Quali sono le spiagge più belle del Brasile? Che siate amanti della natura o della movida più sfrenata, appassionati di surf o alla ricerca di un po’ di relax, nella lista che segue troverete senz’altro la spiaggia che fa per voi!
Ecco la nostra personalissima classifica:
n.12 – Praia do Bonete, Ilha Bela
Per raggiungere una delle più belle spiagge di Ilha Bela è possibile optare per una gita in barca, che dura circa 30 minuti o, per i più avventurosi, un trekking di quattro ore nella foresta. Le difficoltà che incontrerete per raggiungere Bonete Beach verranno ricompensate dalla bellezza di questa spiaggia…
Le Iene, il giudice che accusa Salvini si fa aprire il ristorante in zona arancione: imbarazzo in magistratura
È la classica storia all’italiana, dove i divieti valgono solo per i cittadini “normali” e non per i “privilegiati”, questa volta però il protagonista è un giudice, Nunzio Sarpietro, il gup del processo per la nave Gregoretti che vede l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini indagato per sequestro di persona. Come riportato in un servizio de Le Iene che andrà in onda oggi, martedì 16 febbraio, su Italia 1, il 28 gennaio scorso quando Roma e tutto il Lazio erano in zona arancione, ergo bar e ristoranti chiusi tutto il giorno se non per l’asporto, il giudice si gode un bel pranzo a base di pesce seduto in un noto ristorante. Ecco quindi nel servizio Sarpietro che prima va a raccogliere le dichiarazioni dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poi tiene una veloce conferenza stampa con i giornaliste e subito dopo si reca appunto nel locale.
A documentare il tutto è l’inviato de Le Iene Filippo Roma che entra nel ristorante e sorprende il giudice seduto a tavola con la figlia e un giovane, presumibilmente il suo fidanzato. Preso in castagna Sarpietro prova a difendersi: “Guardi, io sono qua con mia figlia, l’unico posto in cui potevo stare con lei in un momento tranquillo. E non è minimamente, non c’è niente guardi…”. Sì, ok, sottolinea Roma, ma “non è grave che un uomo di legge sia il primo a non rispettarla?”. Il giudice si arrampica sui vetri: “No, non è un rispetto della legge, se c’è una contravvenzione la pago”. E ancora, il mea culpa: “Ho sbagliato, lo ammetto, lo confesso”.
Enrico Mentana, "sci? Un insulto alla ragione": massacrato il ministro Speranza, "prima grana per Draghi"
“È stato veramente un insulto alla ragione disporre la riapertura e poi decidere soltanto poche ore prima che dovesse essere posticipata”. Anche Enrico Mentana ha criticato duramente il governo di Mario Draghi, o meglio i soliti vecchi protagonisti che sono responsabili della strage operata ai danni delle attività sciistiche e quindi delle comunità montane. “I protagonisti li abbiamo già conosciuti, sono Roberto Speranza e i governatori delle Regioni”, ha dichiarato il direttore del Tg di La7, che poi ha aggiunto: “Quanto successo nelle ultime 24 ha suscitato davvero tante polemiche, è la prima vera grana per il nuovo premier”.
“Si poteva decidere di rinviare l’apertura degli impianti - ha sottolineato Mentana - che tra l’altro era già stata rinviata più volte in questa stagione sciistica, che è ormai finita, ma comunicarlo soltanto poche ore prima che tutto riaprisse provoca evidenti danni a chi ha dovuto predisporre tutto, cancellando le prenotazioni e anche licenziando il personale che era stato assunto appositamente”.
Matteo Bassetti: il lockdown è una misura barbara
Continua la guerra tra virologi e infettivologi. Stavolta entra a gamba tesa nella polemica del giorno, sul lockdown si o no, il prof. Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. "Chiedere un lockdown generale è una misura barbara, senza razionale scientifico. Le soluzioni sono lockdown mirati, provinciali, localizzati, chirurgici e rapidi".
Per l'infettivologo Bassetti "la comunicazione centrale da parte del ministero della salute e dei numerosi organismi collegati pare non funzionare. Io sono sconcertato. Si sentono quattro voci diverse: Cts, consulenti, Istituto superiore della sanità e ministero. Io ne vorrei sentire una sola: autorevole e univoca".
Reddito di cittadinanza, scandalo infinito: assegno anche a parcheggiatori abusivi, detenuti e usurai
I carabinieri di Napoli hanno denunciato 9 persone e ne hanno arrestata una nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Nella zona ospedaliera hanno sorpreso quattro persone che chiedevano senza alcun titolo denaro agli automobilisti in cerca di sosta. E hanno abbinato anche una comunicazione all’Inps. Infatti, hanno scoperto che quei parcheggiatori abusivi beneficiavano del reddito di cittadinanza, nonostante percepissero sostentamento economico anche se da attività illecite.
Reddito di cittadinanza anche ai detenuti
La Guardia di Finanza di Bologna ha scoperto e denunciato dieci persone. Nonostante fossero condannati in carcere o colpiti da altre misure cautelari, percepivano il reddito di cittadinanza. Per tutti l’accusa è indebita percezione di questo beneficio, reato che può essere punito con la reclusione da 2 a 6 anni. Le somme incassate senza averne diritto ammontano a circa 90mila euro.
Antonio Funiciello, “è il governo di Draghi o del Pd?”: chi è e da dove arriva il nuovo capo di gabinetto
Si sta delineando sempre più la squadra che affiancherà Mario Draghi a Palazzo Chigi. Il nuovo presidente del Consiglio la sta scegliendo con estrema cura, essendo consapevole del fatto che è necessario uno staff di livello per governare bene, o almeno meglio di quanto fatto da Giuseppe Conte e dai giallorossi nell’ultimo anno e mezzo. Una delle nomine ha però fatto storcere il naso a una certa parte politica: è quella di Antonio Funiciello, 45enne casertano che è il nuovo capo di gabinetto di Draghi.
Tra l’altro aveva già ricoperto tale ruolo dal 2016 al 2018 per Paolo Gentiloni: laureato in filosofia, è scrittore e giornalista nonché professionista “d’area”, dato che ha a lungo collaborato con il Pd, ottenendo nel 2013 la delega per la Cultura e la Comunicazione del partito. Insomma, la sua nomina è in quota “rossa”, ma evidentemente per Draghi si tratta di un uomo di sicuro affidamento, avendo già ricoperto incarichi politici ed istituzionali.
Mario Draghi, "adesso caccia il Cts": la richiesta dopo il "lockdown totale" minacciato dal consigliere di Speranza
Meno male che Mario Draghi si è raccomandato con i suoi ministri di comunicare solo quando c’è qualcosa da dire. Non sono passate neanche 24 ore dal suo insediamento, eppure il nuovo premier ha già una bella grana con cui fare i conti: a causargliela è stato Walter Ricciardi, consulente del ministro Roberto Speranza. Quest’ultimo è stato riconfermato non senza polemiche per una logica di continuità, dato che siamo ancora nel bel mezzo dell’epidemia. Ora il suo consigliere se n’è uscito in pubblico affermando la necessità di un “lockdown totale e immediato” a causa della variante inglese che si sta diffondendo sempre più in Italia.
“Sarebbe assurdo un nuovo lockdown totale: significherebbe che siamo governati dalla paura”, ha dichiarato Vittorio Sgarbi, da sempre particolarmente critico sulla gestione dell’emergenza sanitaria: “Per dare il segno della discontinuità Draghi deve rinnovare il Comitato tecnico scientifico (che ora non vuole più riaprire gli impianti sciistici, dopo aver dato il suo assenso, ndr) e cacciare, con Speranza, anche Ricciardi”.
Paolo Di Canio e quel che non si è visto del gesto di fair play più famoso di sempre
Una favola a Natale è un grande classico, sia nella letteratura che nel cinema, ma anche il calcio ha avuto, qualche anno fa, la sua favola natalizia. Era il 16 dicembre del 2000 quando in una partita tra l'Everton e il West Ham Paolo Di Canio si rese autore di un gesto meraviglioso, che gli valse il Premio Fair Play della FIFA. Anche se quel gesto di sportività dell'ex calciatore di Juventus e Milan non venne apprezzato né dal suo allenatore né da alcuni compagni di squadra degli Hammers.
La spinta all'arbitro e le 11 giornate di squalifica
Giocatore di grande talento Di Canio dopo aver giocato con Lazio, Juventus, Milan e Napoli nell'estate del 1996 decide di vivere un'esperienza all'estero, sbalordisce al Celtic, vince il premio di miglior giocatore della squadra che per fare cassa lo cede. Passa allo Sheffield United, che grazie ai suoi gol riesce clamorosamente a salvarsi. La sua seconda stagione in Premier però è disastrosa. Riceve 11 giornate di squalifica per aver spinto l'arbitro Paul Alcock. La sanzione è durissima. Lo United decide di cederlo, lo prende il West Ham. Pure degli Hammers diventa una bandiera, gioca per quasi sei stagioni, segna 52 gol e diventa esattamente una leggenda della squadra nel dicembre del 2000 quando rinuncia a un gol perché il portiere della squadra avversaria è a terra infortunato.
Bufera su Ricciardi. Il lockdown Covid spacca i virologi
«Chiedono le mie dimissioni? Queste sono considerazioni che lascio alla politica. Se posso essere utile al Paese con i miei consigli, lo faccio a livello internazionale e lo faccio anche in Italia: altrimenti mi faccio da parte». Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministero della Salute, risponde così alle domande sulle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni recenti: «Serve un lockdown», ha detto e ripetuto.
«C’è una situazione epidemiologica oggi grave, ingravescente e incompatibile con gli assembramenti - spiega a RaiNews24 - È di fatto pericolosa per l’arrivo di queste varianti che sono molto insidiose sia dal punto di vista della contagiosità che anche purtroppo della letalità. E sono pericolose anche per la capacità di sfuggire eventualmente al vaccino, come nel caso della variante sudafricana per AstraZeneca. Quindi dobbiamo in questo momento serrare un po' le fila e scegliere una strategia di aggressione nei confronti del virus non di inseguimento».
Quanto allo stop alla riapertura degli impianti sciistici, con un provvedimento arrivato a poche ore dal semaforo verde programmato, «probabilmente non ha giovato questo passaggio di consegne - dice riferendosi alla staffetta tra vecchio e nuovo Governo - ma di fatto la situazione epidemiologica prevedeva questo tipo di fenomeno già da ottobre-novembre. Infatti quei Paesi che non hanno chiuso gli impianti sciistici sono quelli, come la Svizzera, che hanno fatto penetrare la variante inglese e che in questo momento sono in condizioni peggiori».
Basta allarmismi all'ultimo minuto. Salvini manda a casa il Cts
«Spero che con il nuovo governo finisca anche la stagione degli allarmismi su giornali e Tg. Noi proponiamo che la comunità scientifica si metta intorno a un tavolo, decisa, numeri alla mano e poi, in base ai numeri e alle decisioni, comunichi. Non è possibile che ci sia qualcuno che si alza la mattina, gettando nel panico milioni di italiani, parlando di morti e chiusure senza che ne abbia discusso con altri. Questo era il metodo del passato governo, su questo ci sarà un cambio di marcia abbiamo totale fiducia nella voglia di ritorno alla vita del presidente Draghi». Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, in una dichiarazione a tv, radio e giornalisti. «Se qualcuno 10 giorni fa ha detto a migliaia di imprenditori "organizzatevi per ripartire" e poi poco prima della ripartenza ci ripensa, allora ha sbagliato, prima o dopo - prosegue il leader della Lega - Ma, insomma, questi sono gli strascichi del Conte II, vediamo di dare un cambio di passo. I ministri nominati da Draghi hanno la nostra fiducia, l’importante in alcuni casi sarà cambiare la squadra dei tecnici, perché di allarmi e di sciagure dalla sera alla mattina, gli italiani ne hanno sentiti fin troppi».
Grande Fratello Vip, "ma quello è un topo": in che condizioni è la casa, spunta un video scandaloso
Il Grande Fratello Vip - reality in onda su Canale 5 e condotto da Alfonso Signorini - riesce a far discutere il mondo del web anche quando apparentemente non succede nulla tra i concorrenti. Nelle ultime ore è infatti diventato virale sui social un video in cui sembra vedersi un topo in una delle camere da letto. Le immagini non sono chiarissime, però si scorge un movimento che lascia pensare che si possa realmente trattare di un roditore.
Tra l’altro non sarebbe il primo avvistato all’interno della casa di Cinecittà, dato che la contessa Patrizia De Blanck affermò di averne visti due nella camera che le era stata affidata dalla produzione per consentirle di riposare lontana da occhi indiscreti, avendo una certa età. Inoltre già un mese fa Tommaso Zorzi e Pierpaolo Pretelli avevano parlato di un presunto animaletto che si aggirava per la camera blu.
Più di qualcuno sui social ha maliziosamente commentato il video adducendo a una pulizia molto scarsa della casa che favorirebbe la presenza dei roditori. Sarà davvero così e quello avvistato nel video era davvero un topo? Forse sì, forse no, ma il bello del GF Vip è che si può discutere anche di argomenti senza alcuna rilevanza.
Forza Italia in pressing su Mario Draghi: "La soluzione? Guido Bertolaso", cresce la fronda contro Arcuri
Le primule di Domenico Arcuri saranno accantonate? Mario Draghi, dopo l'ennesimo flop nella gestione dell'emergenza coronavirus, avrebbe deciso di chiamare la Protezione Civile. Sarà questa a dover affiancare il commissario nella gestione della pandemia. L'idea - stando a quanto riportato dal Giorno - è già nell'aria da giorni. Ma a breve potrebbe vedere la luce. D'altronde il mandato di Arcuri si appresa a finire (la scadenza è prevista per marzo). Tra i nomi di chi lo affiancherà spunta quello di Agostino Miozzo, 68 anni, medico di rinomata fama internazionale, e Angelo Borrelli, già capo della Protezione Civile con un titolo professionale da dottore commercialista.
Ma ci sarebbe un'altra candidatura che più di tutte vede Forza Italia in prima linea. Si tratta di Guido Bertolaso, per la cui nomina spinge in particolare Antonio Tajani. "La conferma di Arcuri come super commissario sarebbe un errore. Soluzione? Guido Bertolaso", scrive su Twitter il vicepresidente azzurro. A tifare per un cambio di passo lo stesso presidente del Consiglio. E, allora, primo tra tutti i passaggi necessari, quello di smantellare i capannoni a forma di fiore dalla piazze. Genialata, era l'idea iniziale, per accelerare i tempi di vaccinazione.
L'idea del nuovo premier è quella di affidare la gestione dell'emergenza alla Protezione Civile e alla Difesa. Chi guida la Protezione civile - ricorda il quotidiano - coordina 800mila volontari, Croce Rossa, ma anche forze armate (dirette dal comando operativo di vertice interforze) e forze di polizia. All'interno ci sono anche i servizi essenziali: dalle autostrade, ai treni fino alle stazioni. Tutti con un ruolo strategico. Il centrodestra sul tema è più unito che mai. La Lega con Matteo Salvini chiede cambiamenti, perché così si metta in ginocchio il Paese. Dello stesso parere anche Daniela Santanchè. La senatrice di Fratelli d'Italia rincara la dose: "Chi pagherà i danni arrecati? Come è possibile partire col piede sbagliato? La verità è che l’autorevolezza di Draghi è già minata dalla incapacità di chi c’era prima".
Militanti FdI aggrediti a Torino: "Botte, pugni, calci, colpi di catena in testa..."
Enrico Forzese, responsabile dei giovani di Fratelli d'Italia a Torino, ci ha raccontato nei dettagli l'aggressione choc ai militanti
Fratelli d'Italia nel mirino. Per le delegazioni locali del partito guidato da Giorgia Meloni non è un periodo semplice a casa delle continue aggressioni subite in diverse città del Paese.
L'ultimo episodio, uno dei più gravi degli ultimi mesi, si è verificato a Torino ieri mattina, durante un banchetto pacifico organizzato dalla sezione giovani di Fratelli d'Italia guidata da Enrico Forzese. Ogni settimana, i militanti organizzano i banchetti nei mercati del capoluogo piemontese per concretizzare il lavoro e mostrare la vicinanza alla cittadinanza ma sono continuamente oggetto di attacchi e minacce, che sabato si sono trasformati in una vera aggressione fisica ai danni dei militanti che presenziavano al banchetto del mercato di Barriera Milano, nella periferia nord di Torino.
La verità sugli applausi a Conte. Ecco quello che nessuno vi dice
Il lungo applauso per Giuseppe Conte non è stato un unicum nel cerimoniale di Palazzo Chigi: tanti i precedenti di una tradizione consolidata
Consegnata la campanella a Mario Draghi, Giuseppe Conte ha definitivamente salutato Palazzo Chigi. Ha completato l'ultima parte del cerimoniale di insediamento che spetta al presidente del Consiglio uscente e ha chiuso la sua esperienza di governo mano nella mano con la sua Olivia, reticente a prendere parte a quel momento.
Dalle finestre, i commessi e gli impiegati di Palazzo Chigi hanno tributato il loro saluto all'inquilino che se ne stava andando, un po' come accade in ogni condominio quando qualcuno trasloca. In quel caso ci si vede per un caffè e ci si dà, o meglio dava, una pacca sulla spalla o una stretta di mano. A Palazzo Chigi si usa applaudire dalle finestre. D'altronde, paese che vai e usanze che trovi. Sì, perché nonostante quello sia stato fatto passare come un tributo a Giuseppe Conte e alle sue prodi gesta durante i due anni di governo, in realtà è pura, semplice e ben nota prassi, ormai facente anch'essa parte del cerimoniale, anche se in via ufficiosa.
L'esperienza a Palazzo Chigi di Giuseppi si è chiusa con l'ennesima favola di Rocco Casalino, regista e narratore nemmeno troppo discreto, che fino alla fine ha voluto mettere la sua firma sul governo Conte. "L’applauso che il Palazzo gli ha tributato è stato sentito, lungo, credo senza precedenti", ha detto Rocco all'Adnkronos. E sono stati tanti i cronisti e i commentatori che, sicuramente in buona fede ma probabilmente dotati di memoria corta, ieri hanno sottolineato "l'affetto" da parte dei commessi di Palazzo Chigi. I più maliziosi hanno insinuato il dubbio che probabilmente dietro gli applausi potrebbe esserci l'aumento degli stipendi dei dipendenti di cui si parlava un anno fa prima dell'avvento dell'epidemia, che avrebbe accresciuto di 270 euro le loro buste paga, una lettura che sembra richiamare il fantozziano "com'è umano lei". Per qualcuno, forse, quello è stato uno stimolo in più ma la verità è che qualunque presidente del Consiglio uscente riceve l'omaggio da parte di Palazzo Chigi. Qualunque da almeno 10 anni.
Rocco Casalino si ricorda evidentemente male, perché di precedenti ce ne sono tanti, tutti documentabili anche se, certo, con evidenti differenze. Il video di Giuseppe Conte è più curato, ci sono varie angolazioni di ripresa e Giuseppi si ferma più dei suoi predecessori a raccogliere l'applauso, come una consumata star che abbandona il palco dopo il concerto della vita. Il ricordo più fresco che rispolveriamo a Rocco Casalino è quello del saluto di Paolo Gentiloni nel 2018, che senza troppi fronzoli accoglie il rumoroso applauso e ringrazia con discrezione prima salire in auto con sua moglie e uscire da Palazzo Chigi. Ci sono poi i precedenti con Enrico Letta e Renzi, tutti presenti su Youtube e facilmente rintracciabili con una semplice ricerca.
Maria Elena Boschi, "in che ministero se la ritrovano i 5 Stelle": caduto il veto con Mario Draghi
Il governo formato da Mario Draghi è più politico di quello che si poteva immaginare, ma pare che su questo aspetto sia stata forte l’influenza di Sergio Mattarella: dal Quirinale avrebbero suggerito al nuovo premier di realizzare una squadra di ministri che rispecchiasse i numeri della larga maggioranza che lo sostiene, in modo da provare ad accontentare un po’ tutti, fermo restando che nei dicasteri chiave sono stati messi dei tecnici di sicuro affidamento. Alla fine dei conti la squadra di governo ha scontentato soltanto il M5s, che si aspettava di pesare di più, ma adesso c’è la partita dei sottosegretari da giocare.
I gruppi grillini di Camera e Senato si sono riuniti (come tutti quelli degli altri partiti) per trovare un’intesa sulla rosa dei nomi da consegnare a Draghi, dai quali però potrebbero uscire ulteriori brutte sorprese per il M5s: l’odiatissima Maria Elena Boschi, sulla quale era stato posto il veto in sede di trattativa per la formazione del Conte ter, potrebbe ottenere la casella degli Esteri, mentre altri due renziani potrebbero finire alla Giustizia (Gennaro Migliore) e all’Interno (Ettore Rosato).
Per quanto riguarda la rosa dei nomi grillini, i tre punti fermi sono Vito Crimi (Interno), Laura Castelli (Economia) e Stefano Buffagni (Sviluppo economico). Dubbi sulla riconferma di Giancarlo Cancellieri, viceministro alle Infrastrutture che è spinto dal gruppo siciliano. In bilico anche Carlo Sibilia e Manlio Di Stefano.
I due partiti già sconfitti da Draghi - Corrado Ocone
Nella partita del governo Draghi perdono un po’ tutti, e quindi forse nessuno. O meglio, si spera che vinca l’Italia. Ci conforta però che due sicuri e netti perdenti ci siano già: uno forse ancora da verificare, e cioè in prospettiva, ed è il cosiddetto “partito dei giudici”, i giustizialisti alla Travaglio-Bonafede per intenderci; l’altro, già sicuro ed evidente, è il partito degli intellettuali di sinistra, quelli che fanno tendenza e piacciono alla gente che piace. Diciamo che in genere, sulla lunga distanza (magra consolazione!), non ne hanno mai azzeccato o vinta una.
Questa volta però il ko sembra definitivo. E il silenzio assordante dei Saviano, Murgia, Urbinati, Di Cesare (ma parleranno presto statene certi!), è a dir poco significativo. L’intellettuale tipo, come è noto, non può vivere senza un nemico da additare al pubblico ludibrio e rispetto al quale ergersi a “moralmente superiore”. Con esso non vuole confrontarsi sulle idee, o con gli interessi concreti che maturano nella storia e nella lotta politica, ma vuole semplicemente eliminarlo dall’agone pubblico, non dargli nemmeno le credenziali per accedervi. Egli chiama questo nemico “fascista”, dimenticando che quel fenomeno storico è bello e sepolto da più di settanta anni e che quella dell’“emergenza democratica” in Italia è stata una favola bella e buona su cui loro hanno campato per tanti anni. A forza di gridare contro i “pieni poteri”, o l’”uomo solo al comando”, a forza di esaltare acriticamente la “Costituzione più bella del mondo”, questi intellettuali, tranne poche eccezioni (penso a Giorgio Agamben), si sono non solo trovati impreparati e silenti ma hanno addirittura avallato quei poteri e quella insensibilità per le forme democratiche quando si sono appalesate davvero e dalle loro parti.
Barack Obama: il bilancio fallimentare di due mandati da presidente
Di qui a un mese, all’alba del nove novembre, gli Americani, e il resto del mondo, conosceranno il nome del successore di Barack Obama. Sulla lotta fra Hillary Clinton e Donald Trump il mondo si spreca in endorsement (a favore della prima) e critiche, che rasentano quasi sempre l’insulto (a danno del secondo). Ai sostenitori dell’ex first lady varrebbe la pena di ricordare l’esperienza italiana, quando Berlusconi è stato a lungo svillaneggiato dall’establishment intellettuale (se così si può dire, visto che include personaggi del calibro di Crozza, Benigni, e di qualche attore di fiction in cerca di visibilità) ma alla fine è rimasto in sella per quasi vent’anni. Ma in fondo sono affari loro. Forse. Quello che però latita, da quanto si può leggere, è un bilancio schietto della presidenza Obama. Otto anni in cui il primo presidente nero degli Stati Uniti ha brillato per sovraesposizione mediatica e inconsistenza politica. Ottimo comunicatore – sarebbe sciocco non riconoscergli questa dote – passerà alla Storia per un premio Nobel assegnato sulla fiducia e per la contestatissima riforma sanitaria, che ha bene o male garantito una qualche forma di tutela assicurativa a una fascia di popolazione che prima non ne godeva. Se il Nobel può essere serenamente catalogato come buffonata, di cui però Obama non ha alcuna responsabilità, la riforma, con tutti i suoi limiti, è stata comunque una scelta politica, e gli va dato atto.
Tolto questo, l’economia è andata benino, ma gli ultimi rallentamenti (le previsioni di crescita per il 2016 e il 2017 sono state recentemente ritoccate al ribasso), l’aumento della povertà, che secondo un recente rapporto del Fmi colpisce un cittadino americano su sette, e la sempre più grande disparità nella distribuzione del reddito, in un Paese che in queste classifiche è storicamente lontano anni luce dagli standard occidentali, gettano più di un’ombra sull’operato di un presidente che era stato presentato come il paladino dei ceti più poveri della popolazione. Cioè di una fetta rilevante del suo elettorato. Se il bilancio della politica economica di Obama è dunque in chiaroscuro, tende drammaticamente al rosso in altri campi, che sarebbero dovuti essere il cavallo di battaglia del presidente uscente. L’acuirsi degli scontri razziali, per quanto sia opportuno fare la tara fra la realtà e l’immagine che ci viene data dai media tradizionali, secondo i quali pare in atto un tirassegno dei poliziotti sugli americani di colore, è un sintomo grave della difficoltà di integrare i neri nel sistema sociale americano, nonostante questi siano cittadini a tutti gli effetti da un secolo e mezzo. E questo è un messaggio che alcuni ingenui immigrazionisti di casa nostra, convinti che la buona volontà sia sufficiente a sconfiggere ogni discriminazione, dovrebbero in qualche modo tenere in considerazione.
Apertura impianti sciistici a rischio: “Chiudere il giorno prima creerebbe danni enormi”
L'Assessore Massimo Sertori: "La politica intervenga".
Massimo Sertori, assessore alla Montagna di Regione Lombardia, interviene sulle parole di Walter Ricciardi, in merito agli impianti sciistici. Il consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza ha affermato che tale attività non è compatibile col contrasto della pandemia da Covid-19 e che quindi gli impianti “Non andrebbero riaperti”.
Approvate le linee guida degli impianti sciistici
“Ricciardi – ha spiegato Sertori – dice che non ci sono più le condizioni per l’apertura degli impianti di risalita. Ricordo che solo una settimana fa il Cts aveva approvato le linee guida proposte dalle Regioni per l’apertura in sicurezza. Rammento pure che tale documento contiene già forti limitazioni. E i gestori degli impianti si sono organizzati di conseguenza per l’apertura a partire dal 15 febbraio, così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dpcm)”.
Mario Draghi e la cena insieme alla soubrette – la foto
L’economista Mario Draghi è impegnato in queste ore nella formazione di un nuovo governo. Ma chi è la soubrette con cui è stato a cena?
Mario Draghi è un esperto di economia, banchiere e dirigente pubblico italiano. Si è laureato all’Università di Roma “La Sapienza” ed in seguito ha completato la specializzazione nel “Massachussets Institute of Technology”.
Negli anni novanta diventa alto funzionario del Ministero del tesoro. Successivamente, dopo aver lavorato per un breve periodo nella “Goldman Sachs”, viene nominato Governatore della Banca d’Italia, al posto dell’uscente Antonio Fazio.
Gli incarichi di prestigio ricevuti da Draghi nel corso della sua carriera sono innumerevoli. È stato presidente del “Financial Stability Forum” e del “Financial Stability Board”, oltre ad essere incaricato come direttore esecutivo per l’Italia della Banca Mondiale.
Il ruolo più importante tuttavia, lo ottiene nel 2011, quando ha ricoperto la carica di “Presidente della Banca Centrale Europea”, fino al 2019. In questo periodo ha dovuto affrontare la crisi economica relativa al debito delle Nazioni del vecchio continente.
Gli Obama hanno aumentato di 30 volte il loro patrimonio da quando sono entrati alla Casa Bianca. Ecco come lo spendono
- Il patrimonio netto di Barak Obama è stimato in 40 milioni di dollari.
- A parte la pensione a sei cifre che riceve come ex presidente, Obama ha guadagnato milioni dagli impegni come oratore e dai suoi libri più venduti.
- Sebbene Obama spenda i suoi soldi in molti modi, ama donare per beneficenza e fare vacanze con sua moglie, Michelle.
L’ex presidente Barack Obama è un uomo impegnato.
Dagli interventi a eventi in tutto il mondo alla stesura di un libro di memorie e, più recentemente, alla firma di un consistente accordo di produzione con Netflix, la vita di Obama dopo la Casa Bianca è stata piena e molto lucrativa.
Questi impegni – insieme alla pensione a sei cifre ricevuta da tutti gli ex presidenti – hanno contribuito in modo significativo al patrimonio netto stimato di Obama di $ 40 milioni.
Ecco come votano in Catalogna. Urne aperte, Sanchez sfida gli Indipendentisti
Ebbene sì, in Catalogna si vota. Sono aperte le urne nella ricca e divisa regione iberica anche se il timore di un forte astensionismo dovuto all’emergenza pandemica è concreto, malgrado il rigido protocollo sanitario. Per evitare gli assembramenti i seggi elettorali si sono moltiplicati e molti elettori hanno scelto il voto per posta.
I seggi elettorali per le elezioni parlamentari in Catalogna saranno tutti agibili. Lo ha assicurato oggi il consigliere per le relazioni esterne della Catalogna, Bernat Solé. “Con i dati che ci hanno fornito i consigli comunali, la costituzione dei seggi elettorali in tutta la Catalogna non è in pericolo. Il 99,9 per cento dei tavoli ha un numero di membri sufficiente per essere costituito senza problemi, il restante 0,1 per cento appartiene a comuni che non ci hanno fornito i dati ma con i sostituti non ci saranno problemi ad allestire i tavoli interessati”, ha detto Solé nel corso di una conferenza stampa. “Siamo preparati agli incidenti ma oggi sappiamo che tutti i seggi possono essere allestiti con la possibilità che i sostituti possano essere trasferiti ad altri tavoli che non sono i loro”, ha aggiunto Solé, sottolineando che 284.706 elettori hanno chiesto di votare per posta, ovvero il 350 per cento in più rispetto alle ultime elezioni del 2017.
Il voto nella regione lacerata tra campo secessionista e unionista e teatro della grave crisi indipendentista che ha scosso la Spagna nel 2017 registra una novità di rilievo, con l’ingresso sulla scena di Salvador Illa, che ha lasciato il suo incarico di ministro della Salute per candidarsi e presentarsi come promotore di una ’terza via' di dialogo. Illa spera di convincere un elettorato stanco della contrapposizione politica, che guarda soprattutto all’uscita dalla pandemia e alla ripresa economica.
Nella lista dei ministri c’è Brunetta con Di Maio: il governo Draghi è un’insalata mista immangiabile
Il commento di Massimiliano Cencelli, padre del famoso Manuale della lottizzazione della prima Repubblica, fotografa i ministri del governo Draghi in una frase icastica. “Nasce il governo del Vorrei ma non posso…”. In effetti, Super Mario, come uno chef stellato è stato costretto a cucinare col cibo in dispensa. Ma sono pietanze avanzate, che agli italiani già sono risultate indigeste.
Tanto per capire il menu, restano al loro posto Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese, Dario Franceschini, Roberto Speranza. E questo potrebbe bastare per capire che i superpoteri di Draghi hanno potuto poco contro l’avidità di Pd e M5s.
La lista dei ministri del governo Draghi
Alla fine, il presidente del Consiglio incaricato ha consegnato a Mattarella una lista dei ministri che è una insalata mista bizzarra. Cibo di qualità, come i tecnici di primo piano che ha inserito. In tutto sono 23 i ministri della squadra Draghi: 15 politici e 8 tecnici.
La delegazione più numerosa è quella dei 5 Stelle, partito che ha i gruppi parlamentari più consistenti a Camera e Senato. Nella squadra Draghi entrano infatti 4 ministri pentastellati e sono tutte riconferme (anche se in alcuni casi in ruoli diversi) del Conte 2: Federico D’Incà torna ai Rapporti con il Parlamento e Di Maio viene appunto confermato alla Farnesina. Mentre Stefano Patuanelli migra dal Mise all’Agricoltura e Fabiana Dadone dalla pubblica amministrazione alle Politiche giovanili.
La ricetta di Salvini: abbassare le tasse e alzare la guardia su clandestini e droga
«Abbassare le tasse esistenti a partire dall’Irpef, e non aggiungerne altre come patrimoniali o aumento dell’Imu. Questo già mi basta. Vorrei anche aumentare a 100mila euro il tetto della flat tax, sarebbe un bel successo». Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini, a "In Mezz’ora in più" su Rai3.
Le dimissioni di Arcuri e Lamorgese? «No», ha risposto secco Matteo Salvini. «Ora stiamo insieme per sconfiggere l’emergenza, poi ci divideremo», ha spiegato il leader della Lega aggiungendo «In questa fase nessuno avrà vita facile, Biden, Macron, per questo bisogna mettersi insieme e scegliere poche cose, non la riforma della Giustizia o della Costituzione, ma salute, lavoro, ritorno alla normalità dovrebbero unire tutti». Al ministro dell’Interno Lamorgese «chiedo un cambio di passo nella lotta alla droga, alla mafia e nella gestione dell’immigrazione clandestina. Credo che su questo con Draghi abbiamo una perfetta sintonia - ha detto ancora Salvini - Non chiedo politiche sovraniste, chiedo che in Italia si applichino le leggi come in Spagna e in Francia. Gli sbarchi nonostante il Covid in Italia sono triplicati. Gli immigrati regolari sono miei fratelli, hanno rispettato le regole. L’immigrazione controllata e qualificata è un fattore positivo, in tutto il mondo. L’immigrazione clandestina no».
«Se chiederò le dimissioni di Speranza? Il governo è appena partito....Comunque no, io ho voglia di costruire» ha aggiunto il leader della Lega.
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