Raramente i pronto soccorso napoletani sono stati deserti come dall'inizio di marzo a questa parte. Merito, o per meglio dire colpa, del Covid-19. "Dall'inizio di questa emergenza - afferma Pierino Di Silverio dell'Anaao Assomed, l'associazione dei medici dirigenti - gli accessi al pronto soccorso si sono dimezzati".
Un dato, questo, molto significativo. Se si può dare come certezza il fatto che la gente continui ad ammalarsi di altre patologie anche in tempi di Coronavirus, l'unica motivazione plausibile di una tale contrazione di accessi alla rete d'emergenza è da ricercare nella minor propensione alle cure da parte dei pazienti. In parole povere, i malati, anche quelli cronici, non si curano o si curano meno di prima. "E' una logica conseguenza delle politiche regionali per affrontare l'emergenza - spiega Di Silverio - Da un lato abbiamo la riduzione delle attività ambulatoriali, con la sospensione di tutte le attività elettive; dall'altro la paura dei pazienti di recarsi in strutture ospedaliere dove i percorsi tra i contagiati Covid e gli altri degenti sono promiscui e, quindi, pericolosi. Alla base di tutto, poi, c'è il completo abbandono della medicina territoriale".
Le associazioni dei pazienti denunciano la diminuzione di trattamenti avvenuta durante la pandemia, tendenza non ancora cessata
Milano - Da marzo scorso, la continuità terapeutica di importanti malattie croniche è stata messa sotto attacco dal COVID-19. In particolare, l’impiego di alcune terapie farmacologiche – soprattutto quelle di patologie asintomatiche e preventive – si è ridotto bruscamente. Riduzioni molto marcate in termini assoluti, fino a raggiungere anche il 40%, o forti diminuzioni di prescrizioni per pazienti di nuova diagnosi fino ad arrivare all’85% in alcuni casi, sebbene non vi siano evidenze scientifiche che possano suggerire una diminuzione così drastica dell’incidenza della patologia. E dopo la fine del lockdown non si sono visti segnali decisi di ripresa.
È diminuito il ricorso a terapie per patologie croniche, per la prevenzione di eventi cardiovascolari, fratture ossee, o per controllare la progressione dell’artrite reumatoide; farmaci accessibili in alcune Regioni solo nelle farmacie ospedaliere, la cosiddetta modalità di distribuzione diretta ospedaliera. Ulteriori criticità sono state costituite dalla presenza di piani terapeutici, registri di monitoraggio e schede di dispensazione che hanno innalzato un’ulteriore barriera per i pazienti.
La Fondazione Italiana per il Cuore, La Fondazione Giovanni Lorenzini, la Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO), l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR Onlus) e l’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione hanno deciso di denunciare la situazione e richiedere uno sforzo maggiore per la prevenzione e cura delle patologie cardiovascolari, ossee e reumatiche per superare la problematica nel più breve tempo possibile e, addirittura, di approfittare del momento di riflessione sull’organizzazione della Sanità per immaginare soluzioni più semplici di accesso a farmaci fondamentali per alcuni pazienti particolarmente a rischio.
L'intervista di Myss Keta, misteriosa e controversa stellina "mascherinata" del rap italiano, fa tremare Massimo D'Alema. Dalle colonne del Fatto quotidiano, parla dell'ex premier in termini molto intimi. Forse troppo, per qualcuno. "Massimo venne a trovarmi al soundcheck. Era uscito dal bosco. Era un mio concerto nel Lazio. Mi chiese di tornare a cantare lì". Il giornalista sospetta che dietro ci sia qualcosa di molto più piccante, la rapper si ritrae: "Queste sono storie personali tra ex marito e moglie". E qui arriva la bordata: "Sarà contenta la signora Linda. Non mi faccia prendere querele - implora il giornalista del Fatto -. Di D'Alema lei ha più volte dichiarato che siete stati amanti e ora amici, che lui ci ha provato spalmandole la crema sulla barca a vela". "Tutto agli atti. Di più non posso rivelare", taglia corto Myss Keta. Il nuovo singolo Due che sia ispirato proprio a Baffino? "Siamo alle prese con un nevrotico mosaico di annunci che svela la condizione dell' Occidente contemporaneo e la saturazione del mondo post-capitalista". La risposta dell'artista sembra perfetta. Per Botteghe Oscure.
Emmanuel Macron è positivo al coronavirus, e anche se stando alle indiscrezioni le sue condizioni di salute non destano preoccupazione la notizia ha fatto il giro del mondo e prodotto conseguenze importanti. Non parliamo solo delle ricadute interne alla Francia, che ha visto la sua catena di comando messa sotto pressione dal confinamento del presidente e dalla contemporanea quarantena di primo ministro e presidente dell’Assemblea Nazionale, ma anche delle ricadute sulle cancellerie del resto d’Europa.
Macron, infatti, era reduce dal recente Consiglio europeo che ha dato il via libera al Recovery Fund e alla riforma del Mes. In questo contesto ha incontrato tutti i leader del Vecchio Continente, da Angela Merkel a Viktor Orban, da Giuseppe Conte a Ursula von der Leyen. E dunque in diverse capitali i leader che hanno avuto i contatti più stretti con il titolare dell’Eliseo si sono quarantenati preventivamente. Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo, ha deciso di auto-isolarsi per sette giorni e seguirà da remoto le discussioni politiche sull’allocazione dei fondi comunitari destinati a Madrid, mentre analoga decisione è stata presa dal belga Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, come riporta il Financial Times. Ieri, inoltre, il presidente francese aveva pranzato all’Eliseo con il premier portoghese Antonio Costa. Il leader socialista lusitano non ha ancora deciso il da farsi: sta aspettando l’esito del test, ma ha scelto a sua volta la strada dell’autoisolamento preventivo.
Fonti Ue hanno rassicurato sul fatto che l’incontro tra i leader europei si sarebbe svolto nel rispetto di tutte le regole di distanziamento e sicurezza prescritte, ma è complesso valutarne l’effettiva applicazione specie nella concitata fase di negoziazione politica. Chi ha già escluso l’auto-isolamento è la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “L’ultimo test” anti-Covid fatto dall’ex ministro della Difesa tedesco “risale a lunedì” e “al momento non si trova in auto-isolamento”, ha detto il portavoce della Commissione Eric Mamer nel corso del punto stampa quotidiano.
Questione interessante nel contesto dell’allarme pan-continentale sorto in seguito alla positività di Macron è l’attivazione automatica di diversi protocolli securitari per la tutela della salute e l’isolamento dei leader altrimenti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro in assenza della possibilità di lavorare da remoto e a distanza. L’imposizione del distanziamento sociale vale anche per i leader e diversi Paesi applicano diversi livelli di guardia, passando alla prevenzione al tamponamento automatico degli esponenti istituzionali venuti in contatto col leader risultato positivo.
E Giuseppe Conte che farà? Al recente Consiglio Europeo il premier italiano ha senz’altro avuto modo di incrocaire Macron e nella giornata odierna il presidente del Consiglio si è recato a Bengasi assieme al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per il (discusso) viaggio di rimpatrio dei pescatori di Mazara del Vallo sequestrati oltre cento giorni fa. Non è dato sapere, ad ora, se Conte abbia avuto modo di effettuare tamponi anti-Covid nei momenti precedenti il viaggio ma al momento da Palazzo Chigi non è filtrata alcuna notizia circa possibili autoconfinamenti del presidente del Consiglio. Atteso in serata dal complesso incontro con Matteo Renzi nel quadro della “verifica” della tenuta dell’esecutivo al cui appello manca solo, tra le forze di maggioranze, il partito dell’ex premier, Italia Viva.
Doveva essere una giornata cruciale: l’incontro con Matteo Renzi e il Dpcm di Natale. Invece è stata un’ennesima giornata di ritardo, mentre Giuseppe Conte prendeva tempo, facendo la passerella a Bengasi per la liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo, insieme a Luigi Di Maio. L’incontro con la delegazione di Italia Viva, previsto per la mattina presto, infatti, è slittato alla sera e del Dpcm, il cui esito del resto era legato all’incontro con Renzi, si sono perse le tracce. Tutto, insomma, rinviato a domani, quando è stato fissato un Consiglio dei ministri alle 18. Salvo imprevisti, verrebbe da dire.
Conte si occuperà del Natale al Cdm?
All’ordine del giorno del Cdm dovrebbero esserci le scadenze e leggi regionali, ma fonti di governo, riportate dall’agenzia di stampa Adnkronos, non hanno escluso che sul tavolo di Conte & co possa esserci anche la discussione sulle misure per le festività di Natale. Intanto per tutta la giornata, mentre Conte e Di Maio erano in Libia alla corte del generale Haftar, hanno continuato a rincorrersi indiscrezioni più o meno suffragate dalle parole di questo o quel ministro.
L'infettivologo Matteo Bassetti commenta la possibilità di istituire una 'zona rossa nazionale' a Natale: "Una scelta che non porta a nulla"
L'Italia zona rossa a Natale" è una scelta incomprensibile e un compromesso che non porterà a nulla".
Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria, commenta l'ipotesi su cui sta lavorando l'esecutivo.
"E' una scelta sbagliata che va contro i principi su cui ci siamo mossi fino ad oggi", aggiunge.
Italia 'zona rossa' a Natale
La decisione è attesa per oggi, al margine del confronto con le Regioni. Tuttavia, le indiscrezioni trapelate da Palazzo Chigi negli ultimi giorni lasciano presagire uno scenario tutt'altro che roseo all'orizzonte. Il governo giallorosso potrebbe scegliere di inasprire le misure anti contagio al fine di arginare la diffusione del virus durante le festività natalizie.
Anche Rocco Casalino insieme ad altri membri dello staff, oltre ovviamente a Olivia Paladino, dovrebbero essere chiamati dai magistrati come persone informate dei fatti sull'inchiesta sulla scorta usata dalla fidanzata del premier Giuseppe Conte. Il fascicolo è in capo alla Procura di Roma che indaga per presunto abuso d'ufficio, I fatti sono quelli svelati da Dagospia, quando il 26 ottobre la Paladino, "assediata" dall'inviato de Le Iene Filippo Roma, si era rifugiata in un supermercato vicino casa. Su quella "fuga" e il "soccorso" della scorta del premier alla Paladino si concentrano le indagini dopo la denuncia dell'ex europarlamentare di Fratelli d'Italia, Roberta Angelilli. Il portavoce di Contre, tra l'altro, avrebbe chiamato la leader di Fdi Giorgia Meloni "per chiedere lumi sulla denuncia" presentata il 30 ottobre scorso per "abuso privato della scorta".
Flavio Roma racconta di "essersi piazzato sotto casa di Paladino sin dalle sette del mattino e di non aver mai visto né gli agenti della scorta appostati di fronte, né autoblu", scrive La Stampa. "Dopo le 10.30 si fionda con la telecamera su di lei. La scorta interviene, marcandolo stretto mentre tenta inutilmente di rivolgere le domande a Paladino". Ma attenzione, la iena smentisce quanto scritto nell'informativa inviata al ministero dell'Interno: secondo lui il premier non era in casa. Secondo le dichiarazioni rese da Roma, riporta il quotidiano torinese, è possibile che "gli agenti si siano mossi da Palazzo Chigi dopo una chiamata" della Paladino.
Lo ha recentemente ricordato l'ex procuratore Carlo Nordio in un'intervista a questo giornale: i Dpcm (decreti del presidente del Consiglio dei ministri) non sono leggi, bensì atti amministrativi, e in quanto tali «possono essere impugnati davanti ai Tar, e quindi annullati. Non solo. In base a una legge del 1865 - vecchia, ma mai abrogata - possono anche esser disapplicati dal giudice ordinario. In parole semplici, una sanzione irrogata sulla base di un Dpcm può esser annullata dal giudice che ritiene il provvedimento illogico, o viziato di eccesso di potere». La premessa aiuta a comprendere il senso dell'iniziativa dell'Istituto Bruno Leoni, che offre una sorta di task force di «pronto intervento forsense» a chi si rifiutasse di pagare la sanzione per aver violato il Dpcm che vieta gli spostamenti da un Comune all'altro durante le feste natalizie.
Secondo l'istituto che promuove le idee liberali e liberiste nel dibattito pubblico, il decreto contiano è «irrazionale»: vieta per esempio ai genitori di raggiungere un figlio, residente in un Comune limitrofo, il giorno di Natale; ma non vieta agli stessi genitori di raggiungere il figlio qualche giorno prima e pernottare da lui per poi festeggiare insieme il 25 dicembre (situazione, quest' ultima, che aumenta paradossalmente le occasioni di contagio). «L'Istituto è consapevole che le modalità di esecuzione della sanzione rendono più conveniente il pagamento immediato rispetto alla contestazione», si legge sul portale brunoleoni.it. «Tuttavia, coloro che - anche solo a scopo dimostrativo - vogliano comunque affrontare le spese del giudizio (escluse quelle per il compenso professionale) e rischiare di dover pagare poi l'intera sanzione, potranno rivolgersi all'Istituto perché verifichi le condizioni per un'eventuale difesa a titolo gratuito».
Nel prendere la decisione su dove allocare tali posti letto ci ha guidati il dovere di garantire, insieme e senza ledere nessuno di essi neanche parzialmente, il duplice, inalienabile diritto alla miglior cura del COVID e, nel contempo, al mantenimento del diritto di accesso dei nostri concittadini alle cure diverse da quelle del COVID.
Difformemente da quanto accadde nella prima fase, in cui la cura delle altre patologie fu sacrificato al travolgente esplodere della pandemia, stavolta tutti e nessuno escluso, ammalati di Covid e ammalati di altre patologie debbono poter avere riconosciuto il loro diritto alla cura.
Per contemperare tale duplice diritto, abbiamo ritenuto di immaginare due fasi.
Nella prima fase, l'Umberto I manterrà l'attività ordinaria di tutte le specialistiche - e, dunque, per esempio, non verranno più sospesi gli interventi chirurgici delle diverse specialità e verrà mantenuta la funzione della Rianimazione per i ricoveri diversi da quelli Covid – e a tutte le attività ordinariamente erogate verranno - confinati, isolati, nel sesto piano e con percorsi che ne garantiscano la piena sicurezza - aggiunti 60 posti letto ordinari di Covid, 10 di semintensiva e 10 di intensiva.
L’ultimo aggiornamento trasmesso dal ministero della Salute sull’emergenza coronavirus non lascia presagire nulla di buono in merito alle decisioni che il governo presieduto da Giuseppe Conte deve ancora prendere per le feste di Natale. Il bollettino di giovedì 17 dicembre dà conto di 18.236 nuovi contagi su 185.320 tamponi analizzati - tasso di positività risalito al 9,8%, +1,1 rispetto a ieri - a fronte di 27.913 guariti e 683 morti. Quest’ultimo è un dato in linea con quello di 24 ore fa e della media settimanale, segno che la situazione è ancora grave: l’Italia è perennemente il primo paese europeo per livello di mortalità in questa seconda ondata. Proprio per questo dal Cts è arrivato il suggerimento al governo di affrontare le prossime due settimane con il massimo della prudenza, per evitare un ulteriore disastro in termini di vite umane tra gennaio e febbraio. Nel frattempo la situazione ospedaliera continua sensibilmente a migliorare: oggi sono stati registrati -470 ricoveri in reparti Covid (26.427 posti letto attualmente occupati) e -71 in terapia intensiva, dove però il dato della mortalità influisce ancora molto (+183 nuovi ingressi nelle ultime 24 ore).
Predicare bene, razzolare (e tassare) male. Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo ECR all'Europarlamento, e Carlo Fidanza, capo-delegazione di Fratelli d'Italia a Strasburgo, picchiano duro sul Movimento 5 Stelle. "Sono passate soltanto poche ore da quando ci bacchettava per aver più volte sostenuto che alcune delle nuove risorse proprie - come la plastic tax che partirà dal 1 gennaio 2021 - si sarebbero trasformate in nuove tasse per gli italiani - sottolineano in una nota congiunta i due esponenti del centrodestra -. Ci dicevano che non era vero e che il loro intento è solo quello di far pagare le multinazionali, proclama già piuttosto ridicolo dopo le ultime vicende della Casaleggio associati. Ma la cosa ancora più tragicomica è che mentre ci accusavano di mentire agli italiani sulle nuove tasse europee (accusa fuori luogo per FdI che da sempre sostiene la necessità di intervenire con Tobin Tax, digital tax e carbon border tax), i loro eurodeputati sottolineavano 'l’importanza dell’introduzione di una imposta sul patrimonio netto', votando un emendamento del gruppo dell’estrema sinistra (GUE)".
"La stessa patrimoniale - sottolineano Fitto e Fidanza - a cui si sono opposti nel Parlamento italiano. Ma l’incoerenza è un morbo contagioso che in questo caso ha colpito anche il Pd, con Majorino a favore della patrimoniale e mezza delegazione astenuta. Persino il liberal Calenda ha ritenuto che la richiesta di una patrimoniale non fosse motivo sufficiente per votare contro quell’emendamento e si è astenuto. La sinistra ha da sempre un’insana passione per le tasse e non perde occasione per confermarlo".
La Francia è appena uscita dal suo secondo lockdown del 2020 ed è tornata a riaperture molto parziali con coprifuoco a partire dalle 20, ma intanto deve incassare una brutta notizia che riguarda Emmanuel Macron. Il presidente è infatti risultato positivo al coronavirus: “La diagnosi - si legge nella nota ufficiale rilasciata dall’Eliseo - è stata stabilita in seguito a un test Rt-Pcr realizzato subito dopo l’apparizione dei primi sintomi”. Macron non è quindi asintomatico, ma le sue condizioni per ora non sembrano destare particolari preoccupazioni: “Si isolerà per sette giorni ma continuerà a lavorare e ad assicurare le sue attività a distanza”. Tra l’altro neanche 24 ore fa il presidente francese aveva parlato del vaccino, che a questo punto non gli servirà dato che svilupperà l’immunità dopo essere guarito: “Non credo nella vaccinazione obbligatoria perché prima di tutto bisogna essere molto onesti e trasparenti: di questo vaccino non sappiamo tutto perché non sappiamo tutto di questo virus”.
Pescatori italiani liberi dopo un'odissea durata 106 giorni, un lungo sequestro in Libia. Un caso che imbarazza il governo, che ci ha messo tempi biblici a risolvere questa situazione. E così, dopo l'affondo di Matteo Salvini contro l'esecutivo, ecco che anche Giorgia Meloni passa all'attacco. Lo fa su Twitter, dove posta una foto di Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, i tre principali volti dell'esecutivo giallorosso. Sopra la foto, la scritta: "Forse oggi questo governo di inetti, dopo 106 giorni, riuscirà a liberare i nostri pescatori trattenuti in Libia". Dunque, le parole scritto di proprio pugno dalla leader di Fratelli d'Italia: "Dopo 106 giorni oggi forse il Governo riuscirà a liberare i nostri pescatori trattenuti in Libia - premette -. La Turchia per i suoi ci ha messo 5 giorni. Speriamo che questa vergogna finisca e nessuno abbia l’indecenza di vantarsi di aver liberato i nostri pescatori con 100 giorni di ritardo", conclude un'inappuntabile Giorgia Meloni.
Non c’è virus più potente della vanità dei virologi. Ecco Matteo Bassetti che celebra il suo terzo posto nella improbabilissima classifica della popolarità dei virologi tv. E pubblica orgoglioso la pagella che gli hanno dato, che dice che farebbe boom in politica. Ma con ritrosia finge: “Ma no, io voglio fare il prof!”.
Secono la pagella degli esperti di Leggo.it il direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genovasi becca un 8,5. "Si è creato un personaggio, ha catalizzato una parte del Paese - si legge nel giudizio pubblicato - Abbastanza furbo da strappare consensi in tv, sia da chi lo invita sia da chi lo guarda. Andando indietro nei mesi si scopre che qualche incongruenza nel suo credo c'è stata. Certo se scendesse in politica, se la giocherebbe con i migliori in fatto di capacità di stare in video. Ma (per ora) fa il virologo". Bassetti però, orgogliosissimo del voto conquistato, pubblica la classifica su Instagram ma spegne gli entusiasmi sull'impensabile retroscena delle apparaizioni in tv ai tempi della pandemia: "Continuerò a fare il medico e il professore universitario - scrive - L'unico mestiere che conosco bene e che so fare"
Una sentenza della Corte di Cassazione respinge la richiesta del Ctr abruzzese per una coppia che chiedeva l'esenzione dal pagamento dell'Imu ma con la residenza in Comuni diversi
Adesso c'è anche una sentenza della Cassazione che conferma: l'esenzione Imu sussiste solo nel caso in cui marito e moglie siano residenti ed abitino nella stessa casa.
Cosa dice la sentenza
Con l'ordinanza numero 285384 del 15/12/2020 è stato accolto il ricorso di un Comune contro una coppia che, nonostante vivesse nello stesso appartamento, aveva la residenza in Comuni diversi. Inutile, a quel punto, la richiesta di lei di essere esonerati dal pagamento dell'Imu. Ecco perché la decisione iniziale della Ctr (Commissione tributaria regionale) abruzzese di accordare questo beneficio è stata respinta dalla Corte di Cassazione.
La sentenza riporta che "la pretesa tributaria si fondava sul fatto che, nel periodo d'imposta, la contribuente e il di lei coniuge risiedevano in comuni diversi e che pertanto il nucleo familiare non dimorava nell'abitazione per la quale era richiesta l'esenzione". Inoltre, si legge sul documento, è stato osservato che "la Ctr, alla stregua del disposto degli artt. 143 e 144 cod. civ., in difetto di primazia tra i coniugi, non poteva ritenersi che la dimora abituale della famiglia fosse quella ricollegabile alle risultanze anagrafiche ovvero quella ricollegabile alle risultanze anagrafiche della moglie". Sarebbe stato compito dell'Amministrazione finanziaria dimostrare che la contribuente avesse già beneficiato dell'agevolazione prevista per la prima casa con riguardo all'abitazione di residenza del coniuge.
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