, gli infermieri hanno voluto manifestare, perché “da eroi, quando la gente moriva in corsia siamo diventati dei rompiscatole cosmici. Vi ricordate le foto dei colleghi con i sacchi della spazzatura addosso al posti dei camici? Ecco: quello dice esattamente come è ridotta la nostra sanità”. Certo, riempie il cuore vedere striscioni appesi ai balconi nei quali vengono ringraziati gli angeli in bianco, ma anche il portafoglio vorrebbe una qualche riconoscenza. Non si vive mica di soli grazie.
Gli infermieri si sentono abbandonati e presi in giro
Anche se, come sottolineato da La Stampa, molti sono stati coloro che hanno supportato il loro difficile lavoro portando in ospedale cibo e uova di Pasqua. Adesso però si sentono abbandonati. Claudio Delli Carri, segretario regionale di un sindacato che si chiama Nursing Up e infermiere alle Molinette, ha spiegato: “Eh sì, la gente ci applaudiva. Poi chi aveva promesso prebende e compensi, ci ha fatto l'elemosina. Un aumento nello stipendio di marzo e di un euro per ogni turno fatto. Le sembra normale? Prima ti dicono bravo, eroe, fantastico. Poi ti umiliano con un'elemosina”. E la notizia della presa per i fondelli ha fatto in breve tempo il giro del web. A conti fatti, si tratta di una pizza regalata al mese. Sempre che si spenda sui 20 euro o poco più. Sembra però che qualcuno si sia reso conto e che alcune Asl del Piemonte stiano correndo ai ripari per cercare di rimediare. Certo, non saranno tantissimi i soldi che arriveranno, ma comunque qualcosa in più. Anche perché, effettivamente, la sanità regionale ha avuto molte spese extra. A fine anno poi, in tempo di presentazione dei bilanci al Ministero, la situazione potrà anche peggiorare. [[ 1864542]]
Milano, protesta degli ambulanti, c’è l’accordo: riaprono tutti i mercati all’aperto
«Dall’assessore Tajani abbiamo avuto la promessa che lavoreranno giorno e notte per poter arrivare a un piano di aperture per tutti i 96 mercati cittadini» entro lunedì prossimo, 25 maggio. In mattinata 200 in protesta davanti a Palazzo Marino
Entro lunedì prossimo, 25 maggio, riapriranno tutti i 96 mercati cittadini di Milano, e non solo i 26 che avevano avuto l’autorizzazione ad aprire. È l’accordo a cui è arrivata una delegazione di venditori ambulanti e fieristi durante l’incontro, conclusosi lunedì pomeriggio, con l’assessore al commercio del Comune di Milano Cristina Tajani. Un incontro concesso dopo che in mattinata era montata la protesta degli ambulanti: oltre 200 si erano concentrati davanti al Comune di Milano, in piazza Scala, per una manifestazione promossa dalla categoria per la crisi che li ha colpiti in seguito all’emergenza Covid. La rabbia dei lavoratori era aumentata dopo un primo confronto con l’amministrazione e molti di loro si erano assembrati davanti alla sede del Comune urlando «ladri, venduti e corrotti».
«Basta, vogliamo aprire domani!»
Gli ambulanti arrabbiati urlavano e protestavano a pochi metri dall’ingresso del Palazzo, dove vigili e Digos erano impegnati a tenere sotto controllo la situazione. «Basta vogliamo aprire domani! Siamo alla fame, abbiamo figli a cui dobbiamo dare da mangiare. Basta parole, vogliamo fatti». In piazza Scala anche sei camionette della Polizia con gli agenti in tenuta anti sommossa.
Governo dimentica minori e disabili, storie di Ciro e Giulia: "Genitori pusher e madre che sfida i controlli"
Minori e disabili a rischio, le storie di Ciro e Giulia. Preti scrivono al presidente della Campania Vincenzo De Luca e criticano il governo per la scarsa attenzione mostrata nella cosiddetta fase 2 verso le istituzioni religioso e verso le numerose attività che svolge il terzo settore.
“Ci domandiamo se per i tanti Ciro, se per le tante Giulia, se per i tanti marginali del nostro Paese la reclusione forzata sia l’unica strada possibile”. Lettera al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca inviata dal vescovo di Cerreto Sannita-Sant’Agata de’ Goti-Telese, monsignor Mimmo Battaglia, e dal direttore della Fondazione Centro educativo diocesano Regina Pacis di Quarto (diocesi di Pozzuoli), nonché cappellano del carcere minorile di Nisida, don Gennaro Pagano.
“La crisi che viviamo è tutt’altro che ‘democratica’, è un moltiplicatore delle diseguaglianze, che rende poverissimo chi era povero, disperato chi era scoraggiato, invisibile chi era poco visto” si legge nella missiva che racconta le storie di Ciro e Giulia.
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