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Manlio Di Stefano, Daniela Santanchè: "Gaffe su Beirut? Dimissioni. Anche se Di Maio non lo fece"
Sottosegretario agli Esteri. Con delega all'Asia. Si parla del grillino Manlio Di Stefano e della sua agghiacciante gaffe dopo la tragedia a Beirut: "Con tutto il cuore mando un abbraccio ai nostri amici libici", ha scritto sui social. Già, libici. E non libanesi. Roba da mani nei capelli e per la quale il grillino ha dovuto incassare una valanga di critiche e sfottò. E al coro si aggiunge una sempre più scatenata Daniela Santanchè, che commenta la prodezza del pentastellato su Twitter: "Se sei Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri e confondi il Libano con la Libia, i libanesi con i libici, ti tocca dare le dimissioni per dichiarata inadeguatezza, Di Stefano. Certo, non le ha date il ministro Di Maio della Russia Paese del Mediterraneo...", conclude sorniona la pitonessa.
Giudice annulla le multe per il lockdown: «Stato d’emergenza illegittimo». Conte sconfessato
Le multe per la violazione del lockdown? Sono illegittime, degne di una dittatura. C’è un giudice a Berlino. Anzi, a Frosinone, che ha annullato due multe inflitte per avere violato la quarantena.
Lo stato di emergenza proclamato dal governo Conte per motivi sanitari non è legittimo. Lo ha stabilito il giudice di pace di Frosinone, Emilio Manganiello nella sentenza con la quale ha annullato le multe di 400 euro comminate a due persone.
“Lo stato di emergenza può essere dichiarato in presenza di calamità naturali o azioni connesse all’attività dell’uomo, come decretato dal codice della Protezione Civile. I due scenari non hanno nulla a che vedere con una pandemia mondiale e tantomeno con emergenze di tipo sanitario”, ha stabilito il tribunale.
Il giudice di pace di Frosinone dà ragione a due cittadini
Padre e figlia stavano facendo rifornimento di acqua presso un distributore a scheda. I multati hanno presentato ricorso, attraverso l’avvocato Giuseppe Cosimato. E nei giorni scorsi è appunto arrivata la clamorosa sentenza. Un completo ribaltamento della situazione.
Il giudice di pace Emilio Manganiello ha evidenziato che «non vi è nella Costituzione italiana alcun riferimento ad ipotesi di dichiarazione dello stato di emergenza per rischio sanitario». La dichiarazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio «è illegittima, perché emanata in assenza dei presupposti legislativi».
Il giudice premette infatti che «gli atti amministrativi, compresi quelli di alta amministrazione, come lo stato di emergenza sono soggetti al principio di legalità». Quindi, «la delibera del Consiglio dei ministri del 31.1.2020 è illegittima perché emessa in assenza dei relativi poteri da parte del Consiglio dei ministri in violazione degli articoli 975 e 78 che non prevedono il potere del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria». Il giudice di pace ritiene che le «norme generali e astratte, peraltro limitative di fondamentali diritti costituzionali, mediante decreti» siano illegittime.
Ecco perché la Corte europea può riaprire il caso Berlusconi
Gli ultimi sviluppi hanno ampliato i dubbi sulla sentenza. Dall’equo processo al giudice, tutto quello che non torna
Non è possibile fino a questo momento comunicare quando la Corte esaminerà il ricorso in oggetto». Giuseppe Conte e Alfonso Bonafede possono stare calmi: perché alle 16 di ieri la Corte europea dei diritti dell’uomo fa sapere che la pratica 8683/14, «Silvio Berlusconi vs.Italy», nonostante i sei anni trascorsi, non è ancora pronta ad essere affrontata. Ma prima o poi i giudici di Strasburgo dovranno decidersi ad esaminare il ricorso del Cavaliere. E a quel punto il capo del governo e il suo ministro della Giustizia, ammesso che per allora siano ancora in carica, dovranno uscire dal silenzio in cui in questi giorni si sono chiusi davanti alle novità sconcertanti emerse sulla sentenza della Cassazione che nell’agosto 2013 rese definitiva la condanna di Berlusconi per frode fiscale. Proprio quella sentenza è al centro del ricorso del leader di Forza Italia alla Corte europea. E davanti alla Corte il nostro governo per legge deve prendere posizione. Cosa faranno, Conte e Bonafede? Faranno finta di niente, e chiederanno la bocciatura del ricorso? O prenderanno atto che le ultime scoperte gettano un’ombra inquietante sulla correttezza di quella decisione? Gli sviluppi più recenti hanno ampliato in modo consistente gli elementi di dubbio che le difese del Cav potranno sottoporre a Strasburgo. Finora il piatto forte era la violazione dell’articolo 6 della convenzione europea, quello che garantisce il diritto a un equo processo, sotto l’aspetto della mancata imparzialità del giudice: e qui lo staff legale di Berlusconi puntava sulle numerose attestazioni del pregiudizio colpevolista di Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale della Cassazione che pronunciò il verdetto, rafforzate da ultimo dalle rivelazioni da parte di Renato Franco, il membro dissidente della sezione, che parlava di un «plotone di esecuzione». Ma ora si sono aggiunte le tracce della violazione di un altro principio cardine della convenzione, che sempre all’articolo 7 stabilisce che il giudice deve essere «stabilito per legge».
Sequestrate le cartelle di 363 morti per Covid
Nel mirino dei Nas 17 residenze per anziani e un ospedale dopo 26 esposti dei parenti
Sequestro massiccio di cartelle cliniche nelle Rsa della provincia di Como. Ieri i carabinieri del Nas di Milano, dopo gli accertamenti in 17 case di riposo della zona e un ospedale, quello di Cantù, hanno portato via 363 cartelle. Il numero corrisponde esattamente a quello dei pazienti anziani deceduti nei mesi più duri della pandemia di Covid-19.
Gli investigatori hanno ispezionato i reparti e gli uffici e hanno chiesto conto ai responsabili delle strutture del rispetto dei protocolli di prevenzione e delle procedure per il contrasto del virus. Le attività fanno parte di quelle avviate dalla Procura di Como, guidata dal procuratore Nicola Piacente, dopo l'apertura dell'inchiesta per le ipotesi di omicidio colposo ed epidemia colposa. Il fascicolo, nato da 26 di esposti di familiari delle vittime, di lavoratori delle Rsa e del Codacons, è per ora a carico di ignoti. «Bene gli accertamenti - interviene il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri -, serve fare luce per una sanità migliore. Le indagini e i controlli sono essenziali alla comprensione dei fatti e della responsabilità e soprattutto alla giustizia e alla verità che si devono ai parenti delle vittime».
Fonti giudiziarie spiegano come non ci sia in realtà un'unica indagine che racchiude tutti i casi simili. Per ogni struttura sanitaria è stato aperto uno specifico fascicolo. In mancanza delle autopsie, per lo più sospese nel periodo nero dell'epidemia, gli inquirenti procederanno ad analizzare i documenti medici. Cercheranno eventuali patologie già presenti nei pazienti morti di Covid e verificheranno se siano state adottate tutte le precauzioni previste per evitare i contagi, a partire dal divieto di accesso ai parenti o altre persone esterne alle Rsa. Nei giorni scorsi il Nas, cui la Procura ha delegato le indagini sulle Rsa, aveva controllato altre otto strutture, in aggiunta alle 18 già oggetto di indagine, ma non ha per ora comunicato se gli accertamenti abbiano fatto emergere ipotesi di reato.
Como è stata tra le province meno colpite dal Covid in Lombardia insieme a Lecco, Sondrio e Varese, pur pagando, come tutta la regione, un prezzo molto alto alla pandemia in termini di vite perse.
"Il governo umilia i nostri marò", e la Meloni ora inchioda Conte
Dopo lo sfogo di Latorre, che spiega come le autorità indiane stiano continuando ad esercitare la propria autorità malgrado la sentenza della Corte permanente di arbitrato, Giorgia Meloni attacca il governo: "Marò ancora costretti a subire umiliazioni"
Deciso intervento di Giorgia Meloni, che bacchetta duramente il governo prendendo le parti del marò Massimiliano Latorre, finito insieme al commilitone Salvatore Girone al centro del tanto discusso caso dell'Enrica Lexie. Accusati di aver ucciso al largo della costa del Kerala due uomini a bordo di un peschereccio indiano (era il 15 febbraio 2012), i due militari stanno da tempo combattendo una vera e propria battaglia legale che non accenna a concludersi.
Lo scorso 2 luglio i giudici della Corte permanente di arbitrato hanno concesso ai militari l'immunità funzionale, in quanto i due soldati, al momento della tragedia, si trovavano impegnati in una missione per conto dello Stato italiano. A quanto pare, tuttavia, i giudici indiani starebbero ancora sottoponendo i marò alle proprie prescrizioni, pur non avendone più l'autorità. A raccontare i fatti, in uno sfogo su Facebook, è proprio Massimiliano Latorre.
"Il 2 luglio 2020, la Corte Arbitrale dell'Aja, si è espressa attribuendo l'Immunità funzionale ai 2 #Fucilieri di Marina sul caso #Enrica Lexie, di fatto l'India non ha più alcuna autorità sugli stessi", spiega il marò. "Bene, in realtà domani 5 agosto 2020, dovrò nuovamente recarmi presso i carabinieri per apporre la firma sul registro e lo stesso sarà inviato alle autorità indiane, attestando di fatto di essere ancora sotto la loro giurisdizione e nonostante da oltre un mese la corte ha sancito l'illegittimità delle pretese dell'India e delle misure da essa adottate ordinandone decadenza immediata restano, di fatto, in vigore questa e tutte le altre restrizioni".
L'amarezza di Latorre è tanta, ed in preda allo sconforto l'uomo si rivolge direttamente allo Stato italiano. "Mi sento ancora una volta umiliato come militare e come uomo, nonostante mi sia rivolto alla parte politica per chiedere indicazioni sulla linea da tenere, e stanco del silenzio e delle assenze da parte di chi ha divulgato questa sentenza come una vittoria assoluta", continua, "Quindi, domani , essendo un Militare ed avendo dato la mia parola, nuovamente eseguirò gli ordini, ma mi chiedo, per quanto altro tempo bisognerà sopportare queste gratuite ingiustizie?".
Il flop della regolarizzazione dei migranti
Solo 20mila domande a fronte delle 500mila attese. Ma si assumono impiegati
Con l'approvazione del Dl Bellanova e la riapertura della stagione degli sbarchi sono ripartite di pari passo anche le consistenti poste economiche da dirottare sui capitoli di spesa per l'accoglienza e la regolarizzazione degli immigrati. Sebbene i numeri conteggino non oltre 20mila domande a fronte di 500mila attese, non manca l'impegno economico extra del Viminale per incrementare con funzionari dedicati il numero di addetti agli sportelli unici per l'immigrazione. Insomma il flop della regolarizzazione dei migranti economici non demotiva il governo giallorosso anzi, diventa uno stimolo per fare nuove assunzioni.
Si ingaggeranno, tramite lavoro interinale, ben 800 impiegati a tempo determinato da impegnare all'uopo presso le prefetture. Costo dell'operazione 18 milioni più Iva, vale a dire oltre 23 milioni di euro per sei mesi di lavoro, con contratto rinnovabile e a ciascuno degli operatori verrà garantito uno stipendio annuo di 25mila euro. Alle speranze oramai sconfortate della ministra dell'Agricoltura risponde il leader della Lega Matteo Salvini, che assieme al predecessore della Bellanova, Gian Marco Centinaio, propongono un voucher semplificato per offrire lavoro a migliaia di italiani: «Ben 5mila nel solo Trentino, per la raccolta di uva e mele e con la possibilità di coinvolgere anche i percettori di reddito di cittadinanza che però non perderanno il sussidio. Mentre la sanatoria della Bellanova si conferma una sciagura che non aiuta il mondo agricolo. È inutile e pericoloso cercare manodopera straniera, magari dalla Romania dove il rischio contagio è alto». Al contempo però si ricominciano anche a riattivare i bandi di gara per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale: a Trapani si cerca di incrementare la presenza di stranieri con un appalto che prevede la gestione di un centro di 300 posti per oltre 5 milioni e mezzo più Iva che invece, per l'anno successivo, corrisponderà a un numero complessivo di ospiti raddoppiato e importo annuo di 11 milioni. A Palermo invece, è partita la ricerca per il trasporto dei richiedenti asilo, tramite pullman a noleggio e a chiamata con conducente. Ma questa è una bazzecola rispetto agli sforzi che la prefettura di Palermo e quella di Catania stanno mettendo in campo.
Gianluigi Paragone contro Giuseppe Conte e Rocco Casalino: "Così distorcono e schermano la verità"
“Fino a quando gli italiani saranno chiusi in questa specie di bolla dove il paternalismo si mischia alla furbizia della premiata ditta Conte-Casalino?”. Gianluigi Paragone si interroga sulle colonne de Il Tempo riguardo alle verità schermate del governo. “Non è possibile - aggiunge - che il Parlamento sia utilizzato come una succursale notarile di Palazzo Chigi o di Bruxelles, né è tollerabile proseguire oltre con le bone governative. Ogni questione delicata viene secretata o viene avvolta dall’emergenzialità”.
Paragone parla di giochetti pericolosi perché intanto l’economia reale va a fondo, la disoccupazione cresce e continuano a sbarcare indisturbati centinaia di migranti senza che l’esecutivo alzi un dito. Inoltre l’ex parlamentare del M5s definisce “uno strano presidenzialismo all’amatriciana” il modo di fare del governo Conte, che si sta distinguendo in maniera poco lusinghiera per stato di emergenza, secretazione dei documenti e delle relazioni, decisioni prese segretamente tra Villa Pamphili e Palazzo Chigi. In più sta emergendo l’arroganza di Conte e Rocco Casalino: Paragone lo dice riferendosi al giudice di pace che ha dato ragione a un avvocato che difendeva il diritto di un cittadino multato per non aver rispettato l’ordine di starsene a casa. “Insomma - sottolinea l’ex grillino - la verità o viene nascosta secretando le informazioni oppure viene distorta grazie alla compiacenza di televisioni e giornali. Nulla di nuovo, certo, se non fosse che uno dei due principali partiti voleva cambiare il mondo al grido di trasparenza e onestà”.
Migranti, Giorgia Meloni contro Pd e M5s: "Sbarchi a raffica e virus, governo complice con i suoi deliri immigrazionisti"
Giorgia Meloni ingaggia un duello a distanza con Teresa Bellanova, che sul fenomeno dell’immigrazione si era espressa nel seguente modo: “Deve essere gestito a livello europeo e non con le chiacchiere della Meloni”. Pronta la replica della leader di Fdi, che continua la sua battaglia sullo sbarco incontrollato dei clandestini, forte del sostegno dei sondaggi, che la vedono sempre più accorciare le distanze su Lega e Pd. “Con la sanatoria e la vostra furia immigrazionista - ha dichiarato - non si gestisce il fenomeno migratorio, lo si incentiva e lo si subisce”.
La Meloni ha poi messo l'accento su "raffiche di sbarchi ogni giorno, partenze incentivate da inutili sanatorie, intere città e regioni al collasso, immigrati che fuggono dagli hotspot e che violano la quarantena” e si è infine posta una domanda: “Davvero il governo complice di tutto ciò vorrebbe darci lezioni sulla gestione del fenomeno migratorio?”. La leader di Fdi non ha risparmiato nemmeno il ministro Boccia, secondo cui è sbagliato accostare i migranti al coronavirus: “Il 75% dei positivi sono italiani”. Un’affermazione che per la Meloni è “l’ultimo stadio del delirio immigrazionista del governo Pd-M5s: colpevolizzare i cittadini perché in Italia il 75% dei contagiati sarebbero italiani e ‘solo’ il 25% immigrati. Non gli consentiremo di scaricare le loro responsabilità sugli italiani. Basta sbarchi - ha chiosato - basta bugie”.
Covid-hospital in Campania: perquisizioni, sequestri e 4 indagati. Perché Vincenzo De Luca ora trema
Grosse ombre sulla regione Campania. Nel mirino dei pm ci finisce infatti la realizzazione del Covid Hospital, 72 posti di terapia intensiva a Napoli, fiore all'occhiello di Vincenzo De Luca nei giorni dell'emergenza più dura legata al coronavirus. Si tratta della struttura realizzata al quartiere Ponticelli. Ma ora la gara da 15 milioni di euro aggiudicata dalla centrale regionale per gli acquisti Soresa con la procedura di somma urgenza dalla legge alla società padovana Med finisce nel mirino: indaga la magistratura.
La notizia era emersa qualche giorno fa, ma ora la procura di Napoli ha disposto perquisizioni e sequestri di pc, tablet e cellulari. Il manager dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, il consigliere regionale Luca Cascone, molto vicino proprio a De Luca , e l'ingegnera Roberta Santaniello, componente dell'Unità di crisi regionale e del gabinetto della giunta per la Protezione Civile, sono stati perquisiti su disposizione dei pm Mariella Di Mauro e Simone De Roxas e risultano ovviamente indagati.
Stando a quanto scritto dai pm nel decreto, l'ipotesi di reato è turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture. L'inchiesta parte da alcune "criticità" ipotizzate "in relazione alle procedure di aggiudicazione e di esecuzione" dei lavori per la realizzazione dell'ospedale modulare di Ponticelli. Ma si indaga anche con riferimento "alle altre gare indette nel periodo dell'emergenza".
Immigrazione, arrivano in veliero in Puglia: 84 sbarchi. Conte aveva promesso: "Stop irregolari, intollerabile"
Addirittura adesso sbarcano in veliero. Si parla della drammatica emergenza immigrazione con cui deve fare i conti il nostro Paese, con sbarchi senza soluzione di continuità al quale il governo non sa opporsi. Nella notte tra tra il 3 e il 4 agosto, infatti, a Gallipoli sono arrivati 84 immigrati, a bordo di un veliero, appunto. I clandestini sono stati soccorsi da Guardia di Finanza e 118, poiché erano rimasti incagliati sugli scogli. A bordo diverse famiglie, tra cui 11 donne e tre bambini. Si tratta di persone in arrivo da Iran, Iraq, Somalia e Pakistan. Sono stati tutti trasportati al centro don Tonino Bello di Otranto.
Curioso il fatto che soltanto poche ore prima - e mentre a Lampedusa continuavano ad arrivare altri clandestini - il premier, Giuseppe Conte, avesse assicurato che non avrebbe tollerato "altri arrivi di immigrati regolari". Il presunto avvocato del popolo chiedeva di aumentare i rimpatri e sottolineava anche i rischi sanitari connessi all'emergenza-immigrazione. Risultato? Non è cambiato nulla, zero, niente. Ora arrivano anche in veliero, nella Puglia che è la casa di premier Conte. Una circostanza che Matteo Salvini ha meso in evidenza sui social, cinguettando quanto segue:
Immigrazione, Francesco Storace contro Virginia Raggi: "Questa roba in centro a Roma, una vergogna. Così ammazza la Capitale"
"Ci stanno prendendo in giro, a Castro Pretorio, nel cuore di Roma, ancora accampamenti e baracche, è vergogna clandestini. In compenso c’è la pista ciclabile", picchia duro Francesco Storace sul sito 7colli.it. Il vicedirettore de Il Tempo mette nel mirino la sindaca M5s Virginia Raggi: "Questa sindaca non si rende conto dei danni che provoca alla città. Il che, aggiunto alla nefasta politica migratoria del governo Conte, rischia di distruggere Roma". E e immagini rilanciate da storace, che potete vedere cliccando il link sotto, parlano chiarissimo: in pieno centro a Roma, bivacchi di clandestini, immondizia, degrado. Roba da terzo mondo insomma. "Nessuno interviene. Il commissariato di polizia è impotente, non c‘è traccia di intervento sociale da parte del Campidoglio, tutto questo a pochi passi dalla Stazione Termini. È il formidabile biglietto da visita della Capitale d’Italia", sottolinea Storace.
Enrico Costa lascia Forza Italia: tradisce Silvio Berlusconi per Calenda
Tradisce Forza Italia e Silvio Berlusconi e passa con Azione di Carlo Calenda. La scelta di Enrico Costa è una decisione maturata nell'ultima settimana: "L'identità liberale di Forza Italia si è indebolita. Tant'è che dentro il partito ormai si agitano due pulsioni contrapposte, una di chi è convinto che ci si debba spingere a sostenere il governo dove ci sono i 5s, l'altra attratta inesorabilmente dalla Lega" spiega Costa a Repubblica.
"Il nostro obiettivo è strappare riformisti e popolari dall'abbraccio mortale di populisti e sovranisti e ricostruire l`Italia" commenta Carlo Calenda presentando Costa. "Se c'è un luogo, come Azione, in cui le istanze riformiste sono più potenti Pd e Forza Italia possono staccarsi o la condanna del Paese è votare sempre per gli estremisti - ha spiegato Calenda - Per me Forza Italia non può aver esaurito la sua spinta e nel Pd gli elementi riformisti non possono, come oggi, fare come facevano i miglioristi del Pci, che la mattina si alzavano, dicevano una cosa e nessuno se li filava".
Lampedusa, immigrato ruba in macchina e viene beccato: rischia grossissimo. Salvini: "Risorsa in azione"
Altro affondo di Matteo Salvini contro il governo per la gestione, disastrosa, dell'emergenza immigrazione. Altro affondo che viaggia sui social, con l'ultimo video postato dal leader della Lega. Un video che arriva direttamente da Lampedusa, epicentro dell'emergenza, con il centro di accoglienza al collasso e gli sbarchi che si susseguono senza soluzione di continuità. Nel video si vede un clandestino che, al porto, si intrufola in un'auto per rubare. Ma viene scoperto da tre persone che lo circondano: l'immigrato rischia grossissimo, ma alla fine riesce a sfuggire. Salvini, rilanciando il video che potete vedere qui sotto, commenta: "Dato che non abbiamo abbastanza delinquenti in Italia, importiamo anche quelli dal resto del mondo. Ecco le risorse del governo Pd-M5s", conclude sarcastico.
Denaro contante, Gianluigi Paragone picchia duro sulla genialata M5S al ristorante: altro regalo alle banche
"Giù le mani dal contante. Avete rotto i cog****i!!! Ma perché se uno paga in contanti al ristorante dev’essere penalizzato? Altro regalo alle banche!". Picchia durissimo Gianluigi Paragone sull'ultima genialata M5S. E se la prende con Stefano Buffagni e Laura Castelli.
Giuseppe Conte nasconde nel decreto-Covid la proroga ai servizi segreti: un caso inquietante, insorgono opposizioni e Italia Viva
Un altro colpo di mano di Giuseppe Conte. Un altro "strano" caso: aggiungendo quattro paroline alla legge approvata nel 2007 per riformare i servizi segreti, il premier - spiega il Corriere della Sera - ha di fatto garantito all'intelligence italiana la possibilità di vedersi rinnovato l'incarico per altri quattro anni. Un periodo - otto anni potenziali complessivi - che fino ad ora, considerato il ruolo cruciale, era sempre stato ritenuto troppo lungo. Fatto già sospetto di per sé, e che diventa ancor più inquietante se si pensa che la riforma è arrivata d'urgenza, per inciso nel decreto pubblicato lo scorso 30 luglio che riguarda la proroga dello stato di emergenza per il coronavirus fino al 15 ottobre. E che c'entrano i servizi segreti? Un discreto mistero, tanto che ora non è escluso che il premier venga chiamato a riferire su questo colpo di mano, che ha anche mantenuto la delega politica sugli 007.
Scontata, dunque, la levata di scudi. Per le opposizioni, per esempio, ha detto la sua Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia: "Il blitz con cui una manina del governo ha inserito nel decreto sulla proroga dello stato d'emergenza la riforma dei servizi segreti, con il prolungamento dei vertici per altri quattro anni, rappresenta l'ennesima forzatura di cui Conte deve dare subito una spiegazione convincente". E ancora: "Il Copasir, ad esempio, ne era al corrente? Questo è il governo dei misteri: non solo rifiuta di desecretare gli atti del Comitato tecnico scientifico, ma interviene surrettiziamente sugli 007 con una spregiudicatezza che definire preoccupante è un eufemismo", conclude la Bernini.
Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte sulla riforma nascosta dei servizi segreti: "Un fatto gravissimo. Non è un golpe?"
Un caso inquietante, pazzesco, quello emerso negli ultimi minuti: Giuseppe Conte ha riformato i servizi segreti con un articolo inserito in gran segreto nell'ultimo decreto-Covid, quello con cui ha prorogato il controverso stato di emergenza. Un caso di cui vi abbiamo dato conto qui, in questo articolo. Scontate le polemiche, sia delle opposizioni sia della maggioranza. Durissime le parole spese da Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia: "È gravissimo che con il favore delle tenebre il governo modifichi la legge sulla nomina dei direttori dei servizi segreti senza darne comunicazione alcuna - ha premesso -. Il presidente del Consiglio non ne ha fatto menzione in Parlamento quando ha illustrato nei particolari i contenuti del decreto legge sullo stato di emergenza che riteneva necessario realizzare, come non ne ha fatto menzione la risoluzione presentata dalla maggioranza a conclusione del dibattito e approvata dal Parlamento. Non sono stati avvertiti in via preventiva i componenti del Copasir, non è stata fatta alcuna menzione nel comunicato di Palazzo Chigi che illustrava i contenuti del decreto approvato nella notte dal Consiglio dei ministri - insiste -. Si modifica per decreto una cosa delicatissima come la legge sui servizi segreti, all’insaputa di tutti e in spregio alle Istituzioni. Se l’avesse fatto un governo di destra come sarebbe stato definito? Un golpe?", ha picchiato duro la Meloni. Conte deve delle spiegazioni agli italiani.
Inchiesta su ospedali Covid, in Campania perquisizioni e indagati. Nel mirino i fedelissimi di Vincenzo De Luca
Covid-Hospital nel mirino della magistratura. La bomba era esplosa qualche giorno fa ma ora la procura di Napoli ha disposto oggi perquisizioni e sequestri di pc, tablet e cellulari: sotto la lente la struttura realizzata nel quartiere Ponticelli a Napoli con 72 posti di terapia intensiva strategici nel pieno dell'emergenza coronavirus.
L'inchiesta è partita da alcune "criticità" ipotizzate "in relazione alle procedure di aggiudicazione e di esecuzione" dei lavori per la realizzazione dell'ospedale modulare. Così la gara da 15 milioni di euro aggiudicata dalla centrale regionale per gli acquisti Soresa con la procedura di somma urgenza dalla legge alla società padovana Med è finita nel mirino della magistratura insieme ai fedelissimi del governatore della Campania Vincenzo De Luca.
Il manager dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, il consigliere regionale Luca Cascone, molto vicino proprio a De Luca e l'ingegnera Roberta Santaniello, componente dell'Unità di crisi regionale e del gabinetto della giunta per la Protezione Civile, sono stati perquisiti su disposizione dei pm Mariella Di Mauro e Simone De Roxas e risultano indagati.
Giorgia Meloni a LIbero: "Fdi al 18% nei sondaggi? Mi indagheranno perché ho troppi consensi"
Sul telefonino ha messo un disegno che la ritrae con la tuta gialla da motociclista combattente di Uma Thurman nel film Kill Bill di Quentin Tarantino. Con uno spadone in mano e la scritta «la difesa è sempre legittima». «Adoro quel regista, anche se la sua pellicola che preferisco è Pulp Fiction. Quel manga lo ha pubblicato un ragazzo che neanche conosco e io ho deciso subito di caricarlo sul mio profilo di whatsapp e non l'ho più mosso; almeno lì sembro magra. Certo, mi piacerebbe avere una lama costruita da Hattori Hanzo, di questi tempi non si sa mai». È il momento d'oro di Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia è data dai sondaggi di Pagnoncelli al 18%. Solo dodici mesi fa, alle Europee, prese il 6,4%, mentre alle Politiche dell'anno prima si fermò al 4,2. «Ma davvero non mi aspettavo di arrivare così in alto in un anno» giura, e forse per una volta è il caso di non crederle troppo, «anche se questi voti aspetto di prenderli davvero, andando a elezioni, piuttosto che vederli solo attribuiti dagli istituti demoscopici».
«Dei sondaggi non mi fido» è la frase scaramantica per eccellenza dei politici, sia che siano alti sia che siano bassi, e la leader di Fdi non fa eccezione. Ma a fotografare la crescita record ci sono tanti altri indizi. Per esempio la richiesta ossessiva di selfie. Dalla scaletta dell'aereo all'uscita di Fiumicino Giorgia impiega almeno venti minuti perché ogni due metri deve fermarsi per una foto. Proprio come un anno fa accadeva solo a Salvini, che però era l'uomo forte del governo. Lei ha fretta di tornare a casa, se l'è presa a venti minuti dello scalo apposta, ma aspetta pazientemente che tutti siano soddisfatti. Questa però non è la causa del balzo in avanti, semmai l'effetto.
Fiorella Mannoia insulta la Lega? Antonio Maria Rinaldi risponde: basta una parola per demolirla
Ve ne abbiamo dato conto ieri, lunedì 3 agosto, in questo articolo. Si parla di Fiorella Mannoia e degli insulti rivolti alla Lega e hai leghisti. Commentando un video rilanciato dall'account ufficiale del carroccio, aveva bollato i verdi come "miserabili", aggiungendo che sarebbero un perfetto esempio del punto più infimo in cui può arrivare la bassezza umana. La solita Mannoia, insomma, che indulge all'insulto ai leghisti. Il copione non cambia. E a risponderle, tra gli altri, ci ha pensato Antonio Maria Rinaldi, il vulcanico europarlamentare leghista, il quale su Twitter rilancia un articolo dell'Huffington Post che dà conto dello sfogo della cantante. E lo commenta con una singola parola: "M'annoia...". Fiorella colpita e affondata.
Fiorella Mannoia: “Meglio i 5 Stelle di questa sinistra asservita al potere”
Pubblichiamo un'intervista a Fiorella Mannoia tratta dal volume "A Sinistra!" di Stefano Corradino e Giorgio Santelli, in questi giorni in libreria per Melampo.
“Cambia il vento ma noi no”, esordisce una strofa di uno dei brani più intensi che hanno reso famosa Fiorella Mannoia. Un concetto che sembra le sia cucito addosso. L’interprete romana, in oltre quarant’anni di carriera, ha alternato collaborazioni, generi musicali e progetti discografici, ma la cifra del suo impegno sociale e civile è rimasta la stessa. Dal rapporto costante con organizzazioni come Emergency e Amnesty International al suo appoggio alla lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia nel 2013.
Un impegno esplicitamente “di sinistra”. Ma alla sinistra non risparmia critiche: “oggi sono molto più arrabbiata con i ‘nostri’ che con gli altri…”
Il suo essere cantante “impegnata”, che si espone spesso politicamente, le costa talvolta anche delle critiche?
Prima di essere una cantante mi sento una cittadina come tutti gli altri e per questo sensibile a ciò che succede nel mio paese. Ed esprimo le mie idee. Ovviamente sono una privilegiata, perché le mie parole sono ascoltate da molte persone e per questo devo essere molto più attenta a ciò che dico, e a come lo dico; perché non mi esprimo in un bar sotto casa, ma davanti a una platea più ampia. E allora perché non dovrei dire ciò che penso? D’altronde politica e arte sono sempre andate a braccetto. Non sono né la prima né l’ultima. Lo fanno tanti cantanti e attori. Lo faceva anche Picasso con i suoi quadri. Solo in Italia ciò stupisce, mentre negli Usa, ad esempio, la gente di spettacolo appoggia candidati democratici o repubblicani senza alcun tipo di (pre)giudizio. Qui, al contrario, ogni volta che esprimi un tuo giudizio c’è qualcuno che ti dice “devi fare la cantante, non devi occuparti di politica”. Penso che sia un atteggiamento stupido.
Se pure Fiorella Mannoia si accorge della strumentalizzazione M5S su PD e Bibbiano
«State strumentalizzando qualsiasi cosa per motivi politici. Cantanti, bambini... ma non vi vergognate? La faccenda di Bibbiano è grave e seria. Smettetela di strumentalizzarla,i bambini e le famiglie non lo meritano»
La “tecnica” di comunicazione del MoVimento 5 Stelle su Bibbiano e sul PD perseguita finora con audacia e sprezzo del ridicolo vede stagliarsi contro la figura dell’ex sua elettrice Fiorella Mannoia. In aggiunta alle fregnacce di Di Maio sul PD partito di Bibbiano e al meraviglioso argomento dell’amministrazione PD che avrebbe dovuto vigilare per impedire quanto accaduto (e allora Virginia Raggi a Roma che si è fatta passare sotto il naso Lanzalone, Marra e De Vito – finora… – cos’è, la Bella Addormentata nel Bosco?), il M5S ha tenuto ieri a strumentalizzare la dichiarazione della cantante Laura Pausini a fini di lotta politica facendo girare un banner, oggi postato sul profilo Twitter del sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia, in cui si prendono le sue parole e la si ringrazia come se avesse aderito alla battaglia politica grillina di questi giorni.
I radicalchic amano i clandestini, ma ancora di più amano i soldi…
È finita, grazie a Dio, la inevitabile kermesse del Festival di Sanremo che, anche quest’anno e nella migliore tradizione, ha visto il fior fiore della intellighentia radical chic filo comunista italiana esibirsi, a spese di noi contribuenti, sul Palco dell’Ariston per sponsorizzare il Partito Democratico a un mese dalle elezioni. E così abbiamo avuto l’outing di Ornella Vanoni che ha confessato, cosa che ci rafforza nelle nostre convinzioni di destra, di votare per Matteo Renzi. Poi abbiano avuto Fiorella Mannoia che condannava gli esperimenti atomici francesi ma non quelli cinesi, che ha pianto lacrime intellettuali per i clandestini. E infine abbiamo avuto l’assolo di Pierfrancesco Favino, che ha commosso fino alle lacrime tutta la sinistra nostrana. La maggioranza degli italiani normali, che assolutamente non si riconosce in queste posizioni, si è indignata e arrabbiata ma occorre dire che, purtroppo, non si riesce ad andare molto oltre le parole. Sì, perché il mondo della cultura e dello spettacolo italiano e la Chiesa cattolica attuale hanno una cosa in comune. Professano idee di sinistra, ma quando si tratta di incassare fanno molto affidamento sulla destra. Ossia: la Chiesa bergogliana è tutta a favore della immigrazione incontrollata, dell’invasione africana, delle frontiere aperte, dei “ponti”, e si oppone decisamente a qualsiasi norma che possa regolare il fenomeno accusando di razzismo quelli che, invece, legittimamente e giustamente, ritengono che il fenomeno vada controllato e circoscritto. Il Papa è giunto a minacciare l’inferno e la dannazione eterna a tutti coloro che si rifiutano di accogliere i clandestini nelle loro case affermando, in modo storicamente del tutto inesatto, che anche Giuseppe e Maria erano dei migranti. Questa Chiesa così schierata a sinistra, però, non ha nessuna difficoltà ad accettare soldi e finanziamenti da noi cittadini di destra, anzi è ben felice di riceverli fedele al motto che pecunia non olet. Stesso discorso vale per gli attori, gli scrittori e i cinematografari italioti. Sono al novanta per cento di sinistra, odiano e disprezzano chi non la pensa come loro. Ci accusano di essere razzisti, ottusi, di idee ristrette, egoisti o peggio ancora fascisti o nazisti.
Riforma della Giustizia, cosa prevede: nella bozza tutti i limiti alle toghe in politica
Dopo la crisi di credibilità abbattutasi sulla magistratura con il «caso Palamara», che ha svelato al grande pubblico la prassi consolidata della spartizione tra le correnti delle poltrone al vertice di procure e tribunali italiani, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prova a porre un argine alla deriva che ormai, sempre più spesso, porta i magistrati a fare politica, svestendo e rivestendo la toga. Nel pre-Consiglio dei ministri convocato per oggi pomeriggio, tra i punti all’ordine del giorno, c’è anche la discussione del «Disegno di legge recante deleghe al governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario».
Tante le novità che si vorrebbero introdurre. I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari «non sono eleggibili alla carica di membro del Parlamento europeo, senatore o deputato o a quella di presidente della giunta regionale, consigliere regionale, presidente delle province autonome di Trento e di Bolzano o consigliere provinciale nelle medesime province se prestano servizio, o lo hanno prestato nei due anni precedenti la data di accettazione della candidatura, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nella circoscrizione elettorale». La stessa limitazione si applica ai magistrati che vogliono candidarsi a sindaco di un comune con più di centomila abitanti, per l’assunzione dell’incarico di assessore e sottosegretario regionale e di assessore di comuni capoluogo di regione. «Non sono in ogni caso eleggibili - si legge nel ddl - i magistrati che, all’atto dell’accettazione della candidatura, non siano in aspettativa da almeno due mesi». Per quanto riguarda i magistrati in aspettativa candidatisi ma non eletti alle medesime cariche, nei successivi tre anni «non possono essere ricollocati in ruolo con assegnazione ad un ufficio avente competenza in tutto o in parte sul territorio di una regione compresa in tutto o in parte nella circoscrizione elettorale in cui hanno presentato la candidatura», né possono tornare nell’«ufficio del distretto nel quale esercitavano le funzioni al momento della candidatura». È vietato, inoltre, sempre per 3 anni, esercitare le funzioni di pm, giudice delle indagini preliminari e dell’udienza preliminare, di ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi. Fatto sta che, in direzione opposta, va la decisione della V commissione del Csm presa all’unanimità di nominare capo della Procura di Lucca Domenico Manzione, ex sottosegretario di Stato da maggio 2013 a giugno 2018. Un’altra criticità è che nella bozza del ddl non viene affrontato il «nodo» dei magistrati che si candidano alle primarie di partito, vengono sconfitti e poi tornano tranquillamente al loro ufficio.
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