«Fino a quando indagavo su Berlusconi, mi facevano l'applauso; come cominciai ad indagare a sinistra, mi dissero: ma che fai, indaghi pure a sinistra?». È un Luigi de Magistris scatenato quello che domenica sera, ospite di Massimo Giletti a «Non è l'Arena», parla delle vicende di oggi (il caso Di Matteo, i guai del Dap e lo scandalo delle intercettazioni venute fuori dall'inchiesta di Perugia sul caso Palamara) collegandole alle sue vicende personali da pm, quelle che nel 2007 provocarono il suo allontanamento dall'indagine Why not. L'attacco frontale, ma non è una novità perché lo ha sempre detto (nel 2015, quando è stato assolto per Why not, ha parlato di «golpe istituzionale»), è all'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e all'ex ministro Nicola Mancino, che all'epoca era vicepresidente del Csm. Nuova, però, è la base dei suoi guai indicata dall'ex pm. Un'ammissione: «Fui allontanato per volere di Napolitano e Mancino. Il Csm, Napolitano e Mancino e tutte le correnti mi hanno fatto fuori, perché fino a quando indagavo su Berlusconi, mi facevano l'applauso; come cominciai ad indagare a sinistra, mi dissero: ma che fai, indaghi pure a sinistra?».
Cacciari duro: "Contro Salvini pagliacciata. Pd? Figura di m...a"
L'ex sindaco di Venezia Cacciari si scaglia contro la scarsa coerenza mostrata dai CinqueStelle: "Bisogna avere un muso di tolla per essere stati al Governo con Salvini, essersi mostrati in tv accanto a Salvini, portando in evidenza cartelli a sostegno di Salvini"
Intervistato da Huffington Post, Massimo Cacciari torna sul tema politico più caldo delle ultime ore, vale a dire il pronunciamento da parte della Giunta per le immunità del Senato circa la possibilità di procedere nei confronti di Matteo Salvini per la questione Open Arms.
Sono stati 13 i voti in favore della relazione presentata da Maurizio Gasparri, presidente della Giunta, nella quale si chiedeva di respingere la richiesta di processo avanzata dal tribunale dei ministri di Palermo. A far più rumore sono stati i voti della senatrice grillina Alessandra Riccardi e dell'ex pentastellato, ora confluito nel Gruppo misto, Mario Michele Giarrusso.
"Bella figura di m***a che ha fatto il Pd", esordisce l'ex sindaco di Venezia. "I due senatori che hanno votato contro in dissenso hanno fatto bene perché è inaudito ciò che stanno facendo i grillini. Il Movimento sta sconfessando totalmente ciò che ha assecondato durante il Governo con Salvini. E dov’è finita la responsabilità collegiale di un esecutivo? Ma scherziamo, si dimettessero. Hanno un muso di tolla", attacca ancora.
Papa Francesco rimuove Enzo Bianchi dalla Comunità Bose: "Situazione tesa e preoccupante, alcuni hanno rifiutato il provvedimento"
Terremoto nella chiesa italiana, Papa Francesco ha rimosso Enzo Bianchi dalla guida della Comunità monastica Bose da lui fondata 55 anni fa. Ad annunciarlo un comunicato pubblicato sul sito internet della Comunità monastica. Lo ha deciso la Santa Sede che lo scorso dicembre aveva disposto una Visita Apostolica "in seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti" che segnalavano "una situazione tesa e problematica nella nostra Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno".
Dopo un "prolungato e attento discernimento e preghiera", la Santa Sede - continua il comunicato - è giunta a delle conclusioni, sotto forma di un decreto singolare del 13 maggio 2020, a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e "approvato in forma specifica dal Papa". Le conclusioni sono state comunicate agli interessati alcuni giorni fa. "Tale comunicazione - si legge ancora nella nota - è avvenuta nel massimo rispetto possibile del diritto alla riservatezza degli interessati". Alcuni destinatari, però, alla notifica del decreto hanno rifiutato i provvedimenti decisi e questo rifiuto "ha determinato - spiega il comunicato - una situazione di confusione e disagio ulteriori". Fondata da Enzo Bianchi nel 1965, come riferisce stasera l'agenzia Sir, "la Comunità di Bose è composta attualmente da circa novanta membri, tra fratelli e sorelle, di sei nazionalità differenti. Sono praticamente tutti laici, nel solco della tradizione del monachesimo primitivo. Negli anni la comunità è diventata punto di riferimento di spiritualità ecumenica e luogo di dialogo teologico con le chiese ortodosse, protestanti ed evangeliche. Dal 2017, Enzo Bianchi aveva lasciato l'incarico di priore che oggi è ricoperto da Luciano Manicardi".
Coronavirus e sanzioni: il preoccupante “zelo” delle forze dell’ordine
Nelle cronache quotidiane, purtroppo, abbondano i casi di multe imposte a cittadini ritenuti in violazione, da singoli agenti delle forze dell’ordine, delle stringenti misure di contenimento della libertà di circolazione pensate per prevenire (o, quantomeno, rallentare) la diffusione del Coronavirus. Tra questi, tre ci sembrano particolarmente degni di attenzione.
Il primo episodio ha visto protagonista un uomo di Vigliano, nel Biellese, sanzionato dalle forze dell’ordine perché sorpreso, all’uscita del supermercato, con tre bottiglie di vino e un pacco di pasta, e perché in bicicletta e non a piedi. L’ammenda è stata emessa in base alle seguenti considerazioni: che il comportamento dell’uomo lo avrebbe messo a rischio di incidenti (visto che si è mosso in bici e non piedi: e in quel malaugurato caso avrebbe potuto aumentare il numero di pazienti al pronto soccorso) e che questi non avrebbe rispettato l’ordine di spostarsi solo per motivi validi o per necessità (tale non è stato considerato, dai militari, l’acquisto effettuato, date le tre bottiglie di vino).
Il secondo caso ha interessato un avvocato di Pescara, multato da una pattuglia della Guardia di Finanza per essere stato fermato, di ritorno verso la sua abitazione, in macchina intorno alle 23, «senza comprovate esigenze lavorative» (l’avvocato stava rientrando dal suo ufficio, e ha affermato di aver mostrato ai finanzieri i fascicoli che aveva con sé, i tesserini, le carte bollate, i registri: «ma non c’è stato nulla da fare»).
Covid-19, problemi polmonari cronici per il 30% dei pazienti guariti
Guariti da Covid-19 ma con strascichi sulla salute che potrebbero protrarsi a lungo. L'infezione da SarsCov2 potrebbe infatti determinare conseguenze a lungo termine sulla funzionalità respiratoria e talvolta comprometterla in modo irreversibile, soprattutto nei pazienti usciti dalla terapia intensiva. Tanto che nei pazienti più gravi colpiti da Covid-19, il 30% dei guariti avrà problemi respiratori permanenti di fibrosi polmonare. È questo il preoccupante scenario che arriva dal convegno digitale della Società italiana di pneumologia con StemNet, la Federazione delle associazioni di ricerca sulle cellule staminali, e il gruppo italiano staminali mesenchimali (Gism).
Proprio questi disturbi, avvertono gli esperti, costituiranno una «nuova patologia respiratoria di domani e una nuova emergenza sanitaria» per la quale sarà necessario attrezzarsi per tempo, rafforzando le Pneumologie e prevedendo ambulatori e percorsi ad Hoc. Le prime osservazioni «rispecchiano da vicino i risultati di studi di follow-up realizzati in Cina a seguito della polmonite da SARS del 2003, molto simile a quella da Covid-19, confermando il sospetto che anche Covid-19 possa comportare danni polmonari che non scompaiono alla risoluzione della polmonite», spiega Luca Richeldi, membro del Comitato Tecnico e Scientifico, presidente della Società Italiana di Pneumologia (SIP) e direttore del Dipartimento di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma.
Open Arms, la senatrice M5S Riccardi che ha votato no: «Minacce di Crimi? Pressioni...»
«Il M5S mi caccerà? Dormirò lo stesso». Alessandra Riccardi è la senatrice del M5S che in giunta ha votato contro l'autorizzazione a procedere per Matteo Salvini.
Perché senatrice vuole farsi cacciare?
«Hanno già iniziato ad attaccarmi, ma io ho votato secondo scienza e coscienza seguendo la Costituzione. Il M5S avrà questo coraggio». C'era un ordine di scuderia chiaro. «Io non seguo gli ordini di scuderia, anche su Diciotti e Gregoretti sono stata autonoma».
Dicono che lei sia in odore di passare con la Lega: è vero?
«Parlo con tutti. Vedremo cosa succederà».
Ma ha subito pressioni da Palazzo Chigi?
«No».
E dai vertici del M5S?
«Sì, molte. Crimi mi ha detto che un voto in dissenso avrebbe complicato la trattativa all'interno della maggioranza e che avrebbe avuto ripercussioni sul governo. Ha molto insistito».
Turismo, l'Europa riapre così: dalla Spagna alla Grecia (e anche Easyjet torna a volare)
La data è già segnata sul calendario. «Lavoriamo affinché il 15 giugno si possa ripartire tutti insieme in Europa: il 15 giugno per il turismo è un po' il d-day europeo», ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla trasmissione Frontiere su Rai 1. «La Germania punta a riaprire il 15 giugno, consigliando a alle persone di poter andare in vancaza in altri Paesi, con l'Austria ci lavoreremo e stiamo lavorando con altri Paesi europei», ha aggiunto il ministro. «Nei mesi estivi l'Italia deve iniziare a riprendersi dalla crisi, ne va del nostro turismo e della nostra economia. Con gli altri ministeri degli Esteri dei Paesi europei stiamo lavorando per riuscire a sbloccare i confini verso metà giugno. Per dare il via a una ripartenza europea», ha ancora garantito Di Maio.
Ma in Europa com'è la situazione? Quali sono i Paesi pronti? Dove si potrà andare? Intanto EasyJet riprende a volare in Italia a partire sempre dal 15 giugno. Lo annuncia il country- manager Lorenzo Lagorio spiegando che i primi voli collegheranno tra di loro gli aeroporti italiani di Milano, Palermo, Catania, Bari, Lamezia Terme, Napoli, Olbia e Cagliari. A questi si aggiunge il collegamento internazionale tra Brindisi e Ginevra. Ecco la situazione, Paese per Paese.
Assistenti civici, no di M5S. Il compromesso di Conte: niente compiti di polizia
Saranno un po' come i nonni e i pensionati che controllano all'uscita dalle scuole i bambini che attraversano la strada. Una figura che non avrà funzioni di polizia, perché non potranno fare multe né minacciarle, tantomeno di controllo. Gli assistenti civici non sono ancora nati e già sono stati ridimensionati nei ruoli e nei compiti. Dopo una giornata di polemica e di nuovi scontri politici, davanti all'ennesima occasione di contrasto tra Pd e 5 stelle, il premier Giuseppe Conte ha indetto una riunione con i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia e Nunzia Catalfo.
Un incontro dove sono stati usati toni molto franchi. E sarebbe stato lo stesso presidente del Consiglio a riportare le cose nel loro giusto ordine. La decisione del ministro Boccia di mettere in campo 60 mila assistenti civici non è piaciuta ai suoi alleati, né nel merito né nel metodo.
I LAVORI
E a conclusione della riunione, Palazzo Chigi ha chiarito: «I ministri direttamente interessati al progetto proseguiranno nelle prossime ore nel mettere a punto i dettagli di questa iniziativa, che mira, per il tramite della Protezione civile, a soddisfare la richiesta di Anci di potersi avvalere, per tutta la durata dell'emergenza sanitaria, di soggetti chiamati ad espletare, gratuitamente, prestazioni di volontariato, con finalità di mera utilità e solidarietà sociale, anche attraverso la rete del Terzo Settore». Poi ha sottolineato: «Questa iniziativa si inserisce nell'alveo di quelle già assunte dalla Protezione civile, che hanno portato a dislocare oltre 2.300 volontari nelle varie strutture ospedaliere, nelle Rsa e nelle carceri. Questi soggetti volontari non saranno incaricati di pubblico servizio e la loro attività non avrà nulla a che vedere con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia». Un punto, quest'ultimo, che premeva molto al Viminale, che ha definito l'incontro «costruttivo».
Virus, il rischio trasmissione al chiuso è 19 volte più elevato che all'aperto
Nei luoghi al chiuso si è registrata la stragrande maggioranza dei contagi. Lo sostengono due ricerche non collegate tra loro, una a Hong Kong e l'altra in Giappone. come racconta un servizio di The Atlantic: su 7.324 casi documentati in Cina, c'è stato il riscontro di un solo focolaio all'esterno, che ha interessato un gruppo di uomini che stava parlando all'esterno di un piccolo villaggio. Secondo la ricerca giapponese, il rischio di infezione in ambienti chiusi è quasi 19 volte più elevato che negli ambienti all'aperto.
Spiega il professor Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell'Università Campus Bio-Medico: «Indubbiamente nei luoghi chiusi la trasmissione del virus è più semplice. Questo però non ci esime dal mantenere comportamenti di grande prudenza anche all'esterno. Quando non è possibile mantenere una distanza di di 2-3 metri, è sempre utile indossare la mascherina».
Anche negli uffici andranno riviste molte scelte organizzative: come dimostrato da un focolaio in un call center in Corea del Sud, di solito il contagio, se è presente una persona infetta, avviene negli open space tra dipendenti che lavorano nella stessa sala. Per questo le autorità coreane hanno invitato le imprese a rispettare una diversa disposizione degli impiegati, in modo che non ci sia un dipendente di fronte all'altro e che vi siano pannelli di separazione. Inoltre, nei ristoranti ove possibile viene consigliato di preferire la scelta dei tavolini all'aperto.
Altro che P2. È alto tradimento
Purtroppo avevamo ragione, e la conferma è arrivata da un nostro arcinemico, il sindaco di Napoli ed ex pm Luigi De Magistris. Intervistato da Giletti a Non è l'Arena, De Magistris ha candidamente ammesso, con colpevole e ingiustificato ritardo: «Fin quando indagavo su Berlusconi mi facevano l'applauso, come cominciai a indagare a sinistra mi dissero: ma che fai, indaghi pure a sinistra?», e fa i nomi dell'allora presidente della Repubblica Napolitano e di Nicola Mancino, all'epoca vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.
Purtroppo, dicevamo, la magistratura ha inquinato, barato e tradito la Costituzione per fini prettamente politici con lo scopo di fare fuori Silvio Berlusconi e avvantaggiare la sinistra. Quello che sospettavamo, ma mancavano le prove, è che tutto questo è avvenuto con la complicità del presidente della Repubblica, che oggi andrebbe per questo processato per alto tradimento. Per qualche strano motivo il vaso di Pandora che ha permesso alla sinistra di tenere in scacco questo Paese si è rotto e i miasmi che ne escono sono nauseanti. La regola «Salvini è innocente ma dobbiamo attaccarlo» non se l'è inventata quel mezzo figuro di Luca Palamara, già capo dell'Associazione nazionale magistrati, ma è la regola che ha indirizzato l'attività della magistratura negli ultimi trent'anni, da quando cioè il centrodestra a guida Berlusconi è stato in grado di competere e vincere con la sinistra (ma probabilmente anche prima, Mani Pulite è stata una truffa giudiziaria).
Il kapò gaffeur nemico di Milano
Siccome il tempo è galantuomo, al contrario di qualcun altro, è bastato accamparsi un paio di mesi sulla riva di quel fiume mefitico e limaccioso che è il dibattito pubblico italiano, per veder finalmente passare il cadavere politico di Francesco Boccia.
Era il 19 marzo quando, in piena emergenza, con migliaia di morti in Lombardia, Boccia si presentò in conferenza stampa a fare cabaret con una mascherina appesa a un orecchio, in una scena che passerà alla storia per mancanza di rispetto e senso istituzionale. La notte precedente i camion avevano portato via decine di bare da Bergamo perché non c'era più posto per il dolore. Oggi, la geniale trovata del bando per un'armata rossa da operetta di 60mila sceriffi anti-movida e il coro di critiche bipartisan, è il de profundis sui suoi mai e mal celati sogni di gloria e carriera. Non abbiamo neanche dovuto aspettare troppo per la spietata nemesi.
Intendiamoci, non che la caratura da statista del ministro al Bullismo regionale sia mai stata tale dal distrarre le masse da faccende più serie. Però, ad essere onesti, Francesco Boccia, che fra i meriti annovera due sconfitte roboanti alle primarie pugliesi contro Vendola, un passato da twittarolo aggressivo e una scarsa consapevolezza aeronautica (definì i caccia F-35 «elicotteri con cui si spengono incendi e si trasportano malati»), non sembrava fra i peggiori. Onesto portatore d'acqua dem di osservanza Emiliana, nel senso del governatore Michele, gli va riconosciuto di essersi speso in prima persona per la chiusura, quando nel governo in tanti svicolavano. Il problema è che, una volta investito del titolo di «volto nuovo» della sinistra e catapultato sul palcoscenico del Covid, nella pochezza generale il suo ego ha messo su chili come gli italiani in quarantena. E nella casacchina da gregario ha cominciato a starci stretto, tanto da inventarsi quella da volontario civico senza consultare i colleghi al governo.
Intercettazioni magistrati su Salvini: Berlusconi aveva ragione. E scatta l'appello alle riforme
Se la vendetta è un piatto che si serve freddo, ci sono voluti ben 26 anni perché alla fine Forza Italia potesse dire pubblicamente, senza timore, "Berlusconi aveva ragione". Lo scandalo suscitato dalle intercettazioni fra pm, giornalisti e politici, emerse dall’inchiesta della Procura di Perugia su Palamara, fornisce a Fi l’occasione di rivincita su di un piatto d’argento. E anche se un raffinato esperto di diritto come l’azzurro Francesco Paolo Sisto si premura di dire che l’intento di Fi è quello di “restituire ortodossia” ai magistrati, non sfugge l’avvio del processo riabilitativo del Cavaliere e il tentativo di modificare i gangli di quella che fino a oggi è stata la magistratura. "C'è qualcuno nel potere giudiziario che usa la propria forza per condizionare l'azione di Governo e l'azione legislativa", è lo strale lanciato da Antonio Tajani durante la presentazione su Zoom delle proposte di riforma della giustizia di Forza Italia. Un tempismo perfetto, a cavallo fra le inchieste che intaccano l’Anm e le riforme che il Governo si appresta a varare, a cominciare da quella del Consiglio superiore della magistratura.
Poche proposte chiare quelle dei forzisti: separazione delle carriere di magistrato inquirente e giudicante, l’inserimento dell’avvocato in Costituzione, stop al ritorno in magistratura per le toghe candidate in politica (anche non elette) e stop agli incarichi extra giudiziari delle toghe, riforma del Csm (selezione dei componenti togati fra cento magistrati estratti a sorte fra quelli che presentano i requisiti necessari) e ‘controriforma’ della prescrizione.
Coronavirus, Luca Parmitano ritratta: "Sapevo a novembre nello spazio? Mi sono confuso". Che guaio per Conte
A mettere sempre più in difficoltà Giuseppe Conte, e in modo piuttosto clamoroso, le parole di Luca Parmitano, AstroLuca, l'astronauta italiano. Già, perché ha spiegato chiaro e tondo che lo scorso novembre, quando si trovava nello spazio, sapeva del coronavirus. Ben prima che la Cina dichiarasse i primi morti e i primi contagi. Di seguito, le precise parole pronunciate al Tg2 il 9 maggio 2020: "Sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro, già a novembre, eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d'olio proprio in Europa".
Insomma, Parmitano sapeva. E per inciso lo aveva già lasciato intendere il 25 aprile, intervistato da Petrolio su Rai 1. Come facesse a sapere, è presto detto: la notizia aveva viaggiato dai servizi segreti americani a quelli italiani e dunque fino a lui, e poiché gli astronauti sono militari, in un modo o nell'altro, l'informazione è arrivata. Questo dimostra che la consapevolezza circa un'imminente pandemia era presente già a novembre. Questo significa che con discreta approssimazione Giuseppe Conte, già a novembre, avrebbe potuto sapere: la delega ai servizi fino a prova contraria è nelle sue mani. Insomma, certi ambienti avrebbero taciuto. Il resto, è storia. Una drammatica storia costellata da un indicibile numero di morti.
Come detto, parole che gettano ombre cupe su Giuseppe Conte e non solo. E forse proprio per questo, Parmitano ha provato a ritrattare: "Intorno alla fine della missione si parlava di varie crisi. Ho fatto confusione - ha spiegato l'astronauta - tra le diverse conversazioni. A bordo abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo. Tutto questo è facilmente verificabile perché le comunicazioni sono registrate". Un tentativo di smentita che in verit appare un poco goffo. Il giallo è servito e, ne siamo sicuri, ne sentiremo parlare molto a lungo...
Palamara, Filippo Facci e la verità su Marco Travaglio: "Cronista vassallo, burattino della magistratura"
Una volta un pm mi consegnò l'intero fascicolo di un'inchiesta che stava facendo: «Guarda se ci capisci qualcosa», mi disse. Una settimana dopo glielo riconsegnai, dissi la mia, lui ci lavorò ancora e su quella base chiese un rinvio a giudizio per un ex ministro: tanto per capirci che di vergini non ce ne sono, nel rapporto tra magistratura e giornalisti. Per il resto, sul pool dei giornalisti di Mani pulite - che fu un caso particolare e circoscritto - ho scritto libri interi, poi un paio di volte andai a Palermo e scoprii che gli schieramenti dei cronisti erano ugualmente piallati con questo o quel pm, e contro quell'altro, pro o contro certa fazione antimafia: e le notizie uscivano di conseguenza. Figurarsi a Roma, centro malato del potere. Quando esisteva il giornalismo, non a caso, la regola era che per sapere che cosa succedeva davvero, in una certa inchiesta, bisognava mandare un inviato da fuori, perché i cronisti dei palazzi di giustizia erano troppo dipendenti dalle loro fonti. Normale, detto così. Uno parla con chi conosce e magari gli passa delle notizie, non lo fa con uno che non conosce o che magari di solito gli spara contro. Nel 1991, alla Villa Reale di Milano, non riuscii a parlare con Giovanni Falcone perché era troppo impegnato a discutere con Liana Milella di Repubblica, che era molto sua amica. A me non mi conosceva, quindi ciao. Normale. In Val D'Aosta incontro spesso un importante magistrato romano che mi racconta questo e quello: perché si fida, punto.
Coronavirus, zero morti in Lombardia? Attilio Fontana: "Dato ufficiale ma da prendere con le pinze"
Ha fatto scalpore il dato arrivato domenica dalla Lombardia: zero morti per coronavirus registrati il 24 maggio. Un dato che a molti è sembrato improbabile, impossibile: probabilmente, c'è stato un errore di comunicazione. E nella mattinata di lunedì, anche il governatore Attilio Fontana invita alla calma, a tenere i piedi ben saldi a terra. Ospite a Rtl 102.5, commentando le cifre sull'andamento dell'epidemia in regione, ha spiegato che il dato "va preso con le pinze". Questo perché di domenica "la comunicazione dei dati non è sempre precisa e perfetta, a volte arriva in ritardo". Fontana, comunque, ha poi aggiunto: "La cosa che rasserena è il numero dei nuovi contagi. Il dato sugli zero decessi è assolutamente ufficiale, è una cosa positiva ma non illudiamoci che sia finita. Non voglio dare troppo entusiasmo, già la gente lo ha manifestato, in questi ultimi giorni si sono viste le movide e gli assembramenti. Non vorrei che questi dati creassero eccessivo entusiasmo", ha concluso il governatore.
Alfonso Bonafede, sull'aereo di Stato il ministro imbarazza governo e M5S
C'è tanto imbarazzo nel MoVimento Cinquestelle. Come anche, pensiamo, nel Partito Democratico. Entrambi maggiori azionisti del Conte 2 si sono contraddistinti in queste ore per un assordante silenzio sulla vicenda del volo di Stato Napoli-Roma del ministro Alfonso Bonafede riportato ieri su queste colonne. L'unica voce fuori dal coro, quella del deputato renziano, Michele Anzaldi: “Dopo anni di campagne di odio… una volta al potere anche i Cinque stelle hanno fatto esattamente come i predecessori… Ora, però, Bonafede e il M5s dovrebbero chiedere scusa per anni e anni di falsa propaganda che ha solo alimentato rancore sociale”. Volo di Stato d'oro per andare da Napoli a Roma Per il resto, scena muta o qualche siparietto nato da alcune nostre telefonate. Come quella con il deputato 5stelle, Francesco D'Uva. Onorevole la chiamiamo in merito alla vicenda del volo di Stato del ministro Bonafede... “Ah va beh”, ci risponde. Come va beh, onorevole…. “No nel senso… mi scusi, mi dica…”, si riprende D'Uva. Vogliamo sapere cosa ne pensa di questa vicenda dato che siete sempre stati attenti su sprechi e voli blu? “…Non le so dire, non sono molto esperto, non le so dire… ho visto un'immagine su questa cosa ma non le so dire…”. Sfortunati invece siamo stati con il deputato pentastellato, Mattia Fantinati. Ci risponde gentilmente, le spieghiamo la vicenda e dopo qualche “non so” cala un silenzio e cade la linea. Richiamiamo nell'arco di due ore, ma questa volta, telefono sempre spento. Intanto, facciamo fatica a contattare esponenti del Pd. “Ci sono motivi istituzionali, la vicenda di Bonafede è diversa, rispetto a fare campagne elettorali. Certo, il ministro poteva organizzarsi meglio…”, ci dice invece il deputato grillino, Sergio Battelli. Mentre per la deputata 5stelle, Maria Pallini, “c'è tanto accanimento nei confronti di Bonafede…”. Cortese la deputata 5stelle, Maria Edera Spadoni: “Dovrei approfondire, non sono a conoscenza dei fatti”, ci dice. Pare che avete assunto una linea più soft sui voli blu? “Possiamo essere più morbidi nel momento in cui c'è una questione di sicurezza…”, risponde la Spadoni. Illuminante il senatore 5stelle, Primo Di Nicola: “Non so niente e non mi spieghi nulla perché prima devo documentarmi”. Alla fine, arriva il contatto con il Nazareno. Parliamo con il diplomatico senatore del Pd, Luigi Zanda: “Non so nulla sul caso. Ma in generale, posso dirle che noi vogliamo dei bravi governanti e che per governare bisogna potersi spostare in sicurezza”.
Pure l'Onu smentisce la sinistra: "I migranti non sono profughi"
L'immigrazione illegale come «investimento» per il futuro. Così scrive l'Undp (United Nations Development Programme) presentando la ricerca The Scaling Fences: Voices of Irregular African Migrants to Europes, realizzata intervistando più di 3mila immigrati provenienti da 43 diversi paesi africani e stabilitisi in 13 paesi europei (ma quasi la metà degli intervistati vive in Spagna e Italia, cioè i due porti di arrivo per il 90% di loro). Il dossier, anche se realizzato da un'organizzazione fortemente terzomondista e immigrazionista come le Nazioni unite, conferma in realtà le tesi opposte. Perché sfata la propaganda secondo cui gli immigrati scapperebbero da guerre, carestia e povertà in cerca di asilo politico, e quindi ci sarebbe il dovere morale di spalancargli le frontiere. La realtà che raccontano i diretti interessati, arrivati quasi tutti con i barconi attraverso le rotte gestite dalla criminalità organizzata, è completamente diversa. Non solo non scappano dalla fame nè dalle persecuzioni politiche, ma anzi la metà di loro stava discretamente bene nel paese di origine, il 49% aveva un lavoro, in molti casi uno stipendio maggiore e un livello di istruzione più alto della media dei connazionali. Il 50% degli immigrati che lavorava, alla domanda se guadagnasse a sufficienza per farcela in Africa, risponde positivamente, addirittura il 12% dice che era in grado anche di mettere via risparmi. «In Gambia avevo una vita confortevole, non eravamo ricchi ma i nostri genitori si sono assicurati che fossimo istruiti e curati» racconta Mahmadou. E allora perché pagano cifre elevate per mettersi in viaggio, rischiando anche la pelle? Risponde Aziz, dal Senegal: «Alla fine tutti vogliamo le stesse cose nella vita: buona salute, lavori dignitosi, opportunità per le nostre famiglie e per noi stessi. E poiché molte persone non sentono di averle in Africa, vengono in Europa». Insomma migranti economici, puri e semplici. «La ricerca dimostra che quelli che sono partiti stavano relativamente meglio rispetto ai loro coetanei» si legge nel rapporto. Quali sono le più importanti motivazioni che ti hanno spinto a partire per l'Europa? chiedono ai migranti intervistati. Il 60% risponde «lavoro/mandare soldi a casa», il 18% «famiglia, amici», l'8% «istruzione», ma nessuno accenna a situazioni di pericolo in patria o di essere stato costretto.
https://www.iltempo.it/ Roberto Saviano, è bufera dopo le accuse ai commercialisti. Bazooka centrodestra: vergognoso
È bufera su Roberto Saviano dopo la sua ultima apparizione a "Che tempo che fa" su Rai Due, ospite di Fabio Fazio. Lo scrittore napoletano ha preso di mira i commercialisti, sostenendo che rappresentano una delle strade attraverso cui la criminalità organizzata viene a conoscenza delle aziende o delle persone in crisi economica. Ovviamente, il mondo dei commercialisti si è scagliato contro Saviano, ma non solo. Anche buona parte del mondo politico, in particolare il centrodestra, ha armato il bazooka. Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, ha bollato come "vergognose” le affermazioni dell'autore di Gomorra. "Se ha dei nomi li faccia, altrimenti ritiri subito questo attacco che diffama un'intera categoria già in difficoltà", ha aggiunto alimentando il fuoco della polemica. "Solidarietà ai commercialisti italiani che 'spesso', secondo Roberto Saviano, sarebbero i consiglieri della criminalità organizzata. Un'infamia così grave è stata pronunciata sulla tv pubblica, il che la rende ancora più grave e inaccettabile. La Lega ha già presentato un'interrogazione: è lecito attendersi scuse immediate, di Saviano e di Fazio", l'accusa di Matteo Salvini. "Matteo Salvini e i parlamentari della Lega si uniscono all’azione penale promossa dai commercialisti ingiustamente attaccati, e ringraziano tutti i professionisti che stanno aiutando e sostenendo famiglie e imprese in questo difficile periodo" dice il leader della Lega. Fratelli d'Italia, con un post su Twitter, ha invitato Saviano a scusarsi, parlando di "parole ingiuriose" e insulti "a vanvera".
Le chat con Zingaretti e Minniti: quella rete "rossa" di Palamara
Giudici, vip, dirigenti sportivi, ministri, politici. La tela su cui poggiava il sistema di potere creato da Luca Palamara comprendeva al suo interno le categorie più disparate. Scorrendo le centinaia di chat del magistrato, indagato per una presunta corruzione, emergono nomi più o meno noti.
Se in un primo momento le conversazioni tra il pm di Unicost e due deputati del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, avevano scosso dalle fondamenta il Csm, ora, sottolinea L'Espresso, i nuovi messaggi potrebbero travolgere in pieno esponenti della magistratura e far imbarazzare noti esponenti politici. Certo, per il momento nessuno è indagato ad eccezione di Palamara. Ma le relazioni, gli scambi, le richieste e, talvolta, pure gli incontri, disegnano la degenerazione “sviluppatasi nella magistratura negli ultimi dieci anni”.
Le chat con Nicola Zingaretti
Oltre ai giudici, nelle chat di Palamara sono apparsi anche nomi di esponenti del mondo politico. Matteo Salvini va “attaccato anche se ha ragione”: ma questa è solo la punta dell'iceberg. Già, perché L'Espresso ha notato come le conversazioni del pm sembrino legate per lo più a esponenti del Partito democratico.
Basti pensare che nel marzo 2018 Nicola Zingaretti, attuale segretario Pd, dopo la vittoria alle Regionali riceve un sms di congratulazioni da Palamara: “Grande Nicola grande vittoria!! Ripartiamo da qui tutti insieme!”. Zingaretti ringrazia con tre punti esclamativi: “Grazie!!!”. Non è finita qui, perché il 23 maggio 2019, prima delle Europee, Palamara scrive che “noi ti vogliamo molto occupato”. Questa è la risposta a un'affermazione fatta da Zingaretti sul possibile esito di quelle elezioni: “Se perdo – disse il segretario Dem - avrò molto tempo libero”.
La spinta delle Regioni. E Fontana va in piazza
Le Regioni spingono. Ieri un nuovo vertice e i governatori scalpitano, firmano provvedimenti, annunciano manifestazioni. Non vogliono rinunciare, insomma, a quel margine di manovra che il governo ha lasciato loro sulle riaperture, esattamente due settimane fa. Allora, visto anche il marasma della maggioranza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva deciso di passare ai governatori il «cerino» della Fase 2, lasciando che fossero loro a produrre le linee-guida da ratificare.
Questa impostazione è stata mantenuta, tanto che le Regioni si sono assunte l'onere di elaborare anche il piano del prossimo «step», per poi farlo recepire a Roma. E anche il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, prima di impelagarsi nel pasticcio degli «assistenti civici», ha confermato alla «Stampa» che l'esecutivo ha dato ai governatori la facoltà di organizzare la ripartenza», salvo un potere di monitoraggio e intervento, se necessario.
Facendo uso di questa «facoltà», poco prima di iniziare l'incontro coi colleghi il governatore ligure Giovanni Toti intorno alle 19 ha firmato un'ordinanza che al primo punto stabilisce proprio l'adozione in Liguria dell'«aggiornamento delle linee guida approvato il 22 maggio dalla Conferenza delle Regioni», come dire il documento di 36 pagina che i presidenti delle Regioni hanno inviato al governo in vista della messa a punto di ieri e soprattutto del vertice di venerdì, che viene visto come il via libera definitivo alle nuove riaperture.
Sullo sfondo anche la scadenza del 3 giugno, la fatidica data in cui dovrebbero essere riaperti gli spostamenti fra Regioni - ma con decreto legge, non con il solito «Dpcm», il decreto del presidente del Consiglio dei ministri cui Conte ha fatto così spesso ricorso. E Boccia, giocando sulle prerogative esclusive che lo Stato mantiene sul tema, ha avvertito che «rischiamo di non poter aprire i confini fra Regioni».
"Fatti gravissimi e il Quirinale tace?"
«Come diceva un amico vescovo, la verità soffre ma non muore», che detto più prosaicamente significa un'amara soddisfazione per l'ex Guardasigilli Roberto Castelli: «Oggi sono venute alla luce del sole tutte le patologie della magistratura che noi come centrodestra abbiamo denunciato per anni, ottenendo in cambio di essere attaccati, ridicolizzati e dileggiati». Castelli ha guidato il ministero della Giustizia nei cinque anni del secondo governo Berlusconi, dal 2001 al 2006. Nello scandalo che travolge i vertici del Csm e nelle manovre di potere rivelate dalle telefonate di Palamara rivede un film già visto. «Già nel 2001 era chiaro l'assoluto e patologico dominio delle correnti nella magistratura, la politicizzazione di una parte di magistrati che usa l'enorme potere a sua disposizione come una clava politica. Noi lo sapevamo e lo denunciavamo, ma adesso è sotto gli occhi di tutti, almeno per chi lo vuole vedere. E mi sembra che molti non vogliano vedere, anzi tentino di coprire la verità».
Pensa che scandalo non stia avendo le conseguenze politiche che dovrebbe?
«Sono fatti di una gravità inaudita, c'è un magistrato che dice chiaramente che un leader politico (Salvini, ndr) va combattuto anche se ha ragione, solo perché è un nemico. Nella sostanza è un colpo di Stato. Dovrebbe esserci la gente in piazza. Invece vedo che i giornaloni ne parlano a mala pena, e anche il capo dello Stato non dice niente».
ILCORTO.EU
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